venerdì 29 dicembre 2006

non è vero che parlo da solo.

semplicemente parlo con delle cose che poi non mi rispondono.



questa cosa di usare gli anni come misura di riferimento, in un mondo che non appartiene più a tribù di raccoglitori, mi lascia perplesso. a questo punto tanto varrebbe usare le fasi lunari, o il ciclo di vita del moscerino della frutta. oltretutto ci sarebbero molti più giorni festivi.

disquisivo di questa e di molte altre incongruenze dell’universo alla riunione del comitato per le attività economiche interplanetarie, tenutasi in una località svizzera sconosciuta ai più ma molto in voga fra gli altri operatori matematici.

il tema della riunione era la possibilità di far colpire la terra da un grosso asteroide entro il 2020 in modo da abbassare i tassi di interesse sugli investimenti nel lungo periodo e contemporaneamente alzare vertiginosamente i premi per le assicurazioni sulla vita. d’accordo, il tema sull’estinzione volontaria dell’universo era decisamente più interessante ma tanto io vado alle riunioni solo per le tartine al salmone.

verso sera torno a casa, metto sullo stereo il primo concerto di jakob welsjinkij nella partitura per flauto dolce, violino salato e motofalciatrice, e mi smaterializzo per migrare verso latitudini più intelligenti, almeno per qualche giorno.

se mi vedete passare, fate ciao con la manina.



ultim’ora

sarà inaugurata dal cardinale di milano, questo weekend a malpensa, la nuova chiesa intitolata a san giovanni decollato, patrono del servizio aereo.

mercoledì 27 dicembre 2006

si chiama nebbiolo perché il mattino dopo un vago alone di nebbia ti galleggia nel cervello


mi sveglio e mi ritrovo sul set della pubblicità del permafrost. nessuno mi aveva avvertito.

voglio dire, l’amministratore dell’universo almeno un cartello poteva metterlo (una cosa del tipo: si avvisano i signori condomini che l’universo sarà ghiacciato dalle 22 di domani sera fino a mattina inoltrata a causa di un film pubblicitario. siete pregati di rimanere a letto per non rovinare le riprese). non mi sarei preso il disturbo di andare in ufficio.

sulle scale di casa incrocio due inuit che mi sussurrano qualcosa a proposito della pesca in acque gelate e un paio di pinguini che servono cocktail analcolici: la produzione non deve aver badato alle spese.

fuori, due nonnine si esibiscono in un triplo toe-loop mentre un coro di nani da giardino canta il jingle pubblicitario bells

accompagnato dal ritmo dei raschietti che puliscono i parabrezza.

nella confusione, il cruscotto di toledo 1991™ si adegua al clima della festa di fine dicembre (è inutile, quella parola proprio non riesco a scriverla) ed è tutto un fiorire di lucine rosse fisse e lampeggianti, una specie di remake di ‘la spia che venne dal freddo’. ma almeno ha il buon gusto di partire.

arrivo in ufficio, attacco la segreteria telefonica (il messaggio registrato dice più o meno: il mondo sta per finire, quindi è il caso di inquadrare la vostra richiesta in una prospettiva corretta: se avete qualche necessità urgente, dovevate pensarci prima; per tutto il resto, prendetevela comoda) e mi rimetto a dormire.


giovedì 21 dicembre 2006

stavo litigando con un margravio per questioni di parcheggio (o quantomeno sull’interpretazione del concetto di parcheggio) quando all’improvviso vengo trasportato in una dimensione alternativa (la si riconosce perché ha i capelli rasta e l’eskimo stazzonato) dove tutto è tranquillo e scorrono fiumi di miele ma non c’è nessun problema con le api quando vuoi fare dei picnic (avevo prenotato in agenzia un viaggio astrale per il pomeriggio, ma i pullman di linea astrali non rispettano quasi mai gli orari).

d’altra parte occorre dire che da queste parti trovare un parcheggio libero il mercoledì è decisamente utopico, un po’ come volere svuotare l’oceano, o riuscire a parlare con il servizio tecnico di fastweb, quindi prenotare un viaggio astrale per mercoledì è una strategia intelligente.

il fatto è che fa decisamente troppo freddo (per esempio quando gratti il ghiaccio dal parabrezza per cinque minuti, poi sali in macchina e scopri che la macchina non parte (perché fa freddo, no?), e tu rimani lì, fermo, con il tuo parabrezza pulito, a guardare una splendida porzione di muro).

e poi il mercoledì mi mette ansia (secondo una teoria nata molti secoli fa, presso alcuni yogi sulle montagne dell’himalaya, l’intero universo viene creato ogni giovedì. vale a dire che il mercoledì è l’ultimo giorno della nostra esistenza, e questo immagino possa creare alcuni scompensi. almeno, a me li crea).

poi però il pullman ha un problema con il filtro dell’olio e per l’ora di pranzo mi ritrovo di nuovo al freddo, in compagnia di una comitiva di bavaresi che cantano ‘heilige nacht’ con la maglia di sepp maier.

prima di fare una pazzia (tipo abbonarmi a una rivista di uncinetto o bere una rivella*) mi infilo in ufficio e mi rifiuto di fare qualsiasi cosa che non sia stordirmi con freecell. credo di essere troppo sensibile per certe cose.

tutto quello di cui avrei bisogno è un cervello minergie©.

probabilmente tutto quello di cui avrei bisogno è un cervello.


*rivella, ein gesundes stück schweiz!


(disclaimer: questo post è in nomination per il premio ‘kiwi 2006’ per l’uso più gratuito di parentesi in uno scritto inutile e involuto. nessuna parentesi è stata maltrattata durante la scrittura)


lunedì 18 dicembre 2006

-con questo clima questo posto mette tristezza

-questo clima, qui c’è sette mesi l’anno

-…

-beh, ci sono anche dei lati positivi. adesso non mi vengono in mente, ma ci sono



oggi è la festa della sacra forbice. tutte le forbici osservanti si riuniscono a rovaniemi per un happening di feste e incontri spirituali per tre giorni. se non trovate la vostra forbice, in ufficio, adesso sapete perché.

io stavo cercando di costruire un rifugio per lemming a forma di cupola geodesica, ma le mie capacità manuali sono molto simili a quelli delle specie che mancano di pollice opponibile.

fuori, alcuni gabbiani provano delle figure molto tecniche per i campionati olimpici di grigiore sui parabrezza ghiacciati delle macchine posteggiate sul lungolago, e il sole è più sfuggente del servizio tecnico di fastweb.

sono nato alla latitudine sbagliata.

sul portone dell’ufficio incrocio l’abbè pierre, che mi vuole vendere a tutti i costi un paio di calendari disegnati con parti del corpo non ortodosse, dei quali apparentemente vuole disfarsi perché invisi al patriarca di costantinopoli.

io lo guardo come se fossi un numero primo e non mi scompongo.

poi gli spiego che non amo gli uomini di chiesa che lavorano per le discoteche e che ho qualche problema con il calendario gregoriano. alla fine lo stendo con una presa elson e chiudo il portone.

verso sera arrivo a casa, metto sullo stereo l’hexachordum apollinis nella partitura per archi, volte, e cardiofrequenzimetro, poi mi chiudo nella lavatrice e seleziono il programma per i delicati.


(però poi so di questo e sono felice)

giovedì 14 dicembre 2006

affinità/divergenze fra il paramecio e me, dal conseguimento della laurea in filosofia


ero da qualche parte nella quattordicesima dimensione (trovarsi in questa dimensione produce una totale immobilità corporea nella dimensione base, per cui a volte viene inopinatamente scambiata da non addetti ai lavori per una banale assenza di veglia) quando il mio animale guida prende male una curva e mi ritrovo in ufficio in orario di lavoro.

non sembra, ma trovarsi in un posto dove non si voleva andare è una cosa estremamente seccante (che è uno dei motivi per cui le piante non amano viaggiare).

l’aspetto positivo è che nonostante in questi giorni abbia una quantità di lavoro pari all’intero debito del continente africano, essendo da solo in ufficio, posso gestirmi autonomamente. quindi decido di passare la mattinata cercando di insegnare al gatto a dire grützi, nel caso debba cercare di interloquire con uno svizzero tedesco.

a fine mattinata non ha ancora imparato, in compenso adesso mi guarda come se fossi una manifestazione dell’armageddon e cerca di rifugiarsi all’interno della fotocopiatrice. dovrò ricordarmene quando mi batte giocando a scacchi.

invece la cena di fine anno del comitato per la difesa del pianeta dagli ufi crudeli è andata benissimo, anche se il discorso sulle attività svolte è stato piuttosto problematico, e in futuro bisognerà ricordarsi di farlo prima dell’aperitivo a base di negroni (e comunque smettetela di dire che non facciamo nulla oltre ad ubriacarci alle cene del comitato. se non avete visto ufi crudeli di recente, vuol dire che stiamo facendo un ottimo lavoro).

bisogna anche dire che non ho più il fisico per fare certe cose (come diceva sempre l’ex moglie di enrico fermi) e sono rimasto rincoglionito per due giorni di fila (ma tanto non si nota la differenza).


martedì 12 dicembre 2006

d'accordo, può essere che sia colpa mia.

ma davvero non riesco a credere che un universo che ha generato "lucignolo" possa avere avuto alcunchè di razionale nel suo sviluppo.

mercoledì 6 dicembre 2006

ero indeciso se svenire sul divano oppure cercare di liberare il tappeto smantellando il test sull’equilibrio al risveglio che ho realizzato qualche mese fa, ipotizzando di venderlo a un’equipe di comportamentisti russi.

ho optato per una soluzione creativa e sono svenuto sul tappeto.

fra le altre cose, in questo modo ho complicato notevolmente il test, anche se dubito che a) sia scientificamente riproducibile e b) i comportamentisti russi intendano comprare anche me.

passo il pomeriggio sbattendo ritmicamente la testa contro un muro (è un esperimento scientifico, devo avervelo già spiegato: i muri sono fatti di atomi, e gli atomi, per il 99,99% sono composti di vuoto. il fatto è che si muovono piuttosto a caso, e creano un campo di forza solitamente impenetrabile; ma visto che si muovono in continuazione, esiste anche la possibilità teorica che si crei una configurazione atomica tale da poter penetrare la materia e passarci attraverso. sto cercando di verificare).

verso sera finisco di trascrivere le motivazioni più plausibili da usare per giustificare un ritardo in ufficio* la mattina, poi infilo il mio costume da federico di svevia per passare inosservato ed esco di pattuglia canticchiando auferstanden aus ruinen alla ricerca di ufi crudeli, almeno finchè non comincia a piovere. gli ufi non escono volentieri con la pioggia.

allora torno a casa, mi chiudo nella mia stanza e vedo cosa trasmettono sul soffitto.


*(le cinque motivazioni più plausibili da usare la mattina per giustificare un ritardo)


-davvero non c’è l’ora legale, oggi? pensavo di essere in anticipo

-sono arrivato tardi perché non trovavo la teiera di russell per preparare la colazione

-sono arrivato tardi perché l’ortodossia della mia religione mi proibisce di alzarmi prima

-sono arrivato tardi perché un camino di kimberlite mi è esploso dentro casa

-non è che sono arrivato tardi. è che la mia vita scorre su un piano temporale diverso dal suo



ultim’ora

james halton jr., docente di chimica biomolecolare e dottrine zazen alla southern illinois university, in un lungo articolo pubblicato sulla rivista mensile del m.i.t. di boston, sostiene che in un qualsiasi sistema controllato, la complessità del sistema sia inversamente proporzionale alla consapevolezza all’interno del sistema stesso: sarebbe a dire che svolgendo operazioni più complesse si perde la consapevolezza delle capacità di base.

ciò sarebbe evidenziato in particolar modo dall’evoluzione del sistema corpo/mente nella specie homo sapiens e dall’evoluzione dei sistemi operativi nella specie personal computer.

questa posizione ha creato scompiglio fra gli addetti ai lavori e scatenato accesi dibattiti sul progresso nel mondo scientifico.

alcuni ricercatori non condividono molti dei risultati presentati dall’articolo: una delle posizioni più avversate dai suoi detrattori è l’ipotesi che per ottenere uno stato di animazione sospesa basti mettere ‘gli aristogatti’ nel videoregistratore e schiacciare il tasto pausa.


venerdì 1 dicembre 2006

superman vs. supermercato


ho sonno, e quando ho sonno sono intrattabile e dico cazzate. anche quando non ho sonno, adesso che ci penso. o forse ho sempre sonno, chi può dirlo.

verso l’ora di pranzo vado a predire il futuro osservando la disposizione dei cavedani. è un’operazione che richiede un po’ di tempo, così ne approfitto per meditare* fino a quando i cavedani non si riuniscono, e si distribuiscono in modo da formare la scrtta lascia perdere. saluti da enki.

fa sempre più freddo e io vorrei migrare verso altri lidl.


*esistono varie scuole di pensiero che riguardano la meditazione e il modo in cui va eseguita. quella che trovo sia più vicina all’essenza delle cose definisce la meditazione come: stare seduti e aspettare una buona occasione per alzarsi.


mail to v. collezione autunno-inverno 2005


sto cercando di suicidarmi con delle infinite sessioni di free cell, con alterni risultati.

quando muoio definitivamente ti telefono.

quindi non è facile per me scrivere lettere in questo periodo. cioè, te ne ho mandate due per sms, e precisamente la effe e la gi, se non ricordo male, e questo è più o meno tutto quello che riesco a produrre in questo periodo. ma vabbè.

solita vita, solito tutto. due palle.