lunedì 17 luglio 2023

di ciò di cui non si può dire, è meglio fare, baciare, lettera e testamento
(manifesto, punto 7)


in mezzo alla canicola si percepisce appena un miagolare pallido e assorto.
il che è contro intuitivo, perché per coerenza si dovrebbe percepire abbaiare, ma non facciamoci domande.
io sono sulla tolda con una krombacher da 66, degli ufi di passaggio hanno sullo stereo la sonata 43 di kaspersky (detta la global security), piccettino e il mostro sono sdraiati di fianco a me e scrutano l’orizzonte con un certo fastidio esistenziale.
mentre rifletto sull’ontologia dell’insalata di riso (e del perché esistono i piselli medi ma non piselli persiani), il mio cervello parte con la sigla dell’eurovisione e mi smaterializzo in una nuvola di fumo.
la sigla dell’eurovisione è, infatti, una delle sette tecniche segrete di smaterializzazione che mi hanno insegnato da piccolo, e a volte mi succede ancora di farlo senza accorgermene.
noi (intendo noi come homo sapiens, ma è un po’ una generalizzazione) in genere pensiamo che gli inizi siano sempre più belli delle fini.
non vale necessariamente per i romanzi, ma in generale è sempre vero.
questo perché culturalmente siamo portati a concepire gli inizi come portatori di novità ed entusiasmo, aspettative e rinascite, e invece non concepiamo gli inizi nell’unica maniera intelligente, ossia come cose che hanno già incorporata la fine.
ha i suoi lati positivi e i suoi lati negativi.
nel frattempo ha ripreso a piovere.
nel senso che gli dei del clima devono aver ricevuto le mie invocazioni tutte insieme e per due anni non ha praticamente mai piovuto. a parte qualche tempesta estemporanea che le divinità mandano per punire i miscredenti e i selezionatori del personale*, e se nel frattempo devono radere al suolo interi paesi abitati da brave persone, chissenefrega.
ora però ogni tanto si ripresenta la pioggia normale, quella che dici “ah, occhei piove” e non quella che dici “moriremo tutti. vabbè, ma anche chissenefrega”.
quando non piove, vado da solo nel bosco.
mi piace molto andare da solo nel bosco perché posso parlare con i miei amici immaginari e fargli un sacco di domande retoriche, a cui loro non rispondono, perché sono ottimi amici.
ogni tanto invece vado al lago, perché tanto, anche se piove, ti bagni lo stesso.

* le divinità del clima odiano i selezionatori del personale. nessuno ha mai capito perché, anche se io un paio di idee ce le avrei
** lo so che in questo post non si trovano da nessuna parte i due asterischi, ma volevo salutare alice e il suo gruppo di ascolto di cecina (li), e allora approfitto degli asterischi. ciao alice, ciao tutti.