giovedì 23 luglio 2009

io e il mio maestro* di meditazione extracorporea** stiamo disquisendo sulla teoria della computabilità mentre attraversiamo il mercato giusto verso l’ora di punta: ad un osservatore distratto potrebbe sembrare che stiamo camminando senza meta, urtando passanti a caso; in realtà stiamo solo cercando di riprodurre un esperimento di smoluchowski sui moti browniani.

prima di rientrare in ufficio, un tedesco (si riconosce che è tedesco perché sembra un incrocio fra rudi völler e wolfgang petry) ci chiede indicazioni per un parcheggio e io gli spiego con calma che il più vicino deve essere in un’area di sosta vicino alpha centauri; lui prima sembra non capire, poi quando attacchiamo auferstanden aus ruinen (orchestra compresa) pare se ne faccia una ragione.

verso sera arrivo a casa, metto sullo stereo il concerto f24 di enrique il navigatore nella partitura per cembalo e lavatrice poi svengo amabilmente sul tappeto.

quando mi riprendo alberto contador (chiamato anche amichevolmente per la sua capacità di accelerazione improvvisa “el contador del gas”) mi sta chiedendo di candidarmi alle primarie del pd. prendo in considerazione la proposta per i primi 3 decimi di secondo poi lo allontano a calci urlando vade retro saragat.


* un suricato docente di riorientamento gestaltico applicato alla dichiarazione dei redditi, nonché autore del libro “il mio amico immaginario si chiama gesù” finora mai dato alle stampe (pare che gesù non sia un nome accettabile per un amico immaginario) e del best seller “cosa me ne faccio di una macchina di turing se non ha neanche il volante?” edito da theoria, e di cui a breve è previsto il sequel “ma se la macchina è sua, almeno l’assicurazione la paga turing?”.

** è un ottimo modo di meditare: tecnicamente, quando succede, tu sei da un’altra parte a bere birra


giovedì 16 luglio 2009

il mercoledì maledico mercedes di lingua tedesca o similari che si infilano nei pochi parcheggi disponibili che siano per lo meno dalla parte giusta della cintura di orione (non riporto la frase precisa anche se potete farvene un’idea. per correttezza vi informo che la frase che meglio esprime i miei sentimenti quando un barbuto impiegato di hannover si infila qualche secondo prima di te nell’unico parcheggio disponibile non somiglia affatto a “ci resto di stucco, è un barba crucco”).

nei weekend mi dedico alla rappresentazione sacra del trasloco, in cui si può assistere al miracolo della moltiplicazione del polistirolo, al miracolo della transustanziazione della carta in piombo non appena si mettono dei libri in uno scatolone, al miracolo della maledizione dello spigolo, al miracolo della cacciata dei ragni dal bagno, al miracolo dell’ascensione al sottotetto.

nel tempo libero passeggio sulla tolda disquisendo sulla programmazione di deutsches sportfernsehen con un criceto conosciuto a un corso di orienteering per parabole satellitari a cui siamo stati bocciati entrambi; io comunque resto dell’idea che viviamo alla latitudine sbagliata.

per questa settimana il mio motto sarà mutuato del centro di igiene mentale di aarau e recita “se son rosenhan fioriranno” (prima di lamentarvi, dovreste sentire quello di settimana scorsa, che era “motto un papa se ne fa un altro”).


affinità/divergenze fra il compagno bragagna e noi: del perché erano tutti contenti quando non avevo un televisore


io: - cosa stai guardando?

xx: - meeting di lucerna, 1500 donne

io: - perché devi sempre esagerare tutto?

xx: - ???

io: - saranno al massimo una ventina

xx: - sei un cretino


mercoledì 8 luglio 2009

incontri ravvicinati del quarto tipo (mai che gli ufi ti offrano da bere)


visto che spesso si parla di ufi a sproposito, ed è tutto un fiorire di miti e leggende, sulla scia dei lavori di alexander pernenbrod, docente di fisica teorica alla libera università di des moines* ed autore del best seller “tutto quello che avreste voluto sapere sugli ufi, ma gli ufi non vi dicono perché sono molto attenti alla privacy”, vorrei giusto spiegare alcune cose.

prima fra tutte che gli ufi esistono, allo stesso modo dei folletti**, delle divinità*** e di altre entità minori che gli esseri umani non vedono perché a) non possono vederle, b) sono troppo impegnati a guardare qualcos’altro e c) si fanno i fatti loro e campano cent’anni.

certo, mica tutto è imputabile agli ufi: voglio dire, elvis non l’hanno rapito gli ufi. se n’è andato da solo; il fatto che da 4 giorni il computer rifiuta di collegarmi a msn non è certo colpa degli ufi, ma del fatto che i criceti che fanno funzionare il computer hanno il loro libero arbitrio e tendenzialmente mi odiano.

comunque non vorrei entrare in questioni metafisiche (come dice il proverbio, scherza con i fanti, ma se sei di mazzo lascia stare il sette singolo), ad ogni modo, spesso gli ufi intervengono nella vita terrestre, mica per cattiveria, di solito solo per cercare di capire come funziona; ovviamente per farlo devono rapire le specie più intelligenti ed evolute del pianeta, ma a volte non disdegnano gli esseri umani.


karla ramershof, casalinga di bremen con gravi problemi di digestione, viene rapita dagli ufi mentre sta facendo la spesa in un mövenpick della svizzera interna e viene ritrovata due giorni dopo nello stadio dell’altdorf, travestita da centrocampista ma perfettamente sana. da allora nelle commedie su alnitak viene ricordata anche come la dispeptica domata


ivo stepanek, impiegato di malmoe ha un’esperienza extracorporea durante un trasloco mentre trasporta una lavatrice. contemporaneamente gli ufi smaterializzano l’asse centrale di un letto aspelund per rimaterializzarla alcuni giorni dopo sul furgone da dove stepanek l’aveva scaricata, dopo che il furgone era già stato riportato al legittimo proprietario


anton alvin arnesson, pescatore nel mare del nord, ha trovato un ufo sul divano tornando dal bar di fianco casa sua ma l’ha erroneamente scambiato per il grande puffo. chiarito l’equivoco ha mandato l’ufo a prendere una vodka in un market aperto 24h ma pare che l’ufo non sia più tornato


john dewey bradley, pilota di aerei della us air force ha perso la pressurizzazione in cabina mentre sorvolava il pacifico. quando dopo due minuti di silenzio radio ha ripreso conoscenza, funzionava di nuovo tutto alla perfezione. ovviamente è stato salvato dagli ufi che l’hanno portato a bordo della loro astronave, gli hanno riparato la cabina e l’hanno riportato indietro sano e salvo. da allora ha smesso di fumare e la notte non prova più l’insopprimibile desiderio di bombardare l’afghanistan


questo solo per dire che lo studio degli esseri umani da parte degli ufi è assai variegato ed è sempre sbagliato generalizzare. pare chiaro però ad alexander pernenbrod e agli altri studiosi terresti che gli ufi non abbiano capito granché della civiltà umana e pensano che gli esseri umani agiscano senza mai avere un criterio o una programmazione, o delle motivazioni sensate. sappiate che comunque non sono i soli a pensarlo.


* nonostante le sue numerose pubblicazioni è piuttosto sottovalutato perché è solito tenere le sue lezioni in un pub di londra, e mica tutti gli studenti hanno i soldi per il biglietto. le sue lezioni sono però seguitissime dal barista (del resto il barista è anche pagato per stare lì).

** la caratteristica principale dei folletti è quella di non poter farsi vedere dagli esseri umani. ne consegue che se non avete mai visto un folletto, vuol dire che esistono. se invece ne avete visto uno, vabbè, allora lo sapete già che esistono.

*** il fatto che non li vediate spesso in giro, o che non rispondano ad alcune normali invocazioni dipende dal fatto che degli esseri perfetti sono troppo occupati a starsene per i fatti loro (del resto, sono perfetti) e quindi tendono ad assumere degli stagisti per i call center, limitando il loro interesse alle cose essenziali, tipo creazione, ecpirosi e mondiali di calcio.


mercoledì 1 luglio 2009

chiamatemi ismaele.

che non si trova mai quando serve.

ma anche un esorcista per elettrodomestici va benissimo.

arrivo sulla tolda giusto in tempo per litigare con un ricevitore satellitare che capta solo messaggi degli ufi criptati sotto forma di rumore bianco, programmi in lingua tedesca e programmi in lisp.

nel frattempo provo senza molto successo a ricondurre alla ragione una lavatrice che muore dalla voglia di scaricare l’acqua sul tappeto e il cui attacco al tubo di scarico ha un piccolissimo problema di compatibilità a proposito del quale un’equipe di scienziati della nasa ha deciso che era meno difficile far attraccare lo shuttle alla mir.

come se non bastasse, un gruppo di gnomi in vacanza sul lago ha deciso di rubare il cavo della macchina fotografica per usarlo come corda per saltare e fonti diplomatiche assicurano che non verrà liberato prima della fine del weekend.

come dicono i dipendenti da ketoprofene, non abbiamo neanche gli oki per piangere; forse dovrei imbarcarmi sul pequod (erat dimostrandum).

in compenso oggi la situazione ufi crudeli è assolutamente sotto controllo, anche perché mercoledì c’è mercato e non si trova parcheggio per le astronavi; ad ogni modo, in caso di pericolo potete rivolgervi al call center ufi (è inutile che dite che non serve a nulla: un team di ricercatori di uppsala ha dimostrato che una persona rapita messa in comunicazione con un call center tende a dimenticare la sua condizione per concentrarsi ad insultare l’operatore).