martedì 26 ottobre 2021

è iniziata più o meno così:

xx: - dovresti scoprire il tai chi
io: - scusa?
xx: - secondo me ti farebbe bene fare un po’ di tai chi
io: - se continui a starnutire non capisco cosa dici

e invece mi sono ritrovato poco dopo, in una specie di magazzino nel bosco, insieme a un maestro nano che è stato qualche anno in cina, un cane, e due o tre signore dall’apparente età di 110 anni ciascuna (poi ho scoperto che in realtà ne avevano solo 80, forse non praticano lo stile yang) a praticare un’arte marziale di dubbia provenienza.
il tai chi, infatti, ha diversi stili.
- lo stile chen, che è quello della differenza, trasmesso dai maestri chen ko e chen crap;
- lo stile yang, il più diffuso, che è quello che ti fa rimanere giovane, come il maestro neil yang;
- lo stile sun, che è quello dell’immobilità, insegnato dal maestro mi sun qi;
- lo stile fu, la cui origine si perde nel passato remoto dell’essere.

il tai chi si basa sulla complementarietà degli opposti (una cosa che ricorda moltissimo i lavori di bohr sulla meccanica quantistica) e infatti quando a niels bohr fu conferito l'ordine dell'elefante (sì, è una cosa che esiste veramente, in danimarca, perché i danesi sono pazzi), scelse come stemma araldico il taijitu, il simbolo taoista basato sull'opposizione dello yin e dello yang.

secondo il mio maestro, il tai chi serve per curare il cancro, spostare i corpi con il pensiero, imparare la medicina cinese, sventare i complotti della scienza ufficiale.
purtroppo, ogni volta che qualcuno pronuncia le parole “scienza ufficiale” un tizio che ha studiato filosofia della scienza muore. in genere quel tizio sono io.

da quanto dice sembra che alternativamente:
1. hanno (in questa frase manca un soggetto, ma non è che serva proprio in tutte le frasi) le cure per il cancro chiuse in qualche cassetto ma non ce lo dicono, perché preferiscono avere della gente morta, invece che avere dei clienti vivi (o almeno è quello che ho capito io).
2. il cancro non si vince con le medicine, ma si vince con il pensiero, l’energia interna (che funziona tipo come lo zio fester con la lampadina), e rinforzando la difesa con la cessione di smalling, kasdorp e calafiori (è sempre possibile che abbia inteso male).
in linea di principio non sono contrario a questi usi del tai chi, a patto che non riguardino me, e a patto di non stupirsi se un giorno il tuo sindaco ordina un tso.

a me, invece, il tai chi mi rilassa.
che è molto meglio che imparare la medicina cinese (tra le altre cose neanche so quella italiana), o spostare corpi con il pensiero (che magari stavano bene lì dove stavano).
in pratica il tai chi che faccio io è una cosa tipo che rilassi i muscoli e fai un movimento per cinquanta volte, e lo fai sempre in maniera diversa, e non capisci mai qual è quella giusta, e a volte non capisci nemmeno se ce n’è una giusta (e spesso neanche capisci se hai rilassato i muscoli o no).
ma, mentre stai lì a catalogare i cinquanta movimenti che hai appena fatto, stai imparando alcune cose fondamentali tipo che a) hai un corpo e b) conviene sempre stare attento a quello che succede al tuo corpo.
e questo per me è rilassantissimo, soprattutto perché mi è chiaro di non avere un cervello, ed è inutile stare attento a quello che succede a qualcosa che non hai.
quindi resto lì a provare le mie posizioni, tipo: la tartaruga che dipinge il ciliegio, il camaleonte nano che afferra il bastone, il panettiere che lancia la farina, mentre il mio maestro dice cose assurde tipo "espandi la testa" o "senti le sfere interne" e dice cose in cinese (cioè, immagino che sia cinese, io mica lo so, il cinese) finché non finisce l’ora di lezione e io me ne torno a casa soddisfatto.
cosa volere di più? occhei, un maestro muto. ma una delle lezioni del tai chi è che non si può avere tutto dalla vita.
perlomeno questo era quello che succedeva prima che cambiassi lavoro. ora purtroppo per via dei turni non posso più farlo, e mi manca da morire. ma una delle lezioni del tai chi è che non si può avere tutto dalla vita.

mercoledì 20 ottobre 2021

per la prima volta in vita mia, per motivi non del tutto dipendenti dalla mia volontà, mi hanno messo dei punti metallici invece del solito filo tipo punto croce della nonna.
questo mi rende una via di mezzo fra un cosplay steampunk e un taccuino ad anelli. ma anche chissenefrega, tanto non durerà più di qualche giorno, non posso neanche farci la maschera di halloween.
il vero problema è che sono di nuovo in lockdown, e quindi non riesco a frequentare le riunioni della terapia di gruppo per laureati in filosofia, un posto sicuro per chi ha dipendenze da teoria della conoscenza e filosofia della scienza, un posto dove si azzerano le differenze fra analitici e continentali, dove puoi tranquillamente citare democrito senza essere deriso o disprezzato, un luogo in cui l’astinenza da popper assume un significato più esoterico, un rifugio dove puoi parlare liberamente delle tue inclinazioni più abiette senza che nessuno ti giudichi, tipo:
- mi chiamo john e sono hegeliano
- ciaaaaao john
e dopo puoi fare ammenda per aver diffuso il platonismo, l’assolutizzazione dello stato e, in generale, per aver contribuito all’ipostatizzazione di concetti astratti nella cultura occidentale.
passo il tempo leggendo libri di viaggio, questionando con papere che sfoggiano un piumaggio di dubbio gusto e inviando messaggi nello spazio profondo. in particolare verso un enorme ammasso di galassie (abell 1367) al cui interno è presente una vasta nube di gas, solo per ricordare agli abitanti che, se proprio non vogliono chiudere il gas quando escono, dovrebbero perlomeno comprarsi dei fornelli con la valvola di sicurezza.
visto che per qualche giorno sono a casa dal lavoro, sto anche cercando un’occupazione più consona alle mie facoltà mentali. per ora sto lavorando all'invenzione di un banner che, se lo clicchi, diventa l’incredibile hulk.