mercoledì 17 maggio 2006

esco di casa con la rassicurante espressione di anthony perkins dipinta in volto: ovviamente significa che ho dormito bene e sono in pace con il mondo.

sulle scale incrocio due cartomanti che mi trattengono per discutere su alcuni riferimenti esoterici del libro di toth. provo a stenderle con un doppio mawashi tsuki, ma sono più forti di me (non è che ci voglia poi molto, ma vabbè) e se ne vanno solo quando le interrompo e chiedo se oltre al libro di toth non abbiano qualche citazione anche dal libro di puskas e hideguti.

nel frattempo il mio cervello trasmette l’edizione dell’84 dei giochi senza frontiere, il mio stomaco ha preparato una bozza di accordo per un prossimo divorzio e io realizzo che, da un punto di vista olistico, io e i miei organi interni abbiamo qualche problema di comprensione.

per migliorarmi la giornata, un ambulante cerca di vendermi un kit-suicidio con annesso l’accendino che jan palach avrebbe voluto avere ma non ha mai osato chiedere, è mercoledì e quindi il parcheggio più vicino all’ufficio è di fianco ai bastioni di orione, ma in divieto di sosta, e il pc dell’ufficio decide che ha problemi di linea credo per l’imminenza della prova costume.

chiamo il call center ufi per chiedere se mi possono rapire, ma risponde sempre la segreteria telefonica con la voce di un turista dell’oberland bernese che dice "gioco il jolly".



teoria e tecnica della spiritualità occidentale


- maestro, ho capito che i menhir, così come gli obelischi e i totem, sono un simbolo dell’innalzamento dell’anima che, ancorata alla divinità madre, si protende verso un’altra divinità identificata, grazie agli studi astronomici dei sacerdoti, con il cielo; un collegamento, per così dire. quello che mi sfugge è la funzione del dolmen.

- ah, beh. mettere due menihr vicini aveva un preciso significato rituale. ma per mettere fine alle liti dottrinali, qualcuno doveva pur inventare la traversa, prima o poi

lunedì 15 maggio 2006

scusate, sono impegnato a sedare alcune fastidiose rivolte interne ad opera di minoranze insurrezionaliste.

probabilmente il mio corpo sta cercando di dirmi qualcosa, però, cazzo, potrebbe mandarmi una mail.


(tra le altre cose, ogni volta che splinder aggiorna la piattaforma, i browser vecchi smettono di visualizzare alcune funzionalità accessorie e particolarmente inutili, tipo il bottone "pubblica post")

martedì 9 maggio 2006

arrivo in ufficio mentre il gatto manifesta l’irrinuniciabile desiderio di fotocopiarsi; lo attiro fuori con la scusa di una conferenza sul de trinitate di boezio organizzata sul balcone, e richiudo la porta finestra. questo mi permette di avere un po’ di pace, almeno fino a quando il moderatore della conferenza non la interromperà per la pausa pranzo e si riverseranno tutti qui in cerca del buffet.
poi io e il lago maggiore steve austin (texas) ci immergiamo in una fitta conversazione su performativo e teoria del complotto (il problema è che dissentiamo profondamente da aristotele sull’origine del pensiero filosofico; a nostro modo di vedere, la filosofia non nasce dallo stupore, la filosofia nasce, molto più semplicemente, dalla paranoia).
tra le altre cose, stavo constatando che con l’avvento della telefonia mobile, sono ormai del tutto scomparse le cabine telefoniche.
no, dico, ma clark kent adesso come cazzo fa?

venerdì 5 maggio 2006

stavo galleggiando sdraiato vicino al soffitto cercando di considerare la situazione storica (in realtà la situazione storica si può considerare un po’ ovunque, non è necessario galleggiare vicino al soffitto. nel caso decideste di farlo, però, fate attenzione a non alzarvi di scatto. a meno che non abbiate già seguito il corso di psicologia della materia*, in tal caso l’unico problema è che il vicino del piano di sopra se la prenda a male).

sto assumendo prodotti farmaceutici nella vana speranza di acquietare alcuni focolai di rivolta che francamente sarebbe ora di sedare (per quanto io non abbia mai la febbre. in effetti non avere mai la febbre è piuttosto semplice, basta non possedere un termometro). tra le altre cose devo ricordarmi di non andare in farmacia quando ci sono le partite di calcio. io stavo male e mi hanno dato un fluidificante. se mi fossi tagliato immagino mi avrebbero dato un terzino di fascia o un attaccante, nel caso di iniezione, invece, una mezza punta.

ad ogni modo piove, fa freddo, è buio.

non capisco perchè il calendario si ostini a dire che è maggio.

ho provato a chiedere alla polvere, ma non mi ha risposto.


*in sintesi: la materia è fatta di vuoto, sono solo un po’ di elettroni volanti tenuti insieme da legami non del tutto stabili. se si convincono gli elettroni a usare il loro libero arbitrio, è anche possibile passare attraverso la materia; il fatto è che gli elettroni hanno un carattere piuttosto ostinato

mercoledì 3 maggio 2006

il paese è spaccato, ma trenitalia è peggio


primo maggio, roma termini, intercity 586 delle 12.47.

il treno è a prenotazione obbligatoria, ma ovviamente ci sono i numeri sbagliati fuori dalle carrozze, quindi la gente sale a caso e si parte con venti minuti di ritardo.

un chilometro fuori dalla stazione, al primo scambio utile, le prime sei carrozze, conscie del risultato elettorale, prendono il binario di sinistra. la carrozza ristorante, che evidentemente risente della mentalità borghese e inconsciamente rifiuta una svolta in senso proletario, prende il binario di destra.

la motrice barcolla, tossisce, poi si ferma. in gergo tecnico pare si chiami ‘deragliamento’.

il capotreno sviene oppure si smaterializza e nessuno lo vede più, leggende raccontano di un capotreno fantasma che fa l’autostop sulla a1 all’altezza di roncobilaccio.

qualche minuto dopo il macchinista sblocca le porte del treno ed iniziano a pecerpirsi alcuni dialoghi surreali, che beckett è un cretino al confronto.


scompartimento treno, interno giorno. sei personaggi in cerca di ferroviere

passeggero 1: - il treno è deragliato

passeggero 2: - e adesso?

passeggero 6: - adesso sono tutti cazzi nostri

passeggero 1: - ci sono un sacco di curiosi che scendono per andare a vedere

passeggero 3: - sì, ma perchè?

passeggero 1: - hanno detto di scendere

passeggero 2: - chi l’ha detto?

passeggero 1: - ma che ne so, ciampi, il papa, qualcuno l’avrà detto

passeggero 2: - eh, ma se non me lo dice un ferroviere io resto su

passeggero 1: - sì, ma sta su fino a settimana prossima, però

passeggero 3: - ma siamo in mezzo ai binari, passano i treni

passeggero 4: - le porte sono aperte, la gente scende, dobbiamo scendere anche noi

passeggero 2: - chi l’ha detto?

passeggero 3: - io ho 15 valigie, qualcuno mi aiuta?

passeggero 6: - scusate, ho lasciato la macchina da scrivere sulla pentola a pressione, il gatto parcheggiato in terza fila...

passeggero 3: - no, è che ho i tacchi a spillo, e mi si rovinano sui sassi del binario. specie con 15 valigie

passeggero 2: - ma non c’è un ferroviere?

passeggero 5: - mah, in stazione ce ne saranno, basta farsi 2 chilometri a piedi sui binari

passeggero 1: - allora si scende?

passeggero 2: - chi l’ha detto?

passeggero 1: - cos’è, una rubrica della settimana enigmistica?

passeggero 4: - ci sono i poliziotti in coda al treno, sembra che stiano facendo scendere la gente

passeggero 1: - hanno arrestato qualcuno? (exit passeggero 1)

passeggero 3: - sì, ma così, al sole mi si rovinano le mozzarelle. mi porterebbe giù quel pianoforte per favore?

passeggero 5: - se ci travolge l’espresso per albano, a chi devo fare testamento?

passeggeri (in coro): - trenitalia di merda



una lenta processione di circa duemila persone risale i binari per approdare un quarto d’ora dopo all’inizio del binario 1 dove c’è una signorina con la giacchettina arancione con scritto sopra customer care che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato, e che grosso modo riesce ad esprimere questo concetto: ‘guardatevi il tabellone delle partenze, imbucatevi dove cazzo volete, io adesso mi metto a piangere, ok?’

mercoledì 26 aprile 2006

la mia tenda nuova non è wireless.

questo contribuisce a destabilizzare la mia connessione neuronale, suppongo.

invece, il fatto che le vacanze finiscano, sembra avvalorare l’ipotesi avanzata nelle filosofie orientali sull’eterno ritorno.

io sono di nuovo in questo posto dimenticato da dio e dai fattorini di pizza a domicilio, e fa decisamente freddo.

immagino ci sia una morale, in tutto questo, anche se non ho ben capito quale.

nel frattempo, ecco alcuni indizi su dove sono stato, tratti dal best seller di aarold curbin, ‘altre cose che si possono scoprire in tre giorni di vacanza in una città d’arte’:

- in alcune chiese ci sono gli affreschi del g8, un’organizzazione formata dagli 8 più importanti pittori del 1300 che hanno inventato la prospettiva

- la gente si alza all’alba per andare all’uffizio, anche se è in vacanza

- in mezzo alla città c’è un fiume che si chiama come l’allenatore di hockey del davos

- in centro c’è un enorme ex officina meccanica per la riparazione delle mini chiamata l’ospedale dell’innocenti



ultim’ora

secondo un comunicato stampa della segreteria del fronte popolare italiano per la moralizzazione democratica a proposito della candidatura di andreotti alla presidenza del senato, l’età del più volte ex presidente del consiglio potrebbe essere di ostacolo alla sua effettiva elezione e ritardare la normalizzazione del paese dopo le divisioni della campagna elettorale.

sempre secondo il comunicato, occorrerebbe una candidatura che garantisca le medesime caratteristiche (stessa o quantomeno simile linea politica, grande esperienza nella guida del paese, contatti con gli ambienti internazionali, potenzialmente super partes, cattolico praticante) ma senza i limiti dell’età palesati dall’attuale senatore a vita.

per questo, sempre secondo il fpimd, candidato ideale sarebbe b.p., 14 anni più giovane, già da anni alla guida del paese, pur con alterne fortune, da poco ritiratosi a terni dopo l’abbandono della sua precedente carica, e quindi libero da impegni istituzionali.




venerdì 21 aprile 2006

i miei neuroni mi hanno mandato una cartolina dall’hindu kush.

è importante una buona manutenzione neuronale (dubito che sbattere ritmicamente la testa contro un muro possa passare come riorientamento gestaltico) e per evitare altre incomprensioni li iscrivo ad un corso di orienteering cerebrale, poi, giusto per stare tranquillo, vado su www.cleanyourmind.org e scarico il tool di aggiornamento ‘sistema limbico 3.0’.

alla fine mi rimetto nello zaino e aspetto che passi il dhl, o, in alternativa, il camion dei rifiuti ingombranti.


ultim’ora

george hillenbrand, docente di fisica quantistica all’università del michigan, già autore di un libro sull’anarchia in matematica dal titolo “c’è un limite a tutto?”, nella dispensa “il quanto costa” (ed. apogeo) sostiene che nonostante siano conosciuti gli eventi che causano il collasso di una funzione d’onda, è comunque sconsigliabile intervenire sulla funzione con un defibrillatore

mercoledì 19 aprile 2006

warning

spegnere il cervello in caso di pericolo


esco dal letargo e puntualmente si verifica quel fenomeno settimanale di glossolalia mirata che mette in crisi gli specialisti del settore: si leva il sole, lingue di fuoco si posano sulle teste della folla, e all’improvviso tutti parlano switzerdutch.

dall’ufficio al quinto piano, io e il gatto riempiamo la giornata sparando elastici sui passanti, seguendo un preciso schema di punteggi:

- tendone bancarella: 1 punto

- interno passeggino: 2 punti

- interno sacchetto della spesa: 5 punti

- testa di bambino + passeggino: 10 punti

per rendere più interessante la sfida, abbiamo stabilito che a fine giornata chi ha più punti vince un mottarello (ok, il gatto mi surclassa sul piano dialettico, ma in questo sport avere il pollice opponibile mi permette di avere un buon vantaggio. oltretutto con un pollice opponibile è più facile tenere un mottarello).

la sera cerco di prenotare un viaggio astrale ma l’agenzia astrale mi fa sapere che per il ponte del 25 aprile è praticamente impossibile trovare un posto. mi chiudo nello zaino e lascio un biglietto con scritto ‘spedire ovunque’.

nel frattempo ascolto i marta sui tubi, per non sentirmi solo.



cose urgenti da fare

convincere il cellulare a non tradurre i miei sms in cirillico

scrivere la sceneggiatura di un film da proporre alla dodge dal titolo ‘viper vendetta’

ordinare 12 pacchi di elastici

smaterializzarsi prima di pranzo



comunicazione di(s)servizio

sono entrato nel club che conta fra i suoi membri joliet jake e thomas alva edison.

ho visto la luce: ho parlato con il call center wind in una delle sue infinite manifestazioni.

serena, ovunque tu sia, sappi che ti adoro.

però il fatto che tu mi abbia detto che:

a) il mio problema (sono connesso ma non vedo nulla) si riscontra random su tutto il territorio nazionale

b) i tecnici non hanno idea di cosa stia accadendo e quindi non hanno la più pallida idea se sia risolvibile e in che tempi

c) non essendoci un “guasto ufficiale” non è possibile aprire una pratica in merito (ciò è molto metafisico, me ne rendo conto)

d) l’unica alternativa percorribile pare sia cazziare quelli del commerciale (di cui, a rigor di logica, bisognerebbe prima dimostrare l’esistenza) ma certo questo non risolve il problema.

e) in linea di massima il problema è risolvibile solo nei tempi decisi dal dio dei server (per il quale la categoria ‘tempo’ è un’inutile appendice dell’eternità)

ecco, tutto questo mi mette un po’ di ansia. però ti adoro lo stesso.

mi connetterò all’universo e risponderò alle mail quando troverò un pc compiacente. per il resto, tutti qui facciamo il tifo per lo psicologo.

venerdì 14 aprile 2006

da una settimana la mia adsl ha alcune crisi di identità. sapevo che la tecnologia riflette il carattere di chi la possiede, ma non immaginavo si arrivasse a tanto.

sono connesso ad internet ma il draghetto non carica le pagine, outlook dà messaggi di errore sconosciuti, gtalk e msn sono sovrappeso e non riescono a entrare in linea. insomma, la connessione c’è, tutto funziona, ma non riesco a comunicare con l’esterno. in pratica, ho il pc autistico.

quindi ho deciso di contattare uno psicologo per fare il punto della situazione (è una reazione perfettamente logica: ci sono molte più probabilità di parlare con uno psicologo, che non con il call center wind. alcuni filosofi esponenti del mondo laico mettono in discussione l’esistenza dei call center di wind, perchè, dicono, non ci sono prove che esista qualcosa al di là di una musichetta registrata. parlare con il call center wind è quindi da ritenersi un’esperienza metafisica, non dimostrabile scientificamente in un mondo razionale. oltretutto, da alcune esperienze estatiche di chi sostiene di aver parlato con il call center wind, emerge che le risposte ottenute non hanno mai un contenuto pratico e verificabile ma sono piuttosto opinabili, e quindi assimilabili più ai koan zen, o ai responsi dell’oracolo che non alla razionale comunicazione umana. alcuni filosofi di questa scuola hanno quindi proposto di abolire la bolletta e destinare a wind i proventi dell’otto per mille).

il terapista ha deciso per una serie di colloqui settimanali con la linea adsl e uno mensile a cui dobbiamo partecipare anche io e il pc (per capire se il rapporto fra noi tre è recuperabile), quindi immagino che ne avremo per un po’.


del perchè gli amici ti amano (part iv)

sms

io - il dentista mi ha dato gli antibiotici perchè mi sta esplodendo una gengiva

d. - che culo

io - non essere volgare. si scrive: ernesto guevara omosessuale

d. - sei un cretino

mercoledì 12 aprile 2006

ho un debito di sonno che neanche lo zaire con la banca mondiale.

oltretutto è un periodo che prendo scosse ovunque.

deve essere una cosa che ha a che fare con la resistenza elettrica, un fenomeno che si è sviluppato durante la seconda guerra mondiale delle lampadine.

oppure è la vendetta delle due divinità preposte alla gestione dei fenomeni elettrici (fenderius e il figlio gib, riuniti nella comogonia classica in un unica figura, venerata come‘zeus’ presso i greci e come ‘odino’ presso le popolazioni nordiche), che ce l’hanno con me da quando ho rovesciato della birra su un amplificatore. e pare non serva recitare il mantra mani padme ohm 220 volte di fila (questo però mi permette di iscrivermi con alcune chance di vittoria al premio ‘zio fester’ per il più alto residuo di elettricità statica accumulata in un corpo umano).

nel frattempo un dente mi ha dichiarato guerra (chiunque sostenga la razionalità del reale non ha mai provato il mal di denti) e questo mi rende un tantino nervoso, per cui capita che nel mio linguaggio alberghino più santi e madonne che in una bottega d’artista d fine ‘500.

se qualcuno avesse altre buone notizie da darmi è pregato di contattare la mia segreteria telefonica.


lunedì 10 aprile 2006

qualcuno spieghi al mio telefono che, con questo freddo, tuffarsi in un torrente non è mai una grande idea. oltretutto il premio 'klaus di biasi 2006' (categoria mobile phone) ha un mero valore simbolico.

mercoledì 5 aprile 2006

anch’io non credo alle coincidenze.

non è il riflesso di un background culturale olistico che postula l’interconnessione del tutto, è solo che viaggio troppo spesso con trenitalia

mentre cercavo di tranquillizzare una porta allarmata (non ci posso fare niente, sono sensibile) mi appare raimondo lullo travestito da donna delle pulizie, che mi spiega tutta una serie di nozioni sul calcolo combinatorio utili per capire come cazzo funziona la raccolta differenziata.

- l’umido si raccoglie lunedì e giovedì non festivi. nell’umido vanno anche i fazzoletti di carta (che non vanno nella carta perchè sono umidi, se ne deduce che l’umido vince sulla carta, la carta sul sasso, le forbici sull’umido)

- il secco il mercoledì, tranne nei giorni di pioggia che se no diventa umido. nel secco vanno anche i piatti e bicchieri di plastica sporchi (ma chi cazzo è che butta i piatti e bicchieri di plastica puliti?) e il martini.

- la carta si raccoglie i sabato dispari nei mesi pari e nei giovedì pari dei mesi dispari, ma non va messa nel sacchetto, bensì legata con un apposito spago di carta, oppure in un cartone che però l’addetto butterà insieme alla carta, e la volta dopo devi litigare con le vecchiette al supermercato per accaparrarti l’ultima scatola di 6 merlot da 0,75 (questo porterà qualcuno sulla via dell’alcolismo, suppongo).

- la plastica va solo nell’apposito sacchetto giallo che non si trova nei supermercati ma verrà distribuito da santa klaus solo ai bambini buoni, il 6 dicembre. le famiglie senza bambini possono rivolgersi alla ditta produttrice mandando l’apposito tagliando all’indirizzo che compare sul sacchetto e potrà vincerne uno dei cinque messi in palio che verrano estratti a sorte da un notaio la notte di san lorenzo

io mi raccolgo in preghiera, per solidarietà con l’universo

poi all’improvviso il mondo scompare, ma vabbè, tanto non avevo cose davvero importanti da fare


ultim’ora

si infiamma il dibattito prima delle elezioni.

il fronte di liberazione della penisola dal pericolo comunista (flpc) ha proposto l’evirazione per l’attuale primo ministro. è moralmente inammissibile - recita un comunicato della segreteria del fronte - che un capo di governo di destra conviva con due elettori di sinistra.

nel frattempo un portavoce del governo ha precisato che sono allo studio misure per risollevare l’economia degli italiani, come una politica protezionista che prevede l’abolizione del lycis in favore dei frutti autoctoni.

lunedì 3 aprile 2006

ieri il lago visto da quattromila metri di altezza era di un blu quasi insopportabile.

lo guardi dall’alto e non riesci a chiudere gli occhi.

quando torni a terra ti immergi nella lettura del futuro studiando la disposizione dei conigli nei campi.

ti guardi appena un istante, giusto per prendere coscienza.

chiudi gli occhi, e ti viene da piangere.

va bene.

ho salvato il pianeta dalla distruzione.

non vorrei aver fatto la solita cazzata.



venerdì 31 marzo 2006

scusate, vado un attimo a salvare il pianeta dalla distruzione



ultim’ora

da alcune indiscrezioni parrebbe che, dopo i risultati contraddittori del partito laburista nelle ultime elezioni, i responsabili della comunicazione della sinistra israeliana punteranno sullo slogan “el pueblo unido hamas sera vencido”.

martedì 28 marzo 2006

provo a contattare il mio cervello ma mi risponde sempre l’avviso di richiamata su occupato.

piove. una coltre incolore di umido e nuvole si srotola sulle montagne e scende piano fino al lago.

io passo il pomeriggio a litigare con una fotocopiatrice (nonostante i moniti del presidente della repubblica che invita a non alzare i toner), cercare di convincere un laptop con manie ossessivo-compulsive che non è affatto necessario riavviarsi ogni 3 ore per controllare che la memoria estesa sia ancora al suo posto, e a disquisire con il gatto sulla possibilità che paolo di tarso sulla via di damasco sia stato convertito da un faser tarato su stordimento. cioè, io lo trovo plausibile. ad ogni modo, non riesco a convincere nessuno dei tre.

poi la sera vado al corso di telepatia animale, dove ho una discussione con un nuovo allievo (il corso attualmente è autogestito perchè il maestro ci ha lasciati per andare a vivere in una galleria del vento a seattle) che si lamenta perchè ha passato il pomeriggio a tentare di insegnare a delle formiche un percorso più funzionale alle loro esigenze, ma senza alcun successo. dice che secondo lui il corso non funziona.

io non sono affatto d’accordo. certo che funziona. se ha seguito la procedura corretta* è riuscito a comunicare con le formiche, solo che poi le formiche non gli hanno dato retta. il fatto è che le formiche tendono ad essere molto indipendenti, hanno un concetto molto personale di ciò che è funzionale o meno e tendono ad essere piuttosto gelose delle loro opinioni. del resto, chi non lo è?

è decisamente più rassicurante chiudersi in una credenza a cui si è abituati invece di ascoltare un’opinione esterna. io da piccolo lo facevo sempre. comunque anche un armadio qualsiasi andava bene.



*la procedura corretta non è da intendersi come procedura con grappa

venerdì 24 marzo 2006

secondo il calendario liturgico, domenica scorsa era il giorno di krapfenberg.

nel giorno di krapfenberg (astrologicamente si definisce il giorno di krapfenberg come la terza domenica di marzo negli anni pari in cui il mese inizia con mercoledì, la vergine ha comprensibili sbalzi ormonali, il toro viene preso per le corna, il gran sacerdote ha il cancro, ariete è in prima casa sul divano a guardare la tv, i pesci stanno nell’acquario, il leone nella savana e bilancia in carcere) comincia la settimana della meditazione, settimana in cui si sta da soli in casa a riflettere sul significato dell’universo.

esistono delle priorità nella vita. come sapere di stare costruendo qualcosa di utile, dare un senso alla propria esistenza.

io sto lavorando ad una riproduzione del taj mahal con delle graffette da ufficio.

passare del tempo da solo non è solamente gratificante, ma ti responsabilizza nei confronti dell’ambiente in cui vivi.

verso sera ricevo una delegazione di piatti che vuole rinegoziare le condizioni di vita nel campo profughi che ho messo a disposizione nel lavandino. minacciano ritorsioni, attentati e sante alleanze con le specie aliene che migrano nei frigoriferi. per precauzione adesso dormo con lo svelto sotto il cuscino.

mercoledì 22 marzo 2006

frontiera

vivere da queste parti giustifica una certa personalità border line, immagino.

lunedì 20 marzo 2006

una rondine non fa primavera, ovvio. una rondine garrisce.

la cicala frinisce presto, la colomba in basso tuba, il leone si è addormentato, beato lui.

io resto qui a guardare un cielo grigio e cercare un modo economico per mandare il cervello in overclock


ultim’ora

georg klamm, uno dei maggiori studiosi di herman hesse, in base ad alcune approfondite ricerche fra le carte rinvenute a montagnola (ti), afferma che, in una prima versione, il celebre romanzo “narciso e boccadoro” si intitolasse “mughetto e faccia di bronzo”.

giovedì 16 marzo 2006

foto di gruppo con cardiostimolatore


il corso di ikebana per neuroni è una disciplina antica, che unisce la saggezza del feng shui al sistema stocastico dell’apparentemente innocuo gioco della tombola.

a un certo punto della serata il mio maestro di manutenzione neuronale prova a spiegarmi come evitare i crash di sistema: secondo gli insegnamenti dei grandi maestri, tutto quello che ci vuole è un profondo stato meditativo, una porta usb sulla ghiandola pineale e un frutto della passione. la scuola del grande veicolo (che chiameremo iveco) al posto del frutto della passione usa un mango, quella del piccolo veicolo (detta anche smart), usa un kiwi.

in realtà l’oggetto usato non ha molta importanza, è solo che senza un adeguato sistema rituale le persone in genere si perdono. per dire, il mio maestro usa le figurine di barbas e pasculli.

più tardi passo un po’ di tempo con una divinità temporale, (alcune popolazioni africane lo conoscono come francisobiorahobikwelu , un dio che può assumere le sembianze di una pantera, o di un mobile per ufficio laccato nero (cosa che lo rende piuttosto riconoscibile nella foresta tropicale)) in grado di allungare o accorciare il tempo a sua discrezione, una qualità decisamente interessante, se si eccettua una strana predisposizione ad attirare i fulmini, in estate.

al mattino, in ufficio, spiego al gatto che mi sono preso il venerdì di ferie, e chiedo se può rispondere al telefono al posto mio. ha accettato, ma solo in cambio di una tripla confezione di gourmet gusto salmone.

poi mi smaterializzo, migrando in una dimensione climatica più consona alle mie caratteristiche fisiche.

se l’ascensore vi lasciasse sul mio stesso piano astrale, fate ciao con la manina

martedì 14 marzo 2006

ho avuto un weekend piuttosto movimentato.

passare il fine settimana in costante stato ipnagogico, ha irritato alquanto alcune frange separatiste che hanno inscenato manifestazioni di protesta, causando disordini al traffico nelle principali vie respiratorie.

il governo centrale sta combattendo perchè le minoranze insurrezionaliste vengano annientate quanto prima.

come dice il proverbio, chi la dura, laringe

nel frattempo ho dato il via ad un nuovo progetto, la costruzione di una metafisica alternativa in grado di ricomporre i paradossi del pensiero tradizionale occidentale. ne ho parlato con alcuni addetti ai lavori, ma il progetto non ha riscosso grande successo, forse perchè ne ho parlato appena prima dell’evento topico del pomeriggio, l’apertura del buffet. oppure è solo che non accettano il fatto che il mio attuale pensatore di riferimento sia peter coniglio.



gtalk


eddie: ho appena formattato il pc. continua a non funzionare. che faccio, lo termino con uno stinger?

stewie: ciao edduzzo! stai chattando con la calcolatrice tascabile?

eddie: più o meno, sì.

stewie: sono soddisfazioni. io quando mi sento frustrato chatto col timer del forno

eddie: sì, ma il timer del forno prima o poi si stufa e ti pianta in asso (co). adesso invece mozilla 9 volte su 10 mi dice che non riesce a contattare il server (ma che hanno i server da fare?)

stewie: i server a quest'ora sono tutti nel seminterrato a farsi i doppini

eddie: sì, ma a me succede a tutte le ore :( poi ho impostato due account di posta su outlook, e lui li scarica alternativamente. o funziona uno o funziona l'altro. mai tutti e due insieme

stewie: i due account sono stati sposati?

eddie: credo di no. a meno che non fossero insieme a mia insaputa

stewie: oppure di religione diversa? oppure di squadre di calcio diverse?

a volte basta una sciocchezza...

eddie: quello può essere. uno è gmail, l'altro è libero (quindi no, non è sposato, direi)

stewie: noi umani siamo così permalosi

eddie: sì, lo so. (io no, però. passerò mai il test di turing?)

stewie: (per il test di turing: continua, stai andando bene)

giovedì 9 marzo 2006

c’è vento

un vento che ti alesa le orecchie e ti calandra i capillari della superficie di pelle esposta, e ogni volta che inserisco la chiave nella serratura della portiera dell’auto mi arriva una scarica da 220 volt.

così tanto vento che ieri mattina ho visto un cane con il monclair.

nel frattempo io cerco di organizzare viaggi nel weekend a basso costo

naturalmente sul sito di trenitalia, appena cerchi di prenotare un biglietto in offerta ti dicono che il loro terminale ha il mal di denti, un appuntamento dal dietologo, è impegnato in una lezione di ikebana per html. dopodichè, ad un certo punto compare la scritta: siamo spiacenti non ci sono più biglietti in offerta.

per testare le vostre capacità intuitive, partecipate al concorso qual’è l’unica fra queste scritte che non compare sul sito di trenitalia. potrete vincere un poster di marita koch a grandezza naturale e un succo di frutta billy del 1984, con cintura porta confezione.


1.il numero di posti per la soluzione di viaggio da lei richiesta non è disponibile. torna alla home

2.gentile cliente, il sistema è impegnato in un torneo di doppio misto a wimbledon e sta litigando con il giudice di linea

3.siamo spiacenti, non e' possibile finalizzare la prenotazione. riprovi piu' tardi.

4.il server non è al momento raggiungibile, lasciate un messaggio dopo il bip

5.l’offerta selezionata non è vendibile su questo pianeta

6.hai richiesto un biglietto in offerta, ah ah ah, cretino

7.è stato raggiunto il numero massimo di biglietti prenotati ma non acquistati, il sistema si bloccherà per 15 minuti

8.la ringraziamo per aver scelto trenitalia. cioè, poteva scegliere fra trenitalia e trenitalia, e ha scelto noi. grazie. peccato per quella cosa dei biglietti, comunque.


nel pomeriggio ho cercato di suicidarmi con un cavatappi, ma con scarsi risultati

lunedì 6 marzo 2006

original soundtrack: deep dead blue, live at meltdown, elvis costello & bill freecell

(questo blog procede fuori sincrono, per venire incontro alle mie capacità mentali)


-hai intenzione di andare alla festa delle medie?

-già.

-hai un età, ormai.

-tecnicamente, chiunque ha un età.

-ecco perchè le feste delle medie sarebbero da evitare.

-...


la domenica mi sveglio verso l’una, mentre dall’armadio un coro di nani bulgari* travestiti da alpini dell’82° auc intona dio del cielo, signore delle chimay nella partitura per tappo rosso e viola.

questo significa che io e i miei scarponi siamo pronti per la prima uscita stagionale, (l’unica via di salvezza in un weekend grigio e gelido) in cui si scopre che


-in mezzo ai prati innevati sono spuntate le primule (il che sa molto di metafora, o almeno di conferma della parziale infermità mentale delle primule)

-esistono 7 piccole differenze fra panta rei e panta vento

-le funivie svizzere riaprono il primo aprile (ed essendo il primo aprile, sorgono alcuni dubbi)

-per scendere da sentieri innevati occorre adottare la tecnica del passo da sbirulino.


il tardo pomeriggio (trattasi di pomeriggio poco dotato intellettualmente) si trascina fra pizza scongelata e visione della metà sinistra del televisore, con servizi sul campionato di calcio (nuove sonorità studiate dalla korg a partire dai legami atomici del metallo) e trailer di o.c. (oh, no) da cui si evince che liceali interpretati da trentenni avranno problemi da trentenni, ma senza i problemi economici standard dei trentenni.

nell’anticipo del sabato, stupido computer batte eddie 2-1.


*non è pubblicità occulta. pubblicità occulta sarebbe consigliare l’acquisto di un romanzo di crowley.




giovedì 2 marzo 2006

questa mattina la temperatura esterna si aggira intorno ai meno 2 gradi centigradi. il fatto che ci sia il sole e, incidentalmente, sia marzo, sembra non interessare le divinità climatiche della regione.

interpellato sulla questione, il call center clima (gestito verosimilmente da un semidio con un contratto a progetto) si ostina a ripetere che ci vuole pazienza, sono rimasti indietro con il lavoro e stanno ancora evadendo le ordinazioni di gennaio.

esco con giaccavento, guanti e cappello (dicono sia tornato di moda portarlo sulle ventitrè, io mi ostino a portarlo in testa, che secondo me è più efficace), con la più bieca piaggeria convinco a partire toledo 1991™, e mi infilo in strada dietro una mitsubishi del canton glarona, che evidentemente a) è rimasta al giro di ricognizione oppure b) nessuno le ha spiegato che sulle statali italiane è consentito andare a velocità estreme, tipo 40 km/h.

quando accosta, impossessandosi dell’unico parcheggio disponibile nel raggio di 3 km dal mio ufficio auguro morte e distruzione a fridolino, possibilmente per cirrosi da overdose di birra trappista.

niente, è solo che sono di buon umore.

in effetti, ieri stavo analizzando la questione della corretta gestione del tempo libero.

da quasi sei mesi a questa parte, mi sono cimentato senza costrutto nel famoso solitario pugliese di windows, il frisell.

voglio dire, più di 2650 partite (duemilaseicentocinquanta).

ho capito che stavo perdendo il mio tempo in maniera indecente, e che era tempo di smetterla con questa storia.

quindi, per dare un senso alla mia vita, ho deciso che mi faccio tutte le partite di free cell, da 1 a 32000, senza passare a quella successiva nel caso non dovessi finirne una*.

sono arrivato alla 97. ho calcolato che in 4 anni dovrei cavarmela.


*per dire, non sono mica l’unico. ho già ricevuto una mail di adesione da viridian (la trovate nei link)

lunedì 27 febbraio 2006

esco di casa al mattino e, anche qui, ai confini dell’impero, c’è il sole, che splende fra gli sguardi meravigliati degli autoctoni, e le domande dei più piccini che si chiedono cosa sarà mai quel disco luminoso nel cielo di cui, francamente, non hanno memoria.

arrivo in ufficio giusto in tempo per litigare con un fax che ha un punto di vista assai divergente dal mio sul concetto di gestione della carta oltre che essermi indiscutibilmente superiore sul piano della dialettica.

comunque sono abbastanza convinto che quando gli antichi hanno inventato il detto melius abundare quam deficere non intendessero il numero di fogli da tirare nei rulli per stampare un fax di una pagina.

mentre litigo con il fax rispondo anche ad alcune telefonate, che per motivi di problemi al multitasking non sono del tutto sicuro di aver capito. però ho preso appunti:

- un vassallo di ottone di sassonia, per un problema nella reperibilità di materiali per dei corrimano di una scala interna di stampo medievale

- gustavo rol, per una diversa distribuzione dei permessi per riduzione dell’orario di lavoro (qui non sono sicuro se abbia telefonato o se sia stata una comunicazione telepatica)

- il capitano kirk, per un problema al teletrasporto di alcune piastrelle in un cantiere alieno

- adelaide di borgogna, per sapere se avevo notizie di ottone

- l’avvocato di gregorio vii, parte attrice in una causa civile che attende consulenza tecnica d’ufficio

a un certo punto entra dalla finestra del balcone una palla di pelo che cammina in punta di piedi, una vaga somiglianza con nureyev dopo una cura ormonale sbagliata. si guarda in giro, decide che è troppo stanco per aver fatto il giro del balcone dopo alcuni mesi di inattività e si spalma sul pavimento.

ufi, vi prego, portatemi via di qui.


ultim’ora

pasquale luiso, calciatore ormai a fine carriera, e il mago otelma, mago astrologo con all’attivo numerose comparsate nei palinsesti televisivi, hanno accettato di recitare in un film in cui interpretano due professionisti che fuggono dalle consuetudini e dalle frustrazioni di una vita senza senso e decidono di regalarsi un weekend di svago che ben presto, però, si tramuterà in tragedia.

il film uscirà nelle sale a luglio e si intitolerà otelma & luiso.

giovedì 23 febbraio 2006

ho un fastidioso cerchio alla testa. praticamente sono pronto per l’agiografia.

non capisco se è perchè dormo poco o se c’è uno gnomo che da lunedì si ostina a mettermi figure geometriche in testa, la notte.

il problema è che se dormissi di più, nel caso fosse lo gnomo, non riuscirei mai a sorprenderlo.

ad ogni modo non saprei, il cerchio alla testa è fastidioso, ma magari con un triangolo mi troverei bene.

ieri il maestro del corso di auto smaterializzazione ci ha spiegato che per evitare l’etnocentrismo ed allargare i confini della nostra mente dobbiamo studiare a fondo quanti più possibili sistemi di credenze.

questo è uno dei motivi per cui facciamo le lezioni in cucina.

l’altro è che la cucina è l’unica stanza dove si può avere un po’ di pace, sempre che si riesca ad imbavagliare il frullatore (niente, è che avere due velocità è il primo passo verso il libero arbitrio).

il corso di auto smaterializzazione, come ho già spiegato, ha come obiettivo quello di gestire i legami delle molecole del proprio corpo e farle disgregare: in realtà questo non è tanto difficile, il difficile è farle rimetterle insieme quando serve. il corso ha anche tutta una disquisizione filosofica di contorno sul fatto che poi, in fondo, rimetterle insieme non serva mai davvero.

ne parlavo ieri con l’altro allievo del corso, mentre per tentare di prendere confidenza con il mondo molecolare tentavamo di far scongelare una pizza fissandola intensamente (funziona davvero, provate. come tutti gli esseri viventi, se vengono fissate intensamente le molecole si agitano, e il loro movimento provoca il surriscaldamento della pizza. funziona anche meglio se levate la pizza dal freezer, comunque).

l’altro allievo del corso è un lemming che è molto più avanti di me nella tecnica dell’auto smaterializzazione, e questo porta erroneamente le persone che osservano il nostro dialogo dall’esterno a credere che io parli da solo.

ad ogni modo concordavamo che fossimo molto vicini a raggiungere il satori, ma anche raggiungere il forno e infilarci la pizza sarebbe stato comunque un buon risultato.

il problema è scegliersi gli obiettivi, come sa qualsiasi buon fotografo.

lunedì 20 febbraio 2006

del perchè eddie adora viaggiare, nonsotante una lieve idiosincrasia al marchio trenitalia: breve storia edificante sullo stato delle ferrovie in una deliziosa cittadina del nord italia.


il programma è piuttosto semplice.

treno da milano alle 21.15, cambio in trista cittadina di provincia G., attesa di circa un’ora per la coincidenza e treno alle 22.56 per paese di confine L. (casa eddie). arrivo previsto ore 23.44.

per la cronaca, trista cittadina di provincia G. – paese di confine L. distano circa 60 km.

ma a causa dell’insondabilità del destino umano, che permette di avere nella stessa giornata 21 gradi a roma, e decisamente meno ad altre latidudini (cazzo), da casa eddie avvertono che sta nevicando, e sulle strade è caduta l’incredibile cifra di quasi 10 cm di neve, che è la soglia per la mobilitazione totale della protezione civile per calamità naturale, suppongo.

mi immagino le scene apocalittiche e lo sgomento dei miei concittadini, nonchè un passo avanti deciso dell’economia a causa delle ordinazioni di motoslitte.

sono previdente, e chiedo lumi all’assistenza clienti di trenitalia a milano: il treno dalla trista cittadina di provincia G. a casa eddie è garantito.

parto fiducioso e arrivo a trista cittadina di provincia G. alle 21.50, pronto per aspettare un’ora in stazione.

sfortunatamente nella simpatica stazione di trista cittadina di provincia G. non esiste sala d’aspetto. cioè, ne esisteva una, ma adesso che la stazione è in ristrutturazione ne è stata approntata un’altra, che però chiude alle 21, e sembra che le uniche chiavi a disposizione siano custodite in un caveau di zurigo per precauzione.

alle 22.30 viene comunicato che “per le avverse condizioni meteo i treni da e per casa eddie (l’uso del plurale è sospetto, visto che di treni per casa eddie ce n’è uno solo, quello delle 22.56) viaggiano con circa 50 minuti di ritardo”.

insieme ad un manipolo di sventurati chiedo lumi ai dirigenti movimento di trista cittadina di provincia G.: il treno è partito da casa eddie, ma arriverà tardi. forse. (il “forse” è lasciato cadere così, con nonchalance).

nel frattempo ferrovie dello stato informano la gentile clientela che sono liete di farci gelare all’aperto.

chiedo: non è meglio chiamare un autobus? risposta: boh, aspettiamo di sapere che ci dicono da milano.

in effetti, chi ha fretta? qui in stazione si sta così bene e la temperatura è deliziosa. pensavamo di organizzare un pigiama party, nel frattempo.

alle 23.30 viene comunicato che il ritardo è salito a 70 minuti.

a costo di apparire indiscreto, me ne rendo conto, chiedo nuovamente informazioni.

il treno è fermo da qualche parte, e forse non arriva. adesso vedono di capire se devono chiamare un autobus sostitutivo. il motivo dell’incertezza credo sia perchè stanno comunicando con i segnali di fumo che sono disturbati dalla neve. l’uso di telefoni cellulari è proibito da un’enciclica papale contro il modernismo in trenitalia.

alle 24.00 si apprende che il treno arriverà, fra un po’, ma non ripartirà (sempre per motivi religiosi, credo).

da milano fanno sapere che chiameranno un autobus sostitutivo. un’intuizione geniale, effettivamente.

quattro rumeni che devono andare poco lontano, decidono di pagare un taxi a loro spese. rimaniamo in sei, fra cui un simpatico bambino che dopo qualche minuto si permette di osservare che sì, ha un po’ freddo, e magari un po’ anche sonno. i bambini oggi giorno sono sempre più viziati.

nell’ora seguente si apprende che:

-non trovano l’autobus perchè la ditta che ha in appalto il servizio dalle ferrovie non ne ha a disposizione: sono tutti a torino a vedere le olimpiadi.

-c’è un autobus da qualche parte e forse sta arrivando.

-l’autobus dovrebbe arrivare, ma il conducente sta dormendo e va svegliato.

-l’autobus sta partendo ma non si sa da dove. potrebbe essere partito da milano, ma anche da caltanissetta, a ben vedere.

-l’autobus non esiste.

-l’autobus si è perso.

-il conducente dell’autobus ha delle serie crisi esistenziali: i dirigenti movimento di trista cittadina di provincia G. saprebbero come aiutarlo, ma purtroppo non hanno il suo numero di cellulare.

verso l’una la situazione appare più chiara.

è partito un autobus da malpensa, 15 km di distanza da trista cittadina di provincia G.. è quasi arrivato a casa eddie (senza di noi, mi pare ovvio. ma questa lieve incongruenza pare sfuggire agli intrepidi dirigenti movimento di trenitalia. il problema è che decidono da milano, fanno sapere. noi ci immaginiamo dei cervelli tenuti in vita artificialmente in soluzioni acide che prendono decisioni a cazzo).

comunque l’autobus, da casa eddie tornerà a prenderci, e poi ci porterà a casa eddie. la genialità elevata a stile di vita.

all’una e venti, dopo 3 ore e mezza di gelo, un passeggero in ipotermia chiede asilo politico ad un albergo poco distante dalla stazione: un simpatico vecchietto ci mette a gentilmente a disposizione un paio di divani nella hall e un calorifero. il bambino, inspiegabilmente si addormenta appena toccato il divano. non fanno più i bambini di una volta.

io avverto il capotreno che nonostante il conforto di trenitalia, abbiamo trovato qualcuno che ci ospita al caldo. il capotreno prende atto, con la frase: “figura di merda fino in fondo”.

il capotreno diventa il mio idolo.

comunque se vi trovaste a passare per l’albergo “la rotaia” di trista cittadina di provincia G., lasciate una lauta mancia al portiere di notte, grazie.

alle 2.10 arriva l’autobus.

essendo tutti diretti al capolinea, con il capotreno (capo autobus?) si discute l’eventualità di fare tutte le fermate perdendoci in strade provinciali e raddoppiando il tempo di percorrenza.

eventualità che il capotreno riassume con la frase “fanculo tutti, andiamo a casa”.

alle 3.20, l’autobus entra trionfalmente in stazione di paese di confine L..

esclamazioni di giubilo di passaggeri e personale viaggiante, non riportabili in questa cronaca per motivi di decenza.

tempo di percorrenza per 60 km, 4 ore e 25 minuti, per una media sul percorso di circa 13 km/h. vi siete fatti un’idea del concetto che in ferrovia hanno di alta velocità.

trenitalia fa anche sapere che, a causa di avverse condizioni meteo, ai loro dirigenti risulta che non esistano ferrovie in finlandia.

ore 3.35 apro la porta di casa, ringraziando la rete ferroviaria italiana.

ore 8.30 arrivo in ufficio e, inspiegabilmente, ho sonno e mal di gola.


note:


-putroppo è tutto vero. anche le ipotesi fornite sul mancato arrivo dell’autobus da mezzanotte all’una.

-per la toponomastica si ringrazia bpz. lo trovate nei link.




giovedì 16 febbraio 2006

oggi sfidavo un architetto di rovaniemi nel torneo individuale di scissors sheet, specialità olimpica da pechino 2008.

al via dei giudici si estraggono le forbici dalla fondina e si ritagliano 19 fogli 890x650, seguendo le linee della squadratura; i fogli, poi, vanno piegati nelle dimensioni di un a4.

al fine della valutazione si considera il tempo impiegato e un giudizio stilistico dato da sei giudici, il tutto moltiplicato per il coefficiente di pulizia della scrivania (beh, non è più complicato del freestyle gobbe).

secondo il regolamento della federazione internazionale si può chiedere tempo tecnico di sospensione solo se:

-squilla il telefono

-si inceppa la carta del fax

-arrivano dallo spazio profondo degli ufi in rappresentanza di una civiltà superiore.

tagliarsi con la carta è considerato un gesto tecnico assai apprezzato dai giudici, ma solo se si evita di sanguinare sul foglio.

non ci sono limiti di tempo, la gara finisce quando i due concorrenti hanno tagliato e piegato tutti i 19 fogli, oppure se si fonde il plotter. vince per manifesta superiorità il primo che si ficca le forbici in un occhio.

ho perso, ma solo perchè raimondo lullo travestito da giudice sud coreano mi ha dato un voto indecente. e poi non sono omologate le forbici per mancini (intesi come sinistrorsi, non come allenatore dell’inter. solo che sinistrorsi non è una bella parola. sembra di parlare di plantigradi incazzosi).

adesso per continuare il torneo dovrò essere immerso nel mare del nord insieme a dei tonni e sperare nei ripescaggi.

martedì 14 febbraio 2006

sto lavorando a un progetto di settimana alternativa: trovo francamente del tutto incomprensibile l’esistenza dei lunedì.


questa cosa di essere rapito dagli ufi, oltre a lasciarti poco tempo libero, è comunque assai stimolante.

in un briefing con i popoli della galassia discutevamo intorno alla proposta dei lemming (i lemming hanno dato inizio alla civiltà sul pianeta terra. poi hanno cercato di istruire gli esemplari della specie homo sapiens, con i pessimi risultati. adesso sapete il perchè di tutti quei suicidi di massa: il senso di colpa si manifesta anche nelle specie più elevate) che articola la settimana su tre giorni lavorativi, tre di ferie, e uno di riposo (la differenza fra ‘ferie’ e ‘riposo’ è fondamentale in una qualsiasi società spiritualmente avanzata).

correnti minoritarie spingono invece per una soluzione sul modello ‘krankx’, un pianeta nel sistema di alpha centauri in cui gli abitanti, indefessi lavoratori, godono di appena 4 giorni di ferie l’anno. questa soluzione che, secondo alcuni sostenitori terrestri, aiuterebbe a nobilitare la specie con il sacro fuoco del lavoro, non è stata del tutto abbandonata neanche quando è stato spiegato agli entusiasti terrestri che, a causa del breve periodo del movimento di rivoluzione del pianeta, un anno su krankx dura 9 giorni.

giovedì 9 febbraio 2006

arrivo in ufficio con la tipica espressione gioiosa di friederich murnau, pronto per girare il remake di torna a catalessi. e dire che avrei delle cose importantissime da fare, una delle quali è sicuramente dormire, le altre, francamente, non ricordo.

in questi giorni sono stato rapito da degli ufi crudeli che mi hanno usato prima come cavia per degli strani esperimenti psichici, poi come rastrello per disegnare stilosissimi crop circle nei campi di grano.

una volta rilasciato, ieri ho cercato di prenotare un biglietto del treno per un weekend.

trenitalia sostiene che negli orari in cui dovrei partire io non esistono biglietti, non esistono treni, e anche la realtà non è affatto come noi la percepiamo.

nella remota probabilità in cui i treni esistessero sarebbero comunque esauriti, e quindi quel giorno sarebbero impegnati in una terapia di gruppo per risolvere il problema presso uno psicologo motivazionale che lavora in un interscambio della stazione di lodi.

ho telefonato agli ufi crudeli per chiedere se mi vengono a riprendere, ma sto ancora aspettando.

nel frattempo continua a fare un freddo indecente, il panorama assomiglia a quello di un caldo mattino assolato di inverno nella ospitale siberia, ma io sto abbastanza bene, anche se adesso sento il bisogno di disegnare dei crop circle su tutti gli zerbini che incontro


nota a margine

si chiama grappa “morbida” quel tipo di grappa che ti avvolge in una coperta di flanella prima di prenderti a pugni nello stomaco

lunedì 6 febbraio 2006

questo universo ha decisamente qualcosa che non va.

l'ho riportato al negozio ma non me l'hanno cambiato perchè ho perso lo scontrino.

mercoledì 1 febbraio 2006

al mattino, prima di andare in ufficio, scruto il volo dei gabbiani sul lago per cercare di capire quando sarà la seconda lezione del corso di divinazione.

il maestro ha spiegato che se vogliamo progredire sulla via della divinazione dovremmo smetterla di aspettarci da lui notizie sul futuro, anche se il fatto che abbia prenotato un volo di sola andata per cuba con i soldi della retta annuale ha insospettito un po’ tutti.

ad ogni modo c’è il sole, gli uccellini cinguettano my funny valentine nella versione di elvis costello e il pupazzo di neve di fronte a casa mia è diventato un’ameba di neve (sempre che un’ameba di neve abbia dei bottoni al posto degli occhi).

nel pomeriggio faccio alcuni giri di telefonate nel tentativo di organizzare il primo campionato mondiale di gare di velocità per sedia operativa ergonomica “sophia” (base a 5 razze su ruote pivotanti) ma incontro alcune difficoltà nel reperire piste di atletica pavimentate in marmo. immagino significhi che la federazione sportiva poltroncine ergonomiche non riceverà alcuna sovvenzione dal coni, maledizione. non mi resta che motorizzarle e farle correre sulle piste di kart.

per smaltire la delusione (questo pianeta ha bisogno di infrastrutture, ecco cosa) mi dedico a discipline meditative in grado di riportare la pace interiore.

infatti all’ottantaseiesima partita consecutiva di free cell raggiungo uno stadio di consapevolezza assoluta, una sensazione molto simile al satori, erroneamente scambiata per catatonia dagli specialisti dei centri di igiene mentale.

quando arrivo di nuovo a casa, trovo sulla soglia del portone il germano reale


- sei tornato?

- no, in realtà sto ancora svernando al sud, questo è solo un ologramma molto ben fatto, immagino mi dovrai chiamare germano virtuale. hai altre domande intelligenti?

- no, le ho finite.

- ...

- ...

- almeno hai deciso cosa fare della tua vita?

- vita? quale vita?


alla fine entro in casa e mi ritiro nei miei alloggi a scrivere:

-testi alternativi per i-ching

-pièce teatrali per mendicanti di metropolitana

-sceneggiature per colloqui di lavoro.



definizione: un operatore booleano è un centralinista proveniente del pianeta boule, abitato da forme di vita che ad un esame sommario potrebbero venire scambiate per borse dell’acqua calda.

lunedì 30 gennaio 2006

provo a respirare e sento un vago odore di primavera.

il pannello luminoso che ho di fronte sostiene che a) ci siano 15 gradi, e b) tutto vada mediamente bene.

a me verrebbe da ringraziarlo, quel pannello luminoso, non fosse che sto esattamente a 673,6 km dal luogo che chiamo “casa” e l’opzione “b” sappia un po’ di fregatura.

in serata rientro verso altre infauste latitudini, arrivo a casa e metto sullo stereo il v concerto brandeburghese nella partitura per oboe e lavandino con miscelatore.

in tutto questo, mi hanno ridato la tessera del bancomat. solo che in ossequio al dio trghelgh, il monitor dello sportello bancomat trasmetteva una televendita del rotowash.

ecco, io questa cosa dello sportello bancomat fuori servizio per assenza di collegamento non la capisco granchè.

voglio dire, quando mi cercano per debiti, io mi sento legittimato a rispondere “sono spiacente, il collegamento con il mio cervello è momentaneamente assente per motivi tecnici”.


ultim’ora

secondo una recente ricerca di arnoldo cameri, docente di fisica alla pontificia università del vaticano, è stato dimostrato che spazio e tempo sono relativi all’osservatore romano.

mercoledì 25 gennaio 2006

oggi sono impegnato in una missione piuttosto complessa: produrre una quantità di stampe inutili in cinque copie in modo da deforestare una rilevante porzione di territorio alpino, o quantomeno il canton vaud.

adoro i lavori di routine. alla fine, sapere di contribuire all‘estinzione delle foreste svizzere ti calma i nervi.

ne ho bisogno.

sono uscito stamattina scavalcando tre inuit che giocavano a rialzo sul portone di casa, e tutto lasciava presagire una tranquilla e rilassante giornata invernale.

e invece trghelgh*, ha scatenato un‘offensiva in grande stile:

- i criceti del pc di casa sono entrati in sciopero e il computer adesso è governato da una cooperativa rumena che ha preso in ostaggio il modem;

- il lettore mp3 è omertoso e sostiene che i 450 mega di file che ho pazientemente selezionato e copiato al suo interno non esistono;

- splinder ha deciso di potenziare il servizio, il che significa che se prima avevo qualche possibilità che funzionasse con il browser dell‘ufficio (una versione avanzata di quello dell‘eniac) adesso non ho più nessuna speranza;

- word ha comunicato tramite il suo ufficio stampa che oggi è il giorno del quinto mistero della punteggiatura, in cui si contempla solo l‘apostrofo al contrario.

potrei continuare, ma poi va a finire che mi deprimo.

come soluzione d‘emergenza, mi sono travestito da pittore del tardo 400 e ho prodotto una teoria di madonne, ottenendo risultati poco significativi.

deciso a dare battaglia a trghelgh (o almeno imparare come si pronuncia), ho convocato i protagonisti della guerra di secessione, il generale lee e il generale qui, per discutere di strategia militare.


*il dio della tecnologia che mi odia da quando inavvertitamente gli ho investito il cane. che poi mica è colpa mia, è il cane che si voleva suicidare perchè si è reso conto che il padrone è un cretino (che è anche uno dei motivi per cui è meglio che io non abbia un cane)


martedì 24 gennaio 2006

esercizi di stile # 264
iscrizione al concorso “rorty 2006”


ciao amici uligani,
visto che sto più o meno cazzeggiando su un portatile con la sincope e mi sono ritagliato un paio di minuti di libertà da winmine (che adesso si chiama prato fiorito, ignoro per quale oscura strategia di marketing), pinball e solitario, il gioco di windows che provoca più compulsione e attacchi epilettici di doom 2, visto anche che l’associazione protezione animali mi ha diffidato dal prendere a palle di neve le alci (e altri animali come struzzo, alcestruzzo, pollo di fiume che pure quello è molto buono(1)), visto che sono da solo in ufficio e mi connetterò ad internet a sgamo, ma per poco tempo onde evitare che mi si scopra al momento del ricevimento della bolletta, e soprattutto visto che omissis(2) mi ha chiamato ieri sera per dirmi che sarebbe lieto di organizzare una cena a casa sua per sabato prossimo (sempre che riesca a spedire la sua coinquilina a la spezia o in qualunque altro posto nell’universo disponibile ad accoglierla), ma ancora di più visto che sto cercando di allungare il più possibile questa serie di subordinate al solo scopo di creare il periodo più squilibrato che si sia mai visto sulla faccia della terra (nel senso dell’analisi logica del testo, non certo in senso storico, che già ce la caviamo più che bene) e quindi vincere il primo premio al concorso “rorty” per la frase principale più ritardata della letteratura italiana, consistente in una fornitura vitalizia di graffette da ufficio e un sottobicchiere gentilmente offerto dalla birra zipfer, la birra più orrenda che sia mai scesa da una spina non elettrica dopo la calanda brau, nella speranza che il fiato non vi venga a mancare proprio ora nel caso stiate leggendo ad alta voce (in caso contrario vi sconsiglio vivamente di farlo, potrei anche dimenticarmi di inserire alcune virgole solo per vedervi boccheggiare e stramazzare al suolo portando con voi il mouse sotto lo sguardo sbigottito dei colleghi), grato per la vostra attenzione che ora, me ne rendo conto, sta venendo rapidamente a mancare, *invio questa mail* in modo che tutti vedano gli indirizzi di tutti, e il cerchio si chiuda (sempre che qualcuno l’avesse aperto prima).
baci, abbracci, e altri gesti d’affetto

(1) op. cit.
(2) non vedo perchè uno non possa avere un amico che si chiama omissis (n.d.a.)

giovedì 19 gennaio 2006

a metà mattina, mentre sono impegnato a spiegare ad un muro esterno perchè sarebbe meglio per lui essere attaccato ad un solaio invece di fluttuare in giro per i fatti suoi, mi telefona in ufficio il truccatore preferito di george romero. vuole sapere se ho brevettato il colore delle mie occhiaie, oppure può usarlo a piacere nel suo prossimo film “zombie vs impiegati del catasto”.
(nel primo film “logica zombienaria”, il protagonista è un giovane logico di formazione aristotelica che sconfigge gli zombie convincendoli che, secondo i principii della logica formale, tutti gli uomini o sono vivi, oppure sono morti: tertium non datur. di conseguenza quasi tutti gli zombie ritornano nelle tombe, tranne qualcuno che trova un buon compromesso adattandosi a lavorare come impiegato al catasto.
nel secondo film gli impiegati-zombie iniziano ad uccidere i cittadini costringendoli a leggere protocolli di visure catastali, e l’unico modo di fermarli è richiamare in vita gli zombie-zombie e far scoppiare una lotta fratricida).
in pausa pranzo cerco di contattare alcuni editori per proporre una guida michelin sui bagni dei locali pubblici di milano e roma che dovrebbe intitolarsi veni vidi wc™, con scarsissimi risultati.
cioè, secondo me sarebbe davvero un successo editoriale, ma appena racconto il motivo per cui chiamo, inspiegabilmente si rifiutano di passarmi l’editore.
poi, per riprendermi dalla delusione, gioco a scacchi contro un computer tarato sul livello di difficoltà “bambino con disturbi cognitivi e gravi problemi di apprendimento”. ho perso in 22 mosse.
verso sera, mentre torno a casa, rischio di tamponare una subaru targata appenzello interno che ha deciso che la velocità di crociera turistica in riva al lago non può superare i 30 km/h, forse anche perchè nel baule ha un cane che abbaia a tutto ciò che si muove (cioè, se stai su un auto, è facile che quasi tutto intorno a te si muova) picchiando violentemente il muso sul parabrezza, giusto per sfogare quello spirto terrier ch’entro gli rugge.
alla fine sono arrivato a casa e volevo chiudermi nell’armadio, ma era occupato e ho dovuto ripiegare sulla lavastoviglie. quando mi sono reso conto che io a casa non ho una lavastoviglie, era troppo tardi.

del perchè gli amici ti amano (part iii)

a : - senti, quello mi ha scritto di nuovo, mi sa che ci sta provando.
io: - dovresti scrivergli una risposta adeguata.
a : - sì, ma che tenore dovrebbe avere?
io: - boh, penso che pavarotti potrebbe andare.
a : - sei un cretino.

mercoledì 18 gennaio 2006

ho il blog fuori sincrono.
credo dipenda dal cervello.


sogni, sintomi e distanze
a mail to p.

i brutti sogni non mi piacciono per niente, e allora ti scrivo.
detto così suona un po’ incongruente, ma adesso ti spiego e poi tu capisci (questa fiducia, credere sempre che quando tu spieghi una cosa poi l’altro capisce, questa cosa ingenua me la porto dietro da quando ero bambino).
non lo so, è che io ai brutti sogni mica ci sono abituato.
che nei sogni succedono delle cose che mi sembrano vere, e non riesco più a distinguere la differenza. forse è per quello che non me li ricordo mai, voglio dire, la vita da sveglio basta e avanza.
poi succede che i brutti sogni mi fanno pensare, e pensare è una cosa che a volte fa bene, ma a volte mica tanto, e siccome poi nel sogno c’eri anche tu, e adesso io mica mi ricordo bene cosa succedeva, so solo che stavo male, ero triste ed ero anche arrabbiato, e insomma, non sono bravo a gestire i sogni, che poi mi sveglio in ritardo perchè non suona la sveglia e mi resta addosso quella sensazione di sapere che stai male ma non ricordi perchè, e mi sembra stupido, perchè uno non dovrebbe stare male per le cose che stanno solo nella sua testa, ma poi se ci pensi bene, alla fine quasi tutto sta solo nella tua testa, e allora non dovresti stare male mai.
e forse ho fatto questo sogno perchè mi sono reso conto che ti devo dire delle cose, ma non trovo mai il modo di farlo perchè siamo lontani, (cioè, può essere che abbia fatto questo sogno perchè sapevo che ti dovevo parlare, ma ancora non ho capito perchè me lo sono ricordato, che io non me li ricordo davvero mai, i sogni) e insomma, alla fine ho deciso che ti scrivo, perchè i brutti sogni non mi piacciono (così si capisce la frase che ho scritto all’inizio).

lunedì 16 gennaio 2006

alcune cose che ho imparato oggi:

- se si fissa un monitor accesso senza interagire con esso per un
rilevante periodo di tempo, il fatto che improvvisamente lo schermo
passi in modalità economica virando completamente al nero, può
rappresentare un grosso shock. questo per dire che lo stress emotivo è
sempre dietro l'angolo.
- dovrei imparare a guardarmi dentro, ma non ho molta dimestichezza
con il bisturi
- nessuno dovrebbe sottovalutare un coniglio

ultim'ora
secondo una recente ricerca di georg krapfenberg, docente di fisica
quantistica all'università di ginevra, il fatto che i comportamenti di
alcune particelle in particolari condizioni siano per definizione
inosservabili è dovuto al motivo che, a livello quantistico, è ancora
ben chiaro il concetto di privacy.

venerdì 13 gennaio 2006

1. del perchè il mondo dell’editoria mi è ostile*


dovrei davvero provare a fare lo scrittore?

ho scritto il mio primo romanzo mentre lavoravo come fattorino da un commercialista, e l’ho stampato sul retro dei fogli di brutta che lui usava per calcolare il 730 di un dentista di milano.

ho capito che non sarebbe mai stato pubblicato quando tutti gli editori a cui l’avevo mandato cominciarono a tempestarmi di telefonate.

volevano il numero del commercialista.


* che io sarei bravo a fare il correttore di bozze, il redattore, il consulente editoriale, l’organizzatore di eventi letterari. adoro leggere, odio lavorare ed ho una spiccata predisposizione per il buffet.




2. del perchè gli amici ti amano (part ii)


f: stasera c’è un freddo fottuto

io: ci sono stati freddi peggiori

f: ad esempio?

io: beh, freddi krueger

f: sei un cretino

mercoledì 11 gennaio 2006

ho passato metà serata a litigare con il dio dei mail server, per banali questioni di parcheggio.

questo perchè ancora non avevo letto il secondo libro di jan lubitsch altri grossi errori da evitare per una vita serena, che mi avrebbe evitato alcune spiacevoli conseguenze.

il mio pc, invece, è infestato da presenze inquietanti, eliminabili solo con una formattazione a basso livello, o, in alternativa, un riorientamento gestaltico prodotto da grosso bastone nodoso.

io e il mio pc tendiamo ad identificarci, ultimamente.

secondo il mio nuovo terapista (un suricato che è giunto al quarto dan della scala dei consulenti psicologici: pista, megapista, gigapista e terapista), oltre al feng shui applicato ai neuroni, dovrei iniziare a considerare un approccio psicologico alla teoria del caos: dietro la confusione si nasconde un ordine ancora più complesso; ma la ricerca di quest’ordine, inevitabilmente, genera ulteriore confusione, che si riduce ad un ordine di una complessità ancora maggiore, e così via, fino alla fine dei tempi. o almeno fino alla fine dei tempi regolamentari.

in tutto questo, giurerei di aver visto stefano tempier in mezzo al pubblico che strizzava l’occhio alla telecamera durante una trasmissione sportiva.


consigli di lettura

il professor rupert spencer, docente di antropologia culturale presso la oxford university, ha recentemente pubblicato un trattato sulle conversione delle popolazioni arcadiche, anticamente legate ai culti del dio caprone suonatore di flauto, divinità dei boschi, della molteplicità e dell’unità cosmica della natura.

secondo la teoria di spencer, quelle popolazioni si trovavano ad attraversare un periodo di carestia e si convertirono per riconoscenza nei confronti degli evangelizzatori cristiani che provvidero a sfamarli; la conversioni di massa viene quindi propiziata da fattori socio economici che esulano da quelli meramente spirituali.

il saggio si intitola “rendere pan per focaccia”, ed è pubblicato da apogeo.

lunedì 9 gennaio 2006

il 3 gennaio stavo partendo per una dimensione più consona alle mie facoltà mentali, da queste parti soffiava il föhn, e sembrava quasi che le temperature si decidessero ad alzarsi di qualche grado.

sono tornato oggi, e si gela. immagino sia saltata la corrente.

io sono rientrato in ufficio piuttosto confuso sulle domande fondamentali della vita (la borghesiana si chiama così perchè l’ha inventata j.l. borges? c’è qualche lavoro più creativo del capo ufficio stampa di trenitalia? perchè sono rientrato in ufficio?) anche se ho interiorizzato l’evangelica consapevolezza che non si vive di solo pane e philadelphia, o, quantomeno, che la monoalimentazione è una pratica poco equilibrata.

ne parlavo giusto ieri con il colonnello sanders all’incontro per il rinnovo della tessera annuale del club dei salati di mente, sull’intercity roma-milano delle 12.47, prima di affrontare l’annoso problema delle differenze strutturali fra baden baden e baden powell.

alla fine, mentre camminavo di notte su marciapiedi ghiacciati, tornando verso casa, mi ha preso qualcosa di molto simile alla nostalgia.


cose urgenti da fare

- non ricordo

- non ricordo

- diventare un criceto



(il problema dell’intercity, apparentemente, era che gli scompartimenti, il corridoio, e i bagni delle carrozze fossero intasati di persone e bagagli, tanto da rendere impossibile qualsiasi movimento.

certo, nei periodi di festività e ponti, esisterebbero soluzioni vecchie e non definitive come: aumentare il numero degli intercity (ma bisognerebbe pagare per avere delle motrici disponibili e ridisegnare l’intera struttura degli incroci); aumentare il numero delle carrozze (ma, analogamente, bisognerebbe pagare per avere più carrozze disponibili); non vendere più di tanti biglietti (ma si lascerebbe la gente a piedi e si perderebbero grossi incassi); eliminare qualche eurostar a favore degli intercity (ma allora che abbiamo investito a fare nella modernizzazione del paese?).

invece è molto più intelligente e funzionale affrontare il problema da un corretto punto di vista scientifico.

considerando infatti la dimostrata relatività generale di einstein, tempo e spazio sono relativi all’osservatore: con l’aumentare della velocità, lo spazio tende a contrarsi.

ora, si capisce che l’unico modo di farci viaggiare più comodi fosse arrivare a milano con due ore di ritardo.

questo potrebbe anche far capire agli ambientalisti che l’alta velocità, per non trasformarsi in un investimento sbagliato, ha realmente bisogno di spazio


martedì 3 gennaio 2006

l’universo non è fatto solo di connessioni molecolari così macroscopiche da essere visibili. quindi smettetela di dire che parlo da solo.

lunedì 2 gennaio 2006

venerdì 30 dicembre 2005

come ogni dicembre, gli abitanti di vega stilano il rapporto annuale sulle attività degli umani.

alla riunione operativa allargata di quest’anno partecipano il capitano vega (capo missione), il capitano untino (approvigionamento e logistica) e capitan farlock (travestimenti e mind-fucking) per gli alieni, il capitano jean luc viacard per i terrestri (che il capitano kirk aveva una partita di tressette) e il solito capitano tuttammè per gli alienati mentali con manie di persecuzione.

io resto a casa a guardare una partita entusiasmante della coppa spengler (metallurg magnitogorsk - sparta praha, non so se mi spiego) sulla tsi2.

all’inizio del secondo terzo, un’entità in grado di imporre la propria volontà al pianeta, richiamata da una favorevole congiunzione astrale (luna in capricorno e io in divano in prima casa) prende possesso del televisore che da ora in poi trasmetterà “le mirabolanti avventure di un commissario qualsiasi” fino a data da destinarsi.

mi trascino in camera, a riflettere sul senso della mia vita.

panico in borsa, male i titoli finanziari che trascinano al ribasso anche i telefonici.

alla fine, questa mattina c’erano meno sette gradi e un paio di pescatori di vladivostock si disputavano del salmone sotto la mia finestra.

chi mi salverà?

chi mi raikonen?

mercoledì 28 dicembre 2005

ti fai un’idea di cosa significhi silenzio quando senti la neve sotto i tuoi anfibi, mentre cammini da solo, la notte, sul limitare di un bosco.

invece ti fai un’idea di cosa significhi rottura di palle quando devi grattare la neve ghiacciata incollata al parabrezza.

così restiamo qui, in questa riedizione provinciale di anchorage, io e un lemming iscritto al fronte di liberazione dei nani da giardino che fa le prove per le selezioni di holiday on ice sul terrazzo dell’ufficio.

fortunatamente, qualche tempo fa, un astuto ambulante autoctono è riuscito a vendermi una sciarpa made in nepal (che abbina protezione dal freddo e cromoterapia. la mia vita ha bisogno di colore) per la modica somma di dieci euro.

in compenso sono quasi riuscito a convincerlo che in nepal si pronunci sherpa.



nel bel mezzo di un gelido inverno

a mail to m.


parcheggiare oggi è come mettere la macchina in freezer, senti il ghiaccio lamentarsi sotto le ruote, e devi stare morbido con la frizione, come un parrucchiere anni ’60.

i tetti delle case sono bianchi, le montagne intorno hanno uno strano colore argento spento (ma ce l’hanno solo perchè le montagne, da queste parti, indulgono spesso in rime interne) e tira un vento gelido che ti alesa le orecchie.

sono ancora qui. ho provato a diventare paperino, ma non mi riesce di crescere.


lunedì 26 dicembre 2005

del perché gli amici ti amano


 msn


 ore 13.15
ubik scrive:
cercavo proprio a tia
eddie aka si scoprono gli altarini e i piccoli dei prendono freddo scrive:
eh, mi sono connesso apposta
ubik scrive:
brav
ubik scrive:
alora
ubik scrive:
1) vì viene
2) c'è un treno alle 9 che arriva alle 13,30 ma costa 46 euro
3) c'è un treno che parte alle 8,50 ma arriva alle 14,20 (tiburtina però) e costa 39 euro
eddie aka si scoprono gli altarini e i piccoli dei prendono freddo scrive:
c'è un treno che parte alle 7.40?


 ore 13.20
eddie aka si scoprono gli altarini e i piccoli dei prendono freddo scrive:
ubik, era una battuta.
ore 13.20 ubik scrive:
ah ecco
ore 13.20 ubik scrive:
stavo cercando
ore 13.20 ubik scrive:
pirla!
ore 13.20 ubik scrive:
mi ero anche chiesto che cazzo di appuntamento avessi per dover partire alle 7,40


 sms


 io: siamo al bar, non siamo andati al concerto
d: io arrivo fra un po’. come mai?
io: boh, si vede che non riesci ad arrivare subito
d: sei un cretino

giovedì 22 dicembre 2005

è difficile capire cosa si può pretendere da un rapporto, come sanno tutti i ciclisti professionisti. peccato che io non sappia nemmeno andare in bicicletta.


per la fine del corso di armonia cosmica un coro di daini si è esibito in un’antica carola ucraina a quattro voci nella partitura per ungulati e pianoforte preparato.

la critica si è divisa sul risultato della performance, anche se nella pagina dello spettacolo del settimanale io donnola è apparsa una stroncatura netta, riassumibile in due parole: dài, no.

non è un gran periodo.

il freddo sta attentando ai miei circuiti neuronali, e non è servito a niente lavarmi periodicamente la testa con del paraflu, e neanche aggiungere dell’antigelo alla birra. peccato, mi sembravano buone idee.

in compenso quest’anno concorro al premio krankel, per gli appunti più inutili presi durante una telefonata di lavoro. siamo rimasti io e una segretaria di lipsia: il vincitore si aggiudica una fornitura di penne staedtler noris stick a fine inchiostro e alcuni capi di abbigliamento vintage polacco.


ultim’ora

una famosa casa di prodotti per l’igiene orale sta per lanciare sul mercato un nuovo dentifricio all’estratto di erbe e alloro. il claim studiato per la campagna pubblicitaria, che svolta decisamente rispetto ai canoni della comunicazione farmaceutica, sarà “il mattino alloro in bocca”.

lunedì 19 dicembre 2005

esercizi di stile

studio # 165

commistione: defrag neuronale



uno schizofrenico in cura, tecnicamente, fa terapia di gruppo?

era l’argomento della lezione di ieri al corso di interpretazione di rumore bianco, subito dopo la spiegazione del perchè, per una corretta profilassi di igiene mentale, non è consigliabile lavarsi il cervello introducendo del nelsen piatti nelle orecchie

forse tutto questo altrove mentale non giova a un cazzo.

ma il mio qui mentale è davvero un casino. e anche quo e qua.

e allora meglio altrove


non capisco: perchè se alle 14.15 dico che sono le due e un quarto, alle 15.10 non posso dire che sono le tre e un sesto? (no, giusto per far vedere che non è vero che non ho il senso delle proporzioni).

qui continua a fare freddo, il che significa che alcune divinità locali che mi avevano assicurato che le cose sarebbero cambiate mi hanno fregato dei soldi.

ci sono dei momenti in cui sento che le persone si allontanano, in cui vorrei qualcosa di diverso

mi trascino per l’ufficio con l’espressione allegra tipica di martin landau nei momenti topici di spazio 1999: il suricato che sta di guardia al calorifero sostiene sia un problema di metereoapatia.

intanto la sera le strade si coprono di cristalli di ghiaccio e sale, e mi immagino file di capre intente a leccare l’asfalto. cioè, io se fossi una capra lo farei.

mica è semplice leggere fra le righe. di solito ci si trova solo spazio bianco

per dare una svolta alla giornata, come rimedio omeopatico, provo ad inalare del freon. pare che non funzioni.

non è niente. non è per sempre

venerdì 16 dicembre 2005

dopo alcune insistite (quanto incomprensibili) richieste, ho provveduto ad una lezione di  aggiornamento sulla metafisica per il corso di filosofia per alcolisti. visto che per mettere il giallo e tutto il resto su splinder dovrei avere un browser che non va a criceti (che pare non siano compatibili con splinder) per adesso lo trovate qui .
nessun criceto è stato molestato per la stesura e messa on line di questo annuncio, e, in ogni caso, parlatene con il mio avvocato.

mercoledì 14 dicembre 2005

koan di dicembre: la via di tsoshohachi


- maestro, com’è possibile giungere alla verità?

- in auto, evitando la tangenziale ovest nelle ore di punta

lunedì 12 dicembre 2005

si sa, le persone danno il meglio di loro nelle emergenze.
nelle situazioni difficili emerge la solidarietà, si socializza al di là delle differenze di classe e provenienza, si diventa creativi per far fronte agli imprevisti e si resta uniti contro la catastrofe.
oltretutto le forze dell’ordine possono dare il loro contributo mettendo a frutto il loro addestramento di protezione civile, portando soccorso alla popolazione colpita, anche sedando con garbo piccole rivolte che nascono dalla disperazione.
davvero, non ha senso che trenitalia migliori il servizio.

mercoledì 7 dicembre 2005

io e il gatto siamo seduti di fianco alla scrivania dell’ufficio, immobili, e fissiamo un punto ipotetico fuori dalla finestra.
al corso di rilassamento emotivo, il maestro ci ha spiegato che è fondamentale rimanere immobili; comunque c’è da dire che il sonno aiuta.
il fatto che il punto, in quanto ipotetico, non esista, non sembra turbare nè me, nè il gatto. neanche il punto sembra granchè turbato dalla sua non esistenza, a dire la verità, e questo dovrebbe essere un grande insegnamento per il genere umano. almeno credo.
non so, ho provato a parlarne con il maestro di rilassamento emotivo, ma prima è rimasto in silenzio, poi se n’è andato girandomi le spalle. sempre che si possa dire che un cavedano abbia le spalle.
ieri, mentre tornavo dall’ufficio, mi è apparso improvvisamente il maestro kobayashi e ha iniziato a bacchettarmi urlando ‘sempre verso il centro!’. ho provato a spiegare che abito un po’ fuori mano e stavo finendo la benzina, ma è stato irremovibile.
quando sono arrivato a casa ho passato buona parte della serata a litigare con un bwbachod che è arrabbiato con me da quando per sbaglio l’ho chiuso in un calzino, da allora non fa altro che combinarmi casini in stanza. volevo evitare di irritarlo ulteriormente, allora l’ho inseguito per tutta la casa cercando di affettarlo con dei fendenti di claymore (non provate a fare lo stesso a casa vostra. a meno che non abbiate un amico piastrellista, intendo).
oggi, invece, come tutti i mercoledì che il signore (un signore qualsiasi, suppongo) manda sulla terra (che ne so, non potrebbe mandare dei soldi, invece?), qui ai confini dell’impero imperversa il mercato. solo che con questa gioiosa temperatura esterna, gli affari ristagnano. per dire, mai sentito narrare le qualità del mercato di novosibirsk a dicembre? ecco, ci sarà un perché.
mentre cerco di raggiungere l’ufficio a piedi, incrocio un senegalese disperato che cerca di vendermi un edizione del de trinitate rilegata in brossura. alla fine per farlo contento gli compro una raccolta di frasi celebri di un editore turco. ne scrivo qualcuna così anche voi potrete fare bella figura nei salotti mondani


- ci sono più cose in cielo e in terra, orazio, di quante ne contenga tutta quanta la tua filosofia (clarabella)
- dio non gioca a dadi con l'universo. almeno, non dall'ultima volta che ha perso (a. einstein)
- parigi val bene una messa in piega (jean louis david)
- questi è il figlio mio prediletto. rallegratevi ed in esso esultate (f. totti)
- fatta l'italia, fatto l'inganno (g. garibaldi)
- tu non stai pensando. stai semplicemente applicando la logica (niels bohr ad albert einstein)
- qui una volta era tutta campagna acquisti (avv. agnelli)
- cerco un centro di gravità permanente (newton)
- se non puoi batterli, perdi (confucio)
- pulirne uno per educarne cento (mastro lindo)
- panta collant (eraclito)
- il tempo cura tutte le ferite. infatti prima o poi muori (raul follerau)

lunedì 5 dicembre 2005

esercizi di stile

studio # 234

natura morta con interregionale



sono le otto e mezzo del mattino di un sabato che si annuncia pigro e sonnacchioso, dopo che la neve è caduta con insistenza per tutta la notte.

adesso una pioggia lieve, quasi invisibile ma costante, si insinua nel paesaggio innevato, in un silenzio quasi irreale.

di fianco all’edificio principale della stazione riposa sotto le neve un piccolo giardino, con al centro una vasca per i pesci che ha conosciuto tempi migliori; i cristalli ghiacciati coprono la ruggine del tetto dell’enorme vecchia voliera abbandonata, vuota come un chiosco chiuso per lavori di restauro.

sotto la tettoia della stazione, compaiono all’improvviso due guardie di confine, poi qualche operaio della stazione, e tutti restano fermi qualche minuto prima di entrare nuovamente in qualche locale al caldo, quanto basta per vedere il fiato condensarsi e poi disperdersi verso le finestre.

il treno è immobile sul secondo binario, con le porte aperte e i pantografi alzati, le luci all’interno sono accese, anche se dentro non si vede nessuno. se ne sta lì, inerte e silenzioso lungo il binario, come in attesa di un evento. in lontananza, il semaforo che regola la partenza è inequivocabilmente rosso.

l’interno del treno è caldo, ma il vagone è completamente vuoto e si respira l’odore misto di riscaldamento e vecchi sedili in pelle logorati dal tempo.

alzo gli occhi dal libro, e resto immobile sul sedile a fissare il paesaggio con uno sguardo incerto.

a tratti, un cumulo di neve si stacca dal tetto del treno e scivola dolcemente sul marciapiede della stazione.

il bianco della neve sembra dilatare il tempo e lo spazio, ma in realtà è il silenzio che distorce la normale percezione dell’universo.

poi torno al libro, con la consapevolezza che spesso non c’è alcuna differenza fra quello che vedi e quello che leggi.

dopo qualche ora il treno è ancora lì, fermo sul secondo binario, e a me sembra una buona metafora della mia vita in questo momento.




mandare in overclock il cervello non è mai una buona soluzione, anche se sabato sera il coefficiente di dissipazione termica era decisamente aiutato dalla temperatura esterna. pare comunque che mancassero alcuni componenti indispensabili, tipo un sistema di celle di peltier e alcuni litri di birra.

adesso alcuni neuroni stanno organizzando dei sit in di protesta, e degli estremisti mi hanno appeso sulla nuca il cartello out of order.

scusate, è un periodo un po’ del cazzo.

fra le altre cose devo fronteggiare un’invasione di folletti in ufficio che con la scusa di pulire il pavimento approfittano per nascondere documenti in pieghe spazio-temporali che non si sistemano neanche con un ferro da stiro astrale.

giovedì 1 dicembre 2005

mi sono svegliato e ho trovato un crop circle sulla coperta.

questo getta una nuova luce sulle indagini sui fenomeni alieni che coinvolgono la mia stanza.

il mio cervello trasmette ungheria - el salvador dei mondiali dell’82, solo che invece della telecronaca ci sono delle voci sconnesse che appaiono all’improvviso. non che la cosa mi interessi, voglio dire, lo sanno tutti che l’importante sono i fatti, e non bisognerebbe mai dare retta alle voci.

ad ogni modo, mi sento un po’ come il portiere dell’el salvador a fine partita.

i muscoli del mio collo hanno dichiarato uno sciopero ad oltranza contro le inumane condizioni climatiche cui sono sottoposti (è inutile che mi diciate che devo andare da uno specialista del settore, sono andato tre volte da un ghiro pratico di queste cose, ma l’unico consiglio sensato che ho ricevuto è stato quello di entrare in letargo, d’inverno).

ieri sera, dopo una graziosa telefonata ad un tecnico palesemente non in grado di passare il test di turing, ho chiamato il mio maestro di comunicazione empatica per chiedergli un consiglio. non mi ha risposto.

sono tornato a casa sfruttando la metà non congelata del parabrezza, ho messo sullo stereo i concerti brandeburghesi nella partitura per triangolo e ruota di scorta, e mi sono di nuovo chiuso nell’armadio.

fra le altre cose, devo aver sviluppato una dipendenza agli effetti collaterali dalla naftalina.

lunedì 28 novembre 2005

il 26 novembre è il giorno della sacra ciabatta.

la sacra ciabatta (conosciuta presso altre culture anche come divina pantofola o santa mappina) è la grande madre di tutte le ciabatte, simbolo di fertilità e del ventre materno, che accoglierà nuovamente tutte le ciabatte al momento della loro dipartita da questo mondo.

la comunità delle ciabatte credenti si prende un giorno di ferie, lascia le proprie case e si riunisce per un pomeriggio di ritiro e meditazione sulle rive del lago lemano.

il fatto che questa notizia sia sempre passata sotto silenzio è essenzialmente dovuto ai mezzi di informazione svizzeri che non sono così interessati ai meeting di ciabatte e preferiscono passare notizie come la fiera delle vacche di lingua romancia a chur.

per cui se non trovate le ciabatte, fatevene una ragione. torneranno.


io arrivo in ufficio giusto in tempo per iscrivermi al concorso per lo sbadiglio più lungo del 2005: l’anno scorso sono arrivato in semifinale, ma sono stato battuto da un ragioniere di trondheim.

invece, dopo un paio di settimane in cui aveva inspiegabilmente deciso di starsene comodo al caldo nell’appartamento di fianco, è tornato il gatto. l’ultima volta che l’avevo visto mi aveva trascinato in un dibattito sulla gnoseologia applicata all’esistente. lui stava arroccato su posizioni fondamentalmente idealiste (se non potessimo conoscere la realtà esterna, come potremmo saperlo?) e mi aveva devastato sul piano dialettico (io odio quando mi si batte sulla dialettica).

ad ogni modo sta lì, dietro la porta a vetri, e mi guarda.

gli spiego con argomentazioni razionali perchè non può entrare.

mi guarda.

rispiego, con dovizia di sillogismi e puntuali dimostrazioni.

mi guarda.

passo in rassegna tutte le argomentazioni catalogate da perelman e olbrechts-tyteca (peraltro inefficaci perchè basate sull’affidabilità di un uditorio che, in questo momento, si riduce al gatto).

mi guarda.

espongo diverse teorie sull’interconnessione dell’universo per le quali è assolutamente inopportuno che lui entri.

mi guarda.

apro la porta, mandando contemporaneamente a puttane tutta una serie di illusioni sulla superiorità della specie homo sapiens sugli altri animali.

venerdì 25 novembre 2005

meno tre. non è un conto alla rovescia, è una temperatura.
mi sono distratto un attimo e mi si è criogenizzato il cervello.
niente di grave, è solo che sono nato alla latitudine sbagliata.
la mattina, mentre vado in ufficio con la mia giacca griffata ‘omino michelin’ e una cuffia modello ‘gustav thöni ubriaco’, incrocio due inuit che fanno l’autostop per tornare a casa.
nel parcheggio, alcuni ragnetti stanno organizzando la versione aracnide di holiday on ice sul parabrezza della mia auto, e mi chiedono se possono usare il mio impianto stereo. accetto, però specifico che voglio una parte dei diritti del film, nel caso si dovesse fare.
il lago è di un colore sbiadito che gli autoctoni chiamano amichevolmente “fernando” e corrisponde all’esadecimale #dfdfdf nella scala di grigio (qui si distinguono più di 130 varietà di grigio, catalogate in base alle diverse sfumature e ribattezzate con nomi di fantasia, come grigio ‘crisi-del-29’, grigio ‘vanni’ o anche: grigio ‘ombra-di-topo-scappato-dal-fiume-e-nascosto-dietro-un-cespuglio-di-alloro’. non è che siamo maniaci, è solo che abbiamo pochi altri argomenti di conversazione).
non so, mi manca il passamontagna rosso di quando ero bambino. anche se, a ben vedere, adesso forse lo infilerei dalla parte sbagliata: sarebbe decisamente più rassicurante.


 


martedì 22 novembre 2005

non è che mi dia fastidio litigare con me stesso. voglio dire, è un modo come un altro di prendersi in considerazione.

quello che mi dà realmente fastidio è quando litigo con me stesso e perdo. ultimamente mi capita spesso.

in compenso ho affinato l’invidiabile capacità di trovarmi sempre nel posto giusto al momento sbagliato; oppure nel posto sbagliato al momento sbagliato.

ad ogni modo, se considerate che lo spazio-tempo è un sistema di riferimento non assoluto, questa cosa perde immediatamente qualsiasi significato negativo.



giovedì scorso, mentre per le vie di rimini litigavo con una reflex che non aveva assolutamente voglia di assecondare le mie pretese, mi ha chiamato il maestro del corso di consapevolezza per informarmi che ha deciso che dovrò esibirmi nel saggio di fine anno.

a dicembre, in piazza della riforma, a lugano, indosserò una tunica di flanella bianca e risponderò alle domande della gente nel modo più saggio possibile.

la consapevolezza sta nel fatto che tutti e due sappiamo che in fondo è solo uno spettacolo, ma, come diceva enrico iv, lugano val bene una messa in scena. e soprattutto c’è verso di ricavare qualche soldo.

qualche ora più tardi, dopo 13 km di tangenziale ovest percorsi a passo d’uomo, acquisisco nuove consapevolezze da sfruttare sulla via della sapienza. ad esempio, realizzo che il nuovo tappo ergonomico per le bottigliette di plastica è uno dei segni dell’imminente apocalisse.

dopo mezz’ora di immobilità quasi totale, mi sorpassa abebe bikila in corsia di emergenza, sempre a piedi nudi ma travestito da operaio anas: mi guarda di traverso e fa un gesto vago indicandosi il polso, come per dire: “ti aspetto al casello”.

decido di prendere in mano la situazione e cerco una trasmittente per chiamare scottie in sala macchine e farmi teletrasportare fuori di qui: mi risponde la segreteria telefonica che mi spiega che a quest’ora il signor scottie è impegnato con le domande di passaparola, tipo qual’è la capitale del buthan. riattacco, che non ho thimpu da perdere.

quando arrivo al km 29 c’è un comitato di accoglienza con la fanfara dei bersaglieri e un chiosco abusivo di bratwurst gestito da un avvocato di stoccarda rimasto bloccato qui mentre rientrava dalle ferie lo scorso agosto.

quando finalmente arrivo a casa metto sullo stereo il iv concerto di jack brezinsky, nella partitura per violoncello e piano astrale, poi mi infilo nella lavatrice e metto il programma per i delicati.

sabato 19 novembre 2005

l'universo sta bene, e vi saluta.
fate ciao con la manina
(io torno quando mi assicurano che sono vivo)

ultim'ora
il comprensorio scolastico di pasteur (milano) ha deciso di intitolare gli istituti agli scopritori del dna.
sono nate così la scuola elementare watson e la scuola media crick (il cui nome completo sarà crick del 128, per esigenze di sponsor)

martedì 15 novembre 2005

scusate, è che sono nuovamente impegnato con quella cosa di salvare l’universo, e tutto il resto.
tra l’altro, è piuttosto complicato salvare l’universo da un cassetto della scrivania.

mercoledì 9 novembre 2005

sto cercando di annodare un quipu (d’accordo, ho una motricità fine degna di una qualsiasi specie animale mancante di pollice opponibile, e allora?) quando due tomisti mi trascinano in un dibattito sull’esistenza dell’universo.

(se i tomisti hanno un problema, è che pensano sempre di dover dimostrare qualcosa: è quello che gli esperti del settore chiamano “la malattia di aristotele”; quando sono molto ubriachi gli esperti del settore riconoscono anche che dimostrare qualcosa è molto complicato se la controparte non collabora e inspiegabilmente rifiuta di accettare delle premesse assolutamente stupide e parziali. solo che se uno non accetta le tue dimostrazioni, la cosa è piuttosto deprimente, sapete? quindi raggiunto un adeguato tasso alcolico, questa categoria di filosofi viene anche indicata anche come tomesti)

ad ogni modo, continuano a discutere fino a quando non eseguo il numero del filosofo del cheshire per levarmeli dalle palle. non ho molta voglia di parlare.

in fondo, in questo periodo, in fatto di pensieri sono piuttosto parco. vuol dire che mi cresce l’erba nel cervello, immagino.

ho anche deciso di smettere per un po’ di frequentare il corso di ubiquità: non avere niente di interessante da fare stando contemporaneamente in due posti diversi non è granchè divertente. ne parlavo ieri con un airone cenerino che si era perso cercando una porta dimensionale* sull’estuario del fiume vicino a casa mia.

non che lui mi stesse ad ascoltare: gli aironi cenerini sono piuttosto riservati e non danno molta confidenza agli sconosciuti (vivere in riserva ha comunque i suoi vantaggi, occorre dirlo. a meno che tu non sia un'automobile, intendo).

comunque le giornate si trascinano più o meno tutte simili, verso sera arrivo a casa, infilo nello stereo my funny valentine nella versione di ben “fatto” webster, poi mi chiudo in un cassetto della scrivania.



* altre porte dimensionali: la pietra rettangolare della pavimentazione nella navata laterale ovest del transetto sud della cattedrale di chartres, la pagina 67 del “ristorante al termine dell’universo” di douglas adams (nell’edizione urania), la vibrazione che si sviluppa dopo dodici minuti e trentasette secondi usando senza interruzione un martello pneumatico bosch 3/4" core hamm (chiamato anche “hyeronimos” dagli addetti ai lavori), il rosone centrale dell’abbazia di san galgano, il ripostiglio della signora millgram a eastbourne (sussex), la seconda pietra della terza fila dell’allineamento di kerlescan a carnac.

per una completa disposizione delle porte dimensionali potete consultare il manuale “porte dimensionali e serramenti astrali”, dirk fenderson , ed. jaka book.



PS un bacio alla pimpantona, nel caso mi stia leggendo. ehi, ciao pimpantona!

(questo sarebbe uso privato di mezzo pubblico, una cosa tipo quando rubi un autobus per andare al supermercato)


martedì 8 novembre 2005

ecco, sembra niente, ma credo sarebbe un vantaggio se avessi una macchina che prendesse in considerazione l’ipotesi di partire, al mattino.

lunedì 7 novembre 2005

giovedì 3 novembre 2005

subterrean homesick blues


metropolitana, interno giorno.

il vagone è quasi vuoto, poche persone, in silenzio, mentre il treno sferraglia lento e sgrana le fermate, come un rosario cittadino.

all’improvviso si materializzano dal nulla quattro asiatici che si siedono di fronte a me, disquisendo fitto nella loro lingua madre.

mi arrivano frammenti di conversazione, qualcosa che potrebbe vagamente somigliare a joyce, se solo joyce avesse saputo il mandarino (nel senso della lingua, non dell’agrume).

continuo a fissare un punto imprecisato della carrozza fino a che, dopo qualche minuto, non distinguo chiaramente le parole “otis redding”.

a quel punto li guardo con aria interrogativa e chiedo: “avete mica detto otis redding?”.

loro si scambiano uno sguardo di intesa, si accordano, poi eseguono sitting on the dock of the bay a cappella. in cinese.

sipario.


qualche ora più tardi mi fermo sulla riva del lago, più o meno nel mezzo del nulla, sotto un cielo grigio carico di pioggia. alcuni gabbiani stanno volando seguendo una precisa traiettoria, in modo da formare la scritta “wo darf ich heimisch sein?”.

da nord, oltre le montagne, arriva un vento freddo.

io resto qui, con la sensazione di essermi perso qualcosa di importante.



ultim’ora

è in arrivo la nuova versione dell’a-team, ossia il sequel di uno dei telefilm più amati degli anni ’80. la nuova serie, che sarà interpretata da nuovi attori e riadattata alla nuova situazione contemporanea, si chiamerà a-team business.


martedì 1 novembre 2005

trovare un posto, viaggiare comodi e arrivare a destinazione in orario non ha prezzo.
per  tutto il resto, c'è trenitalia