giovedì 31 dicembre 2020

Nella terza settimana di primavera del 2020, in una giornata in cui il sole sembrava voler decidersi a far germogliare anche i fiori più indecisi, all’incirca verso l’ora di pranzo, in un giardino sistemato con meticolosità e cura da mani esperte, in cui spiccavano due filari di ulivi, messi a dimora in quel terreno nonostante il clima di quella zona lacustre non lesinasse certo inverni freddi e umidi, comparve, risoluto ma placido, con quel tipico piglio del combattente mentre fissa il luogo della battaglia, immobile, con il bavero dell’uniforme che garrisce al vento e l’espressione serena che il nemico talvolta ha la sventura di scambiare per timidezza o ritrosia, un soggetto.
Il fatto che il soggetto compaia dopo centoundici parole non è un artificio retorico tipico degli incipit delle grandi narrazioni bensì un bieco tentativo di alterare la vostra respirazione per procurarvi un principio di ipossia.
Scusate, niente di personale, era solo un esperimento.

Io sto sgranocchiando Zwieback Hug senza zucchero e sorseggiando del tè earl gray mentre, con un comitato di ufi in visita pastorale, disquisiamo del futuro del pianeta (pianeterà), e della possibilità per gli esseri umani di resistere alle basse temperature e agli inverni nevosi ibridandosi con i salmoni.
Tutto questo mentre un coro di nani da giardino sta cantando in sottofondo “siamo andati alla caccia del leon” e io intrattengo gli ufi con l’esegesi del testo “singing ya ya yuppi yuppi ya ya”, a cui gli ufi si dimostrano particolarmente interessati. 
Non posso del tutto dargli torto: la voce è uno strumento a corde particolarmente affascinante e il pieno controllo del diaframma richiede un’abilità che si raggiunge solo dopo molti mesi di allenamento e pratica. Sono anche particolarmente meravigliati dalla pronuncia di Gewürztraminer e Feldschlösschen, ma non è questo il punto.
Il punto è che la quasi totale popolazione di una specie ottimisticamente denominata “sapiens” pensa che il cambio di una cifra nel conteggio dei giri che il pianeta compie intorno alla sua stella di riferimento, contati a partire da un momento pressoché casuale, possa cambiare in meglio i loro destini, e io non so come spiegare questa cosa agli ufi senza che loro legittimamente dispongano il più grande TSO collettivo della storia della galassia. 

martedì 8 dicembre 2020

immagino saprete che sono abbastanza contrario a questa cosa degli anni, così come è organizzata.
sono convinto che l'anno dovrebbe iniziare quando iniziano tutte le cose sensate, ossia in primavera, dovrebbe avere dei nomi divertenti e non dei numeri progressivi che partono da un evento a caso, e dovrebbe essere diviso in decimane da sei giorni lavorativi e quattro festivi. 
anche questa cosa dell’anno bisestile mi lascia piuttosto perplesso, io farei che ogni 20 anni, recuperiamo 5 giorni al solstizio d’estate, li chiamiamo “il giubileo dei giorni che non esistono” e ognuno li usa come meglio crede, tanto non esistono.

in ogni caso questo 2020 sarà ricordato come l’anno in cui ho avuto più confidenza con le cassiere del supermercato che con i miei amici.
questo perché, in effetti, da febbraio sono uscito di casa solo per andare nei supermercati, che non sarà tutta questa vita sociale, ma insomma. 
un paio di volte a settimana prendo l’auto, guido fino a un altro comune (nel mio non esistono negozi), e faccio la spesa.
ho iniziato a fare la spesa già da piccolo, è una cosa che faccio praticamente da sempre e, se fatta nella maniera giusta (ossia da soli, con il giusto ordine mentale in testa e con un tempo libero sufficiente), può anche essere rilassante e chiarificante.
fare la spesa è un’attività altamente filosofica, non solo perché si può avere un approccio analitico o sintetico, le corsie sono organizzate per argomento, o perché, alla fine, der mensch ist, was er isst; ma anche perché di ogni prodotto bisogna tener conto di sostanza, qualità, quantità e relazione (fra di loro e con il prezzo), e spero non vi sia sfuggito che sono le prime quattro categorie aristoteliche.
e non si tratta solo di logica e ontologia (ossia il nostro modo di ordinare il mondo), ma anche di questioni più pratiche a proposito dell’esistenza umana.

quando è stata l’ultima volta che avete cambiato dentifricio?
io lo faccio spesso, cerco i sapori più improbabili, tipo genziana e tarassaco, melanzana, aloe e curry, e in genere ne prendo uno che abbia il sapore più distante possibile da quello che sto usando.
il migliore in assoluto per me è un dentifricio di cui non farò il nome per ovvi motivi commerciali, ma che per comodità potremmo chiamare parodontax, un nome che sta a metà strada tra un farmaco, un personaggio dei fumetti e una tassa governativa. 
il parodontax (nome di fantasia) ha il gusto di fango misto a bicarbonato di sodio, il cui sapore, per semplificare, ricorda alla lontana la liquirizia salata marinata nel petrus boonekamp (ma senza alcol, altrimenti potrebbe ricordare l’opal, un liquore islandese che sa di, beh, liquirizia salata marinata nel petrus boonekamp). il gusto fango, invece, non ve lo devo spiegare io.
la prima volta che lo usate vi colpirà il sapore amaro e leggermente salato, e la consistenza fangosa della pasta. 
con tutta probabilità sul vostro viso comparirà una smorfia di disgusto e le vostre papille gustative cercheranno di prenotare un aereo per emigrare in bocche collegate a cervelli più ragionevoli.
le volte successive questa sensazione tenderà gradualmente ad attenuarsi, fino a che, verso il decimo giorno, non sentirete altro che il sapore normale del vostro dentifricio, e le vostre papille gustative saranno di nuovo felici di coabitare con il vostro cervello.
perché questo è il grande insegnamento del parodontax: ci si può abituare a qualsiasi cosa.

venerdì 27 novembre 2020

mi sveglio è c’è un sole bellissimo, il cielo è limpido, il monte rosa (che in realtà è bianco, devono essersi sbagliati con il nome) si staglia sopra le catene di monti più vicini, sono le 8 del mattino, il giardino è completamente ghiacciato e ci sono due gradi.
saluto un paio di pinguini che mi osservano dalla finestra e torno a letto a dormire.
dormire è sottovalutato. 
ci sono molte cose che sono sottovalutate, che facciamo sempre ma non ci prendiamo mai il tempo di farle bene, tipo: pensare (occhei, non tutti lo fanno spesso, in effetti); respirare; usare muscoli e articolazioni in modo corretto; scrivere commenti sui social network; guardare con attenzione quello che trasmettono sul soffitto; essere gentili con le voci che ti parlano nel cervello.
al contrario di quello che pensano molti, sono tutte cose abbastanza controllabili con un po’ di pratica: anche il potere dell’addestramento è sottovalutato. 
nel frattempo, durante il giorno mando curriculum per offerte di lavoro, tipo: uomo semaforo nei cantieri; controllo accessi nei supermercati; toeletta per cammelli; responsabile operativo di centrale termonucleare. non risponde mai nessuno.
il mio maestro di estasi mistica (uno scoiattolo in fissa con il neoplatonismo) mi spiega che il lavoro e il non lavoro sono due facce della stessa realtà poiché tutto è uno, e che l’esperienza non serve perché la conoscenza è già dentro di me.
io ho provato a guardare dentro di me ma, a parte che per vedere bene dovrei farmi una tac completa e non ho la strumentazione adatta, in ogni caso se c’è della conoscenza non ricordo bene dove l’ho messa. 
vorrei avere un po’ più di ottimismo. non dico lo stesso ottimismo del social manager di booking che ogni giorno mi manda nuove e vantaggiosissime offerte anche cancellabili, ma qualcosa del genere.

giovedì 12 novembre 2020

sono finalmente riuscito a trovare il mio medico di base per il consueto annuale vaccino antinfluenzale, ma pare che quest’anno sia complicato.
allora ho pensato di cercare anche un medico di altezza, così mi trovo un’area medica tutta mia.

sabato 31 ottobre 2020

perché quando uno cade in un tranello si dice "c'è caduto con tutte le scarpe"? di solito uno si toglie le scarpe per non cadere nei tranelli? e qual'è la differenza fra "insubre" e "insubrico"? e perché mi faccio questi problemi?

gli ufi sono in confinamento fiduciario in una zona rossa creata ad hoc nella fascia di kuiper.
questo significa niente più rapimenti, niente più ronde di controllo al bar, ma anche nessuna possibilità di lasciare il pianeta supplicando di essere rapiti.
non resta che comunicare telepaticamente, o via teams, ma in entrambi i casi tocca aspettare quattro ore e mezza per la ricezione del segnale e sperare che non cada la comunicazione, sennò tocca rifare tutto da capo.
è il vecchio problema della comunicazione, evitare che tutto si trasformi in un monologo interiore, come nelle ricerche di arthur schnitzler, e tendere invece ad un sistema di feedback concordati, come si evince dai lavori di norbert wiener.
fissando almeno due stati di comunicazione ed assegnando a ciascuno stato un valore, possiamo costruire una scala di precisione non solo per l'invio dell'informazione, ma anche per la comprensione del messaggio: nella teoria della comunicazione (shannon et al.) viene comunemente indicata come “scala wiener schnitzler”.

ieri sera, mentre mi preparavo per la festa del dolcetto o scherzetto (date le mie attuali scarse disponibilità economiche ho scelto un dolcetto ratti 2018) una delegazione di ufi ha provato a cedermi momentaneamente le redini dell’universo picchiettandomi 4669 volte nel cervello la parola “biforcazione”.
come unico risultato apprezzabile ho ottenuto una perturbazione nella corrente elettrica e la riproposizione di sinner - ruud a vienna su supertennis, ma non credo che l’esperimento possa dirsi completamente fallito.

martedì 13 ottobre 2020

sto bevendo glenmorangie 10 e ghiaccio, quasi in parti uguali. mi aspetto che la polizia del whisky faccia irruzione da un momento all'altro.
tutto questo ha una morale, suppongo, ma non è semplicissimo da spiegare. 
ho capito che mi piacciono gli oggetti vecchi, che hanno una vita, una storia, e non sono tanto attratto dagli oggetti nuovi, che non sai mai come funzionano (in genere male) e devi stare attento a non rovinarli (cioè, puoi anche non stare attento, ma poi sembra brutto), e ci impieghi una vita a farli diventare vecchi e funzionali ma poi, dopo quei venti o trent’anni, non appena ti sei abituato, si rompono e devi cambiarli di nuovo*.
insomma, dipendesse da me, il consumismo e l’economia mondiale colerebbero a picco in tre settimane e io morirei di stenti insieme alle mie felpe del ‘91. non è detto che sia una gran perdita, ma occhei, preferirei sopravvivere, ancora per un po'.
comunque, a causa di alcuni incentivi statali, ho acquistato un'auto nuova (è una questione di coerenza: l’altra l’avevo acquistata l’ultima volta che ci sono stati gli incentivi statali), ma in realtà quando è arrivata e ho lasciato la mia non ero particolarmente felice (sono ancora in lizza per il premio "killer dell'entusiasmo 2020”).
questa macchina nuovissima è molto simile a quella vecchia (quattro ruote, un volante, dei sedili, un’autoradio, e che si muova quando lo decido io; è tutto quello che desidero da un’auto), ma ha questo particolare (suppongo comune a tutte le macchine nuovissime) che ti suggerisce quando devi scalare e quando devi aumentare la marcia. occhei? occhei.
solo che io abito in un posto pieno di salite e discese, tornanti, cunette improvvise, curve a gomito, scoiattoli in mezzo alla strada e, in generale, la morfologia del territorio è piuttosto variegata (è il motivo per cui mi serve assolutamente un’auto), quindi la macchina non è in grado di prevedere cambiamenti così repentini e, spesso, suggerisce la marcia sbagliata. 
il fatto è che io evidentemente ho un problema con l’autorità, e non riesco proprio a disubbidire alla macchina, anche se so benissimo che la marcia è sbagliata.
ordine, esecuzione. tipo i riflessi condizionati di pavlov. 
evidentemente non sono ancora del tutto pronto per gesti così ribelli come non ascoltare gli ordini di un’automobile o bere un glenmorangie 10 oscenamente allungato (comunque non è male). 

* invece mi piacciono molto le esperienze nuove e i giovani, che anche se non sai mai come funzionano (in genere bene) mi incuriosiscono sempre.

lunedì 28 settembre 2020

c'è qualcosa di intrinsecamente sbagliato nello svegliarsi con il buio. 
milioni di anni di evoluzione (quei due milioni e mezzo circa di anni che intercorrono fra l'inizio della coscienza della specie homo e l'invenzione della luce elettrica) gridano vendetta e spargono maledizioni a livello inconscio (e spesso anche conscio).
ma ho fatto voto di svegliarmi sempre ad un orario quantomeno decente, anche se il mio ritmo circadiano si sta muovendo verso il totale disastro a una velocità prossima a quella della luce, quindi mi alzo ugualmente. il fatto è che diluvia, tempesta e tormenta (inteso come verbo), piove in orizzontale, flagella balconi, divelle piante e tegole da quasi tre giorni ininterrotti, e secondo le previsioni andrà avanti più o meno fino a maggio, quindi mi sveglierei con il buio anche alzandomi a mezzogiorno.
è tipo abitare a tromsø, se non fosse che in questo momento a tromsø non piove (lo so perché ho accesso a una webcam puntata sulla cattedrale dell’artico; fra le altre cose, vi siete mai chiesti perché è pieno di fote della cattedrale dell’artico vista da fuori, ma quasi nessuna dell’interno? ve lo dico io: l’interno è piuttosto deludente) mentre le temperature si aggirano fra i 6 e i 9 gradi in entrambi i posti.
ma tanto non ho molto da fare se non rassicurare piccettino, mandare messaggi di richieste di soccorso agli ufi e provare tecniche avanzate di smaterializzazione (che non funzionano granché).
sarebbe il momento ideale per viaggiare (è sempre il momento ideale per viaggiare), non fosse che quando è il momento ideale in genere non ho soldi, non ho tempo, oppure c’è in corso una pandemia planetaria e, per quanto non ami alla follia homo sapiens, non voglio contribuire in prima persona a far vincere i virus. ci sono momenti in cui ha senso tifare per la specie meno intelligente e meno adattiva (perché è evidente che in questa cosa l’underdog è homo sapiens).
la sera accendo il camino, apro delle bottiglie di vino a caso e provo ad attraccare alla iss con una spacex.
in caso di successo, apro una nuova bottiglia.

sabato 19 settembre 2020

sta ufficialmente per cominciare l’inverno, tra poco arriverà la stagione delle piogge, ma in casa c’è ancora quella temperatura per cui se stai solo con la maglietta fa freddo ma se metti la felpetta fa caldo. 
quindi passi il tuo tempo a mettere e togliere la felpetta: metti la felpetta, togli la felpetta, metti la felpetta, togli la felpetta, e se non stai attento va a finire che impari il karate. 
nel frattempo un team di scienziati ha annunciato di aver rilevato tracce di fosfina nell’atmosfera di venere, il che potrebbe essere connesso con la presenza di vita sul pianeta. 
io non mi stupirei affatto se trovassimo tracce di vita nel sistema solare. 
quello che davvero mi stupirebbe sarebbe trovare tracce di vita intelligente. 
a partire dal pianeta terra, dico.

sabato 29 agosto 2020

sono giorni di attesa.
tendenzialmente sono molto bravo ad aspettare. è una delle poche attività che mi riescono bene perché richiedono una sola grande abilità, restare lì e non fare niente, e io sono cintura nera di restare lì e non fare niente.
nel frattempo diluvia e fa freddo, le strade sono invase da fiumi di fango e alberi, e c’è aria di inverno.
è un peccato perché con l’estate e il bel tempo potrei ispezionare le prealpi del canton ticino, un’esperienza che un copy con un po’ di inventiva riassumerebbe con “molto forte, incredibilmente ticino” *, supervisionare i rifugi, controllare che negli acquedotti mettano l’eucalipto al posto del cloro (così uno apre il rubinetto della cucina e gli esce direttamente la ricola liquida), prendere appunti sulla morfologia del territorio (anche se ho dei dubbi sulla pronuncia italiana di “gneiss”), e leggere il futuro nei movimenti degli scoiattoli.
è una cosa che mi piace, come si evince dalla mia espressione felice nella fota qui sotto scattata mentre sto guardando casa (forse per apprezzarla del tutto potrebbe essere necessario ingrandire leggermente la fota), anche se non mi paga nessuno.
ma comunque ormai piove, e se ne riparla l’anno prossimo.
tanto, da quello che leggevo negli scoiattoli, il futuro non prometteva niente di buono. 
e anche il presente non è che sia poi tutto questo granché.


* caro copy, quando copyerai questa cosa, per favore, mandami una fornitura di mendoza malbec single vineyard las compuertas, lo trovi alla coop di lugano. grazie.

lunedì 10 agosto 2020

sono sulla tolda a guardare il cielo e ad aspettare una stella cadente. fortunatamente è notte, quindi ho delle possibilità in più.
ovviamente non sono qui per esprimere dei desideri, il desiderio è fonte di dolore e io sto cercando di raggiungere il nirvana, o per lo meno una conclamata atarassia. sono qui solo perché mi piacciono le stelle cadenti, non credo sia un crimine.
uno dei miei metodi preferiti per il raggiungimento del nirvana è la meditazione extracorporea.
il trucco è allontanare la mente dal mondo della materia e trovarsi una sistemazione fuori dal proprio corpo, in modo da poter meditare senza impedimenti fisici.
in pratica, quando succede, mentre tu stai meditando, il tuo corpo è da un'altra parte a bere birra.
nel frattempo sono cominciati i mondiali di snooker che, per motivi di natura fiscale, posso guardare solo in tedesco.
lo snooker è uno sport tipo il biliardo, in cui giochi finché non sbagli. se invece sta giocando il tuo avversario, stai seduto e aspetti che sbagli. prima o poi sbagliano tutti.
credo ci sia una metafora in questo, ma non sono del tutto sicuro.
sbagliare può costare carissimo, ed è per questo che quando un giocatore sbaglia, deve fare finta di niente mentre i suoi organi interni implodono (davvero, guardate il linguaggio corporeo, si vede) e il suo cervello va in crash per un periodo indefinito (che può durare da pochi secondi a un paio di anni).
è uno dei pochi sport dove non serve avere un preparatore atletico ma è indispensabile avere uno psicologo e una vetrinetta bar a portata di mano.
io arrivo a casa dal lago, ceno con due uova strapazzate, dei filetti di acciughe arrotolate e una mozzarella scaduta, metto sullo stereo la sonata 128 nella partitura per motore a scoppio e tergicristallo elettrico e mi dedico agli hysteron proteron.

mercoledì 29 luglio 2020

allergia level: se dovessi finire in cronaca nera mi aspetto che i miei vicini commentino "era un bravo ragazzo, starnutiva sempre".
nel frattempo sto studiando un percorso che mi porti fuori dalla galassia entro i prossimi sette eoni.
il fatto è che i viaggi interstellari richiedono tempo.
da qui alla stella più vicina, ammesso di riuscire ad accelerare fino alla velocità della luce, passano 4,22 anni luce. sempre meno di quanto si aspetta in un ospedale per una visita pre ricovero, ma è comunque un sacco di tempo.
e poi, finalmente è arrivato il grande caldo.
il grande caldo qui dura due settimane l’anno ed è il periodo in cui ci sono 32 gradi, inframmezzati da temporali mostruosi che abbattono la temperatura come farebbe un freezer con una partita di sushi in sospetto di anisakidosi, ma poi, finita la pioggia, c’è un’umidità che il nord est del brasile in confronto è l’islanda.
peraltro, quando c’è la pioggia, si dice che piove, voce del verbo piovere. ma quando c’è il temporale? qual è il verbo del temporale? perché questa discriminazione? black clouds matter.
ho approfittato del fatto che ci sono gli incentivi statali per la demolizione dell’auto e ho iniziato dalla marmitta.
credo di avere sbattuto contro degli ufi, o comunque degli oggetti non identificati (non so bene se volanti o meno, il volante ce l’avevo io), e la marmitta se l'è presa a male.
non le fanno più le marmitte poco suscettibili di una volta.
però ho già ordinato un’auto ibrida (metà auto, metà stufa elettrica), che ad ogni modo devo ancora pagare, un’auto così sportiva che passa da zero a cento in 0,3 secondi. a patto che tu la lasci cadere in caduta libera da molto in alto.

martedì 7 luglio 2020

sto riflettendo sulla sottile differenza fra automotive e locomotive mentre sono seduto su una panchina in una stazione di provincia a caso.
aspetto un treno con in mano un libro del delay lama, l’autorità spirituale che ti insegna a praticare la pazienza e la compassione quando il tuo treno è in ritardo.
in giapponese si usa il termine “shouganai” per indicare qualcosa su cui non si ha controllo e che non può essere evitato perché non si può far nulla per cambiare la situazione.
la comprensione che il più delle volte il nostro destino non è nelle nostre mani è un sentimento che si ritrova quasi identico in molte culture differenti, ad esempio nell’arabo con “inshallah” o nell’italiano con “trenitalia”.
devi accettarlo semplicemente perché non puoi fare altro, se non passarci attraverso e uscirne in pace.
è anche il mio atteggiamento verso la vita, in ogni caso.
nel pomeriggio decido di aggiornare il mio curriculum inserendo skill come una certa predisposizione per l’ordine nelle librerie (se vi piace l’effetto esplosione nucleare), la capacità di accelerare il tempo intorno a me mentre leggo, l’abilità della valutazione del rischio mentre mi immergo nell’acqua fredda del lago e la glossolalia, specie quando mi faccio male.
la sera vado a mangiare in una toasteria che si fregia dell'esotico nome di “più toast che nient” e scopro che esistono cose tipo toast con speck trentino affumicato al legno di noce grezzo, provola lavorata a mano con latte vaccino di lucy, una deliziosa mucca della provincia di catanzaro (foto sul menu), zucchine biologiche grigliate e aromatizzate all’olio extravergine di oliva dei frantoi dell’alta liguria, crema di noci; pane a scelta fra bianco, segale, biologico con semi di lino, antica ricetta toscana del 1600 tramandata da un antenato del barista.
finora avevo sempre pensato che il toast fosse composto da prosciutto e formaggio, mentre il massimo del toast gourmet fosse prosciutto, formaggio e tre sottaceti scaduti nel 2007, quindi forse devo aggiornarmi.
mentre cerco di tornare a casa si alza un forte vento che fa cadere tutte le piante del balcone e mi trascina in un posto dove ci sono la strega del nord, la strega dell’est, la strega dell’ovest e bastioni gran sasso.
il mattino dopo mi sveglio nel mio letto, con il mal di testa e una inspiegabile voglia di tornare in kansas.
poi mi ricordo che non sono mai stato in kansas e che prima o poi qualcuno dovrà pur tirare su le piante.
allora spiego ai gatti come fare e torno a dormire.

domenica 28 giugno 2020

piove. non piove. forse piove. diluvia. non piove. un raggio di sole. piove.
troppe emozioni. e tutto in neanche venti minuti.
sono due settimane che le divinità climatiche hanno scientemente deciso di seguire una programmazione da montagne russe, oppure sono in evidente stato confusionale.
opterei per la seconda ipotesi.
per trovare nuovi stimoli provo a sorprendere il gatto con una presa elson, ma il gatto è preparato e risponde con una presa schuko, e io all’improvviso vengo folgorato da una rivelazione che potrebbe cambiare le sorti dell’intero pianeta (adesso non so bene se in meglio o se in peggio, ma non è questo il punto) e per evitare di dimenticarmela decido di segnarla su keep (che è l’unico programma di videoscrittura su cui attualmente mi è permesso scrivere) di fianco alla lista della spesa, ma in quel momento mi ricordo che devo ancora comprare gli yogu, anche se io in realtà non amo gli yogu, ma dovrei mangiarli lo stesso (o almeno così dice il mio medico), poi penso che il mio medico in realtà mi dà i suggerimenti che avrebbe potuto darmi mia nonna, solo con parecchia competenza in meno di quella che avrebbe avuto mia nonna, quindi potrei forse risparmiarmi gli yogu, che va bene che non è tutto questo risparmio, ma visto che le prospettive lavorative sono rimanere inoccupato per i prossimi tre decenni, risparmiare 0,87 euri mi farà diventare incredibilmente ricco e dovrò comprarmi un deposito dove stoccare tutti questi centesimi risparmiati, però forse lo yogu alla fine è meglio del deposito, che non te lo puoi neanche mangiare, quindi adesso sono piuttosto confuso su quello che dovrei comprare o non comprare e mi sono completamente dimenticato della rivelazione importantissima che avrebbe potuto salvare il mondo (magari no, ma non è questo il punto) e continuo a leggere libri e rimanere catatonico esattamente come durante la quarantena, solo che mi sa che adesso non ho una buona scusa per farlo.
per risolvere il problema mando un cv al ministero della difesa in cui decanto le mie capacità di mediatore fra la specie homo sapiens e gli ufi di passaggio sul pianeta, ma inspiegabilmente non ottengo risposta.
forse devo lavorare di più sulle mie capacità di marketing (per adesso ho lavorato molto sul concetto di posizionamento, e ho stabilito che il miglior posizionamento possibile è sul divano).
il resto del pomeriggio lo passo contando le ragnatele sulle travi del soffitto, poi apro una birra e vado a fresarmi i neuroni.

mercoledì 17 giugno 2020

stavo guidando su un fiume dietro a un autobus della posta (è complicato da capire se non abitate alle latitudini giuste), quando un tergicristallo decide di migrare verso climi più secchi (qui l’unico modo di parlare di climi secchi è quando la pioggia cade a secchi. praticamente quello che succede da tre settimane).
per lo meno sono sicuro che si sia mosso (in effetti, che altro dovrebbe fare un tergicristallo?).
da qualche tempo, mentre sono tranquillo a casa, vedo muoversi delle cose ai margini del mio campo visivo, come se passassero dei volatili o se la materia alla periferia dei miei occhi vibrasse all’improvviso. poi mi giro, fisso lo sguardo, ed è tutto fermo.
devo capire se sono gli ufi o se è la solita perturbazione quantistica degli atomi.
nel frattempo di cerco di fare meno cose possibili, secondo gli insegnamenti del wu wei e di suo fratello orzo wei.
è una delle cose che mi riescono benissimo, anche se attualmente non ricordo le altre.
secondo il mio maestro di meditazione (un airone cenerino con cui mi trovo due volte a settimana), per occupare correttamente lo spazio devo percepire il mio corpo esterno molto grande, mentre il corpo interno scivola e si scioglie.
mi sa che devo mettere in nota di prendere un corpo di riserva, perché attualmente ne ho solo uno.
poi cerco di visualizzare il grande disegno.
avete presente quella sensazione per cui dopo un po’ di incertezza e indeterminazione tutti i pezzi della vostra vita si incastrano perfettamente?
quando finalmente trovi un senso a tutto quello che hai fatto prima e finalmente vedi un percorso razionale che ti ha portato fin dove sei arrivato e che ti guiderà verso una meta?
quando tutto finalmente si sistema e ogni cosa va al posto giusto?
perché io no, eh.

lunedì 1 giugno 2020

stavo fluttuando fra due piastre, sospeso nel vuoto, per cercare di verificare l’effetto casimir (non sto perdendo tempo, è una condizione necessaria per ottenere una maionese con una viscosità accettabile), quando il mio ipotalamo viene interrotto dalla pubblicità di un set di pentole (che è composto da sei game di pentole, credo).
le pubblicità sono particolarmente invasive, oggigiorno.
spesso vedo annunci di vendita per piastre a induzione.
spero sappiate tutti benissimo che sono delle truffe e che il fatto che una piastra ad induzione abbia funzionato una volta non garantisce affatto che funzioni la volta dopo.
già carl gustav hempel aveva notato che anche se io vedo n milioni di corvi neri, niente mi garantisce che il corvo n milioni +1 sia anch’esso nero.
bertrand russell, per ribadire il concetto, si è messo nei panni del tacchino statunitense che viene amorevolmente nutrito ogni mattina e per questo si aspetta che anche il giorno dopo accada la stessa cosa, ma poi arriva il giorno del ringraziamento.
per quanto sia alto il numero di casi in cui la piastra funzioni, non si può affatto prevedere se funzionerà anche il tentativo successivo.
meglio comprarsi una piastra a deduzione, oppure, se ci si sente particolarmente creativi, una ad abduzione (che non è detto che funzioni, ma magari si scopre che era un forno a legna).

venerdì 22 maggio 2020

secondo gli scienziati, il nostro universo è nato da una singolarità.
questo prova definitivamente la superiorità della singolarità rispetto alla coppia, quando si vuol far nascere qualcosa. per lo meno nel nostro universo.
non so come si comportino gli altri universi (ho già difficoltà a capire il mio), spero solo che se si comportano male ci sia qualcuno a sgridarli.
stavo disquisendo con martinanavratilova sul concetto di centrotavola (per qualcuno è un concetto puramente matematico, per altri ha un significato fisico, o topologico, o un punto di equilibrio se sei un surfista, sta di fatto che eravamo in disaccordo) quando una volpe decide di passare per il giardino.
così, senza metterci d’accordo prima sull’orario, senza neanche darmi il tempo di coltivarmi una rosa, disegnare una pecora o di provare a guardare con il cuore (io ho provato a guardare con il cuore, ma ho il sospetto che finché rimane dentro la cassa toracica non veda moltissimo. d’altra parte non credo sia consigliabile levarlo da lì).
io dovrei fare cose intelligenti, tipo trovare un lavoro, diventare ricco, trovare il senso della vita (per ora propendo per un unico alternato, ma non ne sono sicurissimo), portare la pace sul pianeta e imparare ad usare meno parentesi, ma sono troppo occupato a dormire e a parlare con le volpi, non è che posso fare tutto io.
a un certo punto rimango a fissare il pavimento in attesa di un’illuminazione.
fissare il pavimento non è un’attività del tutto oziosa, come vi saprebbe dire con certezza un piastrellista.
ad ogni modo, l’illuminazione richiede tempo. soprattutto perché non sai mai quando arriveranno i tecnici enel.
e se non hai l’illuminazione fissare il pavimento è difficile, perché mica lo vedi, insomma è una faccenda molto complicata, così decido di uscire in balcone.
solo che, visto che ora si può uscire senza permesso (un po’ come quando finalmente hai compiuto dodici anni) e senza che nessuno in giro ti arresti, ovviamente piove.
rientro in casa, mi infilo il mio costume da monciccì idrorepellente poi torno sul balcone a verificare il coefficiente di scioglimento della plastica.

sabato 9 maggio 2020

mi ha nuovamente contattato la congrega dei viaggiatori dell’iperspazio, una religione che afferma che la via per la salvezza passa attraverso il raggiungimento di record nel pinball di windows.
occhei, è una religione un po’ datata, ma rispetto a molte altre è nuovissima.
io invece gioco a scacchi contro il computer (programmato in modalità “bambino di 4 anni con disturbi cognitivi”) e a carte contro piccettino (però devo tenere le carte io, perché mancando di pollice opponibile, lui cerca solo di mordicchiarle oppure di vomitargli sopra).
in tutto questo, a volte vinco, a volte perdo, a volte piove.
poi ogni tanto mi siedo sul pavimento e parlo con la parete.
il più delle volte non mi risponde, ma tanto, anche quando mi risponde, non è che abbia tutte queste idee illuminanti.

lunedì 27 aprile 2020

è un periodo in cui molti si sentono bloccati in casa, e soffrono a non poter uscire.
è comprensibile, ma una possibilità di cui ci dimentichiamo spesso è che possiamo sempre fare dei viaggi astrali.
il viaggio astrale è un’ottima soluzione se volete viaggiare senza mettere in pericolo la vostra salute e non sfidare nessun divieto.
se non l’avete mai fatto, nessun problema: ecco le istruzioni per un corretto uso dei viaggi astrali

prepararsi per il viaggio astrale
la prima cosa a cui pensare è procurarsi un biglietto astrale. io vi suggerisco di evitare le compagnie astrali e fare tutto su internet, sarete più indipendenti e non avrete sorprese su quello che acquistate.
un’altra precauzione è aver cura di preparare una piccola valigia astrale (va bene anche uno zaino), ma non troppo ingombrante: portatevi giusto un ricambio per sicurezza, un passaporto astrale, degli occhiali da sole, un buon libro, e non dimenticate il biglietto.
alcuni sostengono che sia necessario acquistare una assicurazione astrale, io credo che questo non sia tassativamente necessario, dipende da dove avete intenzione di andare e per quanto tempo avete deciso di stare via.

allontanare l’anima dal corpo
usate il potere della mente per procurarvi uno stato ipnagogico ma rimanete consapevoli. la sensazione è simile a quando alle medie vi spiegavano le equazioni di terzo grado. finché rimanete in questo stato l’anima si potrà allontanare senza traumi.
alcuni riportano come una sensazione di vibrazione dell’anima, prima di allontanarsi dal corpo. questo si ottiene nelle impostazioni, spostando la suoneria dell’anima da “attiva” a “solo vibrazione”.
dite al vostro corpo che vi volete prendere un periodo di riflessione. 
se il corpo reagisce male, fate litigare anima e corpo: se insultata sufficientemente, è anche possibile che a un certo punto l’anima si allontanerà da sola, piuttosto irritata.
in caso abbiate ancora problemi, mostrate alla vostra anima un arbitro che estrae un cartellino rosso.

esplorare il piano astrale
quando la vostra anima si sarà allontanata, potrete esplorare l’intero piano astrale in cui vi trovate.
se volete cambiare piano astrale vi basterà prendere le scale astrali o l’ascensore astrale.
su alcuni siti trovate le dieci cose migliori da fare su un piano astrale, io qui ne suggerisco alcune, tipo provare un piatto locale (ma ricordatevi che il vostro corpo avrà comunque fame, dopo), una passeggiata in centro (senza il fastidio di dover per forza camminare), un museo e, perché no, una buona nuotata in relax (se non sapete nuotare va bene lo stesso, tanto l’acqua astrale non è pericolosa).

alcuni consigli
in caso troviate un controllore astrale, niente panico, basta mostrargli la ricevuta dell’acquisto del biglietto astrale (non perdetelo, oppure vi toccherà pagare una multa astrale).
ricordatevi di tornare sempre nel vostro corpo con una buona scusa, sennò poi rischiate che il corpo chiederà il divorzio. una volta che saranno legalmente separati, il corpo potrà prendersi una nuova anima più divertente della vostra, e questo darà luogo ad alcuni problemi di identità che sarebbe meglio evitare.
lasciate sul vostro corpo un biglietto per facilitarvi il rientro, come ad esempio “torno subito” o “anima mia, torna a casa tua”.
non è necessaria alcuna autocertificazione. se qualcuno ve la chiede, con tutta probabilità è un truffatore. non esitate a contattare gli uffici della polizia astrale.

lunedì 20 aprile 2020

il lago in questa stagione è piuttosto placido (in inverno invece è domingo, le mezze stagioni non ci sono più, tranne che sulle pizze), lo guardo dalla finestra e sembra così tranquillo, come l'universo (l'universo è un posto molto tranquillo, se uno evita le zone galattiche abitabili. sono decisamente poche per le forme di vita a base carbonio).
non piove da eoni ma non si vedono ufi in giro. questo non vuol dire che non ci siano, visto che sono maestri di tecniche di camouflage e occultamento.
il comitato centrale per le attività di sorveglianza del pianeta ha programmato una missione di controllo del territorio in cui i compiti principali che mi sono stati assegnati sono:
- osservare e riportare anomalie dei sistemi di propulsione
- segnalare eventuali attività ostili di ufi crudeli
- trovare delle birre
non necessariamente in quest'ordine.
ma è sempre meglio essere prudenti, ecco perché ho installato dentro il mio cervello un centro di controllo missione composto da esperti e personale di supporto che possono intervenire in caso di emergenza, e gestire le sequenze di preparazione al lancio.
ho assegnato il ruolo di capcom a un avatar di il'ja romanovič prigožin che, per risparmiare sul costo della missione, si manifesta sotto le sembianze di un puffin infilato nella libreria.

capcom: vettore
cervello: go.
capcom: rientro.
cervello: go.
capcom: controllo traiettoria.
cervello: per me go, volo.
capcom: telemetria.
cervello: go.
capcom: autoontrollo.
cervello: go, volo.
capcom: guida e navigazione.
cervello: go, volo.
capcom: extraveicolare.
cervello: go.
capcom: medico.
cervello: loal. vabbè, go.
capcom: recupero.
cervello: go.
capcom: gioco da tavolo.
cervello: go.
capcom: tutti i sistemi sono go, siamo autorizzati a lasciare il divano.

essendo attualmente impossibilitato ad esplorazioni a lungo raggio, mi concentro su casa e giardino.
non pensiate sia un’attività inutile, è difficile trovare degli ufi, specie se non vogliono farsi trovare. spesso si nascondono nello spazio (trovate voi un’astronave di pochi angstrom in salotto, se siete capaci. specie se non avete un salotto), ma questo non è niente, in confronto a quando si nascondono nel tempo.
quando invece ho del tempo libero programmo pellegrinaggi in luoghi sacri, tipo l’abbazia di lindisfarne, bletchley park, la spiaggia di saksun, san galgano e frankfurter allee (è la via dedicata a francoforte sul meno, da non confondere con quelle dedicate a francoforte su altre operazioni matematiche).
la sera metto sullo stereo my funny valentine (versione di elvis costello ma nella partitura per tostapane e spazzolino elettrico), mi preparo una tanica di gin tonic e mi nascondo nella dispensa.

venerdì 10 aprile 2020

devo aver sentito da qualche parte che bisogna restare in casa perché altrimenti c’è il rischio di morire e di fare del male agli altri.
è una precauzione con cui mi trovo perfettamente d’accordo.
in realtà trovo che sia valida sempre, ogni giorno della tua vita, fin da quando nasci. ma devo essere uno dei pochi.
da quello che ho capito, in questo particolare periodo storico c’è una possibilità su cinque di essere contagiati da un’influenza, e quelli che verranno contagiati hanno circa tre possibilità su cento di morire (non ho idea di quanto sia la possibilità risultante, per i motivi che vi saranno chiari fra poco).
sta di fatto che la mia probabilità globale di morire, da quando sono nato, si attesta già intorno al 100% (spiace dirlo, ma anche la vostra), e insomma, ci sono abituato, non vedo perché tutto questo clamore adesso.
in ogni caso, se degli esperti mi dicono che devo fare qualcosa, io faccio sempre come dicono loro. perché sennò potevo fare a meno di pagare degli esperti, studiare moltissimo tutte le materie del mondo e diventare esperto io. ma purtroppo non si possono studiare tutte le materie del mondo. e comunque sono pigro.


(intermezzo)
uno dei problemi di questo pianeta è che nessuno (a parte noi pigri, dico) ascolta gli esperti. perché sono noiosi, parlano di cose così complesse che gli stessi esperti ci hanno messo anni a capire, e spesso stanno ancora cercando di capire meglio (sennò non ci farebbero ricerche sopra).
un altro problema è che gli esperti sono ancora arrabbiati perché mentre loro si facevano anni di università per diventare esperti, gli altri andavano al bar a bere e divertirsi, e nonostante quello adesso guadagnano più di loro. e allora se adesso riuscissero a farsi dare qualche soldo in più sperando che non vada a quel collega antipatico, non è che gli farebbe del tutto schifo.
un terzo problema è il fatto che spesso chi riporta le cose che dicono gli esperti non sono gli esperti stessi, che non ci si può neanche fare un bel titolo su un giornale con quello che dicono. quindi lo fanno delle persone che vengono pagate non in base a quanto riescano a spiegare le cose che pensano gli esperti (abbiamo già stabilito che è altamente improbabile e difficilmente quantificabile), ma in base a quanto riescono a vendere spazi pubblicitari mentre vi parlano, e allora uno fa prima a inventare. 
riassumendo, la gran parte dei problemi di questo pianeta è che è popolato da homo sapiens.
(/intermezzo)


comunque occhei, non ho nemmeno un lavoro, quindi non mi costa niente restare a casa, e rinunciare alle attività che adoro fare all’aperto o in condivisione, tipo: uscire di pattuglia a cercare gli ufi, giocare a tennis tavolo, fare una passeggiata nel bosco e guardare il lago dall'alto, travestirsi da duca di brunswick-wolfenbüttel, bere molto con gli amici, mangiare la pizza, prendere degli aerei.
in più, un sacco di cose si possono fare da casa, tipo: leggere libri bellissimi, guardare internet, mangiare, dormire moltissimo, bere molto senza amici, tararsi sul fuso orario di capoverde (gmt-1) e anche fare attività fisica.
l’attività fisica è molto importante. a tale proposito, oggi vi illustrerò un allenamento ideale fatto di nove semplici esercizi, sia per uomini sia per donne, che potete fare tranquillamente da casa. poi fatemi sapere com'è andata.

planck
per eseguire il planck dovrete fare un movimento costante che libera molta energia, in funzione della frequenza con cui lo effettuate. non è fondamentale quali movimenti dobbiate fare, ma piuttosto quanti.

planck laterale
giratevi alla vostra sinistra, chinate il busto, appoggiatevi ad una scala di planck ed arrivate ai limiti delle leggi fisiche. il tempo di esecuzione è abbastanza alto.

planck inverso
sdraiatevi supini, poi calcolate la lunghezza di planck a partire dall’energia di planck. ricordatevi di respirare

allenamento gag
posizionate i piedi ad una larghezza molto maggiore rispetto alle spalle, raccontatevi delle barzellette brevi

squat
strisciate da terra verso il divano tenendo le braccia ben piegate e cercate di scacciare il gatto. durante tutto l’esercizio mantenete la schiena diritta e l’addome ben contratto per proteggere la schiena

abduzione dell’anca
per questo esercizio avrete bisogno di un piccolo aiuto esterno. sdraiatevi su un fianco, chiamate degli ufi e fatevi rapire la parte della regione anatomica che unisce la regione pelvica, alla coscia. dovete anche sapere che se la premessa maggiore è certa, mentre la premessa minore è probabile, anche la conclusione è soltanto probabile

sessioni di crunch
slanciatevi sulle punte e reperite un pacchetto di crackers in fondo alla dispensa. sgranocchiatelo sul tappeto, avendo cura di levare i crackers dall’involucro di plastica

military press
afferrate un microfono e posizionatelo di fronte a voi all’altezza delle vostre spalle. asserite che tutto andrà bene, che portate pace e democrazia e siete lì per proteggere la popolazione. se non vi credono, fategli sparare addosso

jumping jack
piegate i vostri avambracci in direzione della tastiera, selezionate i rolling stones dal vostro menu musica. schiacciate play con una leggera pressione dell’avambraccio e saltate ripetutamente sul tappeto

sabato 28 marzo 2020

io e martinanavratilova giochiamo a un gioco da tavolo che funziona grossomodo così: uno legge un nome da una apposita lista e l’altro deve decidere se è un nome di un medicinale o di un personaggio di tolkien.
il vincitore avrà diritto a un viaggio premio nella terra di metz, e una fornitura di nani da giardino (da non confondere con i nani di tolkien (tolkienani)).


dire quasi la stesa cosa
di amedeo w. minghi *

quello che sta accadendo oggi al signore degli anelli, al netto delle polemiche gratuite, non è altro che la continuazione di quel rinnovamento dell’opera di giovanni ronaldo ietro tolkien, in un certo senso detradizionalizzante, che da tempo chiedevamo.

nel nostro libro “perché devi tradurre così, non puoi trovarti un altro hobbit?” (scaricabile gratuitamente da questo sito con un’avvertenza: poiché non amiamo usare merce soffice di proprietà dei dirigenti della valle del silicio, nell'area della baia di san francesco, né fare ulteriori favori a mino cancelli o stefano lavori, non perdiamo l’occasione di raccomandarvi di utilizzare della merce soffice con sorgente aperta), avevamo già evidenziato alcune criticità delle vecchie traduzioni (ben quattro e non una unica come comunemente si crede) e la necessità di svecchiare il linguaggio e ritrovare l'importanza della corretta interpretazione dell'etimologia dei toponimi e dei nomi propri.

del resto, non è una novità che un'opera necessiti di una nuova traduzione, è già successo ad esempio con la serie di enrico vasaio, in cui, nonostante il breve tempo passato dalla pubblicazione si avvertivano istanze di ammodernamento che coinvolgevano tutta la saga della scuola verruchedimaiale, soprattutto legate alla resa dei nomi.

essendo un profondo conoscitore dei lavori di fatica (avendo fatto l’operaio, il barista e lo scaricatore) posso dire con certezza che la professionalità e l’esperienza non hanno fatto che giovare alla nuova traduzione ora in commercio, grazie ad un’attenta e profonda riflessione sull’etimologia, sui registri linguistici, sulla fedeltà all’originale.
non c’è bisogno di scomodare il professor romano di giacomo, che nel suo modello di funzioni del linguaggio sottolineava la funzione fatica, oltre a quella conativa, emotiva, poetica, metalinguistica e referenziale, per capire che il nuovo signore degli anelli risulta immediatamente più fruibile, ancorato al volere dell’autore, ma non per questo slegato dalla sua dimensione epica, etica, etnica e pathos.

questo scostamento dalla vulgata classica, che ha suscitato reazioni anche violente sulle reti sociali (ad esempio cinguettii irritati, pubblicazioni in faccialibro, o in diari e siti telematici) in realtà non fa altro che ridare lo stato di alta letteratura a un’opera che gli stessi suoi sostenitori precedenti avevano relegato alla categoria di opere di fantasia, quasi fosse un sottoprodotto della narrativa e non una pietra miliare della letteratura che meritava una traduzione professionale.
uno dei problemi affrontati, ad esempio, è che in tolkien spesso ci sono versi nascosti nella prosa, proprio come avviene in carlo diavolo (ad esempio quando muore eleonora in oliviero storto), ermanno campo (in moby stronzo), o italo calvino.

ovviamente la scelta più pubblicizzata e contestata è stata la traduzione di forestale, inconsueta, forse arbitraria, ma a mio modo di vedere formalmente corretta, poiché bisognava identificare degli erranti sorveglianti dei boschi, non particolarmente simpatici agli autoctoni, non credo ci fosse scelta migliore, come dimostra, a solo titolo esemplificativo, yoghi, bubu e il forestale fabbri, in cui ritroviamo l’errare (compare e scompare), i compiti di sorveglianza e la dimensione ecologica (la cura dei cestini della merenda), e l’essere inviso alla popolazione autoctona.
in un'altra accezione, seppur mancante della dimensione ecologica, ritroviamo la medesima mobilità, indipendenza e sorveglianza in camminatore, il forestale del texas.

è sicuramente un cambiamento nella visione del mondo (i tedeschi nella loro prosaicità direbbero weltanschauung) ma, per quanto possa suonare strano a chi è abituato da mezzo secolo a leggere traduzioni passate, le scelte, seppur a volte arbitrarie (come sempre avviene nel mestiere del traduttore), risultano quantomeno argomentate, motivate e, in ultima analisi, del tutto convincenti.


* amedeo w. minghi è l’ultima release degli amedeo minghi, un collettivo di scrittori nato dall’esperienza del centro sociale “eric gerets” di tesserete e in seguito alla base dei più effervescenti movimenti culturali del basso ceneri. del collettivo w. minghi ricordiamo ricordiamo il saggio “mary poppins e la destra sociale: un’analisi situazionista sulla decostruzione del mito”, “forma e sostanza stupefacente” di amedeo c. minghi, e “analisi strutturalista da althusser a zio paperone” a firma amedeo f. minghi

mercoledì 18 marzo 2020

avete un buon rapporto con l’architettura? siete appassionati di storia dell’arte e vi infilate in qualsiasi nazione abbia un sito archeologico? vi fermate a guardare philippe daverio in tv, e non solo per capire com’è vestito?
ecco un rapido quiz per testare la vostra conoscenza degli elementi di architettura o, in alternativa, un buono sconto da 2 dinari per il vostro prossimo viaggio in giordania

con ambone si intende:
a. nelle chiese cristiane, la struttura sopraelevata dalla quale vengono proclamate le letture
b. il vescovo che diede inizio alla costruzione della cattedrale di milano
c. una combinazione del lotto per il doppio ambo

il protiro è:
a. una parte del portale di una chiesa
b. un particolare del transetto di una chiesa
c. la cappella votiva ove si recano le squadre di calcio prima di battere i rigori

il termine acanto sta per:
a. una pianta con delle foglie caratteristiche rappresentate nel capitello corinzio
b. una pianta con delle foglie caratteristiche rappresentate nel capitello ionico
c. l’altro nome della torre campanaria, poiché sta sempre di fianco alla chiesa

con cassettone si intende:
a. un motivo di riquadri geometrici ricavati nei soffitti
b. una struttura dell’architrave
c. la madia ove il sacerdote ripone l’abito sacro

rivellino è il nome che identifica:
a. un tipo di fortificazione indipendente generalmente posto a protezione di una porta di una fortificazione maggiore
b. un piccolo shot di una nota bevanda svizzera
c. un calciatore brasiliano

il doccione è:
a. ciascuno degli elementi di grossi tubi o condotti per lo scarico o il deflusso di acque
b. una parte della navata di una chiesa
c. una fonte battesimale in cui l’acqua santa piove dall’alto

l’edicola è:
a. una piccola costruzione a se stante e a forma di tempietto
b. lo spazio ove inserire un quadro sacro
c. una nicchia in una chiesa dove si possono comprare i giornali

il siq è:
a. è un canyon che costituisce l'ingresso principale all'antica città di petra
b. un’iscrizione latina che compariva sui templi e che stava ad indicare “cazzo guardi, mica cambia, resta sempre uguale”
c. un beduino molto magro di guardia alle tombe reali

con il termine frontone si intende:
a. il coronamento architettonico a forma di triangolo
b. la parte anteriore di una statua
c. una statua votiva di san giuseppe, caratterizzata da una fronte molto ampia

il festone è:
a. un elemento decorativo, per lo più a forma di arco
b. un termine equivalente a metopa
c. nel rito cattolico, il locale adibito alle feste durante il periodo del carnevale

il rosone rappresenta:
a. una finestra circolare che abbellisce la facciata delle chiese
b. una colonna tipica del neoclassicismo
c. un fiore molto grosso

il termine gelosia sta per:
a. un elemento divisore verticale simile a un paravento
b. un serramento
c. un’area lontana dalla navata principale ove venivano nascoste le donne, che non avevano accesso alla funzione

con minbar si intende:
a. il pulpito della moschea
b. la fonte ove è possibile purificarsi prima del rito
c. il locale refrigerato di dimensioni ridotte in cui la religione islamica permette di bere bevande alcoliche

un gopura è:
a. la torre monumentale, solitamente posta all'entrata di ciascun tempio indu
b. un elemento di rafforzo delle mura dei castelli medievali
c. il teatro di marionette della bassa bergamasca ove predominano temi spaventosi o horror

il pinnacolo è:
a. un tipo di guglia
b. un sostegno di architrave
c. un gioco di carte

per ogni risposta a segnate un punto, per ogni risposta b segnate 3 punti, per ogni risposta c segnate 5 punti.

da 0 a 15 siete laureati in storia dell’arte e non avete difficoltà a mangiare su un tecnigrafo
da 16 a 50 potevate essere architetti e invece tutto sommato siete persone normali
da 51 a 75 abbiamo qualcosa in comune (tipo io ho lasciato delle marche da bollo all’ufficio anagrafe)
da 76 a 100 forse siete degli ottimi storici dell’arte, ma dei pessimi matematici

lunedì 24 febbraio 2020

ho passato un pomeriggio intero negli uffici centrali della stasi e ho scoperto che le vite degli altri mi interessano, ma solo se sono raccontate bene.
allora ho provato a scrivere questa cosa, che secondo me è molto lunga, e andrebbe letta a piccole dosi (non siamo più abituati a leggere le cose troppo lunghe, e poi va a finire che uno si annoia), e non so neanche se è raccontata bene, ma anche chissenefrega, non la devo leggere io.
trovate il link anche qui di fianco, ma tanto lo so che non guardate i link qui di fianco, quindi volendo potete cliccare anche qui

sabato 15 febbraio 2020

whatsapp
xx: sono a casa di xy, mi sa che funziona male il boiler, non so se sai come si regola. quando vieni tu puoi guardarlo?
io:  il boiler, non ho idea di come funzioni. però se vuoi posso guardarlo
io: non so se guardarlo lo fa funzionare bene, però posso guardarlo anche molto intensamente
xx: cretino

giovedì 30 gennaio 2020

ieri i ladri mi hanno ripulito casa.
sono entrati, hanno visto il casino, hanno pulito vetri e pavimenti, lavato i piatti, messo a posto la camera, poi mi hanno lasciato sul tavolo della cucina un promemoria per ricomprare il cif.

giovedì 23 gennaio 2020

se c'è una cosa che odio, è comprare dei vestiti.
lo faccio il meno possibile, e solo quando è assolutamente indispensabile (ossia quando qualcuno mi punta una pistola alla tempia e mi dice “è ora che ti compri qualcosa”).
in genere uso magliette, jeans e felpe, e l'unico negozio di abbigliamento che abbia mai frequentato di recente è decathlon.
non è pubblicità occulta, decathlon non mi paga per scrivere questa cosa. peraltro credo che nessuno sano di mente possa pensare che io abbia modo di invogliare altra gente a vestirsi male.
però se qualche dirigente di decathlon vuole darmi dei soldi io li prendo volentieri, sia chiaro. sono sicuro che essere sani di mente non sia una qualità necessaria per fare il dirigente.
in ogni caso, questa scarsa attenzione al vestiario non giova molto nelle prime impressioni con gli sconosciuti, me ne rendo conto.
spesso non giova neanche nelle seconde impressioni, ma le prime sono più importanti, specie se stai cercando lavoro.
allora per una volta ho messo un camicia e un maglione, in modo da fingere di essere una persona seria.
solo che, probabilmente per lo shock, mi è esplosa una emorragia sottocongiuntivale all’occhio sinistro e, visto da fuori, dovevo sembrare un impiegato del catasto posseduto da un demone degli inferi o, molto più probabilmente, un demone degli inferi posseduto da un impiegato del catasto (che se ci pensate è di un’inquietudine molto più strisciante).
ma comunque non avevo nessun colloquio, era solo una prova.
quando ne avrò uno probabilmente mi verrà il cimurro.