giovedì 23 dicembre 2021

sono ancora vivo.
devo ancora capire se è una cosa positiva o una cosa negativa, ci sto riflettendo.

arrivo a casa dopo otto ore in un freezer, e il mio sistema motorio si muove all'incirca come robocop, ma molto meno fluido.
hackero la manopola della caldaia e mi butto sotto la doccia dove, a causa della nuova temperatura, non esce acqua ma un getto di vapore che satura il box doccia lessandomi all’istante.
poco dopo esco nuovamente di casa per comprare dodici gradi di latitudine sud e un litro di braulio, mentre il mio cervello è perennemente settato in una combinazione in cui l’area di wernicke sta cercando una strategia comunicativa per convincermi a fermarmi al bar e ordinare una birra, e il resto del telencefalo sta contrattando due giorni di ferie (uno e due gennaio) con un suricato immaginario.
nel frattempo provo ad ingraziarmi una divinità del clima a caso, ma ultimamente sono difficili da trovare, e ogni volta che chiami c’è un call center automatico che ti chiede di digitare dei numeri a caso.
come scrive vladimirko joseffson, nel secondo volume della trilogia sul divino “dio si nasconde in tutto il creato: timidezza o vergogna?”, affidarsi alla qabbalah non sempre funziona.

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