mercoledì 31 marzo 2010

qualche giorno fa soffiava una brezza di primavera, le primule garrivano al sole, gli scoiattoli zampettavano felici sugli alberi (per lo meno finché io non mi sono messo ad inseguirli per salutarli urlando “qui scoiattolo, qui”) e gli gnomi del bosco suonavano l’overture del guglielmo tell nella partitura per sartiame e stendipanni elettrico, mentre io ero senza giacca di fianco al municipio ad ascoltare qualcosa che sarebbe assomigliato ad un comizio elettorale se solo l’amplificatore avesse funzionato a dovere (ma, come dice il proverbio: al comune mezzo audio).

oggi ci sono cinque gradi e piove come se non ci fosse un domani. no, vabbè, a volte sono troppo pessimista: piove come se ci fosse un domani, ma facesse schifo peggio di oggi.

ho provato a telefonare alla divinità preposta al controllo del clima ma mi rispondeva sempre la segreteria telefonica, così ho cominciato a lasciare messaggi ogni cinque minuti. ho smesso solo quando ha iniziato a piovere anche dentro l’ufficio.

ad ogni modo, il mio allenatore diceva sempre di non fasciarsi la testa prima di essersela spalmata di olio (qualcuno potrebbe chiedersi se fosse un allenatore di pancrazio e invece no, era di milano. e comunque il mio allenatore era un imbecille).

la sera rimango in auto a calcolare i tempi di impatto delle gocce sul parabrezza che compongono la scritta “rob mckenna è stato qui e vi saluta”, poi torno a casa, evito martina navratilova che vuole impegnarmi in un round di lotta libera e mi infilo nella lavastoviglie


mercoledì 24 marzo 2010

stavo cercando di smontare un tergicristallo che aveva tutta l’aria di essere finito in un frullatore*, con una chiave inglese del 16 (credo sia l’anno di costruzione) e con scarsissimi risultati (ho la stessa motricità fine che avrebbe un bradipo morto, se solo a un bradipo morto interessasse smontare un tergicristallo) quando le nubi si squarciano e sento distintamente una voce nei cieli che dice “questi è il figlio mio prediletto, ascoltatelo, quando piange in continuazione e tira il pallone sulle vostre portiere” (mc 9, 2-9).

probabilmente è un modo di farmi capire che è inutile lottare contro il sistema, come sa chiunque abbia giocato a totocalcio

smetto di armeggiare con la chiave inglese (key), lascio un’offerta alla divinità del ghiaccio sul parabrezza, che alcune popolazioni nordiche lo conoscono come eidurgudjohnsen, un dio che può assumere le sembianze di volpe artica o di gvesinga un armadio ikea ad ante scorrevoli (cosa che lo rende piuttosto riconoscibile su un fiordo) e mi avvio verso l’ufficio, a guardare cartoline da amsterdam e studiare un modo decente per mandare il cervello in overclock.



* non è mia abitudine mettere i tergicristalli nel frullatore, l’ho trovato così dopo aver lasciato l’auto una notte fuori da una stazione. ora, io non so bene a chi possa interessare mettere il tergicristallo di uno sconosciuto in un frullatore senza averne esplicita autorizzazione: potrebbe essere uno scienziato che studia le possibilità di curvatura della materia, un fanatico della pop art o gli ufi crudeli; da parte mia spero invece sia affetto da dispermie o altre patologie invalidanti.

martedì 16 marzo 2010

cronache da un altro planeta


alcuni mi chiedono perché non scrivo con costanza. è facile: tendenzialmente preferisco scrivere da solo. e comunque, quando non lavoro, ho di meglio da fare (e non intendo solo giocare compulsivamente a hearts o guardare arminia bielefeld – karlsruhe su dsf).

con alcuni membri del centro di controllo per le attività degli ufi sul pianeta abbiamo organizzato un simposio di scienza completo di laboratorio pratico, che consiste essenzialmente nel consumare delle quantità di vino stabilite da rigidi protocolli scientifici.

questo risponde ad alcuni problemi teorici, come la necessità di disporre di alcune bottiglie vuote per studiare la risonanza di helmholtz a fini militari e contemporaneamente sondare le possibilità per la specie homo sapiens di gestire attività extra corporee utili in caso di combattimenti alieni (ossia, quando gli ufi ti invadono, tu stai da un’altra parte).

nel caso voleste le specifiche per lo svolgimento dell’esperimento sappiate che il risultato si considera positivo se il soggetto assume un’aria trasognata ed intona que syrah syrah, whatever will be will be, mentre se il soggetto assume una tonalità simile all’eliotropo e poi si vomita sulle scarpe è meglio riprovare in un secondo momento.

invece, quando il lavoro me lo permette, mi dedico ad attività più ludiche, come disegnare crop circle nella neve, allenarmi per il campionato mondiale di slalom speciale con carrello nel supermercato e dirigere un coro di montagna formato esclusivamente da nani da giardino.

poi torno a casa e mi metto sotto la doccia a meditare. a volte apro anche l’acqua.



ultim’ora

trovato un manoscritto inedito di graham green, si tratterebbe della storia di un tranquillo venditore di aspirapolvere che si lascia arruolare dai servizi segreti israeliani per uccidere uno sceicco a dubai. secondo alcune indiscrezioni il titolo del manoscritto sarebbe “il nostro agente all’hava nagila”

venerdì 5 marzo 2010

alcune norme per il miglioramento del gioco del calcio


si sta discutendo in questi giorni (lo so perché l’ho letto su un blog) di una norma introdotta dalla federazione italiana gioco calcio che punisce con l’espulsione e la squalifica per un turno chi bestemmia in campo.

lo so che di solito non scrivo di attualità (vorrei ricordarvi che l’attualità non esiste) ma questa volta vorrei fare un’eccezione per dire che tendenzialmente sono d’accordo con la norma adottata, e proporre altre regole che secondo me andrebbero introdotte per rendere il calcio un gioco rispettoso nei confronti di tutti.

per prima cosa, è fuori discussione che la bestemmia non sia una frase particolarmente educata da proferire in un consesso civile, ma credo che non lo sia neppure sputare per terra e stare vicino agli altri in abbigliamento intimo mentre si sta grondando sudore. quindi, fossi nei responsabili della federazione italiana gioco calcio, proibirei anche di sputare per terra, e introdurrei una pausa merenda ogni 5 minuti, in modo che i giocatori possano cambiarsi le magliette, mettersi qualcosa di più consono, rifocillarsi e bere thè mentre disquisiscono di esegesi del testo biblico con il contributo del pubblico (in effetti, credo che lo sport del calcio ne gioverebbe).

ma la bestemmia è peggio che sputare o sudare copiosamente di fianco ad altri, è un’offesa alla religione. qui si tratta del sacrosanto (appunto) rispetto per chi crede in una religione. solo che, per quanto questo possa dare fastidio alle gerarchie ecclesiastiche monoteiste in genere, non esiste solo una religione. insultare allah sarebbe dunque lecito? voglio sperare di no. voglio dire, siamo una società multietnica, e non ci sono solo giocatori (e spettatori) cristiani in italia, quindi immagino vadano tutelate tutte le religioni, e non soltanto una.

ecco allora una serie di provvedimenti che credo andrebbero adottati:

- posizionare traduttori e interpreti a bordo campo che controllino che un giocatore straniero non offenda una religione nella propria lingua madre, per rendere la direttiva efficace;

- non disputare partite durante quaresima, ramadan, shabbat e festività in genere;

- proibire riferimenti irriguardosi verso la vacca, per rispetto verso gli induisti;

- punire frasi ingiuriose verso gli antenati, per rispetto verso i caodaisti e il culto degli antenati in genere;

- correre a bocca chiusa per evitare di ingerire involontariamente piccoli organismi, per rispetto verso i giainisti;

- interrompere la partita nel caso di concomitanza con una delle cinque preghiere giornaliere, per rispetto verso i zoroastriani;

- tenere pulite le panchine e le divise, per rispetto verso gli shintoisti;

- cancellare il cerchio di centrocampo perché irriguardoso nei confronti del pentacolo sacro dei seguaci della wicca;

- sanzionare espressioni ingiuriose come per giove o per diana, per rispetto verso gli antichi greci e romani;

- introdurre l’ordalia prima di assegnare un calcio di rigore, per rispetto del concetto di colpa seguito dai norreni;

- prevedere il consumo di marijuana a fini meditativi prima della partita, per rispetto verso i rastafariani;

- possibilità di ingerire peyote per dilatare i tempi di recupero in caso di imminente sconfitta, per rispetto verso le religioni sciamaniche dei nativi americani;

da ultimo, suggerirei di permettere di giocare a calcio solamente ai panteisti, per i quali la bestemmia è, per definizione, una tautologia.

altre buone norme dovrebbero essere levarsi le scarpe per non rovinare il terreno di gioco, utilizzare palloni di origine esclusivamente vegetale e non segnare mai (o comunque finire sempre la partita in parità) come gesto di carità verso gli avversari.


mercoledì 3 marzo 2010

il mio collo si ostina a produrre suoni che assomigliano al rumore di grani di caffè macinato manualmente, e io al mattino mi sento come il colonnello steve austin (no, dico, sei milioni di dollari di intervento e poi ti muovi al rallentatore, almeno fai causa al chirurgo).

nel weekend, approfittando di una banale distrazione delle divinità preposte al controllo del clima che si dimenticano di mandare pioggia, gelo e tempesta, cammino nei boschi seguendo un sentiero che si inoltra verso il bosco delle fate (dette “pure” per via del manifestarsi di una certa vena di lassismo nei loro possedimenti) incontrando, nell’ordine: quattro cani (ma non per strada, il che mi fa apprezzare il fatto di trovarsi dalla parte giusta di un cancello), alcune primule, un germano reale, un germano immaginario, un pappagallo (?), uno gnomo, un trattore e un paio di tonnellate di fango (da cui l’espressione: “darsi alla macchia”) che si sono affezionate alle mie scarpe (per lo meno, prima che una tentasse il suidicio per auto affogamento in un torrente).

lunedì, mentre l’universo è in pausa pranzo, io e il gatto giochiamo a star trek (lui fa spock, per via delle orecchie) e cerchiamo nuove civiltà aliene sul balcone dell’ufficio, ma senza avvicinarci troppo per non violare la prima direttiva (mai interferire nello sviluppo naturale di una civiltà che potrebbe morderti).

la sera, le divinità preposte al controllo del clima con tutta evidenza smaltiscono la sbornia e torna a piovere, sui buoni pasto e sui cattivi pensieri.