mercoledì 29 luglio 2020

allergia level: se dovessi finire in cronaca nera mi aspetto che i miei vicini commentino "era un bravo ragazzo, starnutiva sempre".
nel frattempo sto studiando un percorso che mi porti fuori dalla galassia entro i prossimi sette eoni.
il fatto è che i viaggi interstellari richiedono tempo.
da qui alla stella più vicina, ammesso di riuscire ad accelerare fino alla velocità della luce, passano 4,22 anni luce. sempre meno di quanto si aspetta in un ospedale per una visita pre ricovero, ma è comunque un sacco di tempo.
e poi, finalmente è arrivato il grande caldo.
il grande caldo qui dura due settimane l’anno ed è il periodo in cui ci sono 32 gradi, inframmezzati da temporali mostruosi che abbattono la temperatura come farebbe un freezer con una partita di sushi in sospetto di anisakidosi, ma poi, finita la pioggia, c’è un’umidità che il nord est del brasile in confronto è l’islanda.
peraltro, quando c’è la pioggia, si dice che piove, voce del verbo piovere. ma quando c’è il temporale? qual è il verbo del temporale? perché questa discriminazione? black clouds matter.
ho approfittato del fatto che ci sono gli incentivi statali per la demolizione dell’auto e ho iniziato dalla marmitta.
credo di avere sbattuto contro degli ufi, o comunque degli oggetti non identificati (non so bene se volanti o meno, il volante ce l’avevo io), e la marmitta se l'è presa a male.
non le fanno più le marmitte poco suscettibili di una volta.
però ho già ordinato un’auto ibrida (metà auto, metà stufa elettrica), che ad ogni modo devo ancora pagare, un’auto così sportiva che passa da zero a cento in 0,3 secondi. a patto che tu la lasci cadere in caduta libera da molto in alto.

martedì 7 luglio 2020

sto riflettendo sulla sottile differenza fra automotive e locomotive mentre sono seduto su una panchina in una stazione di provincia a caso.
aspetto un treno con in mano un libro del delay lama, l’autorità spirituale che ti insegna a praticare la pazienza e la compassione quando il tuo treno è in ritardo.
in giapponese si usa il termine “shouganai” per indicare qualcosa su cui non si ha controllo e che non può essere evitato perché non si può far nulla per cambiare la situazione.
la comprensione che il più delle volte il nostro destino non è nelle nostre mani è un sentimento che si ritrova quasi identico in molte culture differenti, ad esempio nell’arabo con “inshallah” o nell’italiano con “trenitalia”.
devi accettarlo semplicemente perché non puoi fare altro, se non passarci attraverso e uscirne in pace.
è anche il mio atteggiamento verso la vita, in ogni caso.
nel pomeriggio decido di aggiornare il mio curriculum inserendo skill come una certa predisposizione per l’ordine nelle librerie (se vi piace l’effetto esplosione nucleare), la capacità di accelerare il tempo intorno a me mentre leggo, l’abilità della valutazione del rischio mentre mi immergo nell’acqua fredda del lago e la glossolalia, specie quando mi faccio male.
la sera vado a mangiare in una toasteria che si fregia dell'esotico nome di “più toast che nient” e scopro che esistono cose tipo toast con speck trentino affumicato al legno di noce grezzo, provola lavorata a mano con latte vaccino di lucy, una deliziosa mucca della provincia di catanzaro (foto sul menu), zucchine biologiche grigliate e aromatizzate all’olio extravergine di oliva dei frantoi dell’alta liguria, crema di noci; pane a scelta fra bianco, segale, biologico con semi di lino, antica ricetta toscana del 1600 tramandata da un antenato del barista.
finora avevo sempre pensato che il toast fosse composto da prosciutto e formaggio, mentre il massimo del toast gourmet fosse prosciutto, formaggio e tre sottaceti scaduti nel 2007, quindi forse devo aggiornarmi.
mentre cerco di tornare a casa si alza un forte vento che fa cadere tutte le piante del balcone e mi trascina in un posto dove ci sono la strega del nord, la strega dell’est, la strega dell’ovest e bastioni gran sasso.
il mattino dopo mi sveglio nel mio letto, con il mal di testa e una inspiegabile voglia di tornare in kansas.
poi mi ricordo che non sono mai stato in kansas e che prima o poi qualcuno dovrà pur tirare su le piante.
allora spiego ai gatti come fare e torno a dormire.