giovedì 28 febbraio 2008

stavo scrivendo la sceneggiatura di un film intitolato ‘i ragazzi della via ntsc’ e contemporaneamente litigando con delle formiche per il possesso di una porzione di soggiorno (peraltro con scarsissimo successo e dimostrando, nel caso ce ne fosse bisogno, la superiorità del phylum arthropoda su quello chordata) quando dal comitato di controllo per le attività degli ufi sul pianeta mi chiedono se posso uscire di pattuglia.

dovrei sostituire un nano da giardino (è uno dei nostri migliori elementi) che a quanto pare si è rinchiuso in garage dopo un incontro ravvicinato con una volpe.

quindi la sera cammino sul lungolago (oltretutto lì si concentrano i bar della zona, ed è sempre possibile che gli ufi si infilino in un bar per non farsi riconoscere mescolandosi agli autoctoni. quello che gli ufi non sanno è che gli autoctoni qui non esistono) disquisendo con le papere sui massimi sistemi (i cavedani hanno altro da fare e l’unica altra forma di vita senziente in giro è un fanatico di jogging che sembra una via di mezzo fra sebastian coe e un malato di corea di huntington: secondo me non è pronto per una disquisizione sui massimi sistemi. ma neanche sui sistemi welters, o sui sistemi gallo).

poi sul tardi mi sistemo sul balcone e aspetto che una stella cadente o, a scelta, della lattoneria cadente mi arrivi in testa (per la legge dei grandi numeri pare sia più probabile la seconda, anche se con effetti leggermente differenti. ma non disperiamo).


disclaimer

ad un lettore attento potrebbe sembrare che qui si stia esagerando con le parentesi. io mi sto ancora chiedendo perché un lettore attento dovrebbe leggere questa roba, ma comunque.

questo scritto concorre al premio per il post con più parentesi inutili per l’anno 2008 (primo premio un soggiorno per due persone di 3 ore a magadino (ch)).

nessuna parentesi è stata maltrattata per scrivere questo post, e, nel caso, sono regolarmente seguite da periodi di debriefing con terapeuti autorizzati.


venerdì 22 febbraio 2008

il professor dieter angst, docente di storia della scienza alla libera università di watford (hertfordshire, uk) nel suo libro “popper è un epistemologo, non una droga sintetica” critica la teoria di hugh everett sugli universi paralleli: secondo il professor angst la teoria è incompleta perché non vengono contemplati gli universi perpendicolari.

dal punto di vista pratico, l’unica variazione che mi riguarda è che invece di un universo da salvare adesso ne ho infiniti.

voglio dire, se non mi vedete, avrò pure i miei motivi (oppure avete di nuovo dimenticato gli occhiali).


poi mercoledì c’è il sole, i parcheggi sono disponibili solo su ordinazione e un’armata di lanzichenecchi invade il paese, e da fonti non ufficiali che monitorizzano la situazione collezionando numeri di targa svizzeri sembra che siano presenti tutto il nidwaldo, l’obwaldo, e l’oswaldo (un pastore di engelberg).

nel frattempo, l’associazione sindacale dei numi tutelari ha indetto uno sciopero di una settimana a partire da oggi.

non che la cosa mi inquieti granché, il mio nume tutelare è in pausa caffè dal 1981, quindi non dovrei notare troppo la differenza (il problema dei numi tutelari è che essendo atemporali (ossia da loro non piove mai, insomma, si tutelano pure loro) hanno un rapporto con il tempo tarato sull’eternità: concettualmente il mio potrebbe stare in pausa caffè fino al 2831 senza che nessuno dica niente).


giovedì 14 febbraio 2008

natura morta con costante di feigenbaum (questo non è un medicinale, potete fare a meno di leggere le avvertenze e il foglietto illustrativo)


quando sei piccolo, nessuno si preoccupa di spiegarti cosa sta succedendo. come se a te non interessasse, come se fossi troppo piccolo per provare a capire. di norma un bambino è piccolo, ma mica è stupido.

invece quando anche i grandi non hanno idea di quello che sta succedendo, allora provano a mentire per spiegarti che è tutto a posto (d’accordo, è una strategia idiota, ma che altro ti aspetti da un adulto?).

io ci sono due cose che non mi piacciono per niente, i croccrodilli e i film di paura. i croccrodilli perché ti mangiano quando meno te lo aspetti, e mica è leale, cioè, almeno avverti. i film di paura perché fanno paura (quella dei film di paura si capiva, mica dovevo spiegarlo, però poi ho pensato che ci sono un sacco di persone che si fanno domande ovvie e allora era gentile rispondere).

poi però bisogna anche dire che le cose sono più complicate di così, tipo che bianca e bernie è un film di paura perché ci sono i croccrodilli (in generale quasi tutti sono film di paura, anche senza croccrodilli; io non so perché le persone guardano i film di paura, non gli basta la vita?)



il mercoledì in pausa pranzo io e un paio di carpe di allevamento ci troviamo a meditare sui testi del professor john krasnich, docente di dottrine zen alla libera università del maine, e autore del libro “se hai raggiunto l’atarassia vuol dire che non correva troppo veloce” (ed. marsilio).

per ora non è che stia ottenendo grossi risultati, ma sto familiarizzando con le carpe, e sono convinto che questo sia lo spirito giusto (come dicono i medium).

in questo periodo ho anche sviluppato una propensione a sdraiarmi sotto i tavoli per dormire e ad alzarmi di scatto nel tentativo di procurarmi una commozione cerebrale, però almeno non sento più le voci come giovanna d’arco e suo fratello donnie (che poi, sentire le voci non sarebbe neanche male, se solo avessero qualcosa di interessante da dire).

la sera invece esco nel freddo di qui, e ogni tanto vorrei che venissero gli ufi a prendermi.


mercoledì 6 febbraio 2008

io e il gatto disquisivamo di saggezza popolare applicata alla vita di tutti i giorni.

il problema nasce sull’ermeneutica dei proverbi che, come tutti possono quotidianamente constatare, lascia molto a desiderare. questo è dovuto al fatto che a volte l’interpretazione è effettivamente errata, oppure perché semplicemente è sbagliato il proverbio, che si è modificato nel tempo dal suo aspetto originario, fino ad assumere l’aspetto comune che noi conosciamo.

espressioni come “non c’è due senza tre” (dovrebbe significare che se ho due euro, ne ho anche tre? o che ontologicamente il due non esiste, ma esiste solo il 23?) oppure “tra moglie e marito non mettere il dito” (è un invito ad evitare pratiche sessuali promiscue? e in che modo?) o anche “mai piangere sul latte versato” (perché lo si allunga e perde la sua genuinità? oppure significa posso piangere solo se lo lascio nel pentolino?) sono ovviamente frasi senza senso alcuno.

ecco come dovrebbero essere alcuni proverbi nella loro forma originaria, con la corretta interpretazione.


1. mai piangere sul latte macchiato

se non lo volevi macchiato non dovevi mettere il caffè. se ce lo metti, poi non devi piangere. quindi prima di fare qualcosa, pensaci.

2. tra moglie e marito non mettere il mito

in un rapporto a due, mai mitizzare qualcuno o qualcosa di reale

3. tanto va la gatta al largo che ci lascia lo zerbino

se lasci andare una gatta al mare, mettendola su uno zerbino, lei cercherà di tornare a riva, ma eviterà di portarsi dietro lo zerbino. funziona anche con i gatti maschi.

4. chi non sa sentire, non sa regnare

il regnante deve ascoltare i sudditi, se vuole sopravvivere a lungo

5. non c'è bue senza re

un animale di allevamento ha sempre bisogno di qualcuno che lo governi

6. can che abbaia, non dorme

se fa tutto quel casino, è evidente che è sveglio

7. chi la fa, l’aspetti

non è che puoi stare in bagno meno di trenta secondi. se vuoi che le cose funzionino, devi prenderti il tuo tempo

8. chi non risika, non rosica

se giochi a risiko, abbi cura di preparare prima degli stuzzichini, in modo da non doverti alzare durante il gioco interrompendolo a più riprese e attirandoti l’odio degli altri partecipanti. se invece non giochi a risiko, puoi anche lasciar perdere.

9. non menare il can per l’aja

rispetta tutte le specie viventi, soprattutto in olanda visto che la protezione animali lì è molto efficiente.

10. chi dorme non piglia pesi

se rischi che qualcuno ti dia troppe cose da fare, resta a dormire, che è la cosa più intelligente da fare.


(questo post è stato scritto con il fondamentale apporto della simo (per almeno una riga, credo). nessuna simo è stata maltrattata per scrivere questo post, nonostante le simo, in genere, sostengano il contrario)


venerdì 1 febbraio 2008

io ed alcune alborelle della zona ci riuniamo il martedì sulle rive del lago per dei cicli di corsi di autocoscienza (il fatto è che le alborelle mi surclassano sempre sul piano dialettico, ma io non demordo).

il mio maestro di insabbiamento emotivo* sostiene che è importante l’autocontrollo come forma di atarassia durante le situazioni emotivamente difficili, tipo, che so, quando non trovi parcheggio, o quando ti finisce la sinalco®.

uno dei metodi migliori, a quanto sostiene lui, è recitare mantra presi in prestito dalla saggezza orientale, come ad esempio: “ci resto di stucco, è un barbatrucco”; (c’è anche da dire che il mio maestro di insabbiamento emotivo è un criceto siberiano, non credo abbia grossi problemi di parcheggio).

il resto della serata lo passo in missione di pattugliamento ufi (le missioni esterne durano poco perché di inverno gli ufi non volano volentieri, perché c’è freddo, e nebbia, e poi vanno a sbattere contro gli altri dischi volanti, e allora preferiscono stare nei bar, come sa chiunque abbia letto la fondamentale opera guida essenziale agli ufi e alle specie aliene di alexander pernenbrod).

poi finito il turno arrivo a casa, metto sullo stereo la sinfonia n. 12 (la chiarificatrice) di jas kowecinskij, nella partitura per cembalo ungherese e turbina brown boveri, e mi chiudo in un cassetto della scrivania.


* l’unico nobile scopo di eliminare le emozioni è poter concorrere al premio ‘macchina di turing 2008’. in palio ci sono

una fornitura di soprammobili polacchi degli anni ’70 e una confezione di bactrim scaduta (d’accordo, non saranno granché come premi, ma se uno elimina le emozioni, poi che gli frega?)