domenica 29 dicembre 2019

secondo alcuni fisici teorici, in mezzo al traffico più congestionato conviene andare a caso e ogni scelta razionale non migliorerebbe la situazione.
dopo alcuni mesi di ricerca io ho stabilito che funziona uguale anche quando hai il cervello congestionato, e questo spiega anche come prendo tutte le mie decisioni praticamente da quando sono nato.

sabato 14 dicembre 2019

sto passando il mocio sul pavimento seguendo i dettami del tai chi* (il movimento deve partire dal centro della colonna vertebrale) quando all’improvviso mi appare l’ologramma di gerberto d’aurillac in posizione ieratica che mi chiede cosa faccio a capodanno.
purtroppo non so ancora cosa farò a marzo**, quindi lo ignoro concentrandomi su una macchia di caffè particolarmente ostinata.
secondo la nobile e antica arte della caffeomanzia è possibile predire il futuro leggendo le macchie di caffè sul pavimento a fine serata, e questo è indubbiamente scientifico e provabile, come si evince dalla tavola di interpretazione dei segni sotto riportata


tra le altre cose, è di nuovo quel periodo dell’anno.
io sono d’accordo con i saggi orientali sul fatto che l’essere umano abbia bisogno di un’illuminazione, ma trovo anche che a dicembre si tende ad esagerare.
l’uomo moderno generalmente ha una passione sfrenata per le lucine.
non ho idea del perché, è una cosa che non ho mai capito bene e non so se derivi da un ancestrale bisogno di stimoli visivi oppure è un sintomo di inesorabile demenza che segna la condanna della specie.
ad ogni modo, non credo di essere la persona adatta per giudicare, a me l’unica cosa che può suscitarmi un insieme di lucine che si accendono e spengono random con una velocità elevata è un attacco di epilessia.
quando torno a casa continuo a occuparmi delle mie ricerche, in questo momento mi sto occupando di crittografia e teoria musicale, e passo le mie serate a cercare di isolare i messaggi nascosti dagli alieni nella sigla dell’ispettore barnaby.

* la tradizione orientale vuole che quando qualcuno pronuncia le parole “tai chi” l’interlocutore deve essere cortese e rispondere “salute”.
** questo blog non aderisce alle convenzioni idiote tipo iniziare una cosa quando fa freddo e tutto intorno è morto e ghiacciato. chiunque abbia un briciolo di buon senso sa che le cose si iniziano in primavera.

venerdì 25 ottobre 2019

L’oroscopo di Breznev per il 2020 
(pubblicato originariamente su Internazionale ed. Laterza)

Ariete
Vi sentite accerchiati e giudicati ma Tupolev Tu-22M e missili SS20 non sempre sono la risposta giusta alle aggressioni. Se intendete evitare una escalation nucleare, riflettete attentamente su SALT I e SALT II

Toro
Non vedete i risultati dei vostri sforzi, ma è solo un problema di pianificazione. Per aumentare la vostra produttività è il momento di programmare un piano quinquennale della qualità

Gemelli
Siete in un periodo di stagnazione, tutto è congelato come l’inverno russo. Non avete che da aspettare per altri diciotto anni, Andropov e Cernenko in prima dacia vi sono favorevoli

Cancro
È un periodo difficile per i rapporti con partner e colleghi. L'obiettivo principale dell'imperialismo è la divisione dei paesi socialisti, l'indebolimento della vostra unità. Lavorate uniti per i vostri ideali, la voglia di coesione e lo spirito del Komintern sono il punto di inizio per la vostra rivoluzione

Leone
Se il vostro cervello è capace di ascoltare la voce della ragione, esso deve cessare immediatamente i bombardamenti e le altre azioni aggressive contro voi stessi e considerare realisticamente le proposte di trattative con la vostra emotività

Vergine
Così come non è possibile costruire il socialismo, se non si parte dalle leggi generali e se non si tiene conto delle concrete peculiarità storiche di ogni paese, così non riuscirete a costruire la vostra vita se non terrete conto di chi siete e di cosa vi ha portato dove siete adesso. Urge una riflessione complessa sulla vostra identità storica

Bilancia
Non è facile raggiungere gli obiettivi che vi siete posti. La chiave è stringere alleanze nel Politburo e pazientare finché non arriva la situazione adatta. Sul piano lavorativo, aspettate il peggioramento dello stato di salute del vostro capo.

Scorpione
Servono obiettivi più ambiziosi. Puntate in alto, prendete spunto dai cosmonauti e dalle missioni Soyuz

Sagittario
È il momento giusto per un passo deciso verso la Ostpolitik. Comprate un biglietto per Berlino, godetevi un assolato pomeriggio autunnale in Unter den Linden, l’atmosfera rilassata alla porta di Brandeburgo, ma resistete all’impulso di baciare Honecker sulla bocca.

Capricorno
Smettete di pensare a voi stessi e abbracciate l’idea di collaborare per un fine superiore. L’intero è molto di più della somma delle parti, accettate l’idea di avere una sovranità limitata

Acquario
Siete stanchi e svogliati, e cercate di risolvere i vostri problemi in solitudine. Quello che invece vi serve è una organizzazione rigida. Non sottovalutate l’importanza di un apparato burocratico all’altezza e di una nomenklatura fedele. Amici e parenti sono il giusto sostegno nello sviluppo dei vostri progetti

Pesci
Siete intrappolati in una situazione ormai passata, e non potete fare a meno di ripensarci. Ma non c’è più tempo per il revisionismo. Il vostro elemento è il metallo, il ferro e l’acciaio sono i vostri spiriti guida. È ora di plasmare il vostro posto nella società a fianco del mondo operaio.

martedì 15 ottobre 2019

il router e il pc non si parlano.
hanno litigato? si sono detti qualcosa di irreparabile? si tengono il muso? ci sono margini di intervento per una mediazione onu? è difficile da capire.
io mi sveglio alle 5.30 (perché devo uscire di casa) con una irrefrenabile voglia di ascoltare flower of scotland nella versione dei corrs.
non chiedetemi perché, a volte il mio cervello segue percorsi tutti suoi e non ha voglia di condividerli con me. è un cervello molto riservato.
fuori piove, fa freddo, è buio.
non vorrei uscire di casa e, sulla soglia, mi fermo a guardare il cielo in cerca di un aiuto (non è che speri in interventi di divinità a caso, pensavo più a un abduction). ma gli ufi non escono con questo tempo, e comunque è già tardi.
gli ufi arrivano sempre di notte, perché hanno un indubbio senso scenografico.
probabilmente si sono accorti che homo sapiens ha un complicato complesso di inferiorità nei confronti delle lucine, e che è l’unico animale che ha deciso che la notte ha un cuore. voglio dire, potevano pensare a un fegato, o ad altre parti del corpo più usate durante la notte, sarebbe stato più logico, e invece niente.
una volta in auto, mentre sto parlando del più e del meno e di altre operazioni matematiche a caso con john moreland, ho una improvvisa rivelazione.
non che io creda alle rivelazioni religiose.
insomma, non credo che le divinità ci appaiano per dirci qualcosa di intelligente.
al massimo ci appaiono perché hanno sbagliato a schiacciare il bottone del piano astrale sull’ascensore astrale, perché gli si è rotto il sistema di occultamento, o perché non vogliono rispondere ai call center delle compagnie telefoniche.
avessero cose intelligenti da dirci potrebbero scrivere dei cartelli grandi quanto la cintura di orione, trasmettere a reti unificate mondiali, hackerare il sistema neurovegetativo di tutti gli esservi viventi, sarebbe molto più comodo per tutti. se non lo fanno è solo che non hanno da dirci niente di intelligente.
quindi forse non era una rivelazione, ma qualcosa di molto simile a un insight.
il fatto è che da gennaio mi servirà un lavoro, ma non ho bene idea di cosa possa fare nella vita, né di chi possa pensare di pagarmi per farlo.
per ora ho selezionato tre lavori plausibili

cartavetratore di guardrail
non avete idea di come sono sporchi, malandati e bisognosi di manutenzione i guardrail.
io lo so perché ogni tanto i sentieri sbucano su una strada asfaltata, e tocca costeggiare i guardrail.
allora, dico io, già che passo, potrei dare una cartavetrata, così, anche un po’ alla buona, e ricevere un sussidio mensile da anas (ma anche aiscat e società autostrade, con la collaborazione dell’agip, voglio dire, non mi formalizzo)

salutatore ufficiale esselunga
chi non ha mai provato la tristezza di uscire da un supermercato? quale occasione migliore per assumere una persona che ti sorride, ti augura buona giornata, ti dà un parere su hegel? e non il solito senegalese, che sarà anche carino, ma vuoi mettere uno con l’uniforme ufficiale del supermercato che ti augura buona giornata?

produttore di birra artigianale
questa è una cosa a cui ho pensato molto, e soprattutto mi permetterebbe di chiamare le birre con i nomi che piacciono a me, tipo pils and love, ich weiss, il gusto in bock, rex stout.
l’unico vero problema è che la berrei tutta io, quindi forse difficilmente potrei rientrare dall’investimento iniziale, ma ehi, il governo non dovrebbe tutelare la libera impresa?

questi sono i lavori che potenzialmente potrei fare senza grossi problemi.
per tutti gli altri, ho già pronta la lettera di presentazione:

"Buongiorno, mi chiamo eddie, ho una laurea in filosofia e penso che la vita non sia tutto sto granché e allora bisogna cercare di migliorarsela in tutti i modi.
Non è che vorrei proprio lavorare (sempre per il fatto che vorrei migliorarmi la vita, non peggiorarmela), ma siccome sono un filosofo, la parte di sopravvivere nei boschi coperto di pelli di animali e nutrirmi di bacche selvatiche non mi viene benissimo e morirei di stenti dopo tre giorni. Quindi mi serve un lavoro.
Sarete stupiti che abbia pensato a voi. Lo sono anche io, visto che non avevo idea che esisteste fino a trenta secondi fa, ma ehi, vi ricordate quella parte che mi serve un lavoro? Ecco.
Del resto, c’è qualcuno che ha mai scritto a un indirizzo di selezione personale per chiedere una pasta alla carbonara, organizzare un torneo di scopa d’assi, avere notizie sulla situazione politica mediorientale? Infatti.
Ora, se abbiamo finito con le domande retoriche, io potrei saltare tutta la parte in cui mi auto elogio, che francamente mi viene male, e voi magari potreste assumermi, mettendo fine a questa farsa.
Cordiali saluti"


venerdì 27 settembre 2019

oggi il cielo è così grigio che la pantone ha creato un team per inserirlo nel catalogo come grigio standard.
più o meno è l’inizio di quello che chiamiamo autunno, che nell’iconografia tradizionale è quella cosa quando il lago si tinge di rosso come le foglie sugli alberi, e il vento soffia da nord e muove le barche nei porti, e invece poi nella vita di tutti i giorni è quella cosa che fa freddo e tutto è grigio come i tuoi pensieri.
a volte vengo accusato di essere troppo legato a una visione materiale dell’universo.
forse è vero. non di sola realtà sensibile vive l'uomo.
però c’è da dire che quella insensibile è molto maleducata.

ed ora, per la rubrica: “i santini comunisti”, ecco un ottimo adesivo per il cruscotto della vostra auto


venerdì 6 settembre 2019

diluvia.
la pioggia ha battuto incessantemente il tetto per tutta la notte, e il mattino ci ha regalato quella irresistibile sensazione di inverno che aleggia sulle nostre teste come un presagio di inevitabile sventura.
ci sono 14 gradi, gli animali stanno per prendere la via del sud (tranne quelli rimasti qui per i soliti overbooking) o del letargo, mentre homo sapiens sta pensando di accendere il camino (e questa è la prova che l’evoluzione si deve essere incasinata da qualche parte).
oggi è anche la giornata mondiale del disagio, giornata a cui noi filosofi partecipiamo sempre con grande entusiasmo (in realtà solo alcuni di noi. diciamo quelli che prendono seriamente il proprio lavoro di filosofi, mentre stanno pulendo i bagni dei locali pubblici dove lavorano).
la giornata mondiale del disagio capita a pennello per le persone che dovrebbero affrontare crescita e cambiamenti, ma non hanno idea di che direzione prendere.
il problema di noi filosofi è che crediamo che non sia importante avere tutte le risposte giuste, crediamo che sia più importante farsi le domande giuste. ma dobbiamo ammettere che abbiamo qualche problema con la definizione di “giusto”.
e siccome i limiti del linguaggio sono i limiti del nostro mondo, spesso ci inventiamo parole, e creiamo il nostro mondo, anche se abbiamo quel piccolo problema che non riusciamo a condividerlo, perché quando ognuno crea il suo mondo, poi è difficile mettersi d’accordo su quale usare.
e se non siamo mai sicuri di quello che vogliamo (no, non lo siamo), forse allora dovremmo vivere concentrati sul presente, sulle cose che accadono, e lasciare che tutto passi mentre noi siamo qui e ora.
questo ha alcune implicazioni filosofiche interessanti, tipo che è possibile scegliere (generalmente delle cose a caso, e del tutto sbagliate, che si capiranno solo dopo svariati anni quando verranno classificate con l’acuta espressione “senno di poi”, ma a quel punto le cose saranno già andate male) oppure non scegliere (le cose andranno male lo stesso, ma almeno non sarà colpa vostra).
alcuni filosofi sosterranno erroneamente che la non-scelta sia comunque una scelta. questa cosa è palesemente assurda per chiunque conosce la grammatica, ma anche come dimostra il già citato paradosso di kanchelwski, che vado brevemente ad illustrare.


bar, interno giorno.
tre uomini entrano e si siedono al tavolo. si avvicina il cameriere per prendere le ordinazioni.
uno prende una birra, uno prende una coca, il terzo dice per me niente, grazie.
il cameriere serve da bere, e porta il conto. 
quattro euro per la birra due euro e cinquanta per la coca, sedici euro per il terzo uomo che non ha preso niente.
ehi, ma io non ho ordinato! – protesta l’uomo.
a quel punto il cameriere (che è laureato in filosofia) fa notare che, tecnicamente, ha ordinato di non portare niente, e quindi è comunque un’ordinazione, e pertanto va pagata.
segue rissa e discesa agli inferi, là dove è pianto e stridore di bottiglie.


giovedì 25 luglio 2019

esercizi di stile
studio # 87
a letter to i.



la mia prima volta da solo fuori casa avevo sette anni, ho passato un mese nelle valli bergamasche, a casa di sconosciuti.
di quel periodo ricordo una tazza di legno, alcune immagini specifiche, e che una domenica ero in montagna con una decina di persone che non conoscevo, non stavo tanto bene, e tutti pensavano che facessi i capricci perché non volevo camminare. 
in realtà a me camminare piaceva già moltissimo, era proprio che stavo male, ma non c’era verso di convincerli, perché non avevo proprio idea di cosa avessi. allora un ragazzo gentile mi ha preso in spalla (tanto già all’epoca pesavo trenta chili con i sassi in tasca) ma dopo qualche metro gli ho chiesto se mi faceva scendere. mi sono messo a bordo sentiero e ho vomitato l’anima. dopo un minuto mi sentivo incredibilmente benissimo e ho ripreso a camminare felice, però tutti mi guardavano un po’ strano, e non ho mai capito se fossero sensi di colpa perché adesso era piuttosto evidente che prima stavo male, oppure erano stupiti che mi fosse passato così in fretta.
l’anno dopo ho passato due mesi vicino a genova, a casa di sconosciuti.
di quel periodo ricordo che nel doposcuola ho imparato a giocare a pallamano, che a volte prendevo l’autobus per tornare da scuola, e che c’erano le gang di ragazzetti che invadevano la piazza e si dividevano in chi tifava la juve e chi tifava la samp. nessuno tifava genoa, suppongo perché fosse da vecchi.
il mio primo lavoro estivo avevo quindici anni, ho passato un mese in toscana, vitto e alloggio compresi. quando alla fine mi hanno anche pagato ero molto sorpreso, a me tutto sommato bastava avere un posto in cui stare.
quindi da quando ho sette anni ho sempre pensato che infilarsi a dormire in casa di sconosciuti sia perfettamente normale, specie se questi non protestano.
del resto, non è che avessi bisogno di molto: un letto dove dormire, del cibo, di tanto in tanto (possibilmente non troppo di frequente) e dei libri da leggere.
quello che succede è che poi una volta che sei lì gli sconosciuti li puoi conoscere, anche se una volta andato via non li rivedrai mai più.
poi crescendo l’ho fatto moltissime altre volte, molto più consapevolmente; ho smesso quando ho iniziato ad avere una casa mia, un posto da chiamare casa (intendo proprio un luogo fisico, non solo geografico), e però ogni tanto mi manca quella sensazione, di infilarsi a casa di sconosciuti e scavarsi una nicchia ambientale senza dare troppo nell’occhio.
da bambino ogni tanto mi succedeva anche di dormire a casa di persone che conoscevo, ma non era del tutto uguale, perché mancava quella diffidenza iniziale con cui ti guardano le persone.
e anche nelle camerate con molti altri bambini, funziona in maniera diversa, perché ti stai inserendo in uno spazio che è comune, e devi contrattarlo con un sacco di gente, e quella è dinamica dei gruppi: più facile da capire, ma anche più fastidiosa da gestire.
invece infilarsi a casa di sconosciuti è qualcosa di molto più privato, e imprevedibile.
lo farei anche adesso, se non dovessi lavorare. cioè, lo farei anche per non dover lavorare, probabilmente.
quello che voglio dire è che diventare indipendenti è una cosa molto diversa da diventare adulti, anche se a prima vista le due cose si assomigliano molto.
e che per me è molto più facile capire cosa sta succedendo nella testa e nel fisico di un estraneo che capire quello che sta succedendo dentro di me, ma non è così destabilizzante come sembra.

martedì 2 luglio 2019

xx: buongiorno
io: buongiorno a lei
xx: il tempo assoluto non esiste, il tempo rallenta a seconda della velocità in cui si muove l’osservatore e in presenza di grandi masse.
io: sì, ovviamente possiamo misurare una durata, ma quella durata è relativa solo ad un punto di vista, quello che viene meno è il concetto di simultaneità: non esiste uno schema generale assoluto in cui si può stabilire se un fenomeno accade prima o dopo di un altro, in sistemi differenti
xx: infatti le equazioni fondamentali dell’universo non hanno bisogno della variabile tempo, funzionano benissimo senza.
io: in pratica il tempo è un fenomeno che emerge localmente solo in presenza di scambi di energia (il che appare intuitivo, uno scambio richiede tempo).
xx: uno scambio di energia produce calore, possiamo quindi dire che è il calore che causa l’irreversibilità di un fenomeno e fa emergere il tempo.
io: un altro fenomeno emergente in presenza di scambi di energia è quello che chiamiamo vita, un fenomeno che si sviluppa in sistemi caotici auto organizzantisi e lontani dall’equilibrio (cioè un fenomeno temporaneamente a entropia negativa), ed è il motivo per cui gli esseri viventi sono indissolubilmente legati al tempo.
xx: quindi non siamo altro che narrazione.
io: esattamente. se le cose accadono in sequenza, possiamo costruire una narrazione. ma questo non accade ad esempio con i fenomeni subatomici.
xx: è bizzarro.
io: decisamente.
xx: beh, buona giornata.
io: altrettanto a lei.

se c’è una cosa che amo, sono i discorsi da ascensore.
dopo il primo momento di imbarazzo, si finisce sempre a parlare del tempo

giovedì 20 giugno 2019

se c’è una cosa che ho sempre amato, sono i mondiali di calcio.
il primo vero ricordo che riesco a datare è una partita di calcio, e riesco a datarlo proprio perché era la finale dei mondiali.
la mia autocoscienza praticamente nasce con i mondiali, e da allora, riesco a datare molto meglio un avvenimento se cade in un anno dei mondiali.
non è che tifassi per l’italia (occhei, ero un bambino strano), mi piaceva proprio il calcio come scenario generale, il fatto che un pianeta intero fosse impegnato a fare qualcosa insieme, e che ci fossero un sacco di nazioni esotiche di cui potevo imparare la capitale (occhei, abbiamo già stabilito che ero strano, passiamo ad altro, cortesemente) e che da grande avrei potuto visitare, avendo già imparato usi, costumi, e nomi dei giocatori più bravi.
in retrospettiva, direi che mi piacesse il fatto che homo sapiens comprendesse di essere un semplice ospite del pianeta, e che ci si potesse impegnare a livello globale (ero anche molto ingenuo, oltre che strano).
con il tempo ho capito che le decisioni non si devono prendere a livello globale ma decidono sempre i più ricchi, che in quanto povero non avrei mai potuto visitare tutti quei paesi esotici, e che devi tifare sempre la tua nazione sperando che muoiano tutte le altre, sennò sei strano (ma ormai mi ci ero abituato, ad essere strano, quindi occhei).
il fatto è che dopo un po’ ho imparato che anche le decisioni a maggioranza, sono comunque problematiche.
per questo non mi ha stupito l’assegnazione dei mondiali 2022 al qatar (capitale: doha).
se provate a immaginare un luogo adatto per giocare a calcio d'estate, il qatar, nella classifica dei posti migliori, viene subito dopo il circolo polare artico e l'isola di plastica al largo dell'oceano indiano, e appena prima del mare della tranquillità.
questo ha suscitato alcune perplessità ed anche alcune critiche, a cui i vertici fifa hanno dapprima risposto con cose tipo: "solo io ci vedo dell'invidia?", e successivamente "ma cosa dite, si può giocare senza problemi, basta bere molta acqua e non uscire nelle ore più calde" per poi dire "mah, magari fa caldo ma abbiamo già stabilito che mettiamo l'aria condizionata negli stadi" e finire un anno dopo con "vabbè, dai, facciamo che giochiamo a dicembre".
e da qui al 2022 potrebbero dire ancora qualsiasi altra cosa, compreso il fatto che non si giochi in qatar, a dicembre, ma a usuhaia nel gennaio 2021. alla fifa sono tutti molto creativi, specie quando si parla di soldi.
se decidessimo a maggioranza per popolazione, i mondiali si terrebbero sempre in cina o al massimo in india, senza contare che corrompere pochi ricchi è più facile, ma la maggioranza può sempre essere manipolata mettendole paura e facendogli prendere decisioni insensate (passate un anno a spiegare ai cinesi che i mondiali vengono lì a rubargli il lavoro, si comportano male e indeboliscono la cultura cinese, e un miliardo e mezzo di cinesi voteranno compatti per tenere i mondiali in libia).
ma anche votare per nazione (a parte il fatto che bisognerebbe invitare penrose a trovare dei coefficienti aggiustativi, sennò poi il liechtenstein conta come il brasile) non risolve i problemi intrinseci del voto di maggioranza, evidentemente.
tutto questo in realtà è un trucco per spiegarvi perché platone diceva che le decisioni devono prenderle i più saggi.
non è una cattiva pensata (tranne per quelli che pensano che deve sempre decidere il popolo, anche se non sa una mazza di quello di cui si sta decidendo, perché suicidarsi collettivamente è sempre più divertente che imparare cose), però introduce due o tre problemini, tipo: come si decide chi è il più saggio? (domanda a cui platone tendeva a rispondere “sono io, mi pare ovvio”) e anche se per assurdo riuscissimo a decidere che uno è più saggio avremmo soltanto aperto la strada alla dittatura.
perché se sei saggio davvero non vorrai aver mai a che fare con una roba del genere in cui sicuramente scontenterai tutti (è il comma 22 della saggezza, mi spiace), e la dittatura presenta alcuni problemi tecnici tipo quello di sterminare tutti quelli che sono strani (fra cui io, tipo) e hanno un’idea diversa di saggezza.
è il motivo per cui adesso preferisco la fisica, in cui non c’è niente da decidere, fa tutto lei, e uno si adegua (è difficile discutere con la materia e convincerla a comportarsi diversamente), mentre le decisioni mi mettono ansia.

sabato 1 giugno 2019

mail

xx: ehi, ho guardato il blog, ma perché non hai pubblicato niente a maggio?
io: eh, beh, maggio scordato
xx: ...

lunedì 29 aprile 2019

è arrivata la primavera.
infatti diluvia, ci sono otto gradi e sembra di vivere in una galleria del vento, solo particolarmente umida.
nel frattempo un team di biologi sta cercando di portare a termine un esperimento nel mio giardino.
l’idea è di lasciare una confezione di erdbeerschnitten da sei franchi e 80 aperta ed esposta agli agenti atmosferici per qualche settimana, e cercare di capire se è possibile generare una nuova specie vivente che domini l’universo.
andrebbe benissimo anche un batterio sterminatore al gusto fragola.
solo che, per un problema legato a delle oscillazioni quantistiche, in giardino attualmente appaiono random dei nani da giardino e degli gnomi che recitano il salterio, e questo potrebbe perturbare l’esperimento, almeno in linea teorica.
per il resto, prosegue tutto tranquillamente.
a parte il fatto che a volte ho delle difficoltà a capire il comportamento delle persone.
voglio dire, provo molta empatia se una persona è triste, o delusa, o arrabbiata. ma molto spesso non capisco i comportamenti che hanno causato queste reazioni.
tipo quelle che parcheggiano in divieto di sosta, e il giorno dopo si arrabbiano perché qualcuno ha parcheggiato in divieto di sosta dandogli fastidio. o quelle che acquistano un biglietto con un bagaglio a mano, e al gate insistono per portare a bordo tre bagagli a mano, un computer portatile e un frigorifero combinato di medie dimensioni (entrambi i tipi si potrebbero inserire in una macro categoria di persone che pensano che le regole debbano assolutamente valere per tutti, ma per loro no perché, dai, si può sempre trovare una giustificazione plausibile per fare un’eccezione per se stessi).
oppure quelle tristi perché vogliono delle cose che non hanno ma che poi, però, le farebbero sentire tristi.
o quelle che non ti dicono le cose che vorrebbero e poi sono arrabbiate perché tu non sai cosa vorrebbero (solo che io al corso di lettura nel pensiero ero sempre distratto, e non ho mai saputo cos’ho preso all’esame perché ovviamente nessuno me l’ha detto).
o, a volte, semplicemente, quelle diverse da me.
quindi ho installato un potenziatore ermeneutico (non so se ne abbiano ancora disponibili su amazon), un dispositivo dotato di microfono che comunica wi-fi direttamente con la vostra area di wernicke.
l’idea sarebbe fantastica se solo non ci fossero le interferenze, e a volte succede che nel bel mezzo di una conversazione il mio cervello trasmette la terza stagione di law and order.

lunedì 1 aprile 2019

stabilità emotiva level: tanica di montenegro

tutti dovrebbero avere un supereroe che veglia su di loro.
io ho supertoporagno, ma viene solo quando ha sete.
ci sono dei giorni in cui tutto quello che ti serve è trovare rifugio sicuro.
dentro i tombini non ti trovano mai, ma meglio evitare nei giorni di pioggia. sotto il tappeto può andare bene, ma puoi essere abbastanza visibile (o invisibile ma calpestabile, e allora non va benissimo). altri rifugi utili possono essere: dentro le scatole ikea molto grandi, sotto le scrivanie capienti, le soffitte (se non siete allergici agli acari), sotto il letto (ma lo sconsiglio perché capita spesso di sbattere la testa), dentro le crepe dei muri, le cabine delle astronavi degli ufi, se sono così gentili da darvi un passaggio (ma occhio che poi se vi lasciano dalle parti di betelgeuse, è un casino trovare un autobus per tornare indietro), gli armadi invece lasciate perdere perché vi trovano subito.
non dimenticate di restare immobili e mimetizzarvi con qualcosa, tipo delle coperte, una decina di camaleonti che vi camminano addosso, un biglietto appeso in fronte con scritto ‘io non sono il droide che state cercando’ (specie se il biglietto è molto grosso, se lo fate due metri per due, andate sul sicuro).
quello che dovreste fare, una volta che siete in un rifugio sicuro è pensare a qualcosa di altrettanto sicuro.
vanno bene anche cose un po’ random, tipo, non so, che il miglior marcatore in una fase finale dei mondiali è just fontaine, con 13 reti, o che la capitale dell’honduras è tegucigalpa.
il mio cervello è un contenitore di informazioni precise, ma completamente inutili, tipo le capitali, le formazioni di squadre, i nomi di persona ordinati per lettera, i numeri in lingue straniere trascurabili, i risultati dei mondiali di calcio fino al 1990, o cose del genere.
un’idea intelligente potrebbe essere costruire un database di cose inutili da rendere disponibile al pubblico, ma immagino sia una cosa personale, e non tutti i cervelli funzionano alla stessa maniera.
quello che non dovreste fare è cercare risposte che non sono contenute nel database, tipo: è mai successo che un amministratore di condominio abbia fatto dei calcoli corretti al primo colpo? le compagnie telefoniche smetteranno mai di stalkerarmi? cosa mi succederà domani? avrò ancora un rifugio sicuro o finirò in mezzo a una strada (a proposito, i tombini vanno bene, ma evitate quelli in mezzo alla strada)? perché non ho il diritto di deludere le persone? quando la finirà l’universo di espandersi? ma soprattutto, se non c’è niente fuori dall’universo, esattamente, *dove* si sta espandendo?
se proprio non potete evitarlo, datevi una botta in testa.


lunedì 4 marzo 2019

andare in un posto turistico fuori stagione, senza andare nei posti tipicamente da turisti, è abbastanza straniante.
la prima cosa che mi colpisce è il caldo (non è vero, la prima cosa che mi colpisce è una zanzara, ma occhei. posso fare la doccia nell’autan, ma se c’è una zanzara nel raggio di 10 km viene a cercare me. fortunatamente non ci sono vampiri nelle vicinanze. peraltro non so nemmeno se i vampiri sono allergici all’autan).
guidare contromano non è neanche male, mi era già successo un paio di volte (è perfettamente sicuro, a patto che lo facciano anche tutti gli altri), tranne quella cosa che tutte le volte che metti la freccia si accendono i tergicristalli.
il cielo è coperto e i colori sono abbastanza opachi, per lo meno finché non esce il sole, a quel punto esplode tutto, ma in questa stagione succede raramente. 
mi impressionano molto i suoni.
ci sono volatili che fanno dei versi incredibili, dei pipistrelli grandi quanto una poiana, e anche i gechi fanno dei versi strani. sembra di stare in uno di quei documentari dove stai in mezzo alla foresta (invece dentro la foresta non senti molti suoni, ma forse perché sei impegnato a cercare di capire se c’è un sentiero da seguire).
una cosa divertente è che quando sei davvero in mezzo alla foresta e piove, in realtà non ti arriva una goccia di acqua, senti solo il rumore (forse ti arriva dopo un po’ che piove), però è anche divertente che mentre tutti vanno lì per andare al mare tu stai camminando dentro la foresta, senza avere precisamente idea se esista o meno un sentiero (ho scoperto che a volte esiste, a volte no. è tipo uno stato mentale) e la terra è così rossa, tipo che spianando la montagna e deforestando come si deve, ci puoi giocare il roland garros.
ma ci sono anche i posti turistici, come quest’isola dove non ci sono automobili (e c'è una rete elettrica stradale discutibile) in cui una sera mi è capitato di incrociare per strada due tartarughe giganti (a prima vista sembravano due massi erratici, ma si sono risentite quando le ho illuminate con la torcia del telefono) e delle galline che aspettavano fuori da un supermercato.
e in un’altra isola c’è un posto dove ti mettono in mano un paio di rametti pieni di foglie e ti fanno dare da mangiare alle tartarughe giganti, che sono messe lì apposta per socializzare (non si capisce bene se sono felici: non fanno altro che mangiare e appisolarsi nel fango, ma immagino ci siano destini peggiori). 
volendo si possono anche accarezzare, e la sensazione più o meno è quella di accarezzare e.t., ma non aspettatevi di sentirle dire “telefono casa”.
in alcune zone ci sono anche un sacco di ragni giganti (è interessante, questa cosa, che le specie animali di casa nostra non sono mai nane, sono le altre ad essere giganti. eppure la grandezza è sempre una relazione), ma se ne stanno perlopiù sulle loro ragnatele, sono innocui e non danno fastidio a nessuno (perlomeno a nessuno che non sia aracnofobico).
sono stato parecchie ore ad aspettare dei traghetti su alcuni moli (sono al coperto, hanno delle panchine molto comode per leggere, e sono piuttosto deserti fino a poco prima che passi un traghetto); una volta mi è capitato di vedere un furgone con un cartello con scritto “jesus never fails” appiccicato sul parabrezza (sfortunatamente non c’era un cartello a fianco con scritto “jesus is my co-pilot”), e un’altra volta un sacco di pesci dai colori strani e, all’improvviso, una tartaruga marina.
non c’è un altro modo per dirlo, credo, però è dentro il mare, ma sembra che stia volando.
sono pochi i momenti in cui ho provato qualcosa di simile, e quasi sempre in posti praticamente deserti: il vento al faro di cabo de sao vicente quando arrivi con il primo autobus del mattino, la spiaggia nascosta di fianco alla baia di saksun, l’aurora boreale a nord di tromsø, un’iniezione di una sostanza di cui non ricordo il nome dopo due anestesie totali consecutive (qui il posto era decisamente affollato, ma a me sembrava deserto lo stesso).
forse dovrei andare più spesso nei posti praticamente deserti.
lo dico in caso mi leggesse il direttore di una rivista di viaggi, o un social media manager di visit_postodesertoacaso.com, vi do il mio account di paypal, non è che posso sempre far trasferire amici in posti esotici per andarli a trovare. sono disposto anche a levare un po’ di parentesi, nel caso.
astenersi perditempo e primari di chirurgia toracica.

martedì 12 febbraio 2019

global warming i love you

non appena rimetto piede in italia, orione torna ad essere orientato dalla parte giusta.
in realtà mi piaceva, storto, ma la mia richiesta di spostare il paese in una fascia equatoriale deve essersi persa nei meandri della burocrazia, e non se n’è fatto niente.
ho passato qualche giorno all’estero per fare il punto sulla mia vita.
non so chi sono (ma fortunatamente posso guardare cosa c’è scritto sul passaporto), non ho raggiunto nessun obiettivo (ma fortunatamente non mi piace tantissimo fare foto), non ho sogni nel cassetto, perché sennò non saprei dove mettere i calzini.
non ho mai saputo cosa volevo diventare. non lo so neanche adesso, a dire la verità. il fatto è che forse non volevo diventare proprio niente. ci sto ancora lavorando, ma in genere mi riesce bene (purtroppo questa cosa non ti fa fare dei figuroni ai colloqui di lavoro).

in italia fa freddo, ci sono dei pinguini che pattinano garruli nel parcheggio dell’aeroporto, e il parabrezza della mia auto ha uno stato di permafrost così spesso che devo chiedere aiuto a degli inuit per raschiarlo, un’operazione facile facile che ci prende solo un paio d’ore, ma almeno posso pagare in paraflu.
mi avevano promesso il global warming, ma devo essere rientrato troppo presto.

per avere una temperatura che non scenda mai sotto i 15 gradi sono disposto a subire un ciclone, una carestia, un’inondazione, un’invasione di cavallette, una volta ogni tanto, lo troverei abbastanza accettabile.
io questa cosa che la gente vuole salvare il pianeta francamente non la capisco.
voglio dire, il pianeta se la cava benissimo, ha più o meno 4,5 miliardi (miliardi) di anni, di cui tre passati senza un briciolo di ossigeno, e non ne ha mai sentito la mancanza.
quello che avrebbe qualcosa da perdere in realtà è homo sapiens, che all’ossigeno ci si è affezionato, però in effetti dire “salviamo homo sapiens” non fa un bellissimo effetto, perché nessun vero ambientalista è davvero convinto che sia una buona idea, quindi i copywriter tirano fuori quella cosa del pianeta, o di altri animali a caso, in genere più innocui e carini di homo sapiens (non che sia difficile trovarne, in effetti).
parliamoci chiaro, il massimo danno che può fare l’aumento delle temperature al pianeta è estinguere un po’ di flora e fauna, fra cui, fortunatamente, homo sapiens.
ho come l’impressione che quando accadrà il pianeta non ci rimpiangerà molto (in effetti i pianeti non hanno grossi rimpianti, tutto quello che devono fare è orbitare da qualche parte, non hanno bisogno di prendersi la briga di sviluppare un’autocoscienza).
a me spiace solo che ci estingueremo lentamente, mentre io sarei più per un bang sonico tipo asteroide e occhei, magari per i miei sessant'anni, sarebbe perfetto. però, voglio dire, estinguersi con il freddo sarebbe molto peggio.
insomma, la mia aspettativa di vita non è esaltante (per lo meno non sul lungo periodo), e di qualcosa dovrò pur morire. ma almeno non muoio al freddo.

e anche come specie, insomma, non ho mai nutrito grosse speranze in homo sapiens.
mi spiace dirvelo, ma le specie muoiono tanto quanto gli individui: i dinosauri sono durati duecento milioni (milioni) di anni, e poi ci ha pensato l'universo; noi è tremila anni che scriviamo la storia di famiglia e siamo già sull'orlo del baratro, peraltro facendo tutto da soli. è evidente che abbiamo fatto delle scelte evolutive discutibili.
poi certo, ci saranno un po’ di guerre per accaparrarsi alcuni supporti vitali, tipo aria e acqua (è abbastanza tipico di homo sapiens: rendere il proprio ambiente invivibile e quindi, per risolvere il problema, prendersela con altri homo sapiens. ditemi voi che fiducia si può avere in una specie simile), ma con un po’ di fortuna per quel periodo potrei essere già morto.

però il fatto che come specie abbiamo quasi fallito non significa che debba fallire pure io, nel mio piccolo, e quindi cerco lo stesso di trattare bene il pianeta (peraltro lo faccio come riesco, mica vivo nelle caverne, eh. fossi davvero coerente mi coprirei di pelli e dovrei perdere tutti i miei privilegi di abitante di zona fortunata del pianeta. potrei farlo, ma a che pro? ho smesso molto tempo fa di pensare di essere in grado di salvare il mondo).
lo faccio sapendo di avere perso, per non dare tutto il mio contributo all'autoannientamento, ma è un po' una rivalsa (volete andare a sbattere? e io non metto il piede sull'acceleratore. non mi userete per questa cosa), che è anche il motivo per cui cerco di trattare bene anche tutti gli esseri umani, oltre che il pianeta.
insomma, forse il mio obiettivo è estinguermi, ma vorrei farlo serenamente.

mercoledì 23 gennaio 2019

io, le feste, non ci sono portato.
mi vengono meglio gli anacoluti.
però occhei, capisco che a qualcuno piaccia festeggiare degli eventi, tipo il compleanno, così ti ricordi che sei sopravvissuto un altro anno (se sei ottimista) o che ti resta ancora poco da vivere (se sei pessimista) o una laurea, che è l’ultima occasione di divertirti prima di diventare ufficialmente un disoccupato.
io non lo farei mai, ma lo capisco.
però anche a me piace, ogni tanto, trovare una scusa qualsiasi per aprire una bottiglia di vino buono, o per vedere delle persone a cui vuoi bene, o per conoscere qualcuno di interessante. insomma, magari non proprio una festa, ma qualcosa che gli si avvicini.
quello che non capisco è la pervicace ostinazione della cultura occidentale contemporanea a festeggiare natale e capodanno.
natale e capodanno sono quelle cose che devi fare delle cose per forza (infatti sono due delle feste comandate, e non mi piacciono le persone che comandano), ma solo in quei giorni lì, perché se ti viene in mente di fare la stessa identica cosa due settimane dopo ti guardano tutti come se fossi pazzo.
poi non capisco bene perché festeggiare il compleanno di un tizio a cui non credi (o per lo meno festeggiare il suo compleanno facendo esattamente il contrario di quello che ha lasciato detto) e non capisco perché far iniziare una cosa quando fa così freddo. voglio dire, se proprio devi festeggiare un inizio, hanno inventato la primavera apposta. non ti accorgi che sei fuori stagione?
e poi ci sarebbe anche quella cosa che non mi piacciono i dolci.
cioè, il cioccolato fondente 70% è occhei, il resto anche no.
ma niente, la gente si ostina a darti dei torroncini, dei pandori, dei panettoni, che non riesci a ricollocarli neanche rivolgendoti a un centro per l’impiego.
io ho un panettone che ormai sto prendendo informazioni per iscriverlo alle elementari.