mercoledì 27 luglio 2005

il problema di questi giorni non è il caldo, è l’umido. immagino significhi che la raccolta differenziata non funziona affatto.

mi impediscono di far entrare il gatto in ufficio, dicono che si mangia il pelo poi vomita in giro. voglio dire c’è molta gente che lo fa, ma se la si tiene chiusa fuori di casa continuerà a vomitare in giro.

poi improvvisamente capisco cosa vuol dire non avere pelo sullo stomaco.

così ci guardiamo per ore, io e il gatto, separati da un doppio vetro, e sembriamo spock e il capitano kirk in star trek 2. lui è spock, per via delle orecchie.

a un certo punto comincia a grattare il vetro della finestra, e io penso che se potessi mettergli una spugnetta sulla zampina forse potrei assumerlo come gatto delle pulizie.

fuori dal balcone, un quartetto di bulgari debitamente ingioiellato dallo sponsor intona aghia sofia dei cccp, nella versione per basso elettrico senza ferretti.


ultim’ora

ho aperto un’agenzia di ghost writer per scrittori depressi: aiutiamo a superare il blocco (note) dello scrittore per un più comodo laptop. a richiesta, di notte ci aggiriamo per castelli medievali gridando, agitando catene e componendo distici elegiaci.

giovedì 21 luglio 2005

in ufficio, per problemi di fatturazione in nero, ogni tanto siamo tenuti a scrivere rendiconti di fatture solo su supporto volatile. il problema è che non riesco a far entrare il gabbiano nella stampante.

intanto continua l’attività di spie sul cruscotto di toledo 1991™: ho contattato la commissione di vigilanza del sismi, mi hanno risposto che mi faranno sapere qualcosa entro il 2072.

verso metà mattina ho un appuntamento con al kindi (versione sorpresa) per una disquisizione sulla connessione fra mistica sufi e il proliferare di temporali notturni nella zona. disquisizione moltro breve, ad essere sinceri, che ruota intorno al concetto di anomalia temporale.

uscito dall’ufficio mi esercito in una tecnica di divinazione scrutando le disposizioni dei cavedani da un ponte. secondo una scuola di pensiero olistica, infatti, i cavedani sarebbero pericolosamente vicini all’anima del mondo, e quindi in grado di captare le vibrazioni geomantiche che condizionano il pianeta.

dopo un paio d’ore di osservazione, in effetti, sono sintonizzato sull’onda cerebrale dei cavedani, e da movimenti apparentemente caotici i cavedani si dispongono a formare la scritta “lascia perdere. eris è stata qui e ti saluta”.

purtroppo vengo interrotto da oddone da cluny che mi tormenta con una tediosissima disputa fra caos e giustizia.

me la cavo con il vecchio trucco della smaterializzazione corporea.


alcune notizie da “focus benjamin”, il supplemento estivo del mensile scientifico più amato dagli italiani


travis felgenhauer, docente di astrofisica all’università di little rock (arkansas) nel suo saggio “un due tre, stella” (ed. apogeo) ha dimostrato una volta per tutte l’estraneità delle talpe multidimensionali nella formazione dei buchi neri.


michel brouillard, una vita passata in meditazione a cercare il senso della vita, dopo sette anni di digiuno e preghiera in un rifugio improvvisato nel deserto, all’alba di un mattino di marzo ha ricevuto una visione in cui dio gli ha rivelato alcuni segreti sulla vita nell’universo. intervistato da una troupe della bbc recatasi sul posto, a proposito del messaggio di dio, brouillard ha risposto: “ma che cazzo ne so, parlava in aramaico.”


lunedì 18 luglio 2005

cerco un centro di gravità con colpi di sole e sfumatura alta


nonostante quello che dicano i fisici, se una cosa cade, non per forza deve essere grave.

il cielo è coperto da una coltre di foschia impenetrabile e il panorama è sbiadito, come se avesse sbagliato candeggio. si respira un’aria da fine della storia, che sta fra fukuyama e le favole della buona notte, con conseguenti disturbi di meteoroapatia. non so nemmeno se accendere il condizionatore in ufficio: come spiega pavlov, in assenza di stimoli, il condizionamento è impossibile.

oggi il gatto ha deciso di fotocopiarsi.

cioè, si è infilato nella fotocopiatrice ma aveva qualche problema a spingere contemporaneamente il tasto di copia.

in una seduta di debriefing per il turbamento emotivo risultante dall’internamento in ufficio siamo arrivati alla conclusione che la fisicità è una condizione che giocoforza ci orienta (dà un senso. anche cinque, in qualche caso) anche se alla fine abbiamo litigato sul concetto di possibilità in jaspers e se n’è andato sdegnato.

io ho infilato il mio costume da registratore di cassa toshiba e mi sono spostato sul balcone, dove ho aiutato alcune formiche a guadare il fiume che avevo sistemato lì settimana scorsa, poi ho organizzato una migrazione verso un acero contuso, qualche metro più in là.


una volta ogni tanto, scrivo mail.


il lago in questa stagione è piuttosto placido, (in inverno invece è domingo. le mezze stagioni non ci sono più, tranne che sulle pizze) e l’acqua è calda e scura, e puoi permetterti di stare lì in santa pace (santa subito). tutto quello che senti è il rumore lieve delle onde, qualche macchina distratta e alcune parole in tedesco.

la mia macchina ha deciso che sta per esplodere da un momento all’altro. probabilmente non è vero, lei sta benissimo, ma ci sono queste due lucine che lampeggiano indefesse, e comunque, chi può dirlo. a me sembra una buona metafora della condizione umana.


giovedì 14 luglio 2005

sono in cucina a pensare ai fatti miei quando dalla lavastoviglie esce il professor axelrod per spiegarmi che è stato frainteso: il dilemma del prigioniero doveva essere una fine metafora per l’inutile lavoro d’ufficio.

questa cosa mi lascia interdetto. non ho mai avuto una lavastoviglie in cucina.

stordisco axelrod colpendolo ripetutamente con un mestolo da brodo e gli ricamo la scritta “tit for tat” a punto croce sulla camicia. non è che tutti possono venire a rompermi le palle mentre sto in cucina.

il mio cervello ha chiesto asilo politico alla papua nuova guinea, ma i politici locali hanno rifiutato temendo per la stabilità di tutta l’area del pacifico. il mio cervello per ripicca trasmette tutta la finale dei mondiali dell’82 ma invece della telecronaca di martellini c’è l’audio del jingle di vinci campione della kinder ripetuto in loop 24 ore su 24. (che si semplifica in un’ora su una di attività cerebrale, credo)

forse dovrei cambiare nuovamente il mio consulente psicologico.

per un po’ sono andato da una palla da bowling: aveva una teoria interessante sul lasciarsi andare verso i birilli (tu rotoli e ti lasci andare, in una parola, cogli il tuo essere: in questo modo sono i birilli a venire da te) e sull’ineluttabilità del destino e libero arbitrio (la canalina è una tua scelta, ma può non essere reversibile). però francamente era di una pesantezza insostenibile.

adesso vedo un gatto una volta la settimana. ha un’impostazione molto rigida: per non influenzare il paziente, se ne sta lì, mi fa parlare e non dice assolutamente niente (ieri l’ho consultato per una strana idiosincrasia alle rime interne, con scarsissimi risultati). l’unica stravaganza che si concede è che, per motivi di contro transfert, sul lettino ci si sdraia lui.

alla fine non so se mi serva davvero, ma almeno lo pago in scatolette al salmone.

lunedì 11 luglio 2005

la luce rossa del radiatore lampeggia sul cruscotto di toledo 1991™ con un’insistenza fuori dal comune. come insegna ian fleming, le spie sono cocciute.

di tanto in tanto, si inserisce anche quella dell’olio, in controcanto.

entrambi gli specialisti in materia sono d’accordo con la diagnosi: di questa macchina non si capisce un cazzo.

entrambi, propendono per l’utilizzo ad oltranza del buon vecchio metodo sperimentale galileiano: se la macchina esplode, significa che realmente c’era qualcosa che non andava.

il mio maestro di solipsismo sostiene che dovrei ignorare le luci rosse (e anche buona parte dell’universo); ma del resto il corso di solipsismo è sospeso fino a che il mio maestro non risolve una piccola antinomia interna, ossia se abbia senso insegnare il solipsismo a qualcuno. il fatto che il mio maestro di solipsismo sia una pianta di rucola, apparentemente non risolve il problema.

arrivo a casa e infilo nello stereo la seconda sinfonia “la complementare” di igor solov’ev, nella partitura originaria per violoncello viola e frullatore giallo, live in cadempino. mi aiuta a meditare.


mi concentro sul koan di yoshi, scritto nel 1650 in un monastero di kyoto


il discepolo chiese a yoshi - se un’automobile esplode, è ancora un’automobile?

yoshi rispose - può il buddha perdere la sua natura? e soprattutto, che cazzo è un automobile?

ed entrambi furono illuminati


io mi limito ad uscire a cena e lasciare accesa la luce


promemoria

- quando si disegnano piante, se si usa il verde gli architetti se la prendono a male

- cambiare la cassetta nello stereo della macchina (così anche il meccanico si ascolta qualcosa di diverso)

- comprare un costume di ricambio

- salvare l’universo dalla distruzione

- comprare una forbice per mancini


venerdì 8 luglio 2005

ho i pensieri arrugginiti.

se avete lo stesso problema, non provate con il sidol nelle orecchie. non funziona.

adesso scusate, vado a immergere la testa nella cocacola.

mercoledì 6 luglio 2005

entro in ufficio mentre sto riflettendo su alcune tesi che evidenziano gli insegnamenti della religione misterica nella famiglia dei paperi di walt disney, e trovo il gatto spalmato sul pavimento che gioca a imitare un tappetino da bagno. mica mi impressiona, lo so fare anch’io.
nel weekend il vostro eroe non è rimasto a piedi in autostrada. neanche io (scene di sgomento e isteria fra i bookmakers londinesi).
in compenso, domenica, toledo 1991™ ha iniziato ad ansimare in modo irregolare, accusare disturbi psichici come alterazioni dell’umore e calo dell’attenzione (i bookmakers d’oltre manica trattengono il fiato).
verso sera, in un impulso di sbadataggine, toledo 1991™ si perde la marmitta (a londra si festeggia con caviale e champagne).
no, dico, era lì fino a un momento prima, come si fa a perderla? voleva essere una dimostrazione contro l’immutabilità dell’essere? un’esplicitazione della socratica arte del levare? la ricerca di annientamento della pratica zen? vabbè.
io cerco di simulare indifferenza, ma panoramix mi spiega che la marmitta è importante, non si può farne a meno, e mi tocca cercarne un’altra.
nel frattempo mi diletto con otto chilometri al giorno di cammino, per tenermi in forma, ma soprattutto per arrivare al lavoro (io ne farei a meno, ma panoramix mi assicura che è indispensabile. questo panoramix inizia a starmi un po’ sulle palle).
visto che mi tocca costeggiare il lago quattro volte al dì (prima e dopo i pasti), ho fatto amicizia con una deliziosa famigliola di cigni, mamma, papà e tre piccoli, ribattezzati per l’occazione timmy, tommy e gerberto d’aurillac (da non confondere con i 3 porcellini blues, gimmi, sam e lovin’) con cui discuto amabilmente in pausa pranzo.
verso sera, mi chiama il meccanico.
-la macchina è pronta
-vengo a prenderla stasera, la mia toledo blu
-non è blu
-lo so
-sono 145 euri
-la mia macchina non vale 145 euri
-è vero. però la marmitta sì
-non fa una piega
-nemmeno la marmitta
-…



ultim’ora


nuovo format per la prossima stagione televisiva: dieci ragazzi chiusi per tre mesi in una scuola di musica rap si sfideranno davanti alle telecamere per avere l’onore di aprire il concerto italiano di eminem a gennaio 2006.
durante le prove interagiranno con una giuria di esperti e un pubblico in studio formato da amici e parenti: ogni settimana viene eliminato il concorrente che perderà la gara di insulti con il pubblico.
la conduzione verrà affidata a maria de filippi, il programma si chiamerà rapper una notte.

 

venerdì 1 luglio 2005

l’aria è decisamente più fresca da quando mercoledì si è scatenata la furia degli eventi accanendosi sui turisti in coda alle bancarelle del mercato. questo perchè il signore fa grandinare sui buoni e sui cattivi, ma soprattutto sugli svizzeri. sono soddisfazioni.

nel frattempo toledo 1991™ si è riempita di spie rosse, neanche fosse la centrale operativa della stasi.

questa cosa significa ovviamente che le probabilità che io ho di rimanere a piedi questo weekend (miracoli della stasi applicata alle automobili) aumentano sensibilmente, per la disperazione dei bookmakers di londra che hanno immediatamente aggiornato la quota che mi dava questuante in autostrada il weekend per 3 a 1, portandola a 0,02. ho chiesto in prestito 40 euro giusto per poter offrire un caffè in autogrill all’autista del carro attrezzi.

tutto sommato l’ho presa bene, se si escludono fenomeni di glossolalia con cui scomodo svariate divinità del pantheon universale.

è quindi con immensa gioia che arrivo in ufficio e come primo atto decido di cacciare il gatto che si era infilato a tradimento corrompendo la donna delle pulizie, anche perchè a) fra poco arriva gente e b) stiamo facendo una gara di controfattuali e mi sta clamorosamente battendo.

sul balcone, un coro di nani da giardino intona variazioni sulla scala diatonica e io decido di sperimentare le tecniche di meditazione extracorporea giusto per lasciare liberi i miei due emisferi cerebrali di prendersi a mazzate senza nessuno che li disturbi.

se mi vedete fluttuare in giro mi riconoscete perchè ho la stessa espressione di una diatomea. fatemi ciao con la manina.