sabato 15 aprile 2017

la morte si può immaginare come la fine di qualcosa, e quindi un principio ontologicamente negativo (la negatività assoluta, che io immagino come un dirigente movimento di trenitalia), oppure come un passaggio naturale che non è intrinsecamente né positivo né negativo ma, appunto, essenzialmente naturale (che io immagino come osvaldo ardiles vestito da tanguero).
nella società contemporanea non siamo tanto abituati a parlare di morte, e questo è piuttosto strano, visto che prima o poi è facile che uno muoia.
invece io sono cresciuto con il fatto che la morte era sempre lì, a portata di mano, una cosa che ti può succedere da un momento all’altro, grazie all’educazione ricevuta da mia madre e a tutte le raccomandazioni ricevute in genere da bambino. tipo:

- devi mangiare quello che ho cucinato, perché se non mangi, muori.
- se mangi, ma non le cose che ti fanno bene, muori.
- se mangi le cose che ti fanno bene ma ti vanno di traverso, muori.
- se non bevi abbastanza, ti disidrati e poi muori.
- se bevi troppo ti vengono le rane nella pancia e poi muori.
- se tocchi una presa di corrente muori.
- se cambi una lampadina e tocchi un filo muori.
- se inghiottisci un chewingum ti si attacca all’intestino e poi muori.
- se non vai in bagno tutti i giorni ti viene la peritonite e muori.
- se vai in piscina a fare un corso di nuoto bevi, vai sotto e poi muori senza che nessuno se ne accorga (ma prima: rane nella pancia).
- se vai al lago ed entri in acqua ci sono i mulinelli e muori (e sei fortunato che i mulinelli impediscono la formazione delle rane nella pancia).
- se entri in acqua prima di tre ore dopo aver mangiato (fosse anche solo mezzo crackers, e acqua alta venti centimetri) ti viene la congestione e muori.
- se ti si impiglia un capello nel phon mentre ti asciughi i capelli rimani folgorato e muori.
- se sudi ti viene il mal di gola, poi la gola si rovina, ti viene un cancro e muori.
- se cadi da un muretto muori.
- se impari ad andare in bicicletta cadi e muori.
- se per caso invece stranamente riesci a sopravvivere, a 14 anni vuoi il motorino, fai un incidente e muori.
- se, inspiegabilmente, sopravvivi al motorino, allora prendi la macchina d’inverno, slitti sul ghiaccio e muori.

e non è che fossero delle possibilità remote, eh, era proprio che dovevano succedere necessariamente, nessuno scampo.
poi però quando uno moriva veramente era una cosa bella perché andava in paradiso (ma allora fai pace con il cervello, dimmi se è una cosa brutta o bella, che non ci sto capendo più un cazzo).
alla fine ho deciso che era una cosa che succedeva e basta (tranne quella cosa delle rane nella pancia, dico).
insomma, sai che deve succedere, ti metti il cuore in pace e occhei.

quindi va bene, prima o poi muoio, è una cosa occhei (sono pure iscritto al vhemt, per dire), tanto a voi mica cambia nulla, voglio dire, se muore una persona che avevi letto solo su internet non c’è mica differenza fra morire e cancellare l’account.
in ogni caso non è una cosa che ho in programma nel breve periodo, sia chiaro.
siccome però ho anche un account su feisbuk e altre piattaforme in cui, come succede sempre, quando uno muore potrebbero comparire messaggi del tipo "ciao angelo, ci mancherai, sei morto troppo presto, insegna agli angeli a essere cretini", volevo chiedervi se, cortesemente, vi impegnaste a scrivere di fianco a ciascun messaggio di questo tipo "SCUSA, NON PUÒ RISPONDERTI, È MORTO". grazie.

mercoledì 5 aprile 2017

è da una settimana che mi lacrima l’occhio destro.
probabilmente sono triste, ma solo a metà.
ora non so se prendere un appuntamento con il primo oculista disponibile (con i tempi del servizio sanitario nazionale, quindi non prima del 2019), oppure rassegnarmi a morire disidratato.
nel dubbio, integro con una tanica di monte di colore*.

* questo blog aderisce alla campagna per la politically correctness, ma solo per oggi