lunedì 27 febbraio 2006

esco di casa al mattino e, anche qui, ai confini dell’impero, c’è il sole, che splende fra gli sguardi meravigliati degli autoctoni, e le domande dei più piccini che si chiedono cosa sarà mai quel disco luminoso nel cielo di cui, francamente, non hanno memoria.

arrivo in ufficio giusto in tempo per litigare con un fax che ha un punto di vista assai divergente dal mio sul concetto di gestione della carta oltre che essermi indiscutibilmente superiore sul piano della dialettica.

comunque sono abbastanza convinto che quando gli antichi hanno inventato il detto melius abundare quam deficere non intendessero il numero di fogli da tirare nei rulli per stampare un fax di una pagina.

mentre litigo con il fax rispondo anche ad alcune telefonate, che per motivi di problemi al multitasking non sono del tutto sicuro di aver capito. però ho preso appunti:

- un vassallo di ottone di sassonia, per un problema nella reperibilità di materiali per dei corrimano di una scala interna di stampo medievale

- gustavo rol, per una diversa distribuzione dei permessi per riduzione dell’orario di lavoro (qui non sono sicuro se abbia telefonato o se sia stata una comunicazione telepatica)

- il capitano kirk, per un problema al teletrasporto di alcune piastrelle in un cantiere alieno

- adelaide di borgogna, per sapere se avevo notizie di ottone

- l’avvocato di gregorio vii, parte attrice in una causa civile che attende consulenza tecnica d’ufficio

a un certo punto entra dalla finestra del balcone una palla di pelo che cammina in punta di piedi, una vaga somiglianza con nureyev dopo una cura ormonale sbagliata. si guarda in giro, decide che è troppo stanco per aver fatto il giro del balcone dopo alcuni mesi di inattività e si spalma sul pavimento.

ufi, vi prego, portatemi via di qui.


ultim’ora

pasquale luiso, calciatore ormai a fine carriera, e il mago otelma, mago astrologo con all’attivo numerose comparsate nei palinsesti televisivi, hanno accettato di recitare in un film in cui interpretano due professionisti che fuggono dalle consuetudini e dalle frustrazioni di una vita senza senso e decidono di regalarsi un weekend di svago che ben presto, però, si tramuterà in tragedia.

il film uscirà nelle sale a luglio e si intitolerà otelma & luiso.

giovedì 23 febbraio 2006

ho un fastidioso cerchio alla testa. praticamente sono pronto per l’agiografia.

non capisco se è perchè dormo poco o se c’è uno gnomo che da lunedì si ostina a mettermi figure geometriche in testa, la notte.

il problema è che se dormissi di più, nel caso fosse lo gnomo, non riuscirei mai a sorprenderlo.

ad ogni modo non saprei, il cerchio alla testa è fastidioso, ma magari con un triangolo mi troverei bene.

ieri il maestro del corso di auto smaterializzazione ci ha spiegato che per evitare l’etnocentrismo ed allargare i confini della nostra mente dobbiamo studiare a fondo quanti più possibili sistemi di credenze.

questo è uno dei motivi per cui facciamo le lezioni in cucina.

l’altro è che la cucina è l’unica stanza dove si può avere un po’ di pace, sempre che si riesca ad imbavagliare il frullatore (niente, è che avere due velocità è il primo passo verso il libero arbitrio).

il corso di auto smaterializzazione, come ho già spiegato, ha come obiettivo quello di gestire i legami delle molecole del proprio corpo e farle disgregare: in realtà questo non è tanto difficile, il difficile è farle rimetterle insieme quando serve. il corso ha anche tutta una disquisizione filosofica di contorno sul fatto che poi, in fondo, rimetterle insieme non serva mai davvero.

ne parlavo ieri con l’altro allievo del corso, mentre per tentare di prendere confidenza con il mondo molecolare tentavamo di far scongelare una pizza fissandola intensamente (funziona davvero, provate. come tutti gli esseri viventi, se vengono fissate intensamente le molecole si agitano, e il loro movimento provoca il surriscaldamento della pizza. funziona anche meglio se levate la pizza dal freezer, comunque).

l’altro allievo del corso è un lemming che è molto più avanti di me nella tecnica dell’auto smaterializzazione, e questo porta erroneamente le persone che osservano il nostro dialogo dall’esterno a credere che io parli da solo.

ad ogni modo concordavamo che fossimo molto vicini a raggiungere il satori, ma anche raggiungere il forno e infilarci la pizza sarebbe stato comunque un buon risultato.

il problema è scegliersi gli obiettivi, come sa qualsiasi buon fotografo.

lunedì 20 febbraio 2006

del perchè eddie adora viaggiare, nonsotante una lieve idiosincrasia al marchio trenitalia: breve storia edificante sullo stato delle ferrovie in una deliziosa cittadina del nord italia.


il programma è piuttosto semplice.

treno da milano alle 21.15, cambio in trista cittadina di provincia G., attesa di circa un’ora per la coincidenza e treno alle 22.56 per paese di confine L. (casa eddie). arrivo previsto ore 23.44.

per la cronaca, trista cittadina di provincia G. – paese di confine L. distano circa 60 km.

ma a causa dell’insondabilità del destino umano, che permette di avere nella stessa giornata 21 gradi a roma, e decisamente meno ad altre latidudini (cazzo), da casa eddie avvertono che sta nevicando, e sulle strade è caduta l’incredibile cifra di quasi 10 cm di neve, che è la soglia per la mobilitazione totale della protezione civile per calamità naturale, suppongo.

mi immagino le scene apocalittiche e lo sgomento dei miei concittadini, nonchè un passo avanti deciso dell’economia a causa delle ordinazioni di motoslitte.

sono previdente, e chiedo lumi all’assistenza clienti di trenitalia a milano: il treno dalla trista cittadina di provincia G. a casa eddie è garantito.

parto fiducioso e arrivo a trista cittadina di provincia G. alle 21.50, pronto per aspettare un’ora in stazione.

sfortunatamente nella simpatica stazione di trista cittadina di provincia G. non esiste sala d’aspetto. cioè, ne esisteva una, ma adesso che la stazione è in ristrutturazione ne è stata approntata un’altra, che però chiude alle 21, e sembra che le uniche chiavi a disposizione siano custodite in un caveau di zurigo per precauzione.

alle 22.30 viene comunicato che “per le avverse condizioni meteo i treni da e per casa eddie (l’uso del plurale è sospetto, visto che di treni per casa eddie ce n’è uno solo, quello delle 22.56) viaggiano con circa 50 minuti di ritardo”.

insieme ad un manipolo di sventurati chiedo lumi ai dirigenti movimento di trista cittadina di provincia G.: il treno è partito da casa eddie, ma arriverà tardi. forse. (il “forse” è lasciato cadere così, con nonchalance).

nel frattempo ferrovie dello stato informano la gentile clientela che sono liete di farci gelare all’aperto.

chiedo: non è meglio chiamare un autobus? risposta: boh, aspettiamo di sapere che ci dicono da milano.

in effetti, chi ha fretta? qui in stazione si sta così bene e la temperatura è deliziosa. pensavamo di organizzare un pigiama party, nel frattempo.

alle 23.30 viene comunicato che il ritardo è salito a 70 minuti.

a costo di apparire indiscreto, me ne rendo conto, chiedo nuovamente informazioni.

il treno è fermo da qualche parte, e forse non arriva. adesso vedono di capire se devono chiamare un autobus sostitutivo. il motivo dell’incertezza credo sia perchè stanno comunicando con i segnali di fumo che sono disturbati dalla neve. l’uso di telefoni cellulari è proibito da un’enciclica papale contro il modernismo in trenitalia.

alle 24.00 si apprende che il treno arriverà, fra un po’, ma non ripartirà (sempre per motivi religiosi, credo).

da milano fanno sapere che chiameranno un autobus sostitutivo. un’intuizione geniale, effettivamente.

quattro rumeni che devono andare poco lontano, decidono di pagare un taxi a loro spese. rimaniamo in sei, fra cui un simpatico bambino che dopo qualche minuto si permette di osservare che sì, ha un po’ freddo, e magari un po’ anche sonno. i bambini oggi giorno sono sempre più viziati.

nell’ora seguente si apprende che:

-non trovano l’autobus perchè la ditta che ha in appalto il servizio dalle ferrovie non ne ha a disposizione: sono tutti a torino a vedere le olimpiadi.

-c’è un autobus da qualche parte e forse sta arrivando.

-l’autobus dovrebbe arrivare, ma il conducente sta dormendo e va svegliato.

-l’autobus sta partendo ma non si sa da dove. potrebbe essere partito da milano, ma anche da caltanissetta, a ben vedere.

-l’autobus non esiste.

-l’autobus si è perso.

-il conducente dell’autobus ha delle serie crisi esistenziali: i dirigenti movimento di trista cittadina di provincia G. saprebbero come aiutarlo, ma purtroppo non hanno il suo numero di cellulare.

verso l’una la situazione appare più chiara.

è partito un autobus da malpensa, 15 km di distanza da trista cittadina di provincia G.. è quasi arrivato a casa eddie (senza di noi, mi pare ovvio. ma questa lieve incongruenza pare sfuggire agli intrepidi dirigenti movimento di trenitalia. il problema è che decidono da milano, fanno sapere. noi ci immaginiamo dei cervelli tenuti in vita artificialmente in soluzioni acide che prendono decisioni a cazzo).

comunque l’autobus, da casa eddie tornerà a prenderci, e poi ci porterà a casa eddie. la genialità elevata a stile di vita.

all’una e venti, dopo 3 ore e mezza di gelo, un passeggero in ipotermia chiede asilo politico ad un albergo poco distante dalla stazione: un simpatico vecchietto ci mette a gentilmente a disposizione un paio di divani nella hall e un calorifero. il bambino, inspiegabilmente si addormenta appena toccato il divano. non fanno più i bambini di una volta.

io avverto il capotreno che nonostante il conforto di trenitalia, abbiamo trovato qualcuno che ci ospita al caldo. il capotreno prende atto, con la frase: “figura di merda fino in fondo”.

il capotreno diventa il mio idolo.

comunque se vi trovaste a passare per l’albergo “la rotaia” di trista cittadina di provincia G., lasciate una lauta mancia al portiere di notte, grazie.

alle 2.10 arriva l’autobus.

essendo tutti diretti al capolinea, con il capotreno (capo autobus?) si discute l’eventualità di fare tutte le fermate perdendoci in strade provinciali e raddoppiando il tempo di percorrenza.

eventualità che il capotreno riassume con la frase “fanculo tutti, andiamo a casa”.

alle 3.20, l’autobus entra trionfalmente in stazione di paese di confine L..

esclamazioni di giubilo di passaggeri e personale viaggiante, non riportabili in questa cronaca per motivi di decenza.

tempo di percorrenza per 60 km, 4 ore e 25 minuti, per una media sul percorso di circa 13 km/h. vi siete fatti un’idea del concetto che in ferrovia hanno di alta velocità.

trenitalia fa anche sapere che, a causa di avverse condizioni meteo, ai loro dirigenti risulta che non esistano ferrovie in finlandia.

ore 3.35 apro la porta di casa, ringraziando la rete ferroviaria italiana.

ore 8.30 arrivo in ufficio e, inspiegabilmente, ho sonno e mal di gola.


note:


-putroppo è tutto vero. anche le ipotesi fornite sul mancato arrivo dell’autobus da mezzanotte all’una.

-per la toponomastica si ringrazia bpz. lo trovate nei link.




giovedì 16 febbraio 2006

oggi sfidavo un architetto di rovaniemi nel torneo individuale di scissors sheet, specialità olimpica da pechino 2008.

al via dei giudici si estraggono le forbici dalla fondina e si ritagliano 19 fogli 890x650, seguendo le linee della squadratura; i fogli, poi, vanno piegati nelle dimensioni di un a4.

al fine della valutazione si considera il tempo impiegato e un giudizio stilistico dato da sei giudici, il tutto moltiplicato per il coefficiente di pulizia della scrivania (beh, non è più complicato del freestyle gobbe).

secondo il regolamento della federazione internazionale si può chiedere tempo tecnico di sospensione solo se:

-squilla il telefono

-si inceppa la carta del fax

-arrivano dallo spazio profondo degli ufi in rappresentanza di una civiltà superiore.

tagliarsi con la carta è considerato un gesto tecnico assai apprezzato dai giudici, ma solo se si evita di sanguinare sul foglio.

non ci sono limiti di tempo, la gara finisce quando i due concorrenti hanno tagliato e piegato tutti i 19 fogli, oppure se si fonde il plotter. vince per manifesta superiorità il primo che si ficca le forbici in un occhio.

ho perso, ma solo perchè raimondo lullo travestito da giudice sud coreano mi ha dato un voto indecente. e poi non sono omologate le forbici per mancini (intesi come sinistrorsi, non come allenatore dell’inter. solo che sinistrorsi non è una bella parola. sembra di parlare di plantigradi incazzosi).

adesso per continuare il torneo dovrò essere immerso nel mare del nord insieme a dei tonni e sperare nei ripescaggi.

martedì 14 febbraio 2006

sto lavorando a un progetto di settimana alternativa: trovo francamente del tutto incomprensibile l’esistenza dei lunedì.


questa cosa di essere rapito dagli ufi, oltre a lasciarti poco tempo libero, è comunque assai stimolante.

in un briefing con i popoli della galassia discutevamo intorno alla proposta dei lemming (i lemming hanno dato inizio alla civiltà sul pianeta terra. poi hanno cercato di istruire gli esemplari della specie homo sapiens, con i pessimi risultati. adesso sapete il perchè di tutti quei suicidi di massa: il senso di colpa si manifesta anche nelle specie più elevate) che articola la settimana su tre giorni lavorativi, tre di ferie, e uno di riposo (la differenza fra ‘ferie’ e ‘riposo’ è fondamentale in una qualsiasi società spiritualmente avanzata).

correnti minoritarie spingono invece per una soluzione sul modello ‘krankx’, un pianeta nel sistema di alpha centauri in cui gli abitanti, indefessi lavoratori, godono di appena 4 giorni di ferie l’anno. questa soluzione che, secondo alcuni sostenitori terrestri, aiuterebbe a nobilitare la specie con il sacro fuoco del lavoro, non è stata del tutto abbandonata neanche quando è stato spiegato agli entusiasti terrestri che, a causa del breve periodo del movimento di rivoluzione del pianeta, un anno su krankx dura 9 giorni.

giovedì 9 febbraio 2006

arrivo in ufficio con la tipica espressione gioiosa di friederich murnau, pronto per girare il remake di torna a catalessi. e dire che avrei delle cose importantissime da fare, una delle quali è sicuramente dormire, le altre, francamente, non ricordo.

in questi giorni sono stato rapito da degli ufi crudeli che mi hanno usato prima come cavia per degli strani esperimenti psichici, poi come rastrello per disegnare stilosissimi crop circle nei campi di grano.

una volta rilasciato, ieri ho cercato di prenotare un biglietto del treno per un weekend.

trenitalia sostiene che negli orari in cui dovrei partire io non esistono biglietti, non esistono treni, e anche la realtà non è affatto come noi la percepiamo.

nella remota probabilità in cui i treni esistessero sarebbero comunque esauriti, e quindi quel giorno sarebbero impegnati in una terapia di gruppo per risolvere il problema presso uno psicologo motivazionale che lavora in un interscambio della stazione di lodi.

ho telefonato agli ufi crudeli per chiedere se mi vengono a riprendere, ma sto ancora aspettando.

nel frattempo continua a fare un freddo indecente, il panorama assomiglia a quello di un caldo mattino assolato di inverno nella ospitale siberia, ma io sto abbastanza bene, anche se adesso sento il bisogno di disegnare dei crop circle su tutti gli zerbini che incontro


nota a margine

si chiama grappa “morbida” quel tipo di grappa che ti avvolge in una coperta di flanella prima di prenderti a pugni nello stomaco

lunedì 6 febbraio 2006

questo universo ha decisamente qualcosa che non va.

l'ho riportato al negozio ma non me l'hanno cambiato perchè ho perso lo scontrino.

mercoledì 1 febbraio 2006

al mattino, prima di andare in ufficio, scruto il volo dei gabbiani sul lago per cercare di capire quando sarà la seconda lezione del corso di divinazione.

il maestro ha spiegato che se vogliamo progredire sulla via della divinazione dovremmo smetterla di aspettarci da lui notizie sul futuro, anche se il fatto che abbia prenotato un volo di sola andata per cuba con i soldi della retta annuale ha insospettito un po’ tutti.

ad ogni modo c’è il sole, gli uccellini cinguettano my funny valentine nella versione di elvis costello e il pupazzo di neve di fronte a casa mia è diventato un’ameba di neve (sempre che un’ameba di neve abbia dei bottoni al posto degli occhi).

nel pomeriggio faccio alcuni giri di telefonate nel tentativo di organizzare il primo campionato mondiale di gare di velocità per sedia operativa ergonomica “sophia” (base a 5 razze su ruote pivotanti) ma incontro alcune difficoltà nel reperire piste di atletica pavimentate in marmo. immagino significhi che la federazione sportiva poltroncine ergonomiche non riceverà alcuna sovvenzione dal coni, maledizione. non mi resta che motorizzarle e farle correre sulle piste di kart.

per smaltire la delusione (questo pianeta ha bisogno di infrastrutture, ecco cosa) mi dedico a discipline meditative in grado di riportare la pace interiore.

infatti all’ottantaseiesima partita consecutiva di free cell raggiungo uno stadio di consapevolezza assoluta, una sensazione molto simile al satori, erroneamente scambiata per catatonia dagli specialisti dei centri di igiene mentale.

quando arrivo di nuovo a casa, trovo sulla soglia del portone il germano reale


- sei tornato?

- no, in realtà sto ancora svernando al sud, questo è solo un ologramma molto ben fatto, immagino mi dovrai chiamare germano virtuale. hai altre domande intelligenti?

- no, le ho finite.

- ...

- ...

- almeno hai deciso cosa fare della tua vita?

- vita? quale vita?


alla fine entro in casa e mi ritiro nei miei alloggi a scrivere:

-testi alternativi per i-ching

-pièce teatrali per mendicanti di metropolitana

-sceneggiature per colloqui di lavoro.



definizione: un operatore booleano è un centralinista proveniente del pianeta boule, abitato da forme di vita che ad un esame sommario potrebbero venire scambiate per borse dell’acqua calda.