mercoledì 27 aprile 2005

arrivo in ufficio chiuso in una barrique, impegnato in una conversazione circolare con un asse di rovere, sulla falsariga dell’opera musicale c’era una volta un re bemolle.

un coro di merli (secondo stormo, terza brigata) diretto dal generale marshall, il primo generale valvolare della storia, è schierato sulla balaustra del balcone e intona love me fender cinguettando suadente.

visto che non riesco a tenere gli occhi aperti decido di completare la mia seduta di feng shui applicato al cervello.

il mio maestro di viaggi astrali (autore della guida michelin ai ristoranti della sesta dimensione e del best seller lasciateci perdere: orientarsi fra piano astrale e piano cartesiano, la sconfitta apparente, ed. theoria) sottoposto a tac encefalo riesce a orientare gli assoni in modo che formino la scritta “torno subito”.

tiene le sue lezioni in collegamento telepatico, il solo problema è che a volte ci sono delle interferenze: ieri sera, invece della lezione abbiamo seguito trenta minuti in loop del jingle del rotowash.

uscito dal lavoro mi chiudo in un negozio equo e solitario a meditare sulla differenza sostanziale fra panta rei e panta collant.




giovedì 21 aprile 2005

svegliarsi due volte lo stesso giorno, lascia più scompensi di quel che sembra.

oggi il sole ha sbagliato candeggio.

se ne sta lì, sbiadito, in attesa di tempi migliori. io anche.

mi aggiro fra i passanti ostentando sicurezza, e una postura che ricorda vagamente darth vader in star wars. passando vicino ad una famigliola che sta uscendo da una monovolume targata dortmund intono anche il motivetto dell’impero*, giusto per non sfigurare.

sono alla ricerca di un tool sottobanco per la partizione del cervello, solo che la voglio in sezione aurea, e la cosa crea qualche difficoltà.

in lontananza alcuni cinesi litigano con un vigile per il parcheggio di una bancarella, dando vita ad una deliziosa ricostruzione storica della rivolta dei boxer (qui si può scegliere: la rivoluzione che permise di usufruire di uno stesso paio di mutande girandolo per ben 4 volte, oppure un atto di eroismo epico in un canile)

quando arrivo a casa, metto sullo stereo la sonata ak 47 per violoncello, carta da parati e fucile mitragliatore, poi accendo il computer e mi metto a disposizione del generale cluster.


* quello che fa ta, ta tata, ta tata, ta tata. ta, ta tata ta tata ta tata. da non confondere con quello del tema portante della colonna sonora, che invece fa tatata taa ta, tatata taa ta, tatata taa ta, tatatata


piccola bacheca

 costume da gettone telefonico scambiasi con fornitura di lastre predalles

 vendesi saccottino dell ’92. disponibile solo nella versione albicocca.

 cerco confezione integra di bactrim da scambiare con 12 blister di antipiretico (farmaco generico).



alle prime tre chiamate, in omaggio una doppia figurina di dossena e baresi con la maglia della nazionale ai mondiali di spagna, collezione panini 82-83, n. 309. in alternativa, gigantografia di pasculli.

martedì 19 aprile 2005

ora, sembrerà strano che io scriva di lavori che vorrei fare dopo solo pochi mesi che finalmente ho trovato un lavoro fisso. non fraintendete, quello che sto facendo va benissimo, solo che non è esattamente il tipo di lavoro che avevo in mente (a dire la verità non ne avevo in mente nessuno, però, insomma, ci siamo capiti) ed è un periodo che sto riflettendo su quello che avrei voluto fare da grande (vabbè, sono in ritardo, e allora?), sui miei obiettivi (vabbè, nel caso volessi fare il fotografo), su quello che vorrei dalla mia esistenza (a parte dormire, intendo).
francamente, sono cose a cui non avevo mai pensato (non capisco perchè lo troviate strano).
quindi pensavo di stilare una classifica, con i lavori che mi piacerebbe fare, in ordine di gradimento.



  1. mi piacerebbe trovare qualcuno che mi paghi per leggere (va bene qualsiasi cosa, libri, lettere, trattati, elenchi, istruzioni sullo shampoo. no, voglio dire, perchè scrivono le istruzioni sullo shampoo quando è chiaro che non le legge mai nessuno? potrebbero pagare me per farlo)

  2. mi piacerebbe trovare qualcuno che mi paghi per fare filosofia (che poi se io scrivessi un trattato di filosofia verrebbe fuori una cosa brevissima, una cosa del tipo “lascia perdere”. non crediate sia una posizione particolarmente superficiale, a pensarci bene potrebbero anche dire che è copiato dalla proposizione 7 del tractatus di wittgenstein)

  3. mi piacerebbe trovare qualcuno che mi paghi per insegnare cose inutili a persone non particolarmente predisposte (tipo, che so, insegnare alle scimmie a non mordere il computer, o insegnare ai computer a non terrorizzare le scimmie)

  4. mi piacerebbe trovare qualcuno che mi paghi per scrivere cazzate. (ora, qui è importante che si tratti proprio di cazzate. però vabbè, uno poi si adegua)


se a qualcuno venisse in mente che questi non sono lavori veri e che nessuno mi pagherà mai per fare queste cose, può anche tenerselo per sè.


ultim’ora


johnatan rockwell, docente di psicologia a berkeley, nel libro “lo zen e l’arte della manutenzione della psiche”, in cui affronta il rapporto fra religioni orientali e cognitivismo, arriva alla conclusione che sperimentare l’insight è come avere un’illuminazione, ma senza pagare la bolletta.

venerdì 15 aprile 2005

il fatto che io sia ancora vivo nonostante ieri abbia cercato tutto il giorno di suicidarmi con i giochi di windows mi lascia perplesso.

fuori dalla porta un coro di scoiattoli canta tomorrow pinball con la voce di ziggy marley.

volevo farli smettere ma quando sono uscito non ho avuto il coraggio, così mi sono messo a dirigere con una bacchetta delle tende. una scena toccante, non c’è che dire.

per ovviare al mio sovrautilizzo, oggi in ufficio mi hanno fatto scrivere alcune lettere (io avevo proposto la effe e la zeta, ma non hanno accettato) poi il mio capo mi ha chiesto di disegnare dei cementi armati. io ho spiegato che non me la sentivo perchè sono pacifista, così siamo giunti al compromesso che li faccio, ma ci metto di fianco una colomba (il ramoscello di ulivo no, perchè verrebbe interpretato come una pericolosa presa di posizione politica).

il geometra del cantiere ha fatto sapere che è contento lo stesso, anche se avrebbe preferito un panettone.

giovedì 14 aprile 2005

probabilmente è successo tutto stamattina.

sono uscito da sotto coperta, il lago era piatto e grigio come una macchia indistinta di olio motore, e gli uccelli cantavano blue valentine davanti alla finestra del bagno.

devo essermi distratto, e non mi sono ricordato di accendere gli anabbaglianti nel cervello.

avrei dovuto capire che qualcosa non andava quando uno svizzero targato basel stadt ha fatto un’inversione in freno a mano per entrare alla standa, dopo aver visto il cartellone delle offerte speciali con il burro a 1,39.

ho ignorato un ambulante che cercava di vendermi una glossa al de trinitate di boezio e mi sono fiondato in ufficio.

chiuso. dall’interno.

ho implorato il gatto di farmi entrare. alla fine si è convinto, ma domani devo portare una pallina da tennis e una scatola di whiskas al salmone.

devo fare qualcosa per la mia sanità mentale. ieri ho avuto per tutto il giorno nelle orecchie la melodia del ballo del mattone, non si muoveva nemmeno con i cotton fioc: c’è un limite a tutto, come dicono quelli della stradale.

vado sul sito www.collegamentineurali.com per scaricare il tool ripristino facoltà mentali 2.0


ultim’ora

secondo un recente rapporto del ministero dell’interno, dopo anni di ricerche e indagini si è giunti alla conclusione che i gruppi di anarchici informatici non hanno mai messo bombe nei cestini di windows

martedì 12 aprile 2005

quando il nero si disperde alzi gli occhi e improvvisamente ti accorgi che la neve è tornata sulle montagne.
deve essere una promozione per il mercato turistico: se la primavera non è di vostro gradimento, prolunghiamo l’inverno. oggi le temperature prevedono sonno al mattino e leggera ansia nel primo pomeriggio.
la visione mi sorprende mentre sto dalle parti della quinta dimensione ad inseguire un paio di forbici.
il fatto è che le forbici si nascondono negli anfratti dimensionali più strani. queste poi mi dovevano dei soldi, una scommessa vinta e mai pagata di qualche giorno fa. le forbici sostenevano che sarei riuscito a rifilare una tavola seguendo la linea retta della squadratura disegnata lungo il bordo. io, che ho la motricità fine di un bradipo in letargo e una grazia manuale pari a quella di hans peter briegel sui campi da calcio, sospettavo invece di avere qualche problema.
quando sono tornato a casa ho messo sullo stereo la sinfonia n. 7 di györgy fischer (la catastrofica) nella partitura per viola e rosa pallido, poi mi sono infilato nell’acquario.
ho impiegato qualche minuto prima di rendermi conto che a casa non ho un acquario. così mi sono guardato in giro, metti che ero finito in un capricorno.
poi boh, sono tornato in camera e mi sono sdraiato sul letto a riflettere sulla vita e su altre parti del corpo.

lunedì 11 aprile 2005

qualcuno mi spiega perchè è da stamattina che sto canticchiando adeste fideles?

venerdì 8 aprile 2005

le 10 cose da non dire in un seggio elettorale


1. ah, quindi prima di mettere la croce, la scheda dovevo aprirla

2. la signora è cancellata dagli elenchi degli iscritti ma ha votato lo stesso, va bene, no?

3. ah, ma siete chiusi? non mi fate votare? (alle 17.00 di lunedì)

4. io non ho il certificato elettorale, posso votare lo stesso?

5. il signore qui risulta aver già votato, ma lui dice di no, infatti non ha il timbro sulla tessera

6. cosa ci fa quella scheda per terra? (quando hai chiuso e sigillato tutte le buste)

7. avete finito? (alle 18.00 di lunedì, nel pieno delirio dello scrutinio, con 600 schede aperte sui tavoli)

8. ho messo una croce qui, ho sbagliato?

9. vabbè, anche se i conti non tornano, io posso andare? (uno scrutatore alle 19.00 di lunedì)

10. lei non può votare, è morto


il fatto che io le abbia sentite tutte e dieci getta una sinistra luce sul futuro del genere umano

mercoledì 6 aprile 2005

mi sono svegliato che mi stavano assalendo delle formiche. le ho convinte a desistere minacciando di cannoneggiarle con la graffettatrice, sono un buon negoziatore quando mi ci metto.

non dovrei svegliarmi in ufficio, fa male alla salute. del resto non ci dovrebbero neanche essere le formiche, in ufficio, ma si sa, la vita mica sempre è come uno se l’aspetta.

per uno strano scherzo del destino, da queste parti il tessuto spazio temporale viene deformato da una serie di eventi che accadono solo di mercoledì: al posto della solita prateria dove far pascolare garrule le automobili in sosta, il mercoledì non si trova parcheggio nel raggio di 7 km; in compenso dovrei essere da solo in ufficio, invece sto parlando con un gatto che fa domande stupide.


-se ti dicessero “ti do un lavoro da giornalista a vita, 2000 euro al mese più buoni pasto, basta che tu scriva bene di me in qualsiasi caso”, cosa risponderesti?

-cosa fai, ti metti a giocare con i controfattuali?

-...

-ma secondo te io mi farei incastrare così?

-non mi hai detto cosa risponderesti

-risponderei “scusa, me lo metti per iscritto?”

-...

-vabbè, uno deve pur mangiare, no?

-...

-perchè non la smetti con le domande idiote? e non ti provare a salire sulla scrivania

-a parte che se ci mettiamo a contarle, io di domanda idiota ne ho fatta una, e tu cinque. e poi sono un gatto, faccio un po’ quello che mi pare

-guarda che sei un gatto immaginario, mica te le puoi permettere certe cose. e sulla scrivania non ci sali.

-vabbè, aspetto quando ti distrai. e comunque non sono un gatto immaginario, sono un gatto vero

-no che non lo sei

-allora come si spiegano tutti quei peli che hai sulla felpa?

-per quel che ne so io, le felpe molte volte sono già fornite di pelo. voglio dire, ne saprò più io di un gatto, no?

-l’argomento di autorità è una delle fallacie più semplici, nevvero? (io qui sospetto che in realtà lui abbia detto “miao”, e la mia paranoia abbia fatto il resto. però vabbè, chi può dirlo. ndr)

-allora mettiamola così, se io non ti guardo, tu non esisti (teorema di berkeley)

-se tu non mi guardi, io salto sulla scrivania (teorema del gatto)

-se ti do in pasto un germano reale tu la smetti? (sei)

-...


provo a rimettermi a dormire ma il rumore dei turisti per la strada mi dà noia.