- come ti vedi fra 5 anni?
- boh, usando uno specchio?
io quella cosa di fare dei progetti, programmare la propria vita, avere delle aspettative, delle ambizioni, delle direzioni da prendere, ecco, non l’ho mai capita.
voglio dire, mi piacerebbe, ma ogni volta che mi fanno quella domanda il mio cervello entra in modalità “mucca guarda treno” e richiama una subroutine di afasia standard.
credo che il problema in realtà sia che tutto quello che voglio, dalla vita, è scomparire.
eppure ogni volta che controllo, sono sempre lì.
è per quello che non faccio mai quelle cose epiche o picaresche che succedono nei romanzi di formazione, quando la gente vuole ritrovare se stessa.
io non ho bisogno di ritrovarmi, sono già lì, non riesco mica a scomparire.
il mio maestro di smaterializzazione dice che il problema di base è che ormai è entrata nella vulgata popolare quella boiata galattica che, se vuoi, puoi.
cioè quella roba che se lo vuoi davvero, lavori duro e fra cinque anni diventi imperatore dell’universo, patriarca di costantinopoli, superman, basta volerlo e crederci abbastanza.
- ehi, ma tizio voleva quella cosa lì, ed ora ce l’ha fatta, vedi? se vuoi puoi
- ma certo, è lo stesso motivo per cui tutti possono vincere la lotteria, no? infatti sono tutti ricchissimi e nati a krypton, basta volerlo abbastanza.
il mio maestro di smaterializzazione dice che non basta volere fortissimamente una cosa perché poi accada davvero.
puoi fregare il tuo cervello, ma non puoi fregare la realtà.
quindi devo lavorare sulle cose alla mia portata, se non posso scomparire, posso almeno cercare uno step intermedio, tipo diventare invisibile. sei sempre lì, il che è una grossa rottura di balle, ma almeno la gente non ti vede.
per adesso mi sto esercitando nei locali affollati: quando voglio bere qualcosa, mi avvicino al bancone e mi viene benissimo.