martedì 28 dicembre 2010

stavo cercando di salvare l’universo dalla distruzione (non sempre faccio cose intelligenti; anzi, a voler ben vedere, quasi mai) scrutando il cielo in cerca di cronotassi (secondo alcune scuole di pensiero sono manifestazioni ectoplasmiche di tassi che viaggiano nel tempo e scombinano la realtà) quando una vibrazione cosmica mi segnala che a) ho finito il turno (come dicevano i rutuli) e b) ho voglia di una birra.
così in un bar di ásgarðr incontro un semidio (per non dare nell’occhio ha assunto le sembianze di philip douglas taylor) che alla terza hirter privat pils mi rivela che nel finnegans wake c’è un messaggio nascosto che consente di cambiare universo anche se si è perso lo scontrino.
per festeggiare la rivelazione decidiamo di giocare a trivial nella versione alcolica, ossia chi sbaglia una risposta, beve*. vale sbagliare apposta.

* essenzialmente è un meccanismo di retroazione. i meccanismi di retroazione sono caratteristici dei sistemi dinamici (ad esempio: il calcio inglese è un sistema dinamico, così come la vita in generale; uno stato di equilibrio ad entropia massima non è un sistema dinamico. il nano da giardino è una via di mezzo). i meccanismi di retroazione si dividono in meccanismi di retroazione positiva (il salvataggio in calcio d’angolo) e retroazione negativa (autogol).

ultim’ora
approvato all’ultimo minuto un emendamento della lega nord al testo della riforma gelmini: pare che in alcune regioni del nord italia, dopo l’abbandono delle compresenze degli insegnanti in classe, si tornerà al maestro runico

mercoledì 15 dicembre 2010

secondo il mio maestro di estasi mistica il tempo non esiste, è solo un’indebita astrazione dalla geometria, che a sua volta è un’indebita astrazione dalla realtà, che a sua volta è un’indebita astrazione dalla percezione che al mercato mio padre comprò (il mio maestro di estasi mistica è un cavedano che ha collaborato alla stesura di had gadyà).
alcune società primitive visualizzano il tempo come una linea retta, in una successione di eventi che stabiliscono cause ed effetti; altre, un po’ più evolute, come un cerchio, in cui eventi ciclici si ripetono (un evento ciclico è tipo il tour de france); altre ancora come una sfera che contiene tutti gli eventi (tipo i mondiali di calcio), e altre come un icosaedro che contiene gli eventi che si muovono secondo un moto browniano (qui le cose si complicano leggermente: a questo proposito einstein sosteneva che dio non gioca a dadi con l’universo, per lo meno, non dall’ultima volta che ha perso).
naturalmente potete usare tutte queste argomentazioni nel caso arriviate tardi in ufficio, ma non è detto che vi capiscano.
io mi sveglio come tutte le mattine (addormentarsi e svegliarsi un numero di volte esattamente pari, ecco il segreto della vita) e trovo i fantasmi nella doccia.
non che sia strano, vivono lì da tempo, uno dopo un po’ se ne fa una ragione; solo non mi era mai capitato di trovarli al al mattino, che in genere i fantasmi si alzano tardi e si fanno vedere solo a partire dal primo pomeriggio. (se vi hanno detto che i fantasmi compaiono solo di notte, vi hanno mentito. voglio dire, cos’altro dovrebbero fare durante il giorno?)*.
esco di casa e sembra di stare sul set della pubblicità del paraflu. cerco di comunicare con alcune divinità a caso purché siano di vedute aperte sulla questione del cambiamento climatico, ma non ottengo alcuna risposta, e lo trovo decisamente scortese da parte loro (non esistere non è una buona scusa per non rispondere: è una questione di educazione).
in compenso ho ordinato una scatola di criceti nuovi per il pc dell’ufficio: sono meno intelligenti dei lemming ma molto più intelligenti degli esseri umani. occhei, non è che ci volesse molto, ma è già qualcosa.


* a dire la verità qualche tempo fa ho sentito parlare di alcuni fantasmi che durante il giorno stavano da qualche parte in un’altra dimensione a partecipare a giochi di ruolo, ma pare si siano stufati in fretta. se sei già un fantasma, perdere punti vita non dà tutto questo brivido

mercoledì 1 dicembre 2010

secondo una scuola di pensiero orientale bisognerebbe sforzarsi di essere sempre presenti a se stessi. io credo sia per via del fatto che se non sei presente a te stesso, quando ti parli non ti puoi rispondere perché sei impegnato da un’altra parte. ma magari non avevi neanche niente di intelligente da rispondere.
in ogni caso, forse è una buona cosa essere presenti a se stessi, ma secondo me i miei organi interni stanno esagerando.
esco di casa la mattina e c’è del permafrost sul parabrezza.
le divinità preposte al controllo del clima stanno dando del loro meglio. però non qui, evidentemente.
sulla strada cerco un marktkauf per comprare qualche grado di latitudine sud a basso costo, con scarsi risultati.
il mio nuovo maestro di yoga (il maestro di yoga tecnicamente si chiama yogi. l’allievo, bubu) ha studiato delle tecniche innovative per l’accettazione del samsara: dopo il saluto al sole è previsto il saluto alla galassia, così, per allargare il giro delle conoscenze. e poi, voglio dire, c’è più possibilità che qualcuno risponda (finora niente, eh, ma noi non ci arrendiamo).
c’è anche da dire che attualmente il mio nuovo maestro di yoga è uno dei criceti che faceva andare il computer dell’ufficio (adesso indossa una tunica bianca e predica l’atarassia), ma comunque sto ottenendo dei risultati tangibili: per ora, nella migliore tradizione dei guru postmoderni (come sai baba o’riley), riesco a materializzare dal nulla delle matitine ikea nella tasca della giacca.
nel pomeriggio rischio di investire un fagiano con un’evidente sindrome di korsakov mentre cerca di attraversare la strada camminando da destra a sinistra e viceversa, in loop.
per il resto, sto aspettando con ansia un’invasione di ufi, ma quelli con la neve mica si muovono, almeno fino a quando non trovano un gommista in grado di montargli le catene sull’astronave.

mercoledì 17 novembre 2010

a volte sento le voci come giovanna d’arco e suo fratello donnie. sentire le voci non è tanto male, significa che non sei ancora sordo. anche se poi le voci mica sempre dicono cose interessanti. mai che una voce ti spieghi le influenze del platonismo nella ricerca di una teoria del tutto, per dire.
fra le altre cose piove, ed è piuttosto fastidioso perché sono dentro casa e piove anche qui.
ho chiamato un lattoniere ma mi ha risposto che non sa dirmi il giorno preciso di quando verrà a vedere il problema perché non gli è ancora arrivata l’agenda del 2015. io intercedo per lui presso alcune divinità a caso e poi mi avvio verso l’ufficio.
prima di arrivare litigo con un ascensore dotato di libero arbitrio o di senso dell’umorismo (si attiva spontaneamente non appena uno apre una porta, ma si ferma sempre sul piano sbagliato) che ha appena fagocitato un sacchetto pieno di formaggi. quindi è anche possibile che all’interno si nasconda uno gnomo della montagna (gli gnomi della montagna sono ghiotti di formaggi e amano nascondersi negli ascensori dove a volte intrattengono i passeggeri con amenità riguardanti il tempo atomosferico, travestiti da manovratori. da non confondere con gli gnomoni che invece sono degli gnomi molto cresciuti che si nascondono nelle meridiane).
chiamo il servizio disinfestazione ascensori ma mi rispondono che ho più probabilità se insisto con il lattoniere.
quando ormai è buio esco dall’ufficio, monto la placca del pioneer sulla mia autoradio e torno verso casa.
non appena entro in doccia le piastrelle del bagno cominciano a muoversi su uno schema che ricalca il preludio della suite n. 1 per violoncello solo e io ne annoto il comportamento secondo il sistema di protocolli di carnap sperando di ricavarne una teoria del tutto (o per lo meno, di una buona parte).
se non avete idea di come sia possibile scrivere quando si è sotto la doccia, sappiate che è facilissimo, basta non aprire l’acqua, il che è oltremodo comodo, specie se uno non si è tolto i vestiti prima.


consigli per gli acquisti (per quelli che contano: 21)

giusto per affrontare un certo discorso, quando uno passa un’estate tranquilla a leggersi robert pirsig (ma con calma e metodo) perché mai dovrebbe volersi distrarre allo stand annuale dell’aragosta gigante fra lampade sparse e sedie di plastica color ocra isterico (ben nettate, per carità) importate da tanti grossisti smaccatamente entusiasti della confusione endemica?
non serve trovare l’antro della sibilla per capire che uno ha di meglio da fare, tipo concentrarsi per scrivere pamphlet per cooperare con, ad esempio, la salvaguardia del pellicano da riporto o il divieto di importazione di mugs negli uffici. se proprio uno volesse lungamente distrarsi potrebbe passare il tempo in un frullatore, o, al limite, migrare verso altri lidl.

giovedì 4 novembre 2010

ero in un bar della settima dimensione intento a considerare il concetto di cornetto antisfiga (io suppongo sia quello che va pucciato nel cappuccino antisfiga) quando avverto gli effetti di un campo di forza (antonello forza è un contadino di gerra verzasca (ti) in contatto con gli ufi) e mi ritrovo in ufficio, mentre fuori c’è un clima gioioso come in un film di kaurismaki e una quantità di luce che puoi contare i fotoni sulle punte delle dita (solo che sulla punta di un dito ci stanno moltissimi fotoni ed è un casino contarli tutti. alla fine ho lasciato perdere).
il pomeriggio mi trovo a disquisire con il gatto di numeri immaginari (sono quelli che usi per contare gli amici immaginari) che servono a formare i numeri complessi (alcuni esempi di numeri complessi: u2, level42, b52, ub40) che a loro volta servono per definire l’insieme di mandelbrot (che è fondamentale perché quando ti muore un mandelbrot ne hai altri a disposizione).
la discussione verteva essenzialmente su determinismo, libero arbitrio, teoria del caos e meccanica quantistica: il problema era capire perché, in un mondo razionale e matematicamente descrivibile, alcuni atomi dovrebbero volersi combinare in modo da ottenere un dirigente di trenitalia.
verso sera torno a casa, saluto martina navratilova, metto sullo stereo il concerto f16 per stendipanni elettrico, viola del pensiero e turboreattore pratt & witney, poi mi chiudo nel freezer (avrei potuto evitare, che la temperatura è uguale a quella fuori, ma mi sento più sicuro).

disclaimer: nessuna parentesi è stata molestata per scrivere questo post; un team di esperti ha in programma delle sedute di debriefing per le parentesi che ne faranno richiesta. qualcuno ha picchiato una virgola, quello sì.

mercoledì 27 ottobre 2010

avevo quasi convinto una delegazione di ufi a comprare il pianeta, usando un’argomentazione praticamente infallibile: il pianeta è bello e accogliente, specialmente a determinate latitudini, è abitato da un sacco di specie intelligenti e anche homo sapiens non è del tutto idiota, alla fine.
la parte su homo sapiens ovviamente era un erogatore di corrente messo da qualche parte in una stanza (questa cosa la capite solo se siete malati di mente. ma se state leggendo qui avete ottime probabilità di esserlo, per quello l’ho scritta) infatti gli ufi hanno visto un telegiornale italiano e sono scappati senza neanche offrirmi una birra (non che avessi molto da guadagnarci: la quasi totalità del compenso sarebbe andata ai lemming).
la sera prima stavo cercando di allacciare una stringa md5 hash e contemporaneamente testare la salatura del pollo al curry quando ho avvertito un turbamento nella forza e subito dopo sono stato contattato dal call center di poste italiane per un questionario. visto che l’unica risposta gentile che mi veniva in mente era “nella classifica dei peggiori mali dell’umanità venite subito dopo la peste, il tumore maligno e trenitalia” ho riattaccato.
quindi ho iniziato a valutare l’idea di un corso di bilocazione: l’idea è che non fare un cazzo in due posti contemporaneamente potrebbe essere rilassante il doppio.
sappiate comunque che il mio maestro di bilocazione (non è così difficile bilocarsi, le particelle quantistiche lo fanno senza grandi sforzi. e la bilocazione è un’ottima cosa se esclude il fatto che raddoppi le probabilità di essere trovato dai creditori) sostiene che le alterazioni di coscienza indotte dal cioccolato fondente non sono un punto di partenza ideale.

venerdì 15 ottobre 2010

les sanglots longs des violons de l'automne

blessent mon coeur d'une langueur monotone



ero in corteo dietro un’opel vectra targata luzern che, con tutta probabilità, stava seguendo dei gasteropodi cercando di non farsi vedere (peraltro con ottimi risultati), quando la mio autoradio capta una comunicazione degli ufi che mi avvertono dell’impossibilità di uno sbarco in tempi brevi sul pianeta per le difficoltà riscontrate nell’organizzare un ufficio stampa (pare che gli ufi in questo periodo storico abbiano penuria di idioti).

io chiamo il comitato di accoglienza e consiglio di rimettere la birra in frigo, prima che l’informazione arrivi nella stanza dei bottoni a washington (anche se dovreste sapere che, secondo alcune recenti teorie complottiste, la stanza dei bottoni non esiste. però esiste la stanza delle cerniere).

quando i gasteropodi e l’opel vecra svoltano verso il lago, arrivo in ufficio e io e il gatto passiamo la mattinata a leggere un saggio sulla dottrina della metempsicosi intelligente (ossia la trasmigrazione delle anime, ma solo verso paesi caldi) e compilare moduli da presentare in comune (nel caso anche voi dobbiate compilare dei moduli comunali, forse potrebbe tornarvi utile sapere uno tsubo equivale a 3,31 metri quadri, non puoi mettere il litchi sulla prima casa e puoi fare ricorso su una delibera ma solo in esperanto).

la sera arrivo a casa e costruisco un altare al ketoprofene nelle sue molteplici manifestazioni: il dio l'oki (ketoprofene onnipotente), oki e renato (ketoprofene ilare), oki balboa (ketoprofene strong), e oki di gatto (ketoprofene per veterinari), senza dimenticare ‘non avere neanche gli oki per piangere’ (ketoprofene finito)


venerdì 8 ottobre 2010

io e martina navratilova guardiamo la pioggia fuori dalla finestra.

guardare la pioggia fuori dalla finestra è scomodo perché ci si bagna, ma mica si può avere tutto dalla vita.

grazie al clima mite e secco, in giardino campeggia una quantità sterminata di funghi, che comunque pare non siano allucinogeni. o almeno così sosteneva lo gnomo a cui ho chiesto (non ho mai capito bene come funziona questa cosa delle sostanze psicotrope, tu le assumi ma tutti sostengono che il dipendente sei tu. e non hai neanche diritto a malattia e ferie pagate).

sta arrivando l’inverno, e io non ho ancora deciso se smaterializzarmi o farmi rapire dagli ufi. tecnicamente è un entscheidungsproblem, da non confondere invece con il problema della fermata elaborato da turing nel 1937, che si può riassumere più o meno così: dato un programma e un imput di dati finito, non esiste un algoritmo in grado di stabilire se da quelle parti prima o poi si fermerà un autobus, soprattutto se piove.



affinità/divergenze fra il compagno libraio e noi (premio coppa volpi)

esterno notte, io arrivo con un portachiavi a forma di pallina da tennis che spunta da una tasca dei jeans


cl: guarda che ti esce una palla dai pantaloni (ride)

io: sì lo so, ma me lo posso permettere, tanto è la quarta che ho

cl: ah sì? e la terza?

io: è un editore di bari

cl: sei un cretino


lunedì 27 settembre 2010

un testo di importanza capitale


ero uscito in cerca di caribu da pestare e cucinare con patate fritte e prosciutto di praga a piacere (è più facile mangiarli che berli, non foss'altro che per la comodità, per lo meno con i cibi solidi non si rischiano colon dragati o il mal geriatrico) ma bisogna pur sempre considerare che può sempre andarti buca, restando il fatto che è possibile finire per le basse terre o slogarsi un braccio mentre si è pronti a stanare la preda, sperando di andare in pari giocando all’attacco.

si sta lì, accucciati su un trabattello di marca irochese (ma solo se ultimato) nella vana speranza di ammansire il caribu (chi è venuto a caccia di caribu sa che il caribu è buono e paziente, ma se gli salta la mosca al naso è più tignoso del tenente colombo).

quindi cosa te ne frega di restare immobile come un principe chino su una carta del regno in una posa ridicola come il presentatore che aspetta la valletta che ha rare capacità orali, analizzando valanghe su valanghe di dati pur sapendo che l’errore tecnico sia sempre dietro l’angolo?

come un monaco quando vede una bella dama sconosciuta, preghi davanti al tabernacolo di metterti in riga, mica come quei decerebrati slavati con l’asma radicata nei bronchi che aspettano davanti al semaforo ma non capiscono mai quando viene il verde e vengono multati dal vigile, e di lì a poco arrivano altri poliziotti e alla fine si ritrovano dietro le sbarre a sognare la loro cara casetta, o al limite, una lima.



avvertenza: per quelli che non hanno capito niente, va bene così, davvero. è indice di sanità mentale, credo. per le persone che contano, invece, mi sento in dovere di specificare che ce ne sono 37. ma se ne trovate 30, è già un buon risultato (per un test sull’infermità mentale, suppongo). se qualcuno arrivasse a 37, beh, vorrei davvero conoscerlo.

lunedì 20 settembre 2010

era tutto pronto per il mio abduction (alcuni sostengono sia una pratica crudele; io sostengo che se una civiltà che ha prodotto porta a porta si estinguesse, l’universo vivrebbe molto più sereno) ma ho clamorosamente mancato il mio appuntamento con gli ufi.

il fatto è che stavo tagliando le verdure seguendo i principi base del kendo, canticchiando sommessamente wer soll das bezahlen e mi sono perso*; succede, se cucini ascoltando bayer leverkusen – rosenborg su sat1, e soprattutto se hai dovuto chiamare meccanico, caldaista, elettricista e lattoniere tutto in un’unica settimana.

praticamente mi hanno fatto sapere che se in questo mese entro ancora in banca sparano a vista.

ma basta che non sparino a me, chissenefrega di vista, era anche peggio di windows 95.


* canticchiare sommessamente wer soll das bezahlen ad libitum, è un mantra che apre una delle porte dimensionali presenti sul pianeta terra. altre tecniche per far aprire porte dimensionali sono: ripetere ossessivamente "ci resto di stucco è un barbatrucco", suonare l'adagio di barber con archi acuti in muratura intonacata in malta bastarda, usare ininterrottamente per 14 minuti e 36 secondi un trapano bosch modello hyeronimus, bussare.



ultim’ora

presentata al festival del cinema di venezia la nuova sceneggiatura di vincenzo cerami per un film che sarà presto messo in produzione: un modesto scrittore alla soglia della pensione ha grandi aspettative sul figlio neo-diplomato, e si sforza di farlo diventare scrittore di racconti metafisici, fino al punto di umiliarsi con le case editrici ed iscriversi a logge massoniche per ottenere favori pur di aiutare il figlio, che però muore mentre assiste accidentalmente ad una rapina in banca. il titolo del film sarà “un borges piccolo piccolo”.


lunedì 6 settembre 2010

l’evoluzione di un sistema quantistico, secondo l’interpretazione di copenhagen, prevede una sovrapposizione di stati (un po’ come quando si invade la polonia) fino a quando una misurazione fa collassare la funzione d’onda (che andrebbe messa nella posizione di trendelenburg) in un unico universo privo di defibrillatore.

nell’interpretazione a molti mondi, invece, dopo l’osservazione la realtà si biforca in molti universi differenti a seconda delle probabilità connesse all’evoluzione dello stato quantico (virginia).

io evidentemente propendo per la seconda ipotesi, ma sto ancora cercando di capire come infilarmi nell’universo in cui sono ancora in ferie.


alcune cose da ricordare del mese di agosto:

- la tenda con il materasso ad acqua incorporato (almeno finché non ha smesso di diluviare)

- il gatto che gioca a ce l’hai

- le granite caffè con panna e brioches

- san galgano di notte (nel senso della chiesa)

- l'autista del 23 che non ha idea se il 23 passa dal lungotevere (evidentemente si orienta con le stelle)

- chiedere a un gruppo di scout con sacerdote al seguito se è un prete à porter (lo stavo per fare, ma me l’hanno impedito)

- le cinque terre (terracotta, terranova, terraferma, terrapieno, terrazza)


sabato 7 agosto 2010

mi sveglio ed è novembre.

provo a chiudere gli occhi e riavvio il sistema. è sempre novembre, anche se il calendario non è d'accordo (ma che ne sanno i calendari?).

fuori ci sono 14 gradi, piove in orizzontale e il lago ha deciso di prendersi un paio di giorni di ferie in climi più ospitali, almeno stando a quello che vedo (cioè niente).

sulle scale incrocio due indiani hopi (che per comodità chiameremo hopi one e ken hopi) che mi spiegano che se voglio conoscere il mondo devo uscire da me stesso

io spiego che tendenzialmente sono d’accordo, ma sono appena uscito di casa, e ci terrei molto ad uscire da una cosa alla volta, allora provano a vendermi una gigantografia di marita koch, ma io li distraggo con un vecchio trucco navajo (ti chiudi in meditazione e gli freghi la terra da sotto i piedi. funziona sempre, se uno non se l’aspetta).

io arrivo in ufficio, metto nel lettore (quello del cd, voi potete stare tranquilli) la quarta sinfonia di karpinskij nella partitura per stendipanni, viola e altri colori a caso e mi metto comodo ad aspettare la fine dei tempi. basta che poi non mi freghino con quella storia dei tempi supplementari.


comunicazione disservizio

questo blog si prende una pausa di qualche giorno per manutenzione neuronale.

quindi probabilmente continuerà tutto come prima, e non vi sareste accorti di niente se non vi avessi avvertito, ma ci tenevo a farlo.

il fatto è che mentre io e alcune poiane di passaggio eravamo ospiti della riunione del comitato di controllo sulle attività degli ufi sul pianeta - sezione gambarogno (nel caso voleste partecipare, tengono le riunioni la domenica, a queste coordinate: 46°06′14″N 8°51′58″E) abbiamo deciso che l'obiettivo dei prossimi giorni è prendere un'auto, una tenda e girare l’italia.

quindi se prossimamente trovaste siracusa a nord e bolzano a sud, sapete chi è stato (comunque poi rimettiamo tutto a posto, promesso).

in caso di emergenze ufi non fatevi prendere dal panico e fate in modo di avere sempre una birra a portata di mano. se gli ufi provassero a molestarvi, le alternative possibili sono:

- offrirgli da bere

- cambiare universo

- simulare indifferenza (ma non vale se vi capitano degli ufi permalosi)

- chiamare il call center ufi (che però è chiuso e vi risponde il gestore di una taverna di asgaard che potrebbe essere un po’ scortese)

- chiamare me (ma se non sono nella vostra città dovrete chiamare molto forte, sennò non vi sento)

nel caso invece mi troviate per strada, basta fare ciao con la manina.


mercoledì 28 luglio 2010

il mercoledì mattina, in estate, da queste parti, il parcheggio libero più vicino al mio ufficio è in un autosilo appena fuori plutone. il che è piuttosto significativo se si pensa che il resto della settimana la densità media di automobili parcheggiate qui vicino, alle otto del mattino, è quasi uguale a quella del sahel (se si escludono le auto dei turisti olandesi e tedeschi che si sono persi nei supermercati il giorno prima e ancora non hanno capito come tornare alla macchina).

poi dicono che uno non dovrebbe immanentizzare l'eschaton.

nel frattempo sto cercando un esperto di chakra in grado di sbloccarmi i meridiani, perché vorrei cambiare fuso orario.

per ora il mio cervello è sincronizzato sul fuso orario di baku, ma è quanto meno scomodo, se uno non vive a baku e dintorni*.

fra le altre cose, io e alcuni cavedani stiamo sperimentando nuove tecniche di rilassamento, che è una cosa molto ecologica perché tenere bassa la tensione aiuta anche a limitare il consumo energetico.


* dintorni è la seconda città più grande dell’azerbaigian dopo baku.


martedì 20 luglio 2010

ogni forma di tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia (a. c. clarke)

ogni forma di magia sufficientemente avanzata è indistinguibile da una stampante laser dotata di libero arbitrio (eddie)


secondo una scuola di pensiero supportata da alcune correnti del misticismo occidentale e da un’alborella che si fa chiamare calamity jaynes che ho conosciuto al lago un paio di sere fa, per ottenere delle risposte alle domande esistenziali basterebbe organizzare uno split brain in modo da ottenere un emisfero destro totalmente indipendente.

a quel punto una voce dovrebbe svelarti il mistero della vita e spiegarti il significato dell’universo, anche se c’è il rischio che poi tu debba sterminare i tuoi vicini di casa perchè te l'ha ordinato la macchina del caffè.

il mio maestro di ikebana per neuroni (una trota salmonata che ha studiato a oxford) ha deciso di lasciare il gruppo di allievi per trasferirsi in un’università del nevada a lavorare alla ricerca di vita intelligente extraterrestre.

ha lasciato un grande vuoto, ma in fondo lo capisco, perché la ricerca di vita intelligente sul pianeta terra andava un po’ a rilento.

io, tutto quello di cui avrei bisogno oggi è un software in grado di interfacciarsi con la stampante (o, in alternativa, un esorcista) e un ak47 in grado interfacciarsi con un paio di esseri umani.


mercoledì 7 luglio 2010

stavo cercando di imitare il tappetino del bagno, sdraiato in riva al lago, cercando di capire se fosse il caso di rientrare in acqua e contendere il territorio a una papera subaquea o se rimandare lo shock termico a tempi migliori, quando un’alborella travestita da györgy sárosi mi ricorda che devo tornare in tempo per la semifinale dei mondiali sulla zdf (i mondiali di calcio non sono più gli stessi da quando non prendo più la tsi2. il giorno in cui gli svizzeri capiranno che il digitale terrestre è una boiata pazzesca vado in pellegrinaggio a comano. poi mi aspetto di trovare una maestà di libàno zanolari su pala d’altare e una foto di mariuccia medici che piange sangue).

qualche minuto prima, mentre tornavo dall’ufficio in macchina, si era accesa la spia dell’olio ma avevo deciso di ignorarla per non incoraggiare manie di protagonismo (le spie dell’olio sono agenti dei servizi segreti che vengono addestrati nei frantoi del medio oriente. l’onu sta attivando un programma di oil for food in cambio del loro smantellamento).

comunque arrivo a casa in tempo per vendere oliver kahn in studio con una pettinatura da monciccì, le azioni tipiche di arjen robben (dribbling, altro dribbling, palla persa), chiedermi perché l’olanda ha giocato senza portiere (del resto la svizzera ha sempre giocato senza portiere dai tempi di marco pascolo e senza attaccanti dai tempi di stephan chapuisat. praticamente ha sempre avuto solo difesa e centrocampo, il che è molto svizzero, in effetti) e farmi l’opinione che l’uruguay ha perso perché oltre forlan doveva schierare il tridente con crax e andreott.

poi non ho capito perché nessuno ha ancora detto che il successore di domenech dovrebbe essere lunedich (ma forse c’è un motivo).


ultim’ora

un gruppo di musicisti argentini sta dando alle stampe una serie di lavori che prevedono la rivisitazione dei drammi musicali di richard wagner in chiave latino americana: il primo album si intitolerà tristango e isotta



stavo cercando di imitare il tappetino del bagno, sdraiato in riva al lago, cercando di capire se fosse il caso di rientrare in acqua e contendere il territorio a una papera subaquea o se rimandare lo shock termico a tempi migliori, quando un’alborella travestita da györgy sárosi mi ricorda che devo tornare in tempo per la semifinale dei mondiali sulla zdf (i mondiali di calcio non sono più gli stessi da quando non prendo più la tsi2. il giorno in cui gli svizzeri capiranno che il digitale terrestre è una boiata pazzesca vado in pellegrinaggio a comano. poi mi aspetto di trovare una maestà di libàno zanolari su pala d’altare e una foto di mariuccia medici che piange sangue).

qualche minuto prima, mentre tornavo dall’ufficio in macchina, si era accesa la spia dell’olio ma avevo deciso di ignorarla per non incoraggiare manie di protagonismo (le spie dell’olio sono agenti dei servizi segreti che vengono addestrati nei frantoi del medio oriente. l’onu sta attivando un programma di oil for food in cambio del loro smantellamento).

comunque arrivo a casa in tempo per vendere oliver kahn in studio con una pettinatura da monciccì, le azioni tipiche di arjen robben (dribbling, altro dribbling, palla persa), chiedermi perché l’olanda ha giocato senza portiere (del resto la svizzera ha sempre giocato senza portiere dai tempi di marco pascolo e senza attaccanti dai tempi di stephan chapuisat. praticamente ha sempre avuto solo difesa e centrocampo, il che è molto svizzero, in effetti) e farmi l’opinione che l’uruguay ha perso perché oltre forlan doveva schierare il tridente con crax e andreott.

poi non ho capito perché nessuno ha ancora detto che il successore di domenech dovrebbe essere lunedich (ma forse c’è un motivo).


ultim’ora

un gruppo di musicisti argentini sta dando alle stampe una serie di lavori che prevedono la rivisitazione dei drammi musicali di richard wagner in chiave latino americana: il primo album si intitolerà tristango e isotta



stavo cercando di imitare il tappetino del bagno, sdraiato in riva al lago, cercando di capire se fosse il caso di rientrare in acqua e contendere il territorio a una papera subaquea o se rimandare lo shock termico a tempi migliori, quando un’alborella travestita da györgy sárosi mi ricorda che devo tornare in tempo per la semifinale dei mondiali sulla zdf (i mondiali di calcio non sono più gli stessi da quando non prendo più la tsi2. il giorno in cui gli svizzeri capiranno che il digitale terrestre è una boiata pazzesca vado in pellegrinaggio a comano. poi mi aspetto di trovare una maestà di libàno zanolari su pala d’altare e una foto di mariuccia medici che piange sangue).

qualche minuto prima, mentre tornavo dall’ufficio in macchina, si era accesa la spia dell’olio ma avevo deciso di ignorarla per non incoraggiare manie di protagonismo (le spie dell’olio sono agenti dei servizi segreti che vengono addestrati nei frantoi del medio oriente. l’onu sta attivando un programma di oil for food in cambio del loro smantellamento).

comunque arrivo a casa in tempo per vendere oliver kahn in studio con una pettinatura da monciccì, le azioni tipiche di arjen robben (dribbling, altro dribbling, palla persa), chiedermi perché l’olanda ha giocato senza portiere (del resto la svizzera ha sempre giocato senza portiere dai tempi di marco pascolo e senza attaccanti dai tempi di stephan chapuisat. praticamente ha sempre avuto solo difesa e centrocampo, il che è molto svizzero, in effetti) e farmi l’opinione che l’uruguay ha perso perché oltre forlan doveva schierare il tridente con crax e andreott.

poi non ho capito perché nessuno ha ancora detto che il successore di domenech dovrebbe essere lunedich (ma forse c’è un motivo).


ultim’ora

un gruppo di musicisti argentini sta dando alle stampe una serie di lavori che prevedono la rivisitazione dei drammi musicali di richard wagner in chiave latino americana: il primo album si intitolerà tristango e isotta



martedì 29 giugno 2010

mi è stato chiesto perché la scienza non riesce a dimostrare l’esistenza degli ufi.

la frase ricorrente degli scienziati a proposito dell’esistenza degli ufi è: “se gli ufi sono tra noi, perché non li vediamo? perché non avvertiamo la loro presenza?”.

la risposta a queste domande non è difficile: è un classico bias cognitivo.

il fatto che gli scienziati non riescano a vedere gli ufi è il sintomo di un pregiudizio che permea la loro mappa mentale.

l’esempio classico che posso portare come argomentazione è che tutti i matematici e i fisici che conosco si sono rifiutati di parlare con karlovitz, il mio amico immaginario (un nano da giardino esperto di kung fu e meditazione zen).

ovviamente questo atteggiamento è incomprensibile: matematici e fisici non hanno difficoltà a usare nei loro calcoli numeri immaginari (ad esempio √-1 non può essere né positivo, né negativo, né uguale a 0, il che è un po’ problematico, se uno non ha bevuto abbastanza) per ottenere risultati pratici e concreti, mentre hanno problemi ad accettare l’esistenza degli amici immaginari. ciò dipende ovviamente da un’errata valutazione dei sistemi di credenze (che essenzialmente sono collezioni di mobili per stoviglie).

ciò significa che gli scienziati non possono fare altro che accettare la problematicità della scienza, così come i religiosi accettano la problematicità delle religioni, e i puffi accettano la problematicità della riproduzione avendo una singola femmina in un gruppo esteso di individui: è nella natura delle cose.

ciò non significa che la scienza non possa progredire, tenendo però conto dei limiti strutturali che la riguardano.

ad esempio, chiunque sia stato introdotto allo studio della meccanica quantistica sa che heisenberg sostiene che l’osservazione modifica lo stato del sistema (credo significhi che se sei nell’acceleratore del cern di ginevra e osservi un elettrone modifichi lo stato del sistema e ti trovi automaticamente, che so, in germania: questo aprirebbe nuove frontiere nella progettazione del teletrasporto).

tra le altre cose, recenti studi che personalmente sento di condividere hanno anche proposto di sostituire il paradosso di einstein-podolsky-rosen, noto come "azione istantanea a distanza di un sistema in un’area qualunque”, con il paradosso di khedira-podolsky-klose, noto come "azione istantanea ravvicinata in un’area inglese”.


venerdì 18 giugno 2010

oh tempo le tue piramidi

a babel tribute to stewie


tempo fa anch’io avevo fatto installare un ruscello in ufficio, per risalire la corrente alla ricerca delle mie origini durante la pausa pranzo.

risalivo garrulo, felice e salmonato, fino a quando cozzavo violentemente contro il muro dell'ufficio. certe cose ti segnano. adesso ho uno spremi agrumi elettrico a tre velocità che però mi odia.

nel tempo libero raccolgo lastre di ghiaccio e provo a impressionarle citando inni sapienzali sufi, sperando di ottenere dei dagherrotipi cristallini. non ci riesco mai, ancora non capisco dove sbaglio.

forse perché l'opera di divinazione attraverso lo studio delle viscere dei fenicotteri non è sicura quanto l'interpretazione dei movimenti dei delfini studiati a partire dai moti browniani.

studiando i movimenti dei delfini, ad esempio, si può dimostrare che gli elfi esistono, ma solo in determinate condizioni atmosferiche, e che i fantasmi nelle astronavi aliene sono tuttora molto diffusi anche se le cronache non ne fanno più menzione perché i fantasmi tendono ad essere molto più riservati di una volta. questo è abbastanza singolare perché, secondo un recente sondaggio, il 65% dei fantasmi non crede nell’esistenza degli elfi, mentre solo il 15% ha chiesto di essere lasciato in pace.

volevo anche ricordare a tutti che il martedì sera, io e un gruppo di celenterati lewiniani organizziamo terapie di gruppo per il controllo degli istinti migratori e tecniche per l’insabbiamento emotivo. 30 euro a seduta, 25 in piedi.



lunedì 14 giugno 2010

finalmente è arrivato il grande caldo.

il problema è capire dove. ad esempio, qui di sera piove, ci sono 16 gradi, e io ho l’impressione di aver sbagliato emisfero.

in compenso di giorno ci sono 20 gradi ma se ne percepiscono 42 grazie alla federcalcio argentina.

la domenica sera io e un team di esperti nella ricerca di ufi guardiamo i mondiali di calcio in un bar e beviamo hirsch dunkel disquisendo di paradossi, tipo epimenide e il paradosso degli alcolisti anonimi (funziona così: gli alcolisti anonimi esistono ma non possono essere rintracciati. infatti, essendo anonimi, non è possibile sapere chi siano, mentre se ne dovessi incontrare uno per caso, non sarebbe più anonimo).

alla fine del primo tempo siamo passati al concetto di retroazione negativa (sbagliare il passaggio indietro al portiere) e alla rivalutazione di arconada nella finale dell’europeo dell’84, mentre la polonia sta battendo l’australia due a zero.

nel secondo tempo c’è la rivincita degli alimentari, segnano uno yogurt magro e una pianta per la produzione del cioccolato, mentre noi valutiamo la possibilità di intitolare il bar a francisco e humberto maturana.



affinità/divergenze fra il compagno parmense e noi, del conseguimento della maggiore e hertz

xx: hai presente tino asprillia? un giorno stava per investirmi con la sua ferrari. aveva una ferrari coupè gialla

yy: la 348

xx: no, il modello dopo. come si chiamava il modello dopo la 348?

io: la 349

xx e yy: cretino


martedì 8 giugno 2010

nel corso della notte alcune divinità particolarmente irose, dopo essere state battute a biliardino in un circolo di asgard, hanno scatenato la furia dei temporali scaricando a terra una quantità d’acqua pari alle esondazioni del nilo delle annate migliori in un raggio di alcune centinaia di metri.

tutto ciò non sarebbe di alcuna importanza se un commando di ufi crudeli non si fosse materializzato nella mia auto e non avesse abbassato il finestrino lato guida di circa 35 centimetri rispetto al suo alloggiamento originario (se ancora non credevate all’esistenza degli ufi, eccovi serviti).

fortunatamente oggi c’era il sole e io ho potuto affittare l’auto a un’equipe di botanici che sta studiando la crescita della flora delle foreste tropicali dopo la stagione delle piogge.

io arrivo in ufficio con la parte sinistra del jeans inspiegabilmente umida.

nel pomeriggio io e il gatto disquisiamo sul problema di cosa fare nella vita.

voglio dire, non dovrebbe essere un problema secondario: nel caso uno ne abbia una sola a disposizione è piuttosto rilevante (ma anche nel caso di metempsicosi o di immortalità, è una questione di soddisfacente gestione del tempo).

dopo alcune ore di profonda riflessione siamo giunti alla conclusione che se uno vuole una soluzione intelligente, deve mettere dello zucchero nel tè.


ultim’ora

la casa automobilistica lancia metterà in produzione un rifacimento del prestigioso modello delta integrale; l’opera di restyling avverrà sotto la supervisione dei tecnici che lavorarono al vecchio modello ma l’auto, per esigenze di mercato, sarà venduta con il nome di lancia delta ai cinque cereali


venerdì 28 maggio 2010

io e martina navratilova eravamo da qualche parte nella settima dimensione (le prime sette dimensioni sono, nell’ordine: larghezza, altezza, profondità, tempo, rothéneuf, edmund husserl, tempo supplementare) a guardare portogallo - marocco, la partita decisiva del gruppo f ai mondiali del 1986 con il commento in arabo (il vantaggio del commento in arabo è che né io né martina navratilova capiamo l’arabo), quando un’epifania improvvisa intorno al diciassettesimo del secondo tempo ci riporta sul divano a maggio del 2010.

il che, francamente, è una seccatura (intendiamoci, non è poi così grave, se non siete una pianta).

la questione dello spazio tempo è piuttosto complessa, specie se non si hanno chiari i concetti di cronotopo e autogatto, che vi riassumo sinteticamente: cronotopo è uno spazio quadridimensionale*, composto dall'usuale spazio a 3 dimensioni e, come coordinata aggiuntiva, il tempo; autogatto è un tempo bidimensionale, composto dall’usuale tempo a una dimensione e, come coordinata aggiuntiva, il tempo che impieghi a far scendere il gatto dal tavolo contro la sua volontà, che sostanzialmente è pari a infinito.

comunque, a parte guardare portogallo - marocco, altre cose che dovrei fare almeno una volta nella vita sarebbero disquisire con il secondo numero primo di mersenne (essenzialmente per capire che posizione dovrebbe occupare il secondo numero primo), individuare il numero atomico dell’azoto, frequentare gruppi di persone che seguono una dottrina filosofica, religiosa o politica che si distacca e dissente da una dottrina già diffusa e affermata, bere liquore francese a base di anice verde, indossare la maglia di pete maravich.


* il fatto che sia quadrimensionale spiega l’associazione immediata che un normale cervello è in grado di fare fra cronotopo e tesseratto (lo so che voi non l’avete fatta: ho detto normale. se voi foste normali non stareste leggendo qui e ora. se invece non state leggendo qui e ora, vi chiedo scusa).


io e martina navratilova eravamo da qualche parte nella settima dimensione (le prime sette dimensioni sono, nell’ordine: larghezza, altezza, profondità, tempo, rothéneuf, edmund husserl, tempo supplementare) a guardare portogallo - marocco, la partita decisiva del gruppo f ai mondiali del 1986 con il commento in arabo (il vantaggio del commento in arabo è che né io né martina navratilova capiamo l’arabo), quando un’epifania improvvisa intorno al diciassettesimo del secondo tempo ci riporta sul divano a maggio del 2010.

il che, francamente, è una seccatura (intendiamoci, non è poi così grave, se non siete una pianta).

la questione dello spazio tempo è piuttosto complessa, specie se non si hanno chiari i concetti di cronotopo e autogatto, che vi riassumo sinteticamente: cronotopo è uno spazio quadridimensionale*, composto dall'usuale spazio a 3 dimensioni e, come coordinata aggiuntiva, il tempo; autogatto è un tempo bidimensionale, composto dall’usuale tempo a una dimensione e, come coordinata aggiuntiva, il tempo che impieghi a far scendere il gatto dal tavolo contro la sua volontà, che sostanzialmente è pari a infinito.

comunque, a parte guardare portogallo - marocco, altre cose che dovrei fare almeno una volta nella vita sarebbero disquisire con il secondo numero primo di mersenne (essenzialmente per capire che posizione dovrebbe occupare il secondo numero primo), individuare il numero atomico dell’azoto, frequentare gruppi di persone che seguono una dottrina filosofica, religiosa o politica che si distacca e dissente da una dottrina già diffusa e affermata, bere liquore francese a base di anice verde, indossare la maglia di pete maravich.


* il fatto che sia quadrimensionale spiega l’associazione immediata che un normale cervello è in grado di fare fra cronotopo e tesseratto (lo so che voi non l’avete fatta: ho detto normale. se voi foste normali non stareste leggendo qui e ora. se invece non state leggendo qui e ora, vi chiedo scusa).


mercoledì 19 maggio 2010

un’equipe medica, con un’indagine a campione, ha recentemente dimostrato che ¼ della popolazione italiana soffre di disturbi del sonno.

io tendenzialmente sono contrario alle indagini a campione perché penso che bisognerebbe farle in tutto il territorio nazionale e non solo in una exclave italiana in svizzera.

comunque evidentemente ne soffro anch’io, specie al mattino quando dopo sette ore ininterrotte di sonno la mia sveglia vorrebbe convincermi ad alzarmi.

l’unica cosa è che di solito non ricordo i sogni, anche se sono sicuro che ieri notte ho sognato un interferometro (resta da capire perché io debba sognare interferometri e a che numero corrisponda un interferometro sulla ruota di vienna. ho già scritto interferometro?).

per il resto il comitato di controllo per le attività degli ufi sul pianeta è in fibrillazione perché siamo convinti che degli ufi crudeli stiano tramando qualcosa.

non pensiate che sia paranoico: non sono affatto paranoico, e lo posso dimostrare perché:

a) io e il gatto giochiamo spesso a lupin iii e dsm iv e so di cosa parlo;

b) ho passato il test dell’autoconsapevolezza (per sapere se siete paranoici basta che vi analizziate a fondo e vi chiediate: “sono paranoico?” e a quel punto è chiaro che non lo siete. un vero paranoico si chiederebbe: “sono sufficientemente paranoico?”).

comunque abbiamo messo di guardia un nano da giardino e passato il livello di allerta a defcon 4.

venerdì 14 maggio 2010

io e martina navratilova guardiamo fuori dalla finestra.

piove a singhiozzo.

abbiamo provato con acqua limone e zucchero e un forte spavento, ma non ha funzionato granché.

ci sarebbe spazio per un umore da autunno inoltrato, ma io non mi lascio ingannare e tendo ad essere sempre positivo, come sanno bene all’antidoping.

fra le altre cose un simpatico anonimo individuo ha pensato di inserire tipo un cacciavite o qualcosa di molto simile nella serratura della portiera della mia auto, forse per rubarla (l'auto, non la portiera; che poi, voglio dire, se la rivendi ci guadagni sì e no un paio di birre, me lo dicevi e te le pagavo io), o forse per il ludico piacere di renderla inservibile.

allora, caro simpatico individuo, approfitto di questo spazio pubblico per dirti due cose:

1. sei stato malvagio senza nessun motivo e dunque sei la prova vivente della non esistenza del dio professato dalla fede cattolica, come dimostra il seguente dialogo:

- oh signore onnipotente, se tu sei infinitamente buono, perché permetti il male?

- perché il male scaturisce dal libero arbitrio degli uomini, e io non posso fare in modo che non lo commettano

- ma non eri onnipotente?

- sì, ma non sono molto forte in logica

2. spero che entro il fine settimana ti uccida un tomista che vuole occultare le prove


affinità/divergenze tra il compagno libraio e noi (premio della critica cinematografica)

io: se muoio qui posso chiedere di inumarmi nella spina della birra?

xx: sì,ma smettila di tossire che mi arrivano tutti i germi sulla manica.

io: se sei fortunato uno ci gira un film neorealista e diventi ricco

xx: sei un cretino


giovedì 6 maggio 2010

l’applicazione non risponde. è uscita? non ha una segreteria telefonica?

sto implorando la clemenza di alcune divinità informatiche che hanno deciso di ignorarmi (davvero, non so perché ce l’abbiano con me: forse non ho bruciato abbastanza incensi, oppure come abramo, dovevo offrire un ariete in sacrificio invece di un sagittario, o forse, più semplicemente, in una vita precedente ero un ministro della repubblica italiana) senza contare che con tutta probabilità i criceti che alimentano il processore sono entrati in sciopero.

nel frattempo fuori ci sono 7 gradi (ma anche dentro, temo), piove in orizzontale e io e alcuni inuit di passaggio ci godiamo questo delizioso inizio di novembre organizzando battute di caccia al caribù (funziona così: cerchi un caribù e quando lo trovi lo stordisci raccontandogli delle barzellette sui cacciatori).

la sera organizzo corsi di sopravvivenza: lo scopo è riunire un po’ di persone per cercare destinazioni a prezzo economico sotto il quarantesimo parallelo e contemporaneamente non farsi uccidere dopo dialoghi del tipo:

- puoi andare a mykonos per 39 euri

- dove?

- a mykonos

- se non mi dici dove non sono più tuo amykonos



sms

io: domani siamo lì (bruce lì)

xx: sì, ma a che ora arrivate a casa?

io: non lo so esattamente, arriviamo intorno alle 22.15 in aeroporto, poi prendiamo un po’ di mezzi e facciamo degli interi, credo

xx: sei un cretino


martedì 27 aprile 2010

non è che sia del tutto scomparso, sto solo frequentando altri social network, tipo l’ufficio, una pizzeria a basso costo e il bar sotto casa, mentre come hobby colleziono tessere di supermercati.

questa settimana, per aderire alla campagna “primavera 2010, migliora la tua autostima” ho inserito nel curriculum “collabora con la lega della giustizia e cura l’immagine di acquaman” (voglio dire, hanno fatto un film su qualsiasi supereroe, manchiamo solo io e acquaman. ah, no. pure superpollo e secret squirrell. e comunque, se avessero fatto un film su aquaman, non ditemelo).

ad ogni modo, io e il gatto disquisivamo sulla possibilità di organizzare una mostra in cui i modelli grafici delle equazioni di lorenz vengano venduti come arte contemporanea e nel frattempo stavamo cercando di convincere una stampante che a) stampare è bello e b) stampare geroglifici e stampare tutte le pagine dell’intervallo meno due a caso è meno bello (almeno secondo il mio punto di vista. il gatto sembrava più possibilista).

contrariamente a quello che si crede, parlare con gli animali non è affatto difficile. insomma, sono mediamente più intelligenti di un essere umano quindi se gli parli è ovvio che ti capiscono, sono bravi loro. il problema è che non amano partecipare a discorsi stupidi. io invece conosco solo animali che fanno eccezione.

comunque abbiamo trovato un accordo sul fatto che la tecnologia fa miracoli. sfortunatamente, quasi sempre quelli sbagliati.

sulle scale di casa incontro un senegalese che vuole vendermi un accendino abbinato al de planctu naturae di alano di lilla rilegato in brossura e lo allontano con una sarissa; poi entro in casa, svuoto il cesto della biancheria sporca e attacco la lavatrice.

la lavatrice si difende con tre armate e vince.


mercoledì 14 aprile 2010

secondo una minuziosa ricostruzione dei fatti condivisa da eminenti studiosi internazionali, gli ufi avrebbero dovuto invadere la terra un paio di mesi fa. sfortunatamente la loro dichiarazione di guerra è stata erroneamente inserita nelle istruzioni per l’installazione della stampante hp laserjet cm2320nf e non se n’è più fatto niente.

è un peccato perché avevamo organizzato un comitato di accoglienza decisamente ben fatto, anche se non avevamo ancora chiaro se schierarci con gli ufi o con gli esseri umani (l’idea era di stare con quelli che offrivano più aperitivi o, in alternativa, con quelli che avevano meno intenzione di far saltare l’intero pianeta nel breve periodo, ma era un casino capire chi dei due si avvicinava di più al profilo).

nel frattempo, grazie ad alcuni consigli del mio maestro di estasi mistica ho iniziato a smaterializzarmi, iniziando dalla cavità toracica. dopo un breve periodo di 36 ore in cui fluttuavo dalle parti del soffitto in preda ad asma bronchiale e dispnea (non fatelo a casa vostra; a pensarci bene, neanche a casa di parenti o amici), mi sono rimaterializzato, e adesso le molecole stanno facendo la conta. il che è piuttosto imbarazzante, perchè dovrebbero fare le molecole.

la sera torno a casa, chiudo martina navratilova nell’armadio e metto sullo stereo il lamento funebre per neurone in do# minore di dieter arnon pakula, nella partitura per frullatore a tre velocità e pianoforte preparato, interpretato dal coro dell’armata rossa oppure la bella lavanderina nella versione del collettivo mazzulata, a seconda dell’umore del momento (ma anche del mio).


giovedì 8 aprile 2010

io e il mio maestro di rolfing cerebrale (altrimenti detto il profeta, perché si batte per la diffusione internazionale di un tipico formaggio greco) eravamo su un prato di montagna a disquisire di topologia matematica con alcune mucche di passaggio cercando di verificare il detto popolare per cui non c’è limite alpeggio.

in realtà questo era solo uno degli obiettivi: l’altro era verificare alcune teorie riguardanti la ierofania e le quantità di formaggio fuso che possono essere incorporate in una polenta e assunte da homo sapiens prima che il soggetto venga messo in diretto contatto con la divinità o, in alternativa, sprofondi in un atteggiamento ieratico in attesa del ritorno del gran senusso.

un paio di notti dopo ricevo una visita degli ufi che vorrebbero prendere possesso della mia mente ma gli spiego che a) per prendere possesso del nulla occorre una lunga disciplina zen e b) devono comunque mettersi in coda e rispettare il proprio turno, sennò è un casino.

la mattina alcune cellule del tessuto tonsillare indicono dei sit in di protesta e cercano di emulare jan palach, mentre la mia temperatura corporea sta seguendo un esperimento climatico indipendente simile a biosphere 2: decido di andare comunque in ufficio ma vengo scambiato per una comparsa di zombie 6 (gli zombie tornano a minacciare la campagna degli stati uniti ma vengono sconfitti perché privi della regolare copertura sanitaria) e rispedito al mittente.

la sera guardo le repliche della fase a gironi dei mondiali di curling, cerco di assumere del paracetamolo direttamente in endovena poi mi chiudo in una tomba a tholos.


mercoledì 31 marzo 2010

qualche giorno fa soffiava una brezza di primavera, le primule garrivano al sole, gli scoiattoli zampettavano felici sugli alberi (per lo meno finché io non mi sono messo ad inseguirli per salutarli urlando “qui scoiattolo, qui”) e gli gnomi del bosco suonavano l’overture del guglielmo tell nella partitura per sartiame e stendipanni elettrico, mentre io ero senza giacca di fianco al municipio ad ascoltare qualcosa che sarebbe assomigliato ad un comizio elettorale se solo l’amplificatore avesse funzionato a dovere (ma, come dice il proverbio: al comune mezzo audio).

oggi ci sono cinque gradi e piove come se non ci fosse un domani. no, vabbè, a volte sono troppo pessimista: piove come se ci fosse un domani, ma facesse schifo peggio di oggi.

ho provato a telefonare alla divinità preposta al controllo del clima ma mi rispondeva sempre la segreteria telefonica, così ho cominciato a lasciare messaggi ogni cinque minuti. ho smesso solo quando ha iniziato a piovere anche dentro l’ufficio.

ad ogni modo, il mio allenatore diceva sempre di non fasciarsi la testa prima di essersela spalmata di olio (qualcuno potrebbe chiedersi se fosse un allenatore di pancrazio e invece no, era di milano. e comunque il mio allenatore era un imbecille).

la sera rimango in auto a calcolare i tempi di impatto delle gocce sul parabrezza che compongono la scritta “rob mckenna è stato qui e vi saluta”, poi torno a casa, evito martina navratilova che vuole impegnarmi in un round di lotta libera e mi infilo nella lavastoviglie


mercoledì 24 marzo 2010

stavo cercando di smontare un tergicristallo che aveva tutta l’aria di essere finito in un frullatore*, con una chiave inglese del 16 (credo sia l’anno di costruzione) e con scarsissimi risultati (ho la stessa motricità fine che avrebbe un bradipo morto, se solo a un bradipo morto interessasse smontare un tergicristallo) quando le nubi si squarciano e sento distintamente una voce nei cieli che dice “questi è il figlio mio prediletto, ascoltatelo, quando piange in continuazione e tira il pallone sulle vostre portiere” (mc 9, 2-9).

probabilmente è un modo di farmi capire che è inutile lottare contro il sistema, come sa chiunque abbia giocato a totocalcio

smetto di armeggiare con la chiave inglese (key), lascio un’offerta alla divinità del ghiaccio sul parabrezza, che alcune popolazioni nordiche lo conoscono come eidurgudjohnsen, un dio che può assumere le sembianze di volpe artica o di gvesinga un armadio ikea ad ante scorrevoli (cosa che lo rende piuttosto riconoscibile su un fiordo) e mi avvio verso l’ufficio, a guardare cartoline da amsterdam e studiare un modo decente per mandare il cervello in overclock.



* non è mia abitudine mettere i tergicristalli nel frullatore, l’ho trovato così dopo aver lasciato l’auto una notte fuori da una stazione. ora, io non so bene a chi possa interessare mettere il tergicristallo di uno sconosciuto in un frullatore senza averne esplicita autorizzazione: potrebbe essere uno scienziato che studia le possibilità di curvatura della materia, un fanatico della pop art o gli ufi crudeli; da parte mia spero invece sia affetto da dispermie o altre patologie invalidanti.

martedì 16 marzo 2010

cronache da un altro planeta


alcuni mi chiedono perché non scrivo con costanza. è facile: tendenzialmente preferisco scrivere da solo. e comunque, quando non lavoro, ho di meglio da fare (e non intendo solo giocare compulsivamente a hearts o guardare arminia bielefeld – karlsruhe su dsf).

con alcuni membri del centro di controllo per le attività degli ufi sul pianeta abbiamo organizzato un simposio di scienza completo di laboratorio pratico, che consiste essenzialmente nel consumare delle quantità di vino stabilite da rigidi protocolli scientifici.

questo risponde ad alcuni problemi teorici, come la necessità di disporre di alcune bottiglie vuote per studiare la risonanza di helmholtz a fini militari e contemporaneamente sondare le possibilità per la specie homo sapiens di gestire attività extra corporee utili in caso di combattimenti alieni (ossia, quando gli ufi ti invadono, tu stai da un’altra parte).

nel caso voleste le specifiche per lo svolgimento dell’esperimento sappiate che il risultato si considera positivo se il soggetto assume un’aria trasognata ed intona que syrah syrah, whatever will be will be, mentre se il soggetto assume una tonalità simile all’eliotropo e poi si vomita sulle scarpe è meglio riprovare in un secondo momento.

invece, quando il lavoro me lo permette, mi dedico ad attività più ludiche, come disegnare crop circle nella neve, allenarmi per il campionato mondiale di slalom speciale con carrello nel supermercato e dirigere un coro di montagna formato esclusivamente da nani da giardino.

poi torno a casa e mi metto sotto la doccia a meditare. a volte apro anche l’acqua.



ultim’ora

trovato un manoscritto inedito di graham green, si tratterebbe della storia di un tranquillo venditore di aspirapolvere che si lascia arruolare dai servizi segreti israeliani per uccidere uno sceicco a dubai. secondo alcune indiscrezioni il titolo del manoscritto sarebbe “il nostro agente all’hava nagila”

venerdì 5 marzo 2010

alcune norme per il miglioramento del gioco del calcio


si sta discutendo in questi giorni (lo so perché l’ho letto su un blog) di una norma introdotta dalla federazione italiana gioco calcio che punisce con l’espulsione e la squalifica per un turno chi bestemmia in campo.

lo so che di solito non scrivo di attualità (vorrei ricordarvi che l’attualità non esiste) ma questa volta vorrei fare un’eccezione per dire che tendenzialmente sono d’accordo con la norma adottata, e proporre altre regole che secondo me andrebbero introdotte per rendere il calcio un gioco rispettoso nei confronti di tutti.

per prima cosa, è fuori discussione che la bestemmia non sia una frase particolarmente educata da proferire in un consesso civile, ma credo che non lo sia neppure sputare per terra e stare vicino agli altri in abbigliamento intimo mentre si sta grondando sudore. quindi, fossi nei responsabili della federazione italiana gioco calcio, proibirei anche di sputare per terra, e introdurrei una pausa merenda ogni 5 minuti, in modo che i giocatori possano cambiarsi le magliette, mettersi qualcosa di più consono, rifocillarsi e bere thè mentre disquisiscono di esegesi del testo biblico con il contributo del pubblico (in effetti, credo che lo sport del calcio ne gioverebbe).

ma la bestemmia è peggio che sputare o sudare copiosamente di fianco ad altri, è un’offesa alla religione. qui si tratta del sacrosanto (appunto) rispetto per chi crede in una religione. solo che, per quanto questo possa dare fastidio alle gerarchie ecclesiastiche monoteiste in genere, non esiste solo una religione. insultare allah sarebbe dunque lecito? voglio sperare di no. voglio dire, siamo una società multietnica, e non ci sono solo giocatori (e spettatori) cristiani in italia, quindi immagino vadano tutelate tutte le religioni, e non soltanto una.

ecco allora una serie di provvedimenti che credo andrebbero adottati:

- posizionare traduttori e interpreti a bordo campo che controllino che un giocatore straniero non offenda una religione nella propria lingua madre, per rendere la direttiva efficace;

- non disputare partite durante quaresima, ramadan, shabbat e festività in genere;

- proibire riferimenti irriguardosi verso la vacca, per rispetto verso gli induisti;

- punire frasi ingiuriose verso gli antenati, per rispetto verso i caodaisti e il culto degli antenati in genere;

- correre a bocca chiusa per evitare di ingerire involontariamente piccoli organismi, per rispetto verso i giainisti;

- interrompere la partita nel caso di concomitanza con una delle cinque preghiere giornaliere, per rispetto verso i zoroastriani;

- tenere pulite le panchine e le divise, per rispetto verso gli shintoisti;

- cancellare il cerchio di centrocampo perché irriguardoso nei confronti del pentacolo sacro dei seguaci della wicca;

- sanzionare espressioni ingiuriose come per giove o per diana, per rispetto verso gli antichi greci e romani;

- introdurre l’ordalia prima di assegnare un calcio di rigore, per rispetto del concetto di colpa seguito dai norreni;

- prevedere il consumo di marijuana a fini meditativi prima della partita, per rispetto verso i rastafariani;

- possibilità di ingerire peyote per dilatare i tempi di recupero in caso di imminente sconfitta, per rispetto verso le religioni sciamaniche dei nativi americani;

da ultimo, suggerirei di permettere di giocare a calcio solamente ai panteisti, per i quali la bestemmia è, per definizione, una tautologia.

altre buone norme dovrebbero essere levarsi le scarpe per non rovinare il terreno di gioco, utilizzare palloni di origine esclusivamente vegetale e non segnare mai (o comunque finire sempre la partita in parità) come gesto di carità verso gli avversari.


mercoledì 3 marzo 2010

il mio collo si ostina a produrre suoni che assomigliano al rumore di grani di caffè macinato manualmente, e io al mattino mi sento come il colonnello steve austin (no, dico, sei milioni di dollari di intervento e poi ti muovi al rallentatore, almeno fai causa al chirurgo).

nel weekend, approfittando di una banale distrazione delle divinità preposte al controllo del clima che si dimenticano di mandare pioggia, gelo e tempesta, cammino nei boschi seguendo un sentiero che si inoltra verso il bosco delle fate (dette “pure” per via del manifestarsi di una certa vena di lassismo nei loro possedimenti) incontrando, nell’ordine: quattro cani (ma non per strada, il che mi fa apprezzare il fatto di trovarsi dalla parte giusta di un cancello), alcune primule, un germano reale, un germano immaginario, un pappagallo (?), uno gnomo, un trattore e un paio di tonnellate di fango (da cui l’espressione: “darsi alla macchia”) che si sono affezionate alle mie scarpe (per lo meno, prima che una tentasse il suidicio per auto affogamento in un torrente).

lunedì, mentre l’universo è in pausa pranzo, io e il gatto giochiamo a star trek (lui fa spock, per via delle orecchie) e cerchiamo nuove civiltà aliene sul balcone dell’ufficio, ma senza avvicinarci troppo per non violare la prima direttiva (mai interferire nello sviluppo naturale di una civiltà che potrebbe morderti).

la sera, le divinità preposte al controllo del clima con tutta evidenza smaltiscono la sbornia e torna a piovere, sui buoni pasto e sui cattivi pensieri.


giovedì 25 febbraio 2010

secondo un recente sondaggio il 74% dei miei colleghi sostiene non sia normale svegliarsi al mattino pensando ad aitor begiristein.

è anche vero che attualmente, a parte il gatto, non ho colleghi, quindi forse la percentuale non è del tutto attendibile.

visto che non abbiamo il telefono attivo, in mancanza di telefonate intelligenti (a dire la verità non capitavano neanche quando c’era il telefono attivo, eh) in ufficio io e il gatto disquisiamo sulla teoria di austin (texas) sui performativi.

ultimamente il gatto tende a surclassarmi sul piano dialettico, tenendo un atteggiamento che si può riassumere nella frase “chi è sintetico è dialettico, chi no, no. forse è un misto lana” (platone, repubblica, VII, 537 C 7), quindi di solito preferisco giocare a scacchi, che sono sicuro di vincere (lui è più intelligente, ma io ho il pollice opponibile, il che è un buon vantaggio quando si devono muovere dei pezzi su una scacchiera).

invece da qualche giorno il mio collo fa un curioso rumore di rami secchi calpestati ogni volta che lo muovo.

ho chiesto consiglio al solito ghiro pratico di articolazioni (ha imparato il mestiere da un oste a opatjia) ma mi ha risposto che se ne riparla quando esce dal letargo.

quindi vado in giro con un fastidioso rumore sincopato nelle orecchie, (a meno di non camminare come lerch degli addams, ma è poco ergonomico) e tutto quello che posso concedermi per rilassarmi è un caffè servito da uno dei chipmunks.


mercoledì 17 febbraio 2010

mi sveglio e il mio cervello trasmette in quadrifonia “quando l’appetito c’è” nella versione per quartetto d’archi (acuto, a tutto sesto, baleno e di trionfo). chiedo al notaio se ci si possa mettere anche un clavicordo, ma mi guarda male.

nel frattempo la lavatrice ha smesso di perdere, e adesso pareggia. è un grande risultato, soprattutto perché ha smesso di allagare l’armadio, e, nonostante mi manchino le naumachie, credo sia meglio così (è una casa arredata da un tedesco: se vi state chiedendo perché l’attacco della lavatrice sia dentro un armadio, immaginatevi dove sta la difesa).

fuori dalla porta di casa incontro un egagro che mi guarda con la faccia triste di chi sta per essere tosato (non guardate me, io misconosco pure la differenza fra lana merinos e lana turner) e mi chiede notizie dei camion spargisale. lo rassicuro, che qui la temperatura non dovrebbe alzarsi per tutto il prossimo mese, quindi cena assicurata dalle 22 in avanti.

in ufficio faccio il giro dei saluti degli operatori di call center con cui organizzo amabili giochi di società in amicizia (siamo senza linea telefonica ormai da 35 giorni: io chiamo telecom che dà la colpa a fastweb, io riferisco a fastweb che dà la colpa a telecom, poi si parlano telecom e fastweb ma senza capirsi, e si ricomincia. praticamente è una versione moderna del telefono senza feeling).

la sera arrivo a casa, mi sdraio sul divano cercando di evitare martina navratilova e aspetto la fine del mondo. quando finisce valuto se comprarne uno nuovo.


mercoledì 10 febbraio 2010

ascoltando i mezzi di informazione (infor) ho come l’impressione che un sacco di parole stiano perdendo significato. come dire, una sparizione di tropo. allora decido di dormire, mentre il mio cervello trasmette la finale dei mondiali dell’82 travestito da breitner, e ogni tanto un neurone si alza in piedi ed esclama “non ci prendono più”.

poi sveglio, svento l’assalto di martina navratilova che mi vuole mordere e cerco di capire che ore sono guardando a che punto è il sole sulle montagne (da qualche tempo mi sto specializzando nella gnomonica, l’arte di costruire orologi solari usando solo nanetti con i cappelli a punta). il fatto è che saranno due settimane che non si vede il sole, quindi in genere improvviso.

alla fine mi infilo i pattini da ghiaccio, scanso un corriere tnt che sta viaggiando a mach 2 (come dicono i corrieri: “colli, sempre colli, fortissimamente colli”) e arrivo in ufficio giusto in tempo per svenire di fronte al computer. voglio dire, non c’è nemmeno il gatto, e, come dicono i saggi, l’occasione fa l’uomo ragno.

da qualche giorno ho anche deciso i nuovi propositi per il nuovo anno (secondo il mio calendario il nuovo anno comincia il 12 febbraio e dura dai 300 ai 462 giorni, a seconda delle congiunzioni astrali, ma anche delle preposizioni astrali e degli avverbi astrali) che sono:

- cambiare allenatore alla lavatrice che perde più della juventus

- trovare un portachiavi a forma di rana

- riuscire ad aprire una confezione con la chiusura a prova di bambino



affinità/divergenze fra il compagno editor e noi, del conseguimento della centrifuga neuronale (part ii)


xx scrive:

aspetta, devo scaricare la lavatrice

eddie scrive:

da internet?

xx scrive:

come fai ad essere così cretino?

eddie scrive:

non lo so, mi viene naturale


venerdì 29 gennaio 2010

pare che alcuni fisici abbiano scoperto che la struttura delle cellule cerebrali dell’uomo è praticamente identica alla struttura dell’intero universo.

questo per dire che, con tutta probabilità, anche l’universo potrebbe avere bisogno di un bravo psicologo.

in un recente convegno di cosmologi, qualcuno ha ventilato l’ipotesi che il nostro universo non sia altro che una cellula cerebrale di qualcuno, che a sua volta farebbe parte di un universo che non sarebbe altro che la cellula cerebrale di qualcun altro, che, a sua volta, vabbè, avete capito.

non è una teoria del tutto campata in aria, anche perché ha il vantaggio di permettere di estendere l’argomentazione indefinitamente almeno fino a quando non è ora di servire il buffet a base di brodo primordiale e fritto mistico.

nel frattempo, una riunione interplenetaria per la gestione del sistema solare ha stabilito che la specie che dovrebbe governare la terra per l’anno 2010 è l’opossum. questo per lo meno in linea teorica, visto che la specie homo sapiens si ostina a non partecipare alle riunioni.

credo di aver già spiegato che homo sapiens sia in realtà una delle specie più stupide del pianeta; solo che tende a dimenticarsene, essenzialmente perchè è stupido. inoltre la mia attuale appartenenza a homo sapiens sembra avvalorare questa tesi (in realtà io vorrei essere un ficus benjamin, ma ognuno deve fare i conti con il proprio karma).

ad ogni modo, la sera, prima di addormentarmi, continuo a sentire voci, ma credo dipenda da un problema con i nodi di ranvier e un caricabatterie nokia. però è seccante anche perché a) non dicono mai cose sensate, e b) mi impediscondo di sentire i messaggi degli ufi al cosmo (in effetti non è che ne trasmettano molti; voglio dire, non è che ci sia tutto questo granchè di significativo da dire al cosmo; comunque, nel caso, è meglio essere preparati).


giovedì 21 gennaio 2010

meno quattro.

non è un conto alla rovescia, è una temperatura.

la potentissima lobby delle capre ha nuovamente mobilitato i mezzi spargisale (sparg), e io passo le mie serate a seguire camion che viaggiano a 12 km/h e mi sparano sale direttamente sul parabrezza, mentre sull’autoradio passano alcune lezioni sulle algebre di boole (scopritore di alcune banalissime teorie logiche, dette anche teoremi di boole dell’acqua calda).

il giorno dopo mi sveglio e il lago è stato sostituito da una nuvola rosa, tipo i capelli di poochie.

chiedo lumi alle divinità preposte al controllo del paesaggio ma mi risponde una segreteria telefonica che mi avvisa che sono tutti in settimana bianca (mentre dall’autoradio mi fanno sapere che, secondo le teorie di verità di tarski, la settimana è bianca se e solo se la settimana è bianca. io mi limito a spegnere l’autoradio).

mentre cerco di arrivare in ufficio l’ologramma di edsger wybe dijkstra mi ferma sulle scale cercando di convincermi a prendere una forchetta. lo distraggo chiedendogli di pronunciare il suo nome e lo stordisco con il colpo del drago di mezza età (una mossa terribile che rende ansiosi e immuno-depressi), poi silicono la porta dell’ufficio.

nel pomeriggio io e il gatto decidiamo di rispondere alternativamente al telefono, una telefonata io e una lui, per vedere se si accorgono della differenza. in genere si accorgono, ma preferiscono il gatto.


lunedì 11 gennaio 2010

esco di casa verso le 8 di mattina e trovo un team di esperti che sta eseguendo un carotaggio sul pack del parabrezza della mia auto. poco lontano, due inuit stanno litigando per un problema di parcheggio.

io guardo il cielo alla ricerca di ufi crudeli, ma in questo periodo è molto difficile trovarne qualcuno perché se non ci sono delle temperature accettabili gli ufi stanno a casa loro a bere latte e cognac e a parlare con le specie più evolute del pianeta terra, tipo i lemming.

il fatto è che gli esseri umani credono di essere i più intelligenti del pianeta solo perché ottengono i migliori risultati nei test di intelligenza inventati da loro, il che non è molto significativo, temo. del resto credo siamo l’unica specie che si nutre scambiando del cibo con dei pezzi di carta che perdono o acquistano valore ad insindacabile giudizio di chi li stampa, e che decide in base a previsioni del futuro; è inutile che vi dica che, visto da fuori, è quanto meno bizzarro.

ad ogni modo, bisognerebbe smetterla con homo sapiens, io sono per la teoria che un individuo libero dovrebbe poter scegliere la specie di appartenenza.

comunque, per cercare di renderci utili in qualche modo, in questo periodo io e il mio maestro di smaterializzazione (smaterializzarsi è quasi sempre un’ottima soluzione) stiamo cercando di convincere l’universo a rilassarsi.

io e il mio maestro di smaterializzazione crediamo che vivere in un universo poco rilassato sia un’indiscutibile causa di stress, quindi vorremmo convincerlo a collaborare, o, in ultima istanza, trasferirci in un altro universo.

nel caso non lo sapeste, secondo l’interpretazione di everett (una teoria sconosciuta ai più, ma molto in voga fra gli altri operatori matematici) esistono molteplici universi, quindi il vero problema non sarebbe tanto lasciare il nostro, ma trasferirsi su quello giusto.