giovedì 23 dicembre 2021

sono ancora vivo.
devo ancora capire se è una cosa positiva o una cosa negativa, ci sto riflettendo.

arrivo a casa dopo otto ore in un freezer, e il mio sistema motorio si muove all'incirca come robocop, ma molto meno fluido.
hackero la manopola della caldaia e mi butto sotto la doccia dove, a causa della nuova temperatura, non esce acqua ma un getto di vapore che satura il box doccia lessandomi all’istante.
poco dopo esco nuovamente di casa per comprare dodici gradi di latitudine sud e un litro di braulio, mentre il mio cervello è perennemente settato in una combinazione in cui l’area di wernicke sta cercando una strategia comunicativa per convincermi a fermarmi al bar e ordinare una birra, e il resto del telencefalo sta contrattando due giorni di ferie (uno e due gennaio) con un suricato immaginario.
nel frattempo provo ad ingraziarmi una divinità del clima a caso, ma ultimamente sono difficili da trovare, e ogni volta che chiami c’è un call center automatico che ti chiede di digitare dei numeri a caso.
come scrive vladimirko joseffson, nel secondo volume della trilogia sul divino “dio si nasconde in tutto il creato: timidezza o vergogna?”, affidarsi alla qabbalah non sempre funziona.

sabato 13 novembre 2021

sono in un baretto a trangugiare in cinque minuti un ottimo panino con la porchetta (io amo mangiare lentamente, quindi dover mangiare un panino in cinque minuti, oltretutto senza l’ausilio dell’alcol, è una specie di suicidio indotto, o anche un’ode alla gastrite incipiente) quando nel mio cervello parte l’inno dei bersaglieri.
ora, il mio cervello è piuttosto aduso a partorire dal nulla pensieri fuori luogo o temi musicali completamente a cazzo, ma fra tutte le cose che può riprodurre (la maggior parte completamente inutili, tra l’altro), la fanfara dei bersaglieri è quanto di più sorprendente e inaspettato potessi supporre, quindi resto interdetto per qualche secondo.
poi capisco che è la suoneria del cellulare di un altro avventore, e mi tranquillizzo.
non che abbia niente contro la fanfara dei bersaglieri, tipo l'altro giorno il mio cervello è partito con “se bastasse una canzone” di eros ramazzotti, e posso assicurare i miei biografi che non ho mai ascoltato eros ramazzotti (scusa eros, non te la prendere), quindi non so bene cosa sia successo, ma l’ho considerato una cosa quasi normale, al pari della sigla dei looney tunes o di altre cose meno marziali*.
nel frattempo, ho cambiato le mie priorità esistenziali ed ora sono più orientato a qualcosa di più raggiungibile nell’immediato. invece di cercare di salvare l’universo, mi sono messo a cercare di capire scientificamente come mettere insieme un brodo (facile dire “tutto fa brodo” se non avete mai provato a bollire un regolabarba) e ripreso una vecchia passione: i libri di viaggio.
visto che sono almeno diciotto mesi che non mi muovo (se non fluttuando in dimensioni alternative piuttosto inconsistenti sul piano materiale) da questo posto, così lontano da dio e così vicino alla confederazione elvetica, durante i periodi di malattia, invece di comunicare con gli ufi, mi metto sul divano a leggere.
adoro i libri di viaggio, specie se contemporanei, o perlomeno di questo secolo. è il mio piccolo guilty pleasure, insieme agli alcolici e all’internazionalismo.
per questo cerco di avere più malattie possibili, è nell’interesse della scienza.

* ciao l., tvb

martedì 26 ottobre 2021

è iniziata più o meno così:

xx: - dovresti scoprire il tai chi
io: - scusa?
xx: - secondo me ti farebbe bene fare un po’ di tai chi
io: - se continui a starnutire non capisco cosa dici

e invece mi sono ritrovato poco dopo, in una specie di magazzino nel bosco, insieme a un maestro nano che è stato qualche anno in cina, un cane, e due o tre signore dall’apparente età di 110 anni ciascuna (poi ho scoperto che in realtà ne avevano solo 80, forse non praticano lo stile yang) a praticare un’arte marziale di dubbia provenienza.
il tai chi, infatti, ha diversi stili.
- lo stile chen, che è quello della differenza, trasmesso dai maestri chen ko e chen crap;
- lo stile yang, il più diffuso, che è quello che ti fa rimanere giovane, come il maestro neil yang;
- lo stile sun, che è quello dell’immobilità, insegnato dal maestro mi sun qi;
- lo stile fu, la cui origine si perde nel passato remoto dell’essere.

il tai chi si basa sulla complementarietà degli opposti (una cosa che ricorda moltissimo i lavori di bohr sulla meccanica quantistica) e infatti quando a niels bohr fu conferito l'ordine dell'elefante (sì, è una cosa che esiste veramente, in danimarca, perché i danesi sono pazzi), scelse come stemma araldico il taijitu, il simbolo taoista basato sull'opposizione dello yin e dello yang.

secondo il mio maestro, il tai chi serve per curare il cancro, spostare i corpi con il pensiero, imparare la medicina cinese, sventare i complotti della scienza ufficiale.
purtroppo, ogni volta che qualcuno pronuncia le parole “scienza ufficiale” un tizio che ha studiato filosofia della scienza muore. in genere quel tizio sono io.

da quanto dice sembra che alternativamente:
1. hanno (in questa frase manca un soggetto, ma non è che serva proprio in tutte le frasi) le cure per il cancro chiuse in qualche cassetto ma non ce lo dicono, perché preferiscono avere della gente morta, invece che avere dei clienti vivi (o almeno è quello che ho capito io).
2. il cancro non si vince con le medicine, ma si vince con il pensiero, l’energia interna (che funziona tipo come lo zio fester con la lampadina), e rinforzando la difesa con la cessione di smalling, kasdorp e calafiori (è sempre possibile che abbia inteso male).
in linea di principio non sono contrario a questi usi del tai chi, a patto che non riguardino me, e a patto di non stupirsi se un giorno il tuo sindaco ordina un tso.

a me, invece, il tai chi mi rilassa.
che è molto meglio che imparare la medicina cinese (tra le altre cose neanche so quella italiana), o spostare corpi con il pensiero (che magari stavano bene lì dove stavano).
in pratica il tai chi che faccio io è una cosa tipo che rilassi i muscoli e fai un movimento per cinquanta volte, e lo fai sempre in maniera diversa, e non capisci mai qual è quella giusta, e a volte non capisci nemmeno se ce n’è una giusta (e spesso neanche capisci se hai rilassato i muscoli o no).
ma, mentre stai lì a catalogare i cinquanta movimenti che hai appena fatto, stai imparando alcune cose fondamentali tipo che a) hai un corpo e b) conviene sempre stare attento a quello che succede al tuo corpo.
e questo per me è rilassantissimo, soprattutto perché mi è chiaro di non avere un cervello, ed è inutile stare attento a quello che succede a qualcosa che non hai.
quindi resto lì a provare le mie posizioni, tipo: la tartaruga che dipinge il ciliegio, il camaleonte nano che afferra il bastone, il panettiere che lancia la farina, mentre il mio maestro dice cose assurde tipo "espandi la testa" o "senti le sfere interne" e dice cose in cinese (cioè, immagino che sia cinese, io mica lo so, il cinese) finché non finisce l’ora di lezione e io me ne torno a casa soddisfatto.
cosa volere di più? occhei, un maestro muto. ma una delle lezioni del tai chi è che non si può avere tutto dalla vita.
perlomeno questo era quello che succedeva prima che cambiassi lavoro. ora purtroppo per via dei turni non posso più farlo, e mi manca da morire. ma una delle lezioni del tai chi è che non si può avere tutto dalla vita.

mercoledì 20 ottobre 2021

per la prima volta in vita mia, per motivi non del tutto dipendenti dalla mia volontà, mi hanno messo dei punti metallici invece del solito filo tipo punto croce della nonna.
questo mi rende una via di mezzo fra un cosplay steampunk e un taccuino ad anelli. ma anche chissenefrega, tanto non durerà più di qualche giorno, non posso neanche farci la maschera di halloween.
il vero problema è che sono di nuovo in lockdown, e quindi non riesco a frequentare le riunioni della terapia di gruppo per laureati in filosofia, un posto sicuro per chi ha dipendenze da teoria della conoscenza e filosofia della scienza, un posto dove si azzerano le differenze fra analitici e continentali, dove puoi tranquillamente citare democrito senza essere deriso o disprezzato, un luogo in cui l’astinenza da popper assume un significato più esoterico, un rifugio dove puoi parlare liberamente delle tue inclinazioni più abiette senza che nessuno ti giudichi, tipo:
- mi chiamo john e sono hegeliano
- ciaaaaao john
e dopo puoi fare ammenda per aver diffuso il platonismo, l’assolutizzazione dello stato e, in generale, per aver contribuito all’ipostatizzazione di concetti astratti nella cultura occidentale.
passo il tempo leggendo libri di viaggio, questionando con papere che sfoggiano un piumaggio di dubbio gusto e inviando messaggi nello spazio profondo. in particolare verso un enorme ammasso di galassie (abell 1367) al cui interno è presente una vasta nube di gas, solo per ricordare agli abitanti che, se proprio non vogliono chiudere il gas quando escono, dovrebbero perlomeno comprarsi dei fornelli con la valvola di sicurezza.
visto che per qualche giorno sono a casa dal lavoro, sto anche cercando un’occupazione più consona alle mie facoltà mentali. per ora sto lavorando all'invenzione di un banner che, se lo clicchi, diventa l’incredibile hulk.

domenica 26 settembre 2021

esco di casa e mi assale un odore di camino a legna.
il mio camino è spento, quindi potrebbe essere la solita allucinazione olfattiva ma chissenefrega, è uno dei miei odori preferiti al mondo.
e comunque ci sono 11 gradi, potrebbe averlo acceso chiunque qui intorno (immaginario o meno. se uno ha voglia di imparare, alla fine capisce che le cose immaginarie non hanno conseguenze meno reali del resto).
il mio maestro di ikebana neuronale (un criceto siberiano che vive su un davanzale a dallas, tx) sostiene che potrei risolvere il problema con un innesto di un nuovo ippocampo, oppure con una specializzazione generale in smaterializzazione.
io non vedo il problema. al massimo lo annuso.
vedo invece un canale tematico dedicato al tennis in cui holger rune e uno hobbit provano a scrivere la storia della terra di metz e, nelle notti limpide, alcune costellazioni che preannunciano l’inverno.
gli ufi mi mandano comunicazioni sconnesse: studi di tassonomia terrestre, ipotesi di multiversi, descrizioni di spedizioni commerciali in accadico (la lingua nata nella città di akkad, assurta a capitale dell’impero perché prima città ad alta definizione).
le comunicazioni con gli ufi sono sempre difficili, in questa stagione.

mercoledì 15 settembre 2021

misuro l’estate nel tempo in cui riesco a non usare il phon per asciugarmi i capelli.
qui l’estate dura circa un mese e mezzo, ed è finita settimana scorsa.
dovrei trasferirmi in un posto più caldo, ma non saprei esattamente come mantenermi.
ogni tanto, prima che finisca la bella stagione, mi ritaglio del tempo per passeggiare nei campi a incrementare le mie conoscenze botaniche (le mie conoscenze botaniche si limitano a: “pianta, erba, fiori gialli, fiori viola” quindi si possono incrementare facilmente) oppure andare al lago a fare un bagno (la mia tecnica per entrare in acqua è: entrare deciso fino a livello coscia, restare lì quindici o sedici anni, poi, quando il lago meno se l’aspetta, entrare e cercare di resistere al freddo per almeno venticinque secondi. dopodiché esco, però mi resta un’incredibile voglia di rientrare. ma significherebbe morire di vecchiaia nel frattempo).

mi sono quasi abituato a dormire random e guidare di notte (se si esclude il fatto che svariati animali selvatici mettono alla prova i miei riflessi sui freni, e comunque cerco di non dormire mentre guido) e nessuno ha più cercato seriamente di picchiarmi (per lo meno finora, ogni giorno è un terno al lotto). fra gli altri effetti collaterali segnalerei la perdita delle più elementari facoltà cognitive, il cervello prevalentemente settato in modalità mordi e fuggi, e frequenti allucinazioni olfattive. per ora ho catalogato:
- colla da barattolo
- cioccolato al latte
- lasagne
- vomito di gatto
- concime
- torta paradiso
- vernice
- malto fermentato (stranamente simile al vomito di gatto, comunque)
- legno di pino
- kebab
non so se secret squirrel stia cercando di dirmi qualcosa, ma nel caso dovrebbe rivedere il codice.

ho calcolato che per smettere di lavorare devo mettere via circa dodicimila euro per ogni anno che mi manca alla pensione.
ho anche fatto una ricerca sul sito inps per capire quanti anni mi mancano, per ora dice che forse potrò avere una pensione nel 2086, ma non è detto.
conto comunque di morire prima, quindi ho calcolato un’aspettativa di vita di quindici anni (la vecchiaia è sopravvalutata): viene 180mila euro, e per metterli da parte dovrei lavorare circa 40 anni e smettere di bere alcolici (che contribuiscono in maniera consistente al mio budget mensile).
qualcosa non torna, ma devo ancora capire cosa.

nel frattempo, piove.
il tempo libero lo passo riempiendo moduli per il lavoro (ogni attività va giustificata con un modulo, devi riempire un modulo anche per riempire un modulo, hanno implementato una procedura di moduli ricorsivi per cui devi forzatamente farli nel tuo tempo libero), leggere libri sul declino dell’universo e dormire.
solo che mentre dormo sogno cose di lavoro, quindi non è granché riposante.
è comunque una situazione temporanea, direi massimo quindici anni.

sabato 24 luglio 2021

anche voi (dico voi come se esisteste fuori dalla mia testa: non so se effettivamente esistiate ma, nel dubbio, fate come se) quando preparate il pollo al curry cantate “curry, curry, things they change my friend, whoa oh”?
beh, io lo faccio.
credo lo facciano tutti, anche se non ne sono del tutto sicuro.
nel frattempo piove.
non che faccia meno caldo, c’è un’afa da far invidia alla stagione delle piogge nel mekong, ma insomma, meglio il caldo del freddo.
mi sono aperto una bottiglia di spinelli (il montepulciano, non la sostanza psicotropa: un vino da supermercato che rappresenta un buon compromesso fra qualità e prezzo, tipo il pelagus), in attesa di gustarmi un superalcolico a scelta, prima di svenire da qualche parte (tendenzialmente sul pavimento, o comunque su una qualsiasi superficie quasi orizzontale).
con il caldo, direi che berrò qualcosa con molto ghiaccio, che so, un irish mist, un cuarenta y tres, un san simone e tonica, un rum e cola, un bombay e tonica. ci starebbe anche gelato e whisky, ma se uso il glenmorangie o l’highland park per il gelato temo che la polizia del whisky possa venire ad arrestarmi.
non che abbia bisogno di incentivi per dormire, ormai mi addormento ovunque, tranne che in auto (anche perché guidare da addormentato non è una scelta intelligentissima (non che io sia intelligentissimo, ma fin lì ci arrivo)).
il lavoro procede benissimo.
finora mi hanno tirato una bicicletta, una testata (non nucleare), un paio di manate (ma mi sono sempre tolto in tempo, quindi nessun danno fisico se si esclude lo stomaco chiuso e la voglia di morire, dico. ma quelle forse c’erano già da prima), e insultato in maniera varia ma, devo ammettere con amarezza, non molto creativa.
trovo che la creatività sia parecchio sottovalutata, ultimamente. è un peccato.

lunedì 12 luglio 2021

mi sveglio e sono le quattro e venti del mattino.
cerco confusamente di capire per quale buffo motivo la mia sveglia ha deciso di suonare a quell’ora, poi provo a rimettermi a dormire.
a quel punto mi ricordo il motivo per cui ho messo la sveglia alle quattro e venti, ed il motivo è che effettivamente mi devo alzare per andare al lavoro.
contemplo le gioie di avere uno stipendio mentre una parte del mio cervello continua a riflettere sulle peculiarità del governo di teodorico il grande, ma senza dimenticare i suoi due successori, teoionico e teocorinzio.
mi verso del succo di mirtillo e spalmo della marmellata sulle fette integrali, mentre martinanavratilova mi guarda con aria interrogativa. poi passo casualmente davanti a uno specchio e mi guardo con aria interrogativa pure io.
per stare sveglio ripasso la formazione dell’italia della finale del 1982 (eh, oh, quella del 2021 non la conosco), saluto il fantasma di rosa luxemburg installato nel terzo ripiano del frigorifero (non mi ricordo mai se i ripiani si contano dall'alto o dal basso) e mi preparo mentalmente per il lavoro, che essenzialmente consiste nell’essere insultato dalle persone.
non è un cattivo lavoro, almeno finché nessuno cerca fisicamente di picchiarti. 
al corso di difesa personale il maestro ci ha tenuto a dirci che l’obiettivo è rimanere vivi, anche se non ci ha spiegato esattamente come (il corso dura due ore, non è che può proprio spiegarti tutto), ma io trovo che rimanere vivi non solo sia sopravvalutato, ma sia anche, soprattutto sul lungo periodo, una scelta irrazionale.
forse dovrei trasferirmi in un universo con un sistema evolutivo basato sulla sopravvivenza del meno adatto, ma sarebbe obiettivamente una scelta troppo intelligente per le mie possibilità.
ho anche molto meno tempo per scrivere, essenzialmente perché svengo non appena arrivo a casa, ma ci tengo a sottolineare che questo lavoro non mi ha cambiato.
continuo ad essere empatico al limite dell’autolesionismo (per facilitare il compito del mio interlocutore potrei iniziare a picchiarmi io: questo effettivamente dissuade la maggior parte dei potenziali aggressori), avere la mente confusa e a indulgere nell’uso smodato di parentesi e di avverbi di modo, quando scrivo.

giovedì 24 giugno 2021

"If you suspect that you suck, you will probably suck. This is called the self-fulfilling prophecy. 
If you suspect you are great, you will probably suck. This is called the Dunning-Kruger effect. 
There’s an obvious deduction to be made here, but you probably missed it"
(Zach Weinersmith)

in una regione dello spazio molto vicina a una grande massa, il tempo scorre più lentamente.
ve ne state lì, un paio di secondi, a riposare vicino a un buco nero, e quando venite via, sul pianeta terra sono passati anni.
la stessa cosa succede quando vi muovete molto velocemente.
viaggiate alla velocità della luce per un paio di mesi, tornate a casa, e tutti sono invecchiati di anni tranne voi.
quindi se volete restare giovani, non vi resta che correre ad infilarvi in un buco nero, potete anche scegliere da che parte dell’orizzonte degli eventi stare.
il mio rapporto con il tempo è complicato, come quello di tutti.
sono vivo, ma non ho molto tempo per rendermene conto, e un debito di sonno che è pari al prodotto interno lordo di un medio stato asiatico.
la mia vita ha preso una piega ancora più smaccatamente surreale: sono stato assunto per un lavoro che si può fare solo in presenza di un grave disturbo dissociativo dell’identità, e prevede esposizioni croniche a situazioni di doppio legame.
però pagano, quindi occhei, servono solo improvvisazione e spirito di adattamento, qualità che non mi mancano.
bisogna solo avere cura di evitare il debriefing.
ho anche ricevuto il vaccino, anche se devo ammettere che ha avuto degli effetti collaterali: appena sono tornato a casa il gatto ha vomitato sul copriletto.

sabato 8 maggio 2021

entro in auto e vengo accolto da un profumo di pizza speck e zola, che è il profumo classico che accompagna la visita spirituale di secret squirrel, quando viene invocata la sua intercessione per motivi di salute.
altri odori con cui secret squirrel manifesta la sua protezione e manda messaggi spirituali:
- amaro montenegro: non stare in ansia
- hamburger: vittoria sul peccato e sulle tentazione
- guinness: non perdere il contatto con le tue radici
- lavanda: ti si è di nuovo aperto l’ammorbidente nel bagagliaio
- logliarello: starnutirai per i prossimi due mesi
nel frattempo sto perfezionando pratiche di riprogrammazione neuronale, smaterializzazione, morte apparente.
so che è brutto dirlo, ma non sempre secret squirrel è attento.

martedì 27 aprile 2021

se c’è una cosa che ho capito di homo sapiens, è che non sa valutare correttamente le probabilità e le statistiche.
ha senso.
abbiamo passato gran parte della nostra vita sul pianeta cercando di evitare di essere mangiati dai predatori, quindi ha più senso che scappiamo davanti a un pericolo in carne ed ossa. se il rischio è statistico, andiamo in confusione.
prendiamo continuamente decisioni irrazionali, anche a nostro discapito, ignorando i dati che abbiamo riguardo a quelle decisioni da prendere, e facendoci convincere da gente che non ha idea di cosa sia la statistica (nessuno studia mai la statistica, purtroppo).
ad esempio io non ho mai studiato né la probabilità né la statistica, ma ho studiato un po’ di retorica, che è l’arte di convincere la gente a fare quello che vuoi tu sulla base di argomentazioni ragionevoli (che è diverso da razionale, infatti in genere sono ragionevoli ma sbagliate. ma tanto nessuno mi dà mai retta).
ora, succede che io abbia a che fare con delle persone (parecchie persone; laddove “parecchie” è da intendersi in senso lato, essendo che da quando c’è coprifuoco e zona rossa non posso vedere praticamente nessuno dato che vivo in un posto in cui non vive nessuno) che non abbiano nessuna intenzione di vaccinarsi perché loro sono furbi, e chissà cosa c’è dentro, loro sì che non si fanno fregare.
allora siccome a voce non gli direi mai niente (in genere non direi mai niente a nessuno, io mi limito ad annuire e sorridere, e in ogni caso nessuno mi darebbe mai retta) ho scritto una lista di motivi più o meno sensati per cui vaccinarsi e una lista di motivi più o meno sensati per cui non vaccinarsi.
una lista che non ha nessun valore scientifico, ma è solo, per l’appunto, ragionevole.
non che voglia leggergliela, questo mai. né che voglia discuterne qui. è solo che a volte mi scrivo discorsi direttamente nella mia testa, e poi conviene che li scrivo anche da qualche parte, sennò rimangono nella mia testa, e già c’è poco spazio.
poi magari serve a voi, nel caso vogliate discutere con qualcuno (io non lo farei, però oh, la vita è la vostra).

motivi per cui vaccinarsi
1. lo dicono gli esperti.
non sono un esperto di vaccini, non ho tempo di diventare esperto di tutto (no, non si diventa esperti di una cosa con una ricerca di 15 minuti su internet), attualmente sono esperto solo di come si raccoglie il vomito di gatto. una volta ero esperto anche di filosofia della scienza, ma conoscere la filosofia della scienza ora mi serve molto meno che sapere come si raccoglie il vomito di gatto, quindi ho dimenticato quasi tutto.
se una comunità di esperti ti dice di fare una cosa, è sensato farla (vi sembrerà strano, ma lo dice anche la filosofia della scienza: se non siete esperti di filosofia della scienza, dovrete fidarvi di me. poi sì, c’è un problema epistemologico per cui gli esperti sono comunque esseri umani, quindi alcuni sono cretini, altri meno, a volte litigano per cose che non capisce nessuno tranne loro, è complicato. ma in genere basta fidarsi della maggioranza della comunità scientifica).
del resto vi fidate anche quando comprate il cellulare, non andate a vedere come funziona ogni suo singolo componente o scassate le balle per parlare con chi ha saldato i componenti, vi accontentate che funzioni e che non vi esploda in tasca mentre siete sul divano (sì, potrebbe farlo, e succede abbastanza spesso. però il cellulare lo comprate lo stesso) e questo introduce il secondo punto.

2. i vaccini non sono pericolosi.
una martellata in testa è pericolosa. una tigre molto affamata di fronte a voi è pericolosa. i vaccini *possono* essere pericolosi (come quasi tutto nell’universo), perché raramente danno effetti collaterali. ma statisticamente sono molto meno pericolosi dei virus.
se cercate la sicurezza al 100%, beh, non esiste.
non c’è niente di così sicuro, l’auto, la caldaia, la vasca da bagno, le scale, il telefono cellulare, hanno tutte una componente di insicurezza molto alta, in genere anche più dei vaccini.
per essere sicurissimi non potete nemmeno rimanere fermi bloccati a letto, visto che la gran parte delle persone che muoiono, lo fanno in un letto. fossi in voi, da domani dormirei sul tappeto.

3. il vaccino ti mette ragionevolmente al riparo dal morire di quella malattia.
al contrario delle altre malattie per cui abbiamo un vaccino da molto tempo, nel caso del covid non sappiamo gli effetti a lungo termine. vero. ma sappiamo che con grande probabilità ti farà sopravvivere ora (che già non è male), e oltre a farti sopravvivere, contribuisce a far diminuire la circolazione del virus, che di conseguenza avrà meno possibilità di mutare e avremo meno probabilità di trovarci fra sei mesi con la variante ascari (una variante incurabile perché il vaccino frena troppo tardi).
peraltro, la probabilità che gli effetti a lungo termine del vaccino siano più dannosi degli effetti a lungo termine del covid è praticamente nulla. e se il covid continua a girare, prima o poi ve lo prendete.
e uno obietta, eh, ma i farmaci da banco ritirati che si è scoperto facevano più male che bene. occhei: i farmaci da banco più usati nell'universo sono il voltaren (che raramente può causare edema facciale, incubi, compromissione della memoria, infarto del miocardio, polmonite, epatite fulminante) e la tachipirina, (che raramente può causare trombocitopenia, shock anafilattico, epatite, insufficienza renale acuta). è tutto scritto sul bugiardino (l’ho copiato da lì).
ma quando abbiamo un dolorino siamo analfabeti e ci prendiamo la qualsiasi purché passi, mentre quando si parla di vaccini siamo tutti albert sabin.

4. vi sarete accorti che la probabilità è il concetto chiave di tutto.
eh, ma valla a dire a roy sullivan, quella cosa della probabilità.
per chi non lo conoscesse, roy sullivan fu colpito sette volte da un fulmine. non lo stesso fulmine, direi, sette fulmini diversi in sette momenti diversi della sua vita. ma è proprio questo il punto, esiste un solo roy sullivan su miliardi di individui (a parte il fatto che lavorare in mezzo agli alberi mentre piove aumenta le tue probabilità di rimanere fulminato in maniera esponenziale), e la vostra probabilità di essere roy sullivan è decisamente più bassa di quella che vi ammaliate.

motivi per non vaccinarsi
1. volete aumentare le vostre probabilità di morire
il che è più che legittimo, ma ci sono molti modi creativi che non coinvolgono altre persone

2. vi sta sulle balle il genere umano e sperate che il virus faccia la sua parte.
posizione che condivido in pieno, per lo meno finché non mi ricordo che sono classificabile come homo sapiens pure io.

domenica 18 aprile 2021

mi scrive la gente che non riesce a vedere gli ufi, e quindi conclude che gli ufi non esistono.
mi spiace, ma il fatto che uno non li veda non significa che non esistano (alcuni concetti tipo quello di “esistenza” o quello di “realtà” sono in apparenza banali, ma possono diventare molto complicati).
ad esempio io non vedo gli autostereogrammi (cioè, non vedo le immagini nascoste), ma non mi sognerei mai di sostenere che non esistono.
e ci ho provato in tutti i modi: avvicinandomi e allontanandomi lentamente, guardandoli di sbieco, con gli occhiali 3d, con gli occhiali da sole (eh, oh, hai visto mai), a testa in giù, con l’aiuto del pubblico, guardando un punto più lontano, convocando un team di esperti nella generazione di immagini, appiccicando il naso all’immagine, diventando strabico, bruciandomi la retina con del laser, ma niente.
ho il sospetto che gli autostereogrammi non vogliano che io li veda.
però c’è un lato positivo: dopo alcune ore di tentativi i miei occhi implodono, io entro in uno stato catatonico assimilabile all’intossicazione da bactrim e smetto di percepire l’universo.
lo considero comunque un ottimo risultato.

venerdì 2 aprile 2021

è tornata la bella stagione (o perlomeno un surrogato, fino alla prossima gelata) e io finalmente posso tornare a lavorare nei boschi. è un lavoro non retribuito, ma fondamentale: mi assicuro che tutto vada bene, parlo con gli animali e con le piante. in pratica fornisco assistenza psicologica e counseling alla natura, che attualmente è un po’ in crisi.
ho una giornata piena di impegni, alle 10 vedo il mio maestro di tai chi (un nano da giardino insospettabilmente elastico), alle 15 ho la riunione con gli scoiattoli, alle 17.30 le prove con il coro di cavedani (è complicato, ve lo spiego un’altra volta).
il bosco è sempre molto affollato, in questa stagione: si sente il frinire degli alberi, lo stormire delle gazze, l’assiolo di chitarra, il bramire dei brahmani, la motosega elettrica (da non confondere con la motgp, che quella è una motosaga), le solite cose.
invece dalla finestra di casa sento in continuazione anche un picchio, e il suo ritmico martello pneumatico (“ritmico martello pneumatico” potrebbe essere un verso di unità di produzione di glf, è anche un endecasillabo, per dire), per non parlare degli asini e della pecora nel bosco (bum).
credo anche di aver risolto il mistero dei massi erratici.
perché errano? (non nel senso che sbagliano, nel senso che se ne vanno in giro senza un motivo apparente).
allora, la mia teoria è che i massi non amino viaggiare, infatti una volta arrivati poi non si spostano più per un sacco di anni. la soluzione è che anticamente c’erano popolazioni di gnomi che spostavano i massi, tutto qui. spostare i massi è una fissa che homo sapiens ha sempre avuto, come sa chiunque sia stato a carnac, a stonhenge o in egitto. beh, ce l’hanno anche gli gnomi, occhei?
i massi non ne sono molto contenti, che ve lo dico a fare.

mercoledì 17 marzo 2021

mi scrive il mio spiderman di quartiere.
ha un paio di ottimi consigli da darmi su questioni di sicurezza, ragnatele inevase e questioni lavorative.
io resto in contemplazione. un atteggiamento che troppo spesso viene scambiato per pigrizia.
a volte posso restare in contemplazione per intere mattinate, un atteggiamento che troppo spesso viene scambiato per sonno arretrato.
mi sto trattenendo per non restare in contemplazione interi giorni, un atteggiamento che troppo spesso viene scambiato per catatonia e causa improvvisi quanto improvvidi tso.
purtroppo homo sapiens non ha granché dimestichezza con l’ascesi.
nel frattempo mi sto allenando nella realizzazione di programmi a lungo termine.
non è una professione di ottimismo, né un’aspettativa per il futuro (che, è bene ricordarlo, non esiste).
i programmi a lungo termine mi piacciono perché hai tutto il tempo di gestire le cose, impari la pazienza, la perseveranza e riesci a mettere tutto in prospettiva.
è ovvio che bisogna affrontare le cose un passo alla volta, ma pensare sul lungo periodo aiuta a calmare lo stress (fateci caso: se non avete niente da fare e la prossima scadenza è fra una decina d’anni, siete molto meno stressati. lo dico per esperienza).
quindi ho deciso di tralasciare tutti gli obiettivi utili tipo trovare un lavoro, diventare ricco, non morire di inedia, studiare cose che potrebbero avere un impatto pratico nella mia vita in generale (la coerenza è importante), per concentrarmi invece su cose assolutamente idiote tipo studiare il turco (ci ho messo cinque anni, ma ora potrei girare per istanbul, entrare in un ristorante, salutare, chiedere un tavolo per quindici e ordinare una pecora, oppure del tè), imparare il tai chi (per arrivare con il tai chi al livello di padronanza che ho del turco ho calcolato che mi servono altri quindici anni di pratica, se non muoio di inedia prima) e alcune tecniche di respirazione (non ho ancora iniziato ma ho progettato un piano di studio di quattro o cinque anni).
dovrei concentrarmi anche sulla scrittura, in questo momento sto meditando di lavorare a delle pièce teatrali per mendicanti di metropolitana, a una nuova traduzione del libro dei mutamenti (in cui ogni copia è diversa dalle altre; ho già detto che la coerenza è importante?) e un contratto di collaborazione con alcune specie aliene in cui si cita esplicitamente il divieto di comparire nel mio frigorifero senza preavviso.
un altro progetto che porto avanti dal 27 novembre (più o meno da quando blogger mi ha cambiato l’interfaccia implementando delle maestose lettere maiuscole ad inizio di ogni post) è usare le prime lettere dei post per scrivere un’espressione di senso compiuto in turco (bu benim), che duolingo traduce mirabilmente in “this is mine”.
questo è il genere di cose che mi danno soddisfazione e di cui voi non vi accorgereste mai, se non mettessi un’immagine esplicativa (oddio, forse ve ne accorgereste, se solo esisteste anche fuori dalla mia testa e se foste completamente matti).




domenica 28 febbraio 2021

benvenuti in questo blog.
questo è un messaggio di saluto ai nuovi arrivati, lo faccio circa ogni diciotto anni, quindi se siete arrivati qui per la prima volta, siete incredibilmente fortunati.
purtroppo può essere che andiate avanti a leggere le boiate che scrivo, e questo lo rubricherei sotto la voce “sfortuna”.
non è colpa vostra, è che l’universo tende all’equilibrio.
ora che ci siamo conosciuti, vi elenco le dramatis personae (ho sempre desiderato scriverlo, anche se non so bene cosa significhi) attualmente ricorrenti in questo blog (ma siccome la vita ha questa caratteristica di non restare mai uguale a se stessa, potrebbero durare ancora per poco, quindi non affezionatevi):
- io
- gli ufi
- martinanavratilova tuttoattaccato (martinanavratilova è il nome, tuttoattaccato il cognome)
- un germano reale
- un germano finto
- il lago
- alcuni svizzeri
- dei pinguini (ma solo in inverno)
- dei cavedani
- una gigantografia di geronimo barbadillo
per tutto il resto ci sono le varie sezioni di questo blog, tipo le utilissime faq (so che nessuno legge mai le faq, ma non è una buona ragione per non averle) e un archivio molto fornito che viene letto anche meno delle faq. è il motivo per cui sono circa diciotto anni che scrivo sempre i soliti dodici post (e a me va benissimo così).
so anche che nessuno di nuovo arriverà mai qui (non è più il 2003, i blog sono morti da un pezzo e i social network sono diventati dei posti dove si litiga, non si riesce a fare un discorso lungo più di due righe e si guarda gente che fa cose insensate: in pratica è indistinguibile dal mondo reale. ve lo dico nel caso vi siate svegliati dal coma adesso), ma credo di avere un problema con il mondo reale.
però, visto che in quasi tutti i post mi rivolgo a un pubblico immaginario apostrofandolo con la seconda persona plurale, mi piaceva tenere il punto.

lunedì 15 febbraio 2021

una rondine non fa primavera.
non ha l’apparato fonatorio idoneo per pronunciare le pi e le erre, quindi si limita a garrire (termine che peraltro ha tre erre, credo che sia ingiusto nei confronti delle rondini).
in ogni caso non vedo una rondine dal ‘96, credo, anno in cui andavano parecchio di moda. ora invece vanno di moda gli eterotteri, e magari le due cose sono collegate.
anche se noi spesso non ce ne rendiamo conto, nell’universo tutto è connesso.
occhei, tranne se abiti in provincia e hai fastweb (lo dico per esperienza personale), ma per il resto si può star sicuri.
arriviamo tutti dalla stessa esplosione iniziale quindi è ovvio che sia tutto interconnesso, anche se ammetto che non sia la linea migliore di pianificazione per un universo dotato di buon senso.
- senti, non so come pianificare questa attività settimanale, mi dai un consiglio?
- boh, intanto fai esplodere tutto l’edificio, qualcosa verrà fuori
capite anche voi che non funziona granché.
in questo periodo vedo anche un numero spropositato di primule: nel mio giardino sono spuntate i primi di gennaio, e non hanno mai smesso di fiorire nonostante la temperatura sotto zero, il ghiaccio, il diluvio, le tenebre e la tramutazione dell’acqua in sangue (quest’ultima potrei essermela inventata).
restano lì, indomite, una via di mezzo tra l'incoscienza e la malattia mentale, e io vorrei avere la loro testardaggine.
nel frattempo, visto che non ho molto da fare, evoco gli spiriti dei natali passati, presenti e futuri: l’esprit de l’escalier, che mi si presenta con le sembianze di un mezzo busto di diderot e alcune evidenti difficoltà deambulatorie (tipiche dei mezzi busti, in effetti), il gelo invernale, con le sembianze del cane armaduk in giacca e cravatta, e la morte per inedia (una gigantografia di fernando redondo ancorato a centrocampo), ma rimaniamo subito piuttosto interdetti perché ci manca il quinto per la briscola chiamata.
fortunatamente sono iniziati gli australian open (in chiaro su eurosport.de), così restiamo fermi sul divano a vedere il tennis con il commento in tedesco.

martedì 26 gennaio 2021

breve messaggio per telepatici:
beh, adesso sapete cosa voglio dire.

martedì 12 gennaio 2021

esserci o non esserci. questo è il problema.
se sia più nobile per la mente scegliersi un’identità individuale e una sostanza univoca oppure perdersi nella trama di relazioni e processi in perenne cambiamento.
il mio maestro di consapevolezza (un labrador che abbaia violentemente, ma solo alle tre del mattino) sostiene che sta tutto nel fare come nelle arti marziali: devi essere lì, ma non essere lì (cioè, per dire: invece di brus lì, sei antonello* lì).
uno dei modi più semplici di ottenere questo risultato è smaterializzarsi.
recentemente ho frequentato un corso di smaterializzazione che si basa sul convincere i legami atomici che impegnarsi in un lungo rapporto è sempre una perdita di tempo, e che potrebbero vedersi solo quando gli va realmente.
il problema sta tutto nel fatto che gli atomi non sempre rispettano il piano originario, quindi le cose tendono a complicarsi.
in sintesi: la smaterializzazione offre molteplici vantaggi sul piano esistenziale e in termini di consapevolezza, però la rimaterializzazione può essere problematica e a volte può essere necessaria una terapia di gruppo. 
ma concentriamoci su un problema alla volta: non è detto che rimanere smaterializzati non possa essere una buona soluzione. the e zucchero, ad esempio, è una buona soluzione, e nessuno si lamenta perché lo zucchero si è smaterializzato.
se non siete convinti, un’alternativa può essere la meditazione.
uno degli effetti più diffusi della meditazione è la dilatazione del tempo: tu sei sul divano a guardare csi in tedesco (non si capisce niente, ma tanto la gente muore uguale; è un’utile tecnica meditativa) e all’improvviso sono le tre di notte e i cleveland browns stanno asfaltando i pittsburgh steelers 21-0 nel primo quarto. è la dilatazione del tempo, tipica di noi menti illuminate.
scrivo questo non per vantarmi, ovviamente, ma perché ho capito che potrei essere un faro per la cultura in questo paese, quindi ieri mi sono messo in testa una luce di posizione, un anabbagliante e un abbagliante, per avere il giusto physique du rôle. 
ma poi non posso uscire, quindi forse mi installo sul balcone per guidare gli alianti di passaggio. però magari quando fa meno freddo.

* è un nome di fantasia. a meno che non vi chiamiate davvero antonello, allora è il vostro nome.