venerdì 30 settembre 2005

lo sapevo che non avrei dovuto lasciare la finestra aperta.

approfittando di una giornata di pallido sole arriva sul davanzale lasciando fastidiose impronte palmate.

la risposta corretta alla domanda “dove vanno i germani reali quando ghiaccia il lago” è: ma che cazzo ne so, da queste parti il lago non ghiaccia mai.

io se avessi le ali andrei ai caraibi, invece di rompere le palle alla gente per bene


-stai sprecando il tuo tempo

-quest’affermazione necessiterebbe di un’adeguata esplicitazione del concetto di tempo, oltre che di una immutabile scala di valori inerenti il concetto di spreco

-...

-vabbè, che prove hai?

-a parte l’evidenza?

-con evidenza intendi l’intenzionalità fenomenologica husserliana?

-stai sparando delle parole a caso per evitare di rispondere?*

-sì. non te l’ho mai detto ma sono un cugino di mallarmè

-...

-se non ti levi di qui ti infilo nella macchina per scrivere e dimostro che anche con le vecchie tecnologie è possibile scrivere su supporto volatile.


fuori il sole cerca di tramontare, o forse sta solo cercando asilo politico in svizzera.

io, invece, sto parlando di filosofia con una papera.



*la vera arte filosofica, nonostante quello che sostengano gli esperti del settore, è l’abilità di rispondere ad una domanda con un’altra domanda



ultim’ora

dopo che si è giunti alla conclusione di una lunga e accurata indagine della magistratura sulle stragi di stato in italia nel contesto della guerra fredda e della tesi della democrazia limitata, grazie alla piena collaborazione dei servizi segreti italiani e americani, pare sia finalmente dimostrato che la strategia della tensione non sia da imputarsi al malfunzionamento di alcune centrali enel.

mercoledì 28 settembre 2005

come sostiene il professor spalding nel suo saggio “forme e colori nello spettro cosmico: anatomia del fantasma dell’universo”, il grigio domina le galassie.

pochi sanno, invece, che il grigio ha prenotato un soggiorno a mezza pensione per otto mesi all’hotel ancora, con una splendida vista lago, a trecento metri da qui.

è arrivato ad agosto, spiega la signora stella che gestisce l’hotel con l’aiuto del marito, qui è un posto tranquillo dove a nessuno verrebbe in mente di cercare il dominatore dell’universo*. oltretutto facciamo sconti per soggiorni di lunga durata.

io mi sveglio in versione mostro di düsseldorf, o quanto meno con la stessa gioia di vivere.

la domanda per l’inserimento dell’italia in una fascia climatica sub tropicale si è arenata nei meandri della burocrazia degli dei del clima, e io sono ostaggio di una divinità minore a cui inavvertitamente ho rigato la macchina (vabbè, sono cose che succedono).

verso le nove mi chiama friederich murnau, impressionato dalle mie movenze, e mi chiede se voglio fare un provino da protagonista per il prossimo film. gli chiudo il telefono in faccia, che non ho tempo da perdere visto che mi aspetta un’estenuante seduta di free cell.

il mio maestro di ikebana per neuroni non è del tutto convinto che l’arte di disporre le carte su uno schermo, alla lunga, aiuti la pace interiore. però, chi può dirlo?

verso sera infilo il mio costume da betamax e vado in giro per le strade canticchiando auferstanden auf ruinen


*sarebbe lecito che voi vi domandaste che lavoro fa uno che è il dominatore dell’universo. secondo alcune teorie esoteriche, professate da numerosi astrologi, controlla che mercurio in prima casa paghi l’ici.



ultim’ora

l’associazione italiana arbitri, in collaborazione con il wwf, dopo un’attenta indagine di mercato sui brand usati da soggetti internazionali che operano nel mondo del calcio, e analizzate le tipologie di alcune specie animali minacciate di estinzione, ha deciso di adottare come simbolo della categoria un cardellino giallo.

giovedì 22 settembre 2005

sulle scale incontro una commissione della scuola di chartres che vuole estrocermi un’iscrizione.

per dissuaderli prendo fulberto in ostaggio e gli declamo una mia tesina sulla politica di re giorgio v e dei suoi successori, giorgio w, giorgio x, e giorgio y, poi mi infilo nell’ascensore.

appena arrivo in ufficio faccio entrare il gatto ed iniziamo le solite battaglie per il possesso della scrivania. cioè, lui vuole saltare sulla scrivania, io per distrarlo gli parlo delle motivazioni etiche per cui non dovrebbe farlo, ma stamattina tende ad essermi superiore nella dialettica.

continuiamo con le schermaglie recitando da tom e jerry (lui è tom, per via delle orecchie) fino a che a) lo ignoro e se ne va sdegnato b) lo attiro sul balcone millantando il possesso di un manoscritto di giovanni di salisbury rilegato in brossura, lui abbocca e io lo chiudo fuori.

più o meno queste sono le uniche attività che mi concedo durante la giornata, per il resto mi trascino in una atarassia conclamata che alcuni maligni scambiano per catatonia.

lo psicologo che frequento settimanalmente sostiene che dovrei fare un programma giornaliero che scandisca impegni e motivazioni, tenendo presente che il periodo più fecondo della giornata dovrebbe essere quello fubito dopo il primo.

il problema essenziale è che lo psicologo che frequento settimanalmente è una lavatrice a carica frontale (troppo comodo ricevere le cose dall’alto, bisogna guadagnarsele) che si è iscritta a psicologia perchè da bambina aveva difficoltà con la centrifuga e la chiamavano lavatroce. i bambini sanno essere crudeli.

comunque mi sforzo di tenere attivi i neuroni evitando che il mio cervello trasmetta in loop la pubblicità del rotowash: come sosteneva la setta dei pacifici marinai razionalisti (estintasi per cause tuttora misteriose ed inspiegabili nel xvi sec.) il sonno della ragione genera rostri, fra cui il temibile padre rostro, il rostro di loch ness e rostropovich.

verso sera esco dall’ufficio un po’ nervoso e rientro a casa maledicendo turisti dell’oberland bernese, augurando infiammazioni al genioglosso (lo spiritello che si nasconde nella bocca e ti spinge a dire cazzate) a tutta la specie homo sapiens.

che ci volete fare, è un periodo un po’ così.

martedì 20 settembre 2005

capisci di avere sonno quando nel parcheggio del supermercato cerchi con insistenza di infilare l’euro per il carrello nella serratura dell’auto

lunedì 19 settembre 2005

----- Original Message -----

From: eddie

To: xxx

Sent: Friday, September 14, 2005 10:48 AM

Subject: don’t cry for me insubria (del resto, non c’è pericolo)


la situazione è piuttosto liquida.

per il resto continuo la mia vita da disadattato. qui al lago sta cominciando la stagione delle piogge e la mattina è quasi buio, quindi tutto normale.

lavoro, passo mattine e pomeriggi interi a disegnare (una cosa che fondamentalmente odio) e giocare a free cell (una cosa che fondamentalmente mi annoia) quindi direi che la mia vita è sui binari giusti. però mi pagano poco, quindi direi che va bene così.

come procede il tuo lavoro? qualche ragazzino ha finalmente dato fuoco alla scuola dopo aver parlato con te? il chievo vincerà lo scudetto? toni si è messo con eleonora? in quale posizione diana dà il meglio? (questa sembra una domanda porno, e invece). perchè non potrebbero pagarmi duemila euro al mese, così, sulla fiducia? perchè la playstation portatile è uguale al game boy e sembra il maxischermo del grande puffo?

queste sono le vere domande fondamentali della vita, è inutile che stiamo lì a perdere tempo con le altre.

poi spero di vederti presto, magari mi organizzo per il mese prossimo così se sei libero passo a trovarti

bacio

giovedì 15 settembre 2005

 


il simposio sul dio enki si tiene in una taverna appena oltre confine, alla presenza di numerosi insigni luminari e scarse insegne luminose, come si conviene ad un convegno di tal fatta.
il risultato è che già trovare il posto è un successo esistenziale, e dentro il locale non si vede granchè.
ad ogni modo quelli come me sono lì essenzialmente per il buffet gratis. mica siamo gente sociale, è solo un modo intelligente per risparmiare due lire sulla cena (questo è uno dei due modi di dire che etimologicamente derivano dai menestrelli del medioevo; l’altro è “si lavora e si fatica per il pane, et cetra, et cetra”)*.
il fatto che siamo costretti a ricorrere ad intelligenti strategie orientate al risparmio causa inesistenti risorse economiche (nonchè a complesse strutture linguistiche per dire che non abbiamo soldi) non ci squalifica come filosofi: non per forza per essere filosofi si deve essere ricchi, o cretini. anche se mi rendo conto che in effetti aiuterebbe assai.
dopo un po’, com’è logico, si finisce a mangiare pesce d’acqua dolce e parlare di epistemologia (non essendo ancora abbastanza ubriachi, però, si evita la fisica quantistica).
le varie posizioni più o meno seguono tre scuole di pensiero:



  • scuola sincretica di neoplatonismo e taoismo, per un approccio olistico alla teoria scientifica, che riattualizza il tentativo di teoria unificata di einstein e il concetto di ologramma (“tutto è uno”, spega michael peugeott, il che indubitabilmente semplifica i calcoli matematici)

  • scuola pragmatica sulla scia tecnicista di enki, per cui il concetto di verità va mutuato con quello di coerenza e risoluzione dei problemi sul modello di perelman e laudan  (riassunti nell’affermazione di dieter angst “popper è un epistemologo, non una droga sintetica”)

  • scuola scettica (a cui sento intimamente di appartenere e che si esplicita nella frase “si può avere ancora della pizza?”)


segue dibattito sulla matematica


- gödel dimostra che, a dispetto di tutti gli sforzi possibili, qualsiasi sistema formale può produrre teoremi indecidibili (ovvero né veri, né falsi). l’uomo non è quindi in grado di produrre sistemi di rappresentazione, o modelli, “perfetti”.
- significa che la scienza non sarà mai in grado di comprendere e descrivere con certezza assoluta i fenomeni?
- la scienza in generale non ha certezze che non siano derivate da postulati tecnicamente indimostrabili, questo era già chiaro a tutti gli scienziati; la novità è che il teorema certifica definitivamente che qualsiasi sistema formale non è mai completamente dimostrabile dal suo interno. 
- quindi indubitabilmente la matematica è un’opinione
- esattamente. un enorme, logico, coerente, sistema di opinioni. di cui è ovviamente lecito discutere, cambiare regole, idee e prospettive.
- però sono i calcoli matematici che fanno sì che un ponte non crolli.
- ecco, questo è il punto. sono le opinioni che non fanno crollare i ponti



 



*(pochi sanno che anche buffet deriva etimologicamente dalla saggezza popolare. ecco il percorso psicologico che ha portato alla nascita del lemma: “nero di sera prepara bufera. no, forse non bufera così. e allora come bufè? vabbè, intanto mangio due stuzzichini che è quasi ora di cena.”)

lunedì 12 settembre 2005

marshall mcluhan non è un modello di amplificatore valvolare


sono da qualche parte in uno squallido bar nella ventisettesima dimensione quando la voce del nimesulide mi riporta in ufficio: se c’è una cosa che odio del villaggio globale dimensionale è che ormai non puoi stare tranquillo da nessuna parte. e soprattutto non mi spiego perchè dovrei sempre tornare in una dimensione pervasa da un’insana passione collettiva per inutili esercizi di matematica combinatoria che viene inspiegabilmente chiamata con un nome giapponese.

il mio maestro di yoga per neuroni (un orsetto lavatore che ha lasciato il suo primo lavoro per trasferirsi qui a insegnare yoga) mi spiega che il dolore alla schiena è un grande passo sulla via sulla consapevolezza, un modo come un altro per scoprire il proprio corpo evitando di prendere freddo. io avrei scelto altri modi per acquistare consapevolezza (non so, tipo la carta di credito) ma lui sostiene che il male alla schiena obbliga ad evitare la valuta corrente.

annuisco cercando di muovere il meno possibile la spina dorsale: so benissimo che ci sono cose che il denaro non può comprare, però il fatto che io paghi 55 euro all’ora per la lezione mi lascia alquanto perplesso. comunque non chiedo nulla, che gli orsetti lavatori sono abbastanza pericolosi quando si incazzano.

nel pomeriggio tento il suicidio giocando tre ore di fila a free cell, con scarsi risultati (le statistiche mi informano che in tre ore ho raggiunto solo il 72% di suicidio).

la sera, invece, ho in programma di partecipare a un simposio sul dio enki organizzato da un branco di alborelle.



ultim’ora

nessuna crisi per gli impieghi del settore informatico nel mercato del lavoro in italia.

un sistemista di milano si è notevolmente arricchito dopo aver finalmente sfruttato le sue capacità vincendo al totocalcio.

giovedì 8 settembre 2005

mi sveglio e da subito percepisco una certa affinità con una tavola da surf.

la tavola da surf ha una vita tutto sommato tranquilla, a parte quando qualcuno cerca insistentemente di piegarla o smuoverla dalla sua placida rigidità.

il problema principale credo sia il fatto che una tavola da surf ha una soglia del dolore molto più alta della mia (e infatti non ho mai sentito una tavola da surf urlare, ma questo potrebbe anche dipendere dal fatto che io e le tavole da surf non ci frequentiamo granchè).

in sintesi, non credo le tavole da surf provino tutto questo dolore. almeno non tutto quello che provo io. ma si sa che quando si prova dolore si tende a concentrarsi su se stessi e diventare molto egocentrici, quindi potrei sbagliarmi.

cioè, se venisse una tavola da surf a dirmi che soffre più di me potrei anche ricredermi.

questa cosa del dolore immagino dipenda dal fatto che tutte le articolazioni preposte al corretto fuzionamento di schiena e collo hanno dichiarato guerra al mio cervello, mandandogli segnali piuttosto espliciti. a mio parere si tratta a tutti gli effetti di un colpo di stato.

fonti non governative dichiarano che sono in atto alcuni tentativi di mediazione, che tuttavia sembrano restare infruttuosi a causa della scarsa disponibilità delle parti a un dignitoso compromesso, il che comporta una fastidiosa paralisi delle attività motorie. qui si attende con trepidazione un’iniziativa dell’onu per cercare di sbloccare la situazione.




appunti per il corso di misticismo trascendentale: applicare la logica all’essere è come cospargere di vaselina una cintura di castità. puoi spingere quanto vuoi ma non c’entra un cazzo.


martedì 6 settembre 2005

provo ad arrivare in ufficio senza tamponare una smart targata basel land che viaggia prudentemente per la mia stessa strada a 25 km/h.

il fatto che uno decida di venire qui da basilea in smart incrina ulteriormente (come se ce ne fosse ancora bisogno) la mia fiducia nella razionalità dell’universo.

e infatti l’universo oggi è in balia di un gruppo di divinità fotofobiche.

per protestare chiamo il call center preposto all’assegnazione del microclima in fasce temperate ma un semidio piuttosto scortese (vabbè, uno diventa semidio poi lo sbattono in un call center come stagista, è comprensibile) mi risponde che per ottenere davvero qualcosa dovrei prima cambiare umore (la solita storia della scuola idealista, linguaggio e intenzionalità creano il mondo: uno non diventa semidio mica per niente).

niente da fare: sulla via dell’illuminazione trascendentale, l’unica soluzione percorribile oggi è accendere la luce (soluzione di comodo, non fosse per la non trascurabile inevitabilità della bolletta).

il mio maestro di disorientamento gesaltico è occupato a sperimentare degli occhiali che mentre sei in bagno ti mostrano la cucina e viceversa (con alterni risultati, occorre dirlo), e sul sito www.ikebananeuronale.com il download del protocollo per il cambiamento di umore non funziona.

il mio nuovo psicoterapeuta di fiducia, invece, sostiene la necessità di facilitare inizialmente le opere di rimozione per portare il paziente a contatto con la crisi consigliando l’acquisto di un carro attrezzi.

abbiamo litigato su questa cosa, io non sono del tutto d’accordo. quantomeno speravo che la sua specializzazione nel trattamento di nevrosi e depressioni dei vigili urbani ed ausiliari del traffico restasse solo sullo sfondo.


ultim'ora

grande attesa per il prossimo film di george clooney di nuovo nei panni di regista: racconterà la storia di un barman che lascia due bottiglie di menta su uno scaffale sopra il bancone a prendere sole e polvere. quando, dopo anni, la menta torna di moda, intossica una ventina di persone e l’azione si sposta nell’ospedale cittadino.

il film si intitolerà “confessioni di due mente pericolose”.

domenica 4 settembre 2005

mercoledì 31 agosto 2005

scivolo piano sull’argine per evitare di svegliare ventinove papere che iniziano a mostrare alcuni impercettibili segni di agitazione. le papere sono assai suscettibili, occorre dirlo.

ventinove non è un numero simbolico (andiamo, cosa starebbe a simboleggiare ventinove? la grande depressione?) le ho proprio contate.

contare papere è un passatempo come un altro, se proprio lo volete sapere.

che poi non sono papere ma germani reali, anche se tutto sommato, a loro non frega granchè.

me ne sto lì, a guardarle, e non so bene cosa fare. almeno fino a quando una papera si alza, si avvicina lentamente con fare circospetto, mi punta gli occhi addosso e domanda: “cazzo guardi?”

io l’avevo detto che le papere erano suscettibili, voi che non ci credevate.

niente - rispondo - è un periodo un po’ così.

in questo periodo il tempo è assai indeciso. non è il solo.

per dire, anche lo spazio, a volte, non sa che fare.

grande è la confusione sotto il cielo, come diceva l’abbè pierre, ma anche qui mica si scherza.

del resto la fretta è cattiva consigliera, la frutta va bene in conigliera, la fratta, non saprei. e comunque va a finire che nella ci vita ci si occupa essenzialmente di aria fritta.

dovrei smetterla con tutti questi slittamenti di significato. sono decisamente tropi.


ultim’ora

attilio fabbri, docente di matematica teorica alla normale di pisa, dopo anni di ricerche sul teorema di incompletezza di gödel, constatata l’impossibilità di trovare un fondamento organico e razionale per la sua disciplina senza incorrere in proposizioni indecidibili, nonchè l'impossibilità di dimostrare all'interno delle stesse teorie la loro coerenza, ha finalmente raggiunto la conclusione che la matematica non è un pignone.


lunedì 29 agosto 2005

sono tornato, come disse mac arthur.

il fatto che abbia iniziato a parlare come un generale dell’esercito degli stati uniti in vacanza nelle filippine immagino significhi che ho fatto una cazzata.

d’altra parte stavo girando per la quinta dimensione (le prime sette dimensioni sono, nell’ordine: larghezza, altezza, profondità, tempo, rothéneuf, edmund husserl, frullatore) quando a un certo punto mi sono materializzato in ufficio.

al corso di smaterializzazione corporea avevano avvertito che materializzarsi nei posti sbagliati può causare non pochi inconvenienti, ma non credevo fosse così terribile.

visto che sono di pessimo umore la sera litigo con alcune divinità minori per questioni di scarsa rilevanza, come l’aumento della piovosità, l’opportunità del costruire alberghi in riva al lago in grado di ospitare animali da allevamento, la destinazione di parcheggi alla dimensione husserl invece che alla nostra.

il giorno dopo partecipo ad un simposio in cui assurbanipal spiega le necessarie sconnessioni dalla rete neuronale e la pessima abitudine di accordare eccessiva fiducia ai concetti di passato e futuro.

da apprezzare un gradevole intervento di gianantonio ratti, docente di metodologia presso l’università di padova che sostiene due tesi interessanti:

1. l’inevitabilità dell’essere è sostenuta solo da chi non ha mai provato a ottenere un rimborso spese dalla burocrazia universitaria

2. l’eurostar soggiace a leggi di curvatura temporale che non interferiscono con la realtà così come noi la percepiamo


alcune cose che ho imparato in questo periodo

- la differenza fra le gru e gli aironi è che un airone, tendenzialmente, non lo puoi usare per sollevare una trave

- nel caso si viaggi come passeggero su una harley davidson tornano piuttosto utili lo ore passate ad imitare uno zaino

- le cameriere dei ristoranti sono, di norma, accondiscendenti con i malati di mente

- finire insabbiati non è un privilegio riservato alle stragi di stato

- gli orari di partenza degli aerei sono alquanto flessibili e capita che te li anticipino di circa un’ora e mezza

mercoledì 24 agosto 2005

rispondo a un paio di domande su origine e finalità dell’universo e sono subito da voi.

martedì 2 agosto 2005

ed ora uno sguardo al meteo (alla meteo, se siete svizzeri).
non si prende neanche la briga di piovere. diluvia.
il fatto che sia agosto e i telegiornali continuino a ripetere che fa caldo (è importante stare sulla notizia; ad esempio, a gennaio diranno che fa freddo. che meravigliosa informazione) sembra non influenzare minimamente il tornado che ha deciso di prendersi una vacanza da queste parti. (si vede che si è trovato bene l’anno scorso, ed è tornado. vabbè).
io e il mio psicologo di fortuna, un cormorano belga che con grande lungimiranza ha deciso di stabilirsi qui per la mitezza del clima, ci affrontiamo con il tipico sguardo intelligente ed affidabile che potrebbe contraddistinguere un vopos


- che si fa con un problema insolubile?
- si evita di metterlo in acqua
- è quello che pensavo anch’io


il mio cervello è in ferie. io pure.
deve essere per quello che piove.
tutto quello che mi resta da fare è scrivere un posto pieno di parentesi inutili.


ultim’ora
jacques fernandez, copywriter di una casa produttrice di palloni e articoli sportivi, nonché autore del libro “non dite a mia madre che faccio il pubblicitario, poi dovrei passarle dei cospicui assegni mensili” (lupetti editore) si è arricchito coniando lo slogan “mikasa es tu casa”.



post scritto (che poi gli altri mica sono audio) vagamente autoreferenziale
questo blog chiude momentaneamente per manutenzione neuronale.
è in programma anche una terapia psicologica di gruppo, con supporto di farmaci a base di salsedine.
se avete voglia di leggere qualcosa, l’archivio è lì apposta. lo so che non l’avete mai guardato, è due anni che scrivo sempre gli stessi tre post e non se ne accorge nessuno.
poi vi lascio i compiti delle vacanze. dovreste assolutamente leggere almeno due di questi libri:


-la gang del pensiero, tibor fischer, garzanti
-cosmix bandidos, a.c. weisbecker, meridiano zero

mercoledì 27 luglio 2005

il problema di questi giorni non è il caldo, è l’umido. immagino significhi che la raccolta differenziata non funziona affatto.

mi impediscono di far entrare il gatto in ufficio, dicono che si mangia il pelo poi vomita in giro. voglio dire c’è molta gente che lo fa, ma se la si tiene chiusa fuori di casa continuerà a vomitare in giro.

poi improvvisamente capisco cosa vuol dire non avere pelo sullo stomaco.

così ci guardiamo per ore, io e il gatto, separati da un doppio vetro, e sembriamo spock e il capitano kirk in star trek 2. lui è spock, per via delle orecchie.

a un certo punto comincia a grattare il vetro della finestra, e io penso che se potessi mettergli una spugnetta sulla zampina forse potrei assumerlo come gatto delle pulizie.

fuori dal balcone, un quartetto di bulgari debitamente ingioiellato dallo sponsor intona aghia sofia dei cccp, nella versione per basso elettrico senza ferretti.


ultim’ora

ho aperto un’agenzia di ghost writer per scrittori depressi: aiutiamo a superare il blocco (note) dello scrittore per un più comodo laptop. a richiesta, di notte ci aggiriamo per castelli medievali gridando, agitando catene e componendo distici elegiaci.

giovedì 21 luglio 2005

in ufficio, per problemi di fatturazione in nero, ogni tanto siamo tenuti a scrivere rendiconti di fatture solo su supporto volatile. il problema è che non riesco a far entrare il gabbiano nella stampante.

intanto continua l’attività di spie sul cruscotto di toledo 1991™: ho contattato la commissione di vigilanza del sismi, mi hanno risposto che mi faranno sapere qualcosa entro il 2072.

verso metà mattina ho un appuntamento con al kindi (versione sorpresa) per una disquisizione sulla connessione fra mistica sufi e il proliferare di temporali notturni nella zona. disquisizione moltro breve, ad essere sinceri, che ruota intorno al concetto di anomalia temporale.

uscito dall’ufficio mi esercito in una tecnica di divinazione scrutando le disposizioni dei cavedani da un ponte. secondo una scuola di pensiero olistica, infatti, i cavedani sarebbero pericolosamente vicini all’anima del mondo, e quindi in grado di captare le vibrazioni geomantiche che condizionano il pianeta.

dopo un paio d’ore di osservazione, in effetti, sono sintonizzato sull’onda cerebrale dei cavedani, e da movimenti apparentemente caotici i cavedani si dispongono a formare la scritta “lascia perdere. eris è stata qui e ti saluta”.

purtroppo vengo interrotto da oddone da cluny che mi tormenta con una tediosissima disputa fra caos e giustizia.

me la cavo con il vecchio trucco della smaterializzazione corporea.


alcune notizie da “focus benjamin”, il supplemento estivo del mensile scientifico più amato dagli italiani


travis felgenhauer, docente di astrofisica all’università di little rock (arkansas) nel suo saggio “un due tre, stella” (ed. apogeo) ha dimostrato una volta per tutte l’estraneità delle talpe multidimensionali nella formazione dei buchi neri.


michel brouillard, una vita passata in meditazione a cercare il senso della vita, dopo sette anni di digiuno e preghiera in un rifugio improvvisato nel deserto, all’alba di un mattino di marzo ha ricevuto una visione in cui dio gli ha rivelato alcuni segreti sulla vita nell’universo. intervistato da una troupe della bbc recatasi sul posto, a proposito del messaggio di dio, brouillard ha risposto: “ma che cazzo ne so, parlava in aramaico.”


lunedì 18 luglio 2005

cerco un centro di gravità con colpi di sole e sfumatura alta


nonostante quello che dicano i fisici, se una cosa cade, non per forza deve essere grave.

il cielo è coperto da una coltre di foschia impenetrabile e il panorama è sbiadito, come se avesse sbagliato candeggio. si respira un’aria da fine della storia, che sta fra fukuyama e le favole della buona notte, con conseguenti disturbi di meteoroapatia. non so nemmeno se accendere il condizionatore in ufficio: come spiega pavlov, in assenza di stimoli, il condizionamento è impossibile.

oggi il gatto ha deciso di fotocopiarsi.

cioè, si è infilato nella fotocopiatrice ma aveva qualche problema a spingere contemporaneamente il tasto di copia.

in una seduta di debriefing per il turbamento emotivo risultante dall’internamento in ufficio siamo arrivati alla conclusione che la fisicità è una condizione che giocoforza ci orienta (dà un senso. anche cinque, in qualche caso) anche se alla fine abbiamo litigato sul concetto di possibilità in jaspers e se n’è andato sdegnato.

io ho infilato il mio costume da registratore di cassa toshiba e mi sono spostato sul balcone, dove ho aiutato alcune formiche a guadare il fiume che avevo sistemato lì settimana scorsa, poi ho organizzato una migrazione verso un acero contuso, qualche metro più in là.


una volta ogni tanto, scrivo mail.


il lago in questa stagione è piuttosto placido, (in inverno invece è domingo. le mezze stagioni non ci sono più, tranne che sulle pizze) e l’acqua è calda e scura, e puoi permetterti di stare lì in santa pace (santa subito). tutto quello che senti è il rumore lieve delle onde, qualche macchina distratta e alcune parole in tedesco.

la mia macchina ha deciso che sta per esplodere da un momento all’altro. probabilmente non è vero, lei sta benissimo, ma ci sono queste due lucine che lampeggiano indefesse, e comunque, chi può dirlo. a me sembra una buona metafora della condizione umana.


giovedì 14 luglio 2005

sono in cucina a pensare ai fatti miei quando dalla lavastoviglie esce il professor axelrod per spiegarmi che è stato frainteso: il dilemma del prigioniero doveva essere una fine metafora per l’inutile lavoro d’ufficio.

questa cosa mi lascia interdetto. non ho mai avuto una lavastoviglie in cucina.

stordisco axelrod colpendolo ripetutamente con un mestolo da brodo e gli ricamo la scritta “tit for tat” a punto croce sulla camicia. non è che tutti possono venire a rompermi le palle mentre sto in cucina.

il mio cervello ha chiesto asilo politico alla papua nuova guinea, ma i politici locali hanno rifiutato temendo per la stabilità di tutta l’area del pacifico. il mio cervello per ripicca trasmette tutta la finale dei mondiali dell’82 ma invece della telecronaca di martellini c’è l’audio del jingle di vinci campione della kinder ripetuto in loop 24 ore su 24. (che si semplifica in un’ora su una di attività cerebrale, credo)

forse dovrei cambiare nuovamente il mio consulente psicologico.

per un po’ sono andato da una palla da bowling: aveva una teoria interessante sul lasciarsi andare verso i birilli (tu rotoli e ti lasci andare, in una parola, cogli il tuo essere: in questo modo sono i birilli a venire da te) e sull’ineluttabilità del destino e libero arbitrio (la canalina è una tua scelta, ma può non essere reversibile). però francamente era di una pesantezza insostenibile.

adesso vedo un gatto una volta la settimana. ha un’impostazione molto rigida: per non influenzare il paziente, se ne sta lì, mi fa parlare e non dice assolutamente niente (ieri l’ho consultato per una strana idiosincrasia alle rime interne, con scarsissimi risultati). l’unica stravaganza che si concede è che, per motivi di contro transfert, sul lettino ci si sdraia lui.

alla fine non so se mi serva davvero, ma almeno lo pago in scatolette al salmone.

lunedì 11 luglio 2005

la luce rossa del radiatore lampeggia sul cruscotto di toledo 1991™ con un’insistenza fuori dal comune. come insegna ian fleming, le spie sono cocciute.

di tanto in tanto, si inserisce anche quella dell’olio, in controcanto.

entrambi gli specialisti in materia sono d’accordo con la diagnosi: di questa macchina non si capisce un cazzo.

entrambi, propendono per l’utilizzo ad oltranza del buon vecchio metodo sperimentale galileiano: se la macchina esplode, significa che realmente c’era qualcosa che non andava.

il mio maestro di solipsismo sostiene che dovrei ignorare le luci rosse (e anche buona parte dell’universo); ma del resto il corso di solipsismo è sospeso fino a che il mio maestro non risolve una piccola antinomia interna, ossia se abbia senso insegnare il solipsismo a qualcuno. il fatto che il mio maestro di solipsismo sia una pianta di rucola, apparentemente non risolve il problema.

arrivo a casa e infilo nello stereo la seconda sinfonia “la complementare” di igor solov’ev, nella partitura originaria per violoncello viola e frullatore giallo, live in cadempino. mi aiuta a meditare.


mi concentro sul koan di yoshi, scritto nel 1650 in un monastero di kyoto


il discepolo chiese a yoshi - se un’automobile esplode, è ancora un’automobile?

yoshi rispose - può il buddha perdere la sua natura? e soprattutto, che cazzo è un automobile?

ed entrambi furono illuminati


io mi limito ad uscire a cena e lasciare accesa la luce


promemoria

- quando si disegnano piante, se si usa il verde gli architetti se la prendono a male

- cambiare la cassetta nello stereo della macchina (così anche il meccanico si ascolta qualcosa di diverso)

- comprare un costume di ricambio

- salvare l’universo dalla distruzione

- comprare una forbice per mancini


venerdì 8 luglio 2005

ho i pensieri arrugginiti.

se avete lo stesso problema, non provate con il sidol nelle orecchie. non funziona.

adesso scusate, vado a immergere la testa nella cocacola.