martedì 28 dicembre 2010

stavo cercando di salvare l’universo dalla distruzione (non sempre faccio cose intelligenti; anzi, a voler ben vedere, quasi mai) scrutando il cielo in cerca di cronotassi (secondo alcune scuole di pensiero sono manifestazioni ectoplasmiche di tassi che viaggiano nel tempo e scombinano la realtà) quando una vibrazione cosmica mi segnala che a) ho finito il turno (come dicevano i rutuli) e b) ho voglia di una birra.
così in un bar di ásgarðr incontro un semidio (per non dare nell’occhio ha assunto le sembianze di philip douglas taylor) che alla terza hirter privat pils mi rivela che nel finnegans wake c’è un messaggio nascosto che consente di cambiare universo anche se si è perso lo scontrino.
per festeggiare la rivelazione decidiamo di giocare a trivial nella versione alcolica, ossia chi sbaglia una risposta, beve*. vale sbagliare apposta.

* essenzialmente è un meccanismo di retroazione. i meccanismi di retroazione sono caratteristici dei sistemi dinamici (ad esempio: il calcio inglese è un sistema dinamico, così come la vita in generale; uno stato di equilibrio ad entropia massima non è un sistema dinamico. il nano da giardino è una via di mezzo). i meccanismi di retroazione si dividono in meccanismi di retroazione positiva (il salvataggio in calcio d’angolo) e retroazione negativa (autogol).

ultim’ora
approvato all’ultimo minuto un emendamento della lega nord al testo della riforma gelmini: pare che in alcune regioni del nord italia, dopo l’abbandono delle compresenze degli insegnanti in classe, si tornerà al maestro runico

mercoledì 15 dicembre 2010

secondo il mio maestro di estasi mistica il tempo non esiste, è solo un’indebita astrazione dalla geometria, che a sua volta è un’indebita astrazione dalla realtà, che a sua volta è un’indebita astrazione dalla percezione che al mercato mio padre comprò (il mio maestro di estasi mistica è un cavedano che ha collaborato alla stesura di had gadyà).
alcune società primitive visualizzano il tempo come una linea retta, in una successione di eventi che stabiliscono cause ed effetti; altre, un po’ più evolute, come un cerchio, in cui eventi ciclici si ripetono (un evento ciclico è tipo il tour de france); altre ancora come una sfera che contiene tutti gli eventi (tipo i mondiali di calcio), e altre come un icosaedro che contiene gli eventi che si muovono secondo un moto browniano (qui le cose si complicano leggermente: a questo proposito einstein sosteneva che dio non gioca a dadi con l’universo, per lo meno, non dall’ultima volta che ha perso).
naturalmente potete usare tutte queste argomentazioni nel caso arriviate tardi in ufficio, ma non è detto che vi capiscano.
io mi sveglio come tutte le mattine (addormentarsi e svegliarsi un numero di volte esattamente pari, ecco il segreto della vita) e trovo i fantasmi nella doccia.
non che sia strano, vivono lì da tempo, uno dopo un po’ se ne fa una ragione; solo non mi era mai capitato di trovarli al al mattino, che in genere i fantasmi si alzano tardi e si fanno vedere solo a partire dal primo pomeriggio. (se vi hanno detto che i fantasmi compaiono solo di notte, vi hanno mentito. voglio dire, cos’altro dovrebbero fare durante il giorno?)*.
esco di casa e sembra di stare sul set della pubblicità del paraflu. cerco di comunicare con alcune divinità a caso purché siano di vedute aperte sulla questione del cambiamento climatico, ma non ottengo alcuna risposta, e lo trovo decisamente scortese da parte loro (non esistere non è una buona scusa per non rispondere: è una questione di educazione).
in compenso ho ordinato una scatola di criceti nuovi per il pc dell’ufficio: sono meno intelligenti dei lemming ma molto più intelligenti degli esseri umani. occhei, non è che ci volesse molto, ma è già qualcosa.


* a dire la verità qualche tempo fa ho sentito parlare di alcuni fantasmi che durante il giorno stavano da qualche parte in un’altra dimensione a partecipare a giochi di ruolo, ma pare si siano stufati in fretta. se sei già un fantasma, perdere punti vita non dà tutto questo brivido

mercoledì 1 dicembre 2010

secondo una scuola di pensiero orientale bisognerebbe sforzarsi di essere sempre presenti a se stessi. io credo sia per via del fatto che se non sei presente a te stesso, quando ti parli non ti puoi rispondere perché sei impegnato da un’altra parte. ma magari non avevi neanche niente di intelligente da rispondere.
in ogni caso, forse è una buona cosa essere presenti a se stessi, ma secondo me i miei organi interni stanno esagerando.
esco di casa la mattina e c’è del permafrost sul parabrezza.
le divinità preposte al controllo del clima stanno dando del loro meglio. però non qui, evidentemente.
sulla strada cerco un marktkauf per comprare qualche grado di latitudine sud a basso costo, con scarsi risultati.
il mio nuovo maestro di yoga (il maestro di yoga tecnicamente si chiama yogi. l’allievo, bubu) ha studiato delle tecniche innovative per l’accettazione del samsara: dopo il saluto al sole è previsto il saluto alla galassia, così, per allargare il giro delle conoscenze. e poi, voglio dire, c’è più possibilità che qualcuno risponda (finora niente, eh, ma noi non ci arrendiamo).
c’è anche da dire che attualmente il mio nuovo maestro di yoga è uno dei criceti che faceva andare il computer dell’ufficio (adesso indossa una tunica bianca e predica l’atarassia), ma comunque sto ottenendo dei risultati tangibili: per ora, nella migliore tradizione dei guru postmoderni (come sai baba o’riley), riesco a materializzare dal nulla delle matitine ikea nella tasca della giacca.
nel pomeriggio rischio di investire un fagiano con un’evidente sindrome di korsakov mentre cerca di attraversare la strada camminando da destra a sinistra e viceversa, in loop.
per il resto, sto aspettando con ansia un’invasione di ufi, ma quelli con la neve mica si muovono, almeno fino a quando non trovano un gommista in grado di montargli le catene sull’astronave.