mercoledì 27 ottobre 2010

avevo quasi convinto una delegazione di ufi a comprare il pianeta, usando un’argomentazione praticamente infallibile: il pianeta è bello e accogliente, specialmente a determinate latitudini, è abitato da un sacco di specie intelligenti e anche homo sapiens non è del tutto idiota, alla fine.
la parte su homo sapiens ovviamente era un erogatore di corrente messo da qualche parte in una stanza (questa cosa la capite solo se siete malati di mente. ma se state leggendo qui avete ottime probabilità di esserlo, per quello l’ho scritta) infatti gli ufi hanno visto un telegiornale italiano e sono scappati senza neanche offrirmi una birra (non che avessi molto da guadagnarci: la quasi totalità del compenso sarebbe andata ai lemming).
la sera prima stavo cercando di allacciare una stringa md5 hash e contemporaneamente testare la salatura del pollo al curry quando ho avvertito un turbamento nella forza e subito dopo sono stato contattato dal call center di poste italiane per un questionario. visto che l’unica risposta gentile che mi veniva in mente era “nella classifica dei peggiori mali dell’umanità venite subito dopo la peste, il tumore maligno e trenitalia” ho riattaccato.
quindi ho iniziato a valutare l’idea di un corso di bilocazione: l’idea è che non fare un cazzo in due posti contemporaneamente potrebbe essere rilassante il doppio.
sappiate comunque che il mio maestro di bilocazione (non è così difficile bilocarsi, le particelle quantistiche lo fanno senza grandi sforzi. e la bilocazione è un’ottima cosa se esclude il fatto che raddoppi le probabilità di essere trovato dai creditori) sostiene che le alterazioni di coscienza indotte dal cioccolato fondente non sono un punto di partenza ideale.

venerdì 15 ottobre 2010

les sanglots longs des violons de l'automne

blessent mon coeur d'une langueur monotone



ero in corteo dietro un’opel vectra targata luzern che, con tutta probabilità, stava seguendo dei gasteropodi cercando di non farsi vedere (peraltro con ottimi risultati), quando la mio autoradio capta una comunicazione degli ufi che mi avvertono dell’impossibilità di uno sbarco in tempi brevi sul pianeta per le difficoltà riscontrate nell’organizzare un ufficio stampa (pare che gli ufi in questo periodo storico abbiano penuria di idioti).

io chiamo il comitato di accoglienza e consiglio di rimettere la birra in frigo, prima che l’informazione arrivi nella stanza dei bottoni a washington (anche se dovreste sapere che, secondo alcune recenti teorie complottiste, la stanza dei bottoni non esiste. però esiste la stanza delle cerniere).

quando i gasteropodi e l’opel vecra svoltano verso il lago, arrivo in ufficio e io e il gatto passiamo la mattinata a leggere un saggio sulla dottrina della metempsicosi intelligente (ossia la trasmigrazione delle anime, ma solo verso paesi caldi) e compilare moduli da presentare in comune (nel caso anche voi dobbiate compilare dei moduli comunali, forse potrebbe tornarvi utile sapere uno tsubo equivale a 3,31 metri quadri, non puoi mettere il litchi sulla prima casa e puoi fare ricorso su una delibera ma solo in esperanto).

la sera arrivo a casa e costruisco un altare al ketoprofene nelle sue molteplici manifestazioni: il dio l'oki (ketoprofene onnipotente), oki e renato (ketoprofene ilare), oki balboa (ketoprofene strong), e oki di gatto (ketoprofene per veterinari), senza dimenticare ‘non avere neanche gli oki per piangere’ (ketoprofene finito)


venerdì 8 ottobre 2010

io e martina navratilova guardiamo la pioggia fuori dalla finestra.

guardare la pioggia fuori dalla finestra è scomodo perché ci si bagna, ma mica si può avere tutto dalla vita.

grazie al clima mite e secco, in giardino campeggia una quantità sterminata di funghi, che comunque pare non siano allucinogeni. o almeno così sosteneva lo gnomo a cui ho chiesto (non ho mai capito bene come funziona questa cosa delle sostanze psicotrope, tu le assumi ma tutti sostengono che il dipendente sei tu. e non hai neanche diritto a malattia e ferie pagate).

sta arrivando l’inverno, e io non ho ancora deciso se smaterializzarmi o farmi rapire dagli ufi. tecnicamente è un entscheidungsproblem, da non confondere invece con il problema della fermata elaborato da turing nel 1937, che si può riassumere più o meno così: dato un programma e un imput di dati finito, non esiste un algoritmo in grado di stabilire se da quelle parti prima o poi si fermerà un autobus, soprattutto se piove.



affinità/divergenze fra il compagno libraio e noi (premio coppa volpi)

esterno notte, io arrivo con un portachiavi a forma di pallina da tennis che spunta da una tasca dei jeans


cl: guarda che ti esce una palla dai pantaloni (ride)

io: sì lo so, ma me lo posso permettere, tanto è la quarta che ho

cl: ah sì? e la terza?

io: è un editore di bari

cl: sei un cretino