martedì 27 maggio 2008

italia, emergenza caldo. almeno è quello che sostengono alcuni giornalisti che hanno palesemente sbagliato pusher.

al di là del fatto che evidentemente ci deve essere un’anomalia gravissima se a fine maggio al sud fa discretamente caldo, vorrei anche far notare che questa mattina qui ci sono 16 gradi, piove da una settimana e i miei muscoli cervicali hanno deciso di prendersi una vacanza non retribuita su qualche isola del pacifico.

tutto questo tende a non agevolare la mia mobilità articolare, donandomi un’agilità pari ad una via di mezzo fra un cadavere mummificato e un bradipo con l’artrosi.

nel frattempo disquisisco con il gatto sul ruolo determinante di paulo isidoro in italia - brasile del mondiale 1982 e imposto un’esegesi sull’uso della parola ‘trasversale’ nelle telecronache di libano zanolari, cercando di raggiungere uno stato catatonico in cui muovo il collo il meno possibile (questa in effetti è la parte che mi viene meglio).

la sera, dopo aver constatato il fallimento del nimesulide come droga psicotropa, mi procuro copiose infiltrazioni di raìm del 2004 come miorilassante mentre prendo appuntamento con un ghiro pratico di massaggi on demand e furto aggravato che riceve al limitare del bosco qui di fianco (il concetto è che ti zampetta sulle scapole finché non riprendi a muovere il collo. oppure svieni, ma anche quella è una soluzione).


mercoledì 21 maggio 2008

ogni problema ha una risposta semplice, che di solito è sbagliata (f. cardini)


non sono morto (per lo meno, non credo. quantomeno sarebbe stupido che io continui ad alzarmi tutte le mattine per andare in ufficio. ma del resto, non è che io abbia mai fatto cose particolarmente intelligenti).

da qualche mese io, alcuni ufi non particolarmente crudeli e un paio di dolopi di passaggio di ritorno da alcune scorrerie* stiamo riflettendo sulla teoria della complessità e della sensibilità dei sistemi non lineari alle condizioni iniziali, per le quali, ad esempio, l’attuale politica estera italiana è intimamente legata alla penuria di spinacine negli scaffali dei supermercati (lo so, vi sembra incredibile. eppure se vi fermate a pensarci mi sembra sia evidente).

il problema è che occorre considerare le cose nel loro complesso; l’esempio classico è il problema dell’orologio di königsberg**:


si narra che immanuel kant uscisse di casa tutte le mattine alle cinque, e gli abitanti di königsberg regolassero l’ora sulle uscite del filosofo.

ora: questo è un tipico approccio semplicistico ad un problema complesso.

gli abitanti di königsberg non regolavano gli orologi sulla passeggiata di kant, ma erano parte attiva in un sistema complesso. questo perché gli abitanti di königsberg in origine non avevano orologi, così hanno dovuto costruire un sistema formato da strada, casa, carrozza a cavalli con filosofo incorporato perché segnasse il tempo.

il che significa che kant non era propriamente umano, bensì un ingranaggio dell'enorme orologio progettato da alois blumberg, borgomastro di königsberg affinché i suoi concittadini potessero sapere l'ora.

se ci fate caso, kant viene rottamato dopo la costruzione del campanile di königsberg, nel 1804.



la complessità dunque, significa un approccio sistemico ai problemi, tenendo conto di tutte le variabili e dei parametri implicati nel sistema, con particolare attenzione ai momenti di biforcazione (il sistema sceglie, in modo apparentemente casuale, uno stato piuttosto che un altro. la scelta, pure se non prevedibile, in realtà non è mai del tutto casuale, dipendendo da fattori comunque indagabili scientificamente. ad esempio, se in quello stato si sono appena tenute le elezioni, ecco che la scelta può apparire ovvia).

intorno alla teoria della complessità si sviluppano dispute accese fra coloro che sono a favore o contro il determinismo, e intorno alla natura continua della realtà.

nella dispensa “la realtà continua: nel prossimo capitolo” il professor sandor pamelo kraninsteen, docente di fisica applicata alla libera università di des moines (iowa), si domanda se la realtà debba essere considerata continua, come implicitamente considerato nella fisica classica e dal senso comune, oppure discreta, come sembra suggerire la meccanica quantistica e la teoria delle stringhe.

secondo le ricerche del professor kraninsteen, non solo la realtà non sarebbe affatto discreta, ma spesso meriterebbe una bella insufficienza.

sempre secondo kraninsteen, la teoria delle stringhe potrebbe essere presto superata da una teoria di campo unificata assai meno complicata, che viene studiata in molti laboratori di ricerca e che passerebbe sotto il nome di teoria del velcro.


* in realtà i dolopi non sono così interessati al problema, è che i treni per sciro sono piuttosto rari. anche quelli per ken, in realtà. quelli per le barbie, non saprei.

** se ci trovate un’assonanza con il problema dei ponti di königsberg, ci sarà un motivo (non ho idea di quale, ma insomma).

martedì 13 maggio 2008

la notte che bruciammo chrome, avevo altro da fare


ci hanno cresciuto spiegandoci che con molto impegno e tanti sacrifici avremmo potuto ottenere qualcosa nella vita. i nostri genitori erano fieri che con molti sforzi e partendo più o meno dal nulla, fossero riusciti a farci andare all’università.

adesso abbiamo superato i 30 anni, abbiamo le nostre lauree con lode, esperienze di lavoro da call center e siamo troppo vecchi o troppo qualificati perché ci possano assumere per qualsiasi lavoro remunerativo, tipo l’idraulico o il dentista; e non abbiamo nemmeno un padre notaio o industriale da cui ereditare l’attività.

siamo precari oppure abbiamo uno stipendio da fame, molto più spesso entrambe le cose: non riusciamo a mantenere noi stessi, figuriamoci un figlio.

le altre generazioni avevano delle speranze che noi, ad essere obiettivi, non possiamo neanche permetterci.

siamo la prima generazione a non avere neanche dei sogni da poterci distruggere da soli.
(op. cit)*



io e il gatto giochiamo a dsm-iv per far passare il tempo (il mio maestro di ikebana neuronale sostiene che l’unico metodo efficace per far passare il tempo sia spostarsi, ma questo richiederebbe un’esperienza nel campo delle smaterializzazioni che ancora mi manca) e ogni tanto lanciamo delle graffette sui turisti dal balcone del quinto piano, tranne che su quelli che portano la maglia di tranquillo barnetta (il mio maestro di ikeabana neuronale sostiene che ogni tanto è utile assecondare le proprie perversioni, tipo vedere il telegiornale in romancio, o ascoltare l’anthology di lyle lovett)**.

nel frattempo gioco a mischiare le disposizioni dei tavolati interni*** di un appartamento (niente di grave, è di un ingegnere informatico: con tutta probabilità il suo architetto di riferimento è von neumann).

uscito dall’ufficio, passo la serata a guardare il lago canticchiando piano tomorrow pinball in loop. a volte, invece, faccio cose senza senso.



* questa cosa sembra scritta dagli sceneggiatori di muccino, e invece no. si capisce che non l’hanno scritta gli sceneggiatori di muccino dal fatto che a) non ha inflessioni romanesche e b) tutto sommato ha un senso.

** attualmente il mio maestro di ikebana neuronale è un frullatore a cinque velocità, ma sostenere che questo infici le sue teorie mi sembra un’argomentazione troppo ad personam.

*** la domanda che potrebbe nascere in alcune menti ingenue è perché un epistemologo dovrebbe occuparsi di tavolati interni. beh, è ovvio. il fatto è che il gatto dopo un po’ si stufa, e qualcuno lo deve sostituire.


martedì 6 maggio 2008

affinità/divergenze fra il compagno fratel coniglietto e noi, dal conseguimento della maggiore età (o del non dare confidenza al primo approccio)


io: e così saresti un terapeuta

xx: una specie. in realtà qualcosa di più

io: petapeuta? exapeuta?

xx: …



nel frattempo ho litigato con alcune divinità a tempo determinato (la nuova legge prevede la precarizzazione di alcune divinità per favorire la ripresa dell’economia di asgaard) e mi hanno mandato l’invasione di formiche (per problemi di bilancio avevano finito le cavallette) e la tramutazione dell’acqua in corvo rosso (non avrai il mio scalpo).

poi ha smesso di piovere, e in fondo, è già qualcosa.