martedì 29 dicembre 2009

sentendo i telegiornali pare che metà degli italiani siano sotto la neve. questione di gusti, immagino, io comunque preferisco stare sopra, anche perché non ho molte esigenze di frollatura.

il comitato per la salvaguardia del pianeta dagli ufi crudeli ha annullato alcuni incontri a causa del freddo e della scarsa disponibilità di gnocchi al ragù, anche se un team di esperti sta cercando redigere una relazione in grado di spiegare le attività svolte nel corso degli anni. per ora siamo arrivati a questo sillogismo:

-non tutti gli ufi sono crudeli

-non tutti i crudeli sono ufi

-socrate è mortale.

vabbè, forse è ancora un po’ da migliorare, ma ci stiamo lavorando.

nel frattempo sto seguendo un corso avanzato (infatti il corso si tiene nel mio frigorifero, il docente è una confezione di camembert che staziona lì stabilmente da qualche tempo) di smaterializzazione.

nel caso siate interessati, un buon punto di partenza è che secondo gli insegnamenti del wu wei e del suo più illustre profeta (orzo wei), l’assioma di base per una buona smaterializzazione è che siamo fatti della stessa sostanza dell’olio motore.


mercoledì 16 dicembre 2009

verso le sette e trenta del mattino mi sveglio perché il permafrost sta bussando alle finestre. maleducato.

comunque mi sarei dovuto svegliare lo stesso per andare in ufficio perché la cabina teletrasporto che ho ordinato non è ancora arrivata.

fuori due inuit stanno inscenando un sit-in di solidarietà ai compagni di copenhagen davanti al cancello di casa mia e una commissione di esperti sta valutando la possibilità di disputare la finale della coppa spengler direttamente sulla mia auto. quando esco travestito da omino michelin munito di raschietto si disperdono simulando indifferenza.

nel pomeriggio ho un appuntamento con un esperto in predizione del futuro e rapporti con divinità irose ma quando arrivo è impegnato a brucare e non può ricevermi.

verso sera provo a infilarmi del bronchenolo direttamente nella ghiandola pineale e contemporaneamente cerco di versarmi del paraflu nelle orecchie. funziona, se si ha a disposizione una superficie morbida su cui svenire.


affinità/divergenze fra il compagno editor e noi, del conseguimento della centrifuga neuronale


xx scrive:

devo caricare la lavatrice

eddie scrive:

hai la lavatrice a molla?

xx scrive:

tu. sei. completamente. scemo.

eddie scrive:

non si era detto cretino?

giovedì 10 dicembre 2009

secondo alcune scuole di pensiero ma soprattutto secondo il mio attuale maestro (non è un circuito di carte di credito. quella è una cosa tipo che ci sono delle carte di credito che fanno le gare all'autodromo) di riorientamento gestaltico* l’universo viene distrutto e ricreato ogni lunedì mattina, intorno alle 7.

questo spiegherebbe il senso di disturbo che si prova il lunedì mattina, anche se va notato che fra gli aspetti positivi della faccenda c’è il fatto che per creare un nuovo universo non ci sia bisogno della d.i.a. in variante**. non c'è neanche bisogno del collaudo entro 30 giorni perché l'universo finisce prima.

i teorici si dividono però su un problema, ossia se ogni lunedì l’universo venga ricreato esattamente uguale a come era prima, o leggermente differente, per approssimazione. questo richiama alcune teorie sull’identità, che per i soggetti autocoscienti si identifica essenzialmente con la narrazione; il che significa che la maggior parte degli studiosi del problema è convinta che l’universo sia diverso a seconda di come lo si racconta.

sempre secondo gli stessi studiosi, il problema di chi si preoccupi di ricreare l’universo è assolutamente marginale, a patto che gli funzioni sempre la sveglia al lunedì e si ricordi delle tartine al salmone.

io, in attesa del prossimo lunedì, disquisisco di teoria dei giochi con la caldaia: in pratica da qualche giorno abbiamo raggiunto un equilibrio di nash (esposto per la prima volta in un carteggio fra nash e il suo tascapane) ossia un gioco cooperativo in cui lei non mi lascia al freddo e io non chiamo un esorcista.


* non fatevi spaventare dal nome: tutto quello di cui avete bisogno è una bussola gestaltica

** basta offrire un bianco al sindaco dell’universo, e spiegare al barista che lo si paga il lunedì successivo

mercoledì 2 dicembre 2009

è tornato il freddo.

me ne accorgo perché da qualche giorno, ogni volta che torno a casa, trovo la caldaia in blocco. a me a volte piacerebbe trovarla in pezzi, e invece no, sempre in blocco.

l’unico modo di farla ripartire è aprire il contatore di casa e invertire il filo nero con quello blu.

questo vuol dire che per evitare di prendere il 220 (che non è l’autobus per pieve emanuele; anche perché, uno che ci va a fare a pieve emanuele?), tutte le sere bisogna litigare con i pinguini per capire chi può scendere in strada (io ci manderei il gatto nano femmina, ma è ancora troppo nano per arrivare al contatore) disarmare il contatore (io un giorno gli sparo e basta, come ciac norris), poi tornare a casa, invertire i cavi lavorando in braille (lo dice anche la pubblicità: toccatemi tutto, è il mio braille), poi ritornare giù e riarmare il contatore (lo diceva anche kissinger che riarmare è sempre utile).

a questo punto può essere che la caldaia riparta. ma può essere anche che esploda tutto. comunque di solito riparte.

il tecnico della caldaia dice che la caldaia è a posto, è solo un problema elettrico, e lui non ci può fare niente. l’unica cosa è continuare a invertire i fili tutte le volte che va in blocco. dice anche che può dipendere da qualcuno che lavora in strada e poi inverte i fili (ma ho controllato, non credo esistano prostitute con cacciavite e tester), un elettrodomestico di qualche vicino che va a massa e inverte le fasi (qui ce lo vedo, un frullatore che sverna in toscana ma prima cerca di sabotare l’impianto elettrico), oppure gli ufi (che è anche l’ipotesi più probabile).

ho chiesto al gatto nano femmina di controllare se passano degli ufi quando c’è solo lui in casa, ma è troppo impegnato a pisciare dappertutto per fare la guardia, che poi rischi anche che ti facciano sindaco di new york.

l’elettricista invece si è mostrato incuriosito da tutta la faccenda: dice che probabilmente è un problema di caldaia e lui non può farci niente. l’unica cosa è continuare a invertire eccetera eccetera (rimango sempre stupefatto nel constatare che come sui problemi tecnici i professionisti siano sempre d’accordo). dice anche di dargli il tempo di radunare un’equipe di esperti europei e poi passa a vedere, con tutta probabilità verso marzo.

io la sera mi metto sul balcone con una torcia elettrica e faccio segnali luminosi per tenere lontane le astronavi degli ufi crudeli che con le loro emissioni elettromagnetiche interferiscono con la caldaia.


(questo post è candidato al premio zloty per l’uso più gratuito di parentesi in un inutile testo scritto. il vincitore ha diritto a una confezione di bactrim e una gigantografia di marc hottiger. nessuna parentesi è stata molestata per scrivere questo post)


venerdì 27 novembre 2009

io e il gatto stiamo sperimentando delle tecniche di levitazione sulla sedia dell’ufficio.

il trucco sta nel comprendere che la materia è composta di atomi, e gli atomi (a parte qualche particella con qualche vaga tendenza ad esistere), sono composti da vuoto. il che significa che tecnicamente siamo già seduti sul vuoto.

quindi per ottenere una corretta levitazione basta concentrarsi intensamente sull’interazione dei legami atomici e ciò si ottiene principalmente stando immobili sulla sedia ed eliminando tutte le possibili fonti di disturbo, tipo il telefono, il campanello o il pc dell’ufficio*. certo, detto così sembra complicato, ma quando uno ottiene la vera consapevolezza comprende che l’eliminazione delle fonti di disturbo si può ottenere con un piccolo sforzo di concentrazione, ma soprattutto staccando la corrente.

e comunque mica è facile neanche quello: io tutto quello che ho capito finora è che per levare la corrente a un generale non serve chiudere le finestre in caserma.

mentre fluttuo dalle parti del soffitto mi appare la donna delle pulizie travestita da vo nguyen giap che indossa una maglietta con le citazioni di mao (pulirne uno per educarne cento). provo a distrarla proponendole una versione rielaborata sul concetto di pulizia del paradosso del sorite, ma tutto quello che ottengo è un aroma persistente di ammoniaca nel lavandino del bagno.

sposto il gatto nel lavandino (qualcuno dovrà pur verificare se l’ammoniaca è allucinogena come dicono) e nell’attesa mi metto a disegnare crop circle sul tappetino del bagno.

e ora una buona notizia, e una cattiva.

la buona notizia è che ho scoperto che nella vita vorrei fare il ricercatore**.

la cattiva notizia è che non so esattamente cos’ho perso.



* lo so che sembra incredibile, ma è davvero così. lo dico per esperienza personale. solo vorrei non arrivasse il solito idiota a chiedere di farlo davanti a qualcuno: l’osservatore è una fonte di disturbo e perturba inevitabilmente l’ambiente. chiedete a heisenberg (anche se dubito vi risponda, a meno che non siate esperti nel parlare con i morti)

** vorrei anche che qualcuno mi pagasse per farlo, eh. ma giusto per permettermi qualche vizio, che so, mangiare tre volte al giorno.


martedì 17 novembre 2009

io non vorrei risultare pedante, eh, però volevo dire che avere accesso alle notizie tramite telegiornali, ti cambia la vita. fino a ieri mi lamentavo perché a casa mia non arriva l’adsl; ora invece grazie ai giornalisti ho capito che questo accade perché internet ormai è obsoleto, mentre fra poco arriverà finalmente la tecnologia che cambierà il pianeta: il digitale terrestre.

in pratica la meravigliosa tecnologia del digitale terrestre funziona che prima per vedere la tv ti serviva un’antenna e un televisore. ora per vedere le stesse cose ti serve la stessa antenna, lo stesso televisore, ma anche un utilissimo decoder a pagamento*.

io aspetto con ansia l’avvento del digitale marziano, quando, per vedere la tv serviranno un’antenna, un televisore, un decoder e un’astronave geostazionaria personalizzata collegata al salotto.

comunque, per migliorare la vita dei cittadini, sono allo studio altre nuovissime tecnologie per elettrodomestici orientati al futuro:


1. la lavatrice digitale.

tutte le lavatrici, per funzionare, dovranno dotarsi di un decoder digitale a pagamento; in cambio ci sarà un nuovo programma per il risciacquo dei calzini e ogni volta che la attacchi parte il jingle pubblicitario dell’azienda produttrice.


2. il frullatore digitale.

tutte i frullatori, per funzionare, dovranno dotarsi di un decoder digitale a pagamento; in cambio avranno quattro velocità invece che tre e una sveglia programmata per suonare quando è ora di pranzo.


3. il telefono digitale.

tutti i telefoni fissi, per funzionare, dovranno dotarsi di un decoder digitale a pagamento; in cambio si potrà vedere il numero di chi ti sta chiamando e ricevere delle informazioni pubblicitarie gratuite dalle 3 alle 5 del mattino.


4. il forno digitale.

tutti i forni, per funzionare, dovranno dotarsi di un decoder digitale a pagamento; in cambio avranno la possibilità di usare il grill e interagire con il televisore digitale, trasmettendo sulla tv quello che c’è in forno.



5. la radio digitale.

tutte le radio, per funzionare, dovranno dotarsi di un decoder digitale a pagamento; in cambio si potrà prendere le trasmissioni delle emittenti bulgare e macedoni, un canale tematico di approfondimento sull’analisi matematica e la radio si accenderà da sola quando entri in casa.


6. la lampadina digitale.

tutte le lampadine, per funzionare, dovranno dotarsi di un decoder digitale a pagamento; in cambio potranno emettere luce colorata e collegarsi al telefono dell’elettricista quando si rompono.


7. la caffettiera digitale.

tutte le caffettiere, per funzionare, dovranno dotarsi di un decoder digitale a pagamento; in cambio potranno accendersi solo tramite il telefono digitale e ti avvertono quando sta per finire il caffè.


* certo, costa un po’ di soldi, ma per avere una tecnologia migliore uno paga volentieri: ci sono dei canali che potevi già tranquillamente prendere dieci anni fa con una parabola con un costo identico, e dei nuovissimi canali di televendite di cui chiunque sentiva la mancanza.


venerdì 13 novembre 2009

non è che non abbia voglia di scrivere qui, il fatto è che sono molto occupato nella stesura di un’opera in due atti (denominati aristotelicamente atto e potenza, ma anche atto e matera, nel caso uno voglia restare in basilicata) sulla sanità mentale dei castori, oltre che in un progetto sulla distribuzione interna degli ambienti di una lavanderia a gettoni per giraffe single (anche se non è ancora perfettamente chiaro come farà uno all’entrata a verificare che siano effettivamente single).

poi il martedì sera ho il corso di ontologia applicata all’ambiente lacustre (per la sessione autunnale il docente è un cavedano che tiene le sue lezioni in riva al lago) che mi tiene piuttosto impegnato.

di solito lo seguiamo in due, io e il mio amico immaginario che però probabilmente non verrà più perché prende sempre insufficienze nelle prove pratiche (non esistere non è una buona scusa).

il mio maestro di ontologia applicata all’ambiente lacustre ha una posizione avicenniana per cui l’esistenza è un accidente (secondo alcuni filosofi che riflettono sulla prova ontologica l’esistenza sarebbe una perfezione. io e il mio maestro crediamo sia molto più probabile l’inverso, come si evince anche dal fatto che l’espressione “accidenti a te” non corrisponde precisamente ad un augurio).

nel frattempo, tutte le mattine, intrattengo una conversazione epistolare con un software di risposta automatico che mi dà grandi soddisfazioni e ho adottato un gatto nano femmina che secondo un team di esperti è pronto da usare come arma di distruzione di massa (ma anche di carrara).

voglio dire, sono davvero molto impegnato, come tende a farmi notare il monte di pietà.


ultim’ora

secondo un recente studio condotto da alcuni ricercatori presso la facoltà di astronomia applicata dell’università di pasadena (california), per analizzare l’ampiezza di uno spettro basta chiamare un ghostbuster.


giovedì 5 novembre 2009

consigli su come combattere l'influenza ed altre catastrofi planetarie


lo sapete, da queste parti non si parla di attualità, l’attualità non esiste in genere, figuriamoci se esiste in un blog. però il fatto è che da qualche tempo ho di nuovo un televisore.

effettivamente è una fortuna, perché avere un televisore mi permette di seguire le notizie, e fortunatamente i telegiornali mi spiegano qual è il pericolo più grande per l’umanità da un po’ di tempo a questa parte: l’influenza.

io non so se a voi sia capitato una volta di avere l’influenza (sicuramente no, sennò non sareste qui a leggere, con tutta probabilità sareste morti. per quanto, leggere, da morti, è una buona cosa, sennò uno si annoia).

io ho il raffreddore, e quindi forse sono spacciato (è solo una questione di tempo. tecnicamente, per lo è per chiunque).

però per quei pochi ancora sani che possono sperare, forse, di salvarsi, c’è la nuova ricchissima campagna di prevenzione varata dal governo contro la piaga dell’influenza: testimonial d’eccezione, topo gigio, che spiegherà alla popolazione come difendersi dall’estinzione (topo gigio contro l’influenza. non so, io, così, sui due piedi, un pensierino all’estinzione ce lo farei).

i preziosissimi consigli degli esperti sono:


- lavarsi le mani

- non starnutire addosso alle persone

- cambiare aria in casa

- se vi ammalate state a casa e in caso di bisogno chiamate un medico.


no, dico. davvero incredibile dove può arrivare la scienza oggi.

comunque il governo però non dimentica gli altri (seppure inferiori) pericoli che incombono sulla vita dei cittadini e sono allo studio altre utili campagne di prevenzione. ecco qualche anticipazione:


formiche rosse

consigli:

- non fare picnic all’aperto se non strettamente necessario

- non sedersi sulla loro tana

- non lasciare cibi incustoditi sull’erba

- per i soggetti a rischio, armarsi di baygon

testimonial: atom, la formica atomica


guasti meccanici in auto

consigli:

- accostare a bordo carreggiata

- non sdraiarsi in mezzo alla strada

- mettere le quattro frecce

- in caso di bisogno chiamare un carro attrezzi

testimonial: dick dastardly


unghia spezzata

consigli:

- non fatevi prendere dal panico

- prima di portare il dito alla bocca accertarsi che sia pulito

- pareggiare l’unghia con l’uso di apposite forbici

- aspettare che l’unghia ricresca

testimonial: jessica rabbit


temporale

consigli:

- restare in casa se possibile

- aiutarsi con adeguata strumentazione, come ombrelli e k-way

- indossare scarpe adatte

- in inverno mettere la maglia di lana

testimonial: grisu


bancomat fuori uso

consigli:

- attendere l’arrivo di un operatore della banca

- in ogni caso non inserire la tessera

- pagare in contanti

- tornare un altro giorno

testimonial: zio paperone


fame all’ora di pranzo

consigli:

- cercare di trovarsi in un posto che abbia l’accesso al cibo

- mangiare senza ingozzarsi

- pagare il cibo consumato

- accompagnare il pranzo con una giusta dose di liquido

testimonial: taz della warner bros


squaraus

consigli:

- trovare un bagno il più velocemente possibile

- calarsi i pantaloni, avendo cura di averli precedentemente sbottonati

- calarsi le mutande e sedersi comodamente

- a fine seduta utilizzare abbondante carta igienica

testimonial: kyle di south park


mercoledì 28 ottobre 2009

stavo disquisendo di strutture dissipative con un parrucchiere che sostiene di essere stato rapito dagli ufi (ora sta bene, a parte la tendenza a disegnare crop circle nei capelli dei clienti) quando un cavallo che ricopre la carica di gran maniscalco nel comitato centrale per il controllo degli attività degli ufi sul pianeta (sì, è un evidente conflitto di interessi) ci propone un giro fra le bancarelle del mercato per sgambettare turisti di lingua tedesca.

non è affatto una cattiveria: è un esperimento scientifico molto serio sulla scia dei lavori di il'ja prigožin, si tratta essenzialmente di un progetto di studio di sistemi complessi lontani dall’equilibrio.

dopo la pausa pranzo torno in ufficio, mi sdraio sulla scrivania di fianco al gatto e guardiamo che programmi danno sul soffitto.


ultim’ora

scoperti in un carteggio ritrovato casualmente alcuni scritti inediti di salvatore quasimodo in cui il poeta riflette sullo sviluppo critico dell’ermetismo. einaudi ne pubblicherà alcuni stralci in un libro dal titolo “ermetici in prima linea” da cui riportiamo alcuni studi: si tratta di brevi componimenti che avrebbero dovuto costituire la raccolta “acqua e serra: variazioni goldberg”


# 1

il baco sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole

ed è subito seta


# 7

l’ape sta sola sul cuor della terra

trafitta da un raggio di sole

ed è subito cera


# 13

la pece sta sola sul cuor della terra

trafitta da un raggio di sole

ed è subito nera


# 21

l'eroinomane sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole

ed è subito pera


# 24

l’imam sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole

ed è subito sura


# 28

frosinone sta sola sul cuor della terra

trafitta da un raggio di sole

ed è subito sora


mercoledì 21 ottobre 2009

il 21 ottobre è il giorno di klwsky, una divinità nordica che si diverte a ghiacciarti il parabrezza durante la notte e a rubarti la legna del camino, con cui costruisce dei graziosi bastoni da hockey.

qui la popolazione festeggia comprando raschietti per il ghiaccio e lasciando un pezzo di legno fuori dalla porta, non perché stimi particolarmente le divinità nordiche, ma perché klwsky è un dio crudele, ed è pericoloso incorrere nelle sue ire (ma anche nelle altre desinenze). la leggenda vuole che uno dei più terribili effetti delle maledizioni del dio klwsky sia che molti di quelli che ne vengono colpiti diventino professori di filosofia teoretica.

io mi libero di alcuni piccioni che stanno provando il programma di stephan lambiel all’europeo di zagabria direttamente sul cofano della mia auto, e vago alla ricerca di un parcheggio dietro una toyota targata nidvaldo che con tutta probabilità sta cercando di passare il test dell’alce da fermo.

solo che mercoledì è giorno di mercato, e il parcheggio più vicino all’ufficio si trova nei dintorni di betelgeuse.

il sindaco ha promesso di ovviare alla penuria di parcheggi con un incanto patronus (per chi non lo sapesse, è un’asta di beneficienza che si svolgerà il giorno di san pietro e paolo) che permetterà la costruzione di un autosilo verso il 2072; nel frattempo pare ci si debba arrangiare.

alcuni studiosi del centro di controllo ufi sostengono sia un’ottima tecnica di difesa contro eventuali attacchi degli ufi: l’idea è che mica ti possono attaccare se non sanno dove lasciare l’astronave. io credo che una difesa che impedisca gli attacchi solo di mercoledì non sia poi così efficace. oltretutto aumentano le probabilità che noi e gli ufi ci si ritrovi tutti quanti nel parcheggio alla periferia di betelgeuse.

in ufficio, per manifestare il mio dissenso, ogni volta che suona il telefono faccio rispondere al gatto. per ora nessuno si è mai lamentato (non con me, per lo meno. magari con il gatto, ma lui è permaloso e non me lo direbbe mai).

la sera arrivo a casa, metto sullo stereo la quarta sinfonia di brezinskij nella partitura per cornetta, citofono e carrello elevatore linde, poi mi ritiro a studiare le teorie di ramsey sulla matematica discreta (ossia fare matematica in silenzio per non disturbare i vicini di casa)



ultim’ora

dopo la scomparsa dei fatti (un libro sulla misteriosa sorte dei drogati), la scomparsa dei valori (un libro sulle continue rapine sui furgoni), le finestre a scomparsa (un libro sui bachi di windows) il giornalismo d’inchiesta italiano sta indagando sulla mancanza di slittamento di significato nella società moderna. il titolo del libro sarà: una sparizione di tropo.


martedì 13 ottobre 2009

stavo parlando di internet con alcune capre di passaggio quando, con mio estremo disappunto, vengo interrotto da un geometra che vuole rifilarmi una versione incompleta e palesemente falsa dell’opera omnia di tommaso d’aquino* rilegata in brossura o, in alternativa, delle stock option per un tavolo alla castagnata sociale della domenica successiva.

se credete che parlare di internet con delle capre sia un atteggiamento trasudante solipsismo, o quanto meno eccentricità, liberi di farlo. a mio modo di vedere, sbagliate.

fra le altre cose, vivere ai confini dell’impero significa vivere in un posto dove non arriva l’adsl, la copertura umts, gprs, spqr ed altre sigle a caso che vi vengono in mente.

arriva giusto il temporale, molto più spesso di quanto uno vorrebbe.

certo, per avere internet si potrebbe mettere sul tetto un ricevitore per antenna bts, ma prima bisognerebbe fare un contratto con il fornitore del servizio, ma prima si dovrebbe verificare la possibilità di mettere il ricevitore sul tetto, ma prima è necessario far passare un cavo dal tetto fino a dentro casa, ma prima bisogna chiamare un elettricista per capire se è possibile farlo, ma prima bisognerebbe sapere come è fatto l’impianto elettrico per sapere che percorso fanno i cavi, altrimenti l’elettricista ci mette due settimane con i sondini e il controllo delle connessioni e poi per pagarlo ci vuole una supplica al sultano del brunei, ma prima bisognerebbe sapere chi ha fatto l’impianto per poterglielo chiedere, ma prima ci vorrebbe la pace nel mondo e uno studio approfondito sui sistemi di retroazione negativa**.

quindi gli esperti consigliano di distribuire pacchetti di dati alle capre per vedere se casualmente ne arrivasse qualcuno a destinazione. ok, la probabilità non è altissima***, ma in caso non arrivino ci si consola con il formaggio.



* si capisce che è falsa perché, nell’indice, uno dei libri è la summa contra zoff et cabrini

** un esempio di retroazione negativa è quando il difensore sbaglia il passaggio indietro al portiere e l’attaccante avversario segna.

*** tipo quella di trovare un servizio intelligente in un telegiornale. no, vabbè, ho sbagliato esempio: non così bassa.


lunedì 5 ottobre 2009

io e il gatto stiamo valutando la possibilità di ispezionare accuratamente l’ufficio in cerca di eventuali gnomi del bosco nascosti nei dintorni.

secondo un manuale che ha recuperato il gatto, l’unico modo di sorprendere uno gnomo del bosco è sdraiarsi sul pavimento, appoggiare l’orecchio a terra, chiudere gli occhi, e rimanere in attesa. come insegnano nei call center, per inconvenienti dovuti alla furbizia degli gnomi del bosco, l’attesa potrebbe essere lunga.

io e il gatto siamo comunque convinti che assicurarsi che non ci siano gnomi in ufficio faccia parte dei nostri compiti per a) garantire la privacy delle pratiche di ufficio e b) evitare inconvenienti tipo che gli gnomi del bosco ti rubino i le graffette o le forbici (vi sorprenderebbe sapere la quantità di forbici che spariscono dagli uffici, e la loro destinazione. la maggior parte vengono rivendute direttamente dagli gnomi nei supermercati con un packaging a marchio cinese; ecco perché alcuni ricercatori sono convinti che il numero delle forbici sul pianeta sia costante).

in tutto questo, immagino come premio alla costanza (che non so chi sia, a parte un lago) msn rifiuta di collegarmi al resto del mondo perché sostiene che il pc dell’ufficio da cui sto scrivendo non è connesso ad internet (chi sono io per contraddire le convinzioni altrui?).

il lunedì sera il mio maestro di rabdomanzia applicata alle connessioni neuronali cerca di insegnarmi una nuova tecnica di meditazione che richiede particolari abilità tecniche e spirituali (anche se ad alcuni neofiti potrebbe sembrare che, tecnicamente, non sia nulla di differente dal giacere riverso con gli occhi semichiusi e la bava alla bocca).

nel frattempo coltivo simpatici hobbies, tipo passare con l’auto quattro frontiere in un giorno per collezionare moscerini di diverse nazionalità sul parabrezza, bere quantità smodate di birra e stare seduto a 60 metri di altezza ad osservare le attività di ufi sul neckar (tendenzialmente nessuna) oltre che passanti che ricordano la linea aerodinamica di un bremach.


lunedì 21 settembre 2009

stavo cercando di studiare i legami atomici della salsa bernese quando un rappresentante del fronte di liberazione dei nani da giardino mi cerca per un’operazione di intermediazione fra un’equipe di ricercatori del cern e un gruppo di fotoni dissidenti.

come sa chiunque abbia frequentato dei laboratori di fisica, i fotoni a volte si comportano da particelle, a volte si comportano da onda, a volte invece si comportano da maleducati e non collaborano per niente. è per quello che poi uno perde la testa e si butta a cercare il bosone di higgs (mentre higgs era sicuro di averlo messo lì la sera prima, nel cassetto della scrivania nera, di fianco alle graffette; il che insegna quantomeno che uno dovrebbe sempre stare attento a dove mette i propri bosoni).

alla fine non se n’è fatto nulla perché non eravamo d’accordo sul compenso: loro mi offrivano una stampa di dürer, le figurine di barbas e pasculli e un astuccio di poochie mentre tutto quello a cui io aspiravo era un bonus per una reincarnazione in un opossum.

verso sera mi immergo nello studio della teoria dei tipi junghiani (gustav jung fu il primo a teorizzare, a proposito di una sua giovane paziente, “ok, magari non è gnocca, ma è un tipo”; ho anche cercato il mio profilo su internet, ma mi sono trovato solo di schiena), prima di uscire per la serata dedicata alle attività ludiche del centro di controllo ufi del 46° parallelo.

volevamo giocare a monopoli, ma poi abbiamo deciso che potevamo farlo anche fuori dalla puglia.



affinità/divergenze fra il compagno blogger e noi, del conseguimento della sanità mentale

io: ho come l'impressione che abbia ragione io

xx: no, il tempo mi darà ragione.

io: sì, certo, e anche l'avvenire, e la repubblica

xx: cretino


mercoledì 16 settembre 2009

effetti collaterali


mi stavo chiedendo se fosse più sano scrivere sul blog o passare tutto il tempo libero del mese giocando compulsivamente a hearts.

avevo fatto la mia scelta, ma poi ho scoperto che c’è un limite alle partite di hearts che uno può giocare in un giorno. prima di diventare epilettico, intendo.

il mio maestro di estasi mistica (un folletto senza rappresentante che si aggira per l’ufficio facendo impazzire il gatto; io mi limito ad ignorarlo) sostiene che il blog stimoli le facoltà di pensiero ma alla lunga crei disturbi al sistema nervoso e cardiovascolare. o forse parlava dell’efedrina, adesso non ricordo bene.

quello che so è che alla fine ti ritrovi a scrivere post come questo, in cui chiedi voti per partecipare a concorsi di dubbio gusto, e non sto parlando di miss italia. ma forse lui era così anche prima dell’efedrina.

comunque leggetelo e votatelo. prima di diventare epilettici, intendo (io piuttosto che essere votato in una concorso del genere preferirei il cimurro, ma qui non sono in discussione le mie preferenze sessuali).

fatelo per le anatre, se non altro.


lunedì 7 settembre 2009

stavo di fronte alla finestra a osservare una mosca sbattere ritmicamente contro il vetro quando ho improvvisamente realizzato che con buona probabilità le mosche erediteranno il pianeta.

voglio dire, sono sufficientemente stupide da pensare che se una cosa non funziona, se uno si allontana un attimo e poi riprova esattamente la stessa identica cosa, magari funziona (è inutile che ridete, è lo stesso concetto dei tools per la risoluzione dei problemi ideati da microsoft) ma non sono così stupide da rischiare l’autoannientamento.

comunque, nel caso voleste saperlo, non mi hanno rapito gli ufi. mi hanno semplicemente chiesto se mi andava di fare un giro con loro e io ho risposto di sì.

quindi ho avuto molto da fare per aver fatto da cavia ad alcuni esperimenti degli ufi, tipo testare la resistenza della pelle all’acqua salata, valutare i rapporti di forza fra un umano adulto e una grigliata mista (vince la grigliata), studiare la consistenza della granita al caffè con panna, cose così.

fra le altre cose, ho anche dovuto esprimermi su una diatriba nata fra due studiosi della specie homo sapiens sezione italia (il che dimostra che non ci sono solo ufi intelligenti, ci sono anche quelli che si occupano di cazzate): uno sosteneva che calderoli fosse l’anello di congiunzione fra l’uomo e la scimmia, mentre l’altro, al contrario, sosteneva che la scimmia fosse l’anello di congiunzione fra l’uomo e calderoli (non intendo assumermi la responsabilità delle opinioni degli ufi. quello che vorrei precisare qui è che si trattava di una disquisizione puramente teorica e non aveva niente a che fare con la politica. gli ufi di cui stiamo parlando credono che la politica si debba occupare del bene di tutti, e quindi si sono convinti che sul pianeta terra nessuno si occupi di politica).

ad ogni modo, stavo dando alcune spiegazioni a un passante nella settima dimensione (per chi non avesse dimestichezza, vi ricordo che le prime sette dimensioni sono lunghezza, larghezza, profondità, tempo, tempo supplementare, mohito, frullatore) ma qualcosa non deve aver funzionato, dato che ora sono davanti a un computer.

nel caso avvistiate degli ufi mica troppo crudeli, chiedetegli se mi vengono a riprendere.


lunedì 10 agosto 2009

del perché adoro il giornalismo italiano

la notizia del giorno è che qualcuno ha cercato di hackerare tuitter e feisbuk. nessun giornalista ha spiegato che praticamente è come se uno mandasse in rete dei virus capaci di bloccare l’accesso a freecell.


universo e altre catastrofi

sto camminando sulle strisce pedonali mentre rifletto sulla densità dell’universo, quando una bmw olandese si materializza dal nulla in una corsia riservata ai pullman (il guidatore sarà stato parente del vascello fantasma dell’olandese al volante, anche se io ho molti dubbi sulle virtù di sua madre) e rischia di farmi seriamente riflettere sulla mia densità corporea.

non è un problema ozioso. (quello della densità dell’universo, intendo. le bmw targate olanda e le subaru targate appenzello andrebbero eliminate dal pianeta).

secondo alcuni scienziati, se l’universo fosse troppo denso attaccherebbe al pentolone cosmico e andrebbe stemperato con dell’acqua a temperatura ambiente. questo forse è il motivo per cui il signore* fa piovere sui buoni e sui cattivi, ma soprattutto su di me.

secondo altri scienziati, invece, il destino stesso dell’universo dipende dalla sua densità media, che ne determina la curvatura (che a sua volta dipende dal tensore di curvatura di ricci**), e per questo motivo hanno ipotizzato tre situazioni alternative:

1. se la densità media superasse la densità critica, l’universo sarebbe chiuso e destinato a collassare (big crunch). in questo caso pare si stia già studiando una soluzione, tipo un defibrillatore cosmico;

2. se la densità media fosse inferiore alla densità critica, l’universo sarebbe aperto e si espanderebbe indefinitamente (big freeze). in questo caso, l’unico problema significativo sarebbe trovare un modo di sfruttare commercialmente un frigorifero cosmico;

3. se la densità media fosse uguale alla densità critica non sapremmo più distinguerle, l’universo sarebbe in ferie ma non si saprebbe fino a quando, e sarebbe un gran casino, quindi forse varrebbe la pena di buttarsi sul buffet***.

nel frattempo ho di nuovo un televisore, collegato ad una parabola (qui, ai confini dell’impero, l’unica cosa che si può prendere orientando un’antenna normale, è un raffreddore) che nonostante i miei sforzi dialettici e un corso accelerato di orienteering per parabole si rifiuta di sintonizzarsi su hotbird (sarà il nome, eh).

io mi sto affezionando ad astra (lo dice anche il motto: per aspera ad astra) e passo le serate estive a guardare prima gli highlights della bundesliga sulla deutsches sportfernseher e poi entusiasmanti match di pelota basca su etb.


* sempre secondo questi scienziati, non è affatto certa l’identità di questo signore. certo, di questi tempi, chiunque ha diritto all’appellativo di signore; d’altra parte, prima di chiamarlo geometra, o dottore, vorrei vedere un titolo di studio.

** lo so che non avete idea di cosa sia un tensore di curvatura di ricci; qui, fortunatamente, trovate una diapositiva esplicativa.

*** le riunioni di scienziati tendono a finire sempre nello stesso modo. alcuni scienziati vedono in questo una giustificazione del concetto di costante universale.


comunicazione disservizio

temo che questo blog chiuda per un po’ per manutenzione neuronale.

fra le altre cose, devo presenziare a un torneo di sedia a dondolo (la mia religione stigmatizza come blasfemo un rifiuto a qualsivoglia progetto idiota) pattugliare strade in cerca di ufi e uscire a cena con un algoritmo di palo alto.

questo significa essenzialmente che il prossimo post sarà in una data random, probabilmente scritto da un software di autocomposizione testuale inventato da un norvegese oppure da un gatto. insomma, tutto come al solito

nel caso vediate uno con lo sguardo perso nel vuoto e l’espressione tipica di una diatomea, fate ciao con la manina.



lunedì 3 agosto 2009

dopo di me il diluvio.

ma anche durante, eh, che qui non ci si fa mancare nulla.

secondo il calendario del computer e alcuni telegiornali a caso (le notizie più significative per i telegiornali sembrano essere: in estate: “incredibile, fa caldo” in inverno: “ah, la morsa del gelo” il resto dell’anno: “non ci sono più le mezze stagioni”; probabilmente i direttori di telegiornale decidono i servizi negli ascensori. poi la gente mi chiedeva perché non avessi un televisore) dovrebbero essere i primi di agosto, gli svizzeri festeggiano sul prato del grütli, gli italiani festeggiano in coda su qualche autostrada, gli ufi si chiedono cosa abbiano tutti da festeggiare. a parte il fatto che uno nel frattempo beve, intendo.

io mi alzo ed è novembre. il termometro segna 15 gradi, piove come se non ci fosse un domani (e nel caso ci fosse, fa schifo) e io ho chiesto ad un team di suricati una seduta di debriefing che mi viene negata per motivi di politica estera. credo ci sia un complotto internazionale ai miei danni.


affinità/divergenze fra il compagno antennista e noi, del conseguimento di una connessione internet


io: - visto che qui non arriva l’adsl, dovremmo mettere un’antenna che capti un segnale wireless da un ripetitore. o qualcosa di molto simile. insomma, mi hanno spiegato che basta che da qui si vedano le antenne grandi che trasmettono il segnale.

xx: - e si vedono?

io: - sì, qua intorno ci sono tre antenne. la prima la vedi, sta lì, al di là del lago, sopra quella collina. la seconda non so bene dov’è, ma dovrebbe essere giusto di fronte a noi, nei dintorni di quel fabbricato che si vede in cima alla montagna.

xx: - e la terza?

io: - è un editore di bari

xx: - cretino

giovedì 23 luglio 2009

io e il mio maestro* di meditazione extracorporea** stiamo disquisendo sulla teoria della computabilità mentre attraversiamo il mercato giusto verso l’ora di punta: ad un osservatore distratto potrebbe sembrare che stiamo camminando senza meta, urtando passanti a caso; in realtà stiamo solo cercando di riprodurre un esperimento di smoluchowski sui moti browniani.

prima di rientrare in ufficio, un tedesco (si riconosce che è tedesco perché sembra un incrocio fra rudi völler e wolfgang petry) ci chiede indicazioni per un parcheggio e io gli spiego con calma che il più vicino deve essere in un’area di sosta vicino alpha centauri; lui prima sembra non capire, poi quando attacchiamo auferstanden aus ruinen (orchestra compresa) pare se ne faccia una ragione.

verso sera arrivo a casa, metto sullo stereo il concerto f24 di enrique il navigatore nella partitura per cembalo e lavatrice poi svengo amabilmente sul tappeto.

quando mi riprendo alberto contador (chiamato anche amichevolmente per la sua capacità di accelerazione improvvisa “el contador del gas”) mi sta chiedendo di candidarmi alle primarie del pd. prendo in considerazione la proposta per i primi 3 decimi di secondo poi lo allontano a calci urlando vade retro saragat.


* un suricato docente di riorientamento gestaltico applicato alla dichiarazione dei redditi, nonché autore del libro “il mio amico immaginario si chiama gesù” finora mai dato alle stampe (pare che gesù non sia un nome accettabile per un amico immaginario) e del best seller “cosa me ne faccio di una macchina di turing se non ha neanche il volante?” edito da theoria, e di cui a breve è previsto il sequel “ma se la macchina è sua, almeno l’assicurazione la paga turing?”.

** è un ottimo modo di meditare: tecnicamente, quando succede, tu sei da un’altra parte a bere birra


giovedì 16 luglio 2009

il mercoledì maledico mercedes di lingua tedesca o similari che si infilano nei pochi parcheggi disponibili che siano per lo meno dalla parte giusta della cintura di orione (non riporto la frase precisa anche se potete farvene un’idea. per correttezza vi informo che la frase che meglio esprime i miei sentimenti quando un barbuto impiegato di hannover si infila qualche secondo prima di te nell’unico parcheggio disponibile non somiglia affatto a “ci resto di stucco, è un barba crucco”).

nei weekend mi dedico alla rappresentazione sacra del trasloco, in cui si può assistere al miracolo della moltiplicazione del polistirolo, al miracolo della transustanziazione della carta in piombo non appena si mettono dei libri in uno scatolone, al miracolo della maledizione dello spigolo, al miracolo della cacciata dei ragni dal bagno, al miracolo dell’ascensione al sottotetto.

nel tempo libero passeggio sulla tolda disquisendo sulla programmazione di deutsches sportfernsehen con un criceto conosciuto a un corso di orienteering per parabole satellitari a cui siamo stati bocciati entrambi; io comunque resto dell’idea che viviamo alla latitudine sbagliata.

per questa settimana il mio motto sarà mutuato del centro di igiene mentale di aarau e recita “se son rosenhan fioriranno” (prima di lamentarvi, dovreste sentire quello di settimana scorsa, che era “motto un papa se ne fa un altro”).


affinità/divergenze fra il compagno bragagna e noi: del perché erano tutti contenti quando non avevo un televisore


io: - cosa stai guardando?

xx: - meeting di lucerna, 1500 donne

io: - perché devi sempre esagerare tutto?

xx: - ???

io: - saranno al massimo una ventina

xx: - sei un cretino


mercoledì 8 luglio 2009

incontri ravvicinati del quarto tipo (mai che gli ufi ti offrano da bere)


visto che spesso si parla di ufi a sproposito, ed è tutto un fiorire di miti e leggende, sulla scia dei lavori di alexander pernenbrod, docente di fisica teorica alla libera università di des moines* ed autore del best seller “tutto quello che avreste voluto sapere sugli ufi, ma gli ufi non vi dicono perché sono molto attenti alla privacy”, vorrei giusto spiegare alcune cose.

prima fra tutte che gli ufi esistono, allo stesso modo dei folletti**, delle divinità*** e di altre entità minori che gli esseri umani non vedono perché a) non possono vederle, b) sono troppo impegnati a guardare qualcos’altro e c) si fanno i fatti loro e campano cent’anni.

certo, mica tutto è imputabile agli ufi: voglio dire, elvis non l’hanno rapito gli ufi. se n’è andato da solo; il fatto che da 4 giorni il computer rifiuta di collegarmi a msn non è certo colpa degli ufi, ma del fatto che i criceti che fanno funzionare il computer hanno il loro libero arbitrio e tendenzialmente mi odiano.

comunque non vorrei entrare in questioni metafisiche (come dice il proverbio, scherza con i fanti, ma se sei di mazzo lascia stare il sette singolo), ad ogni modo, spesso gli ufi intervengono nella vita terrestre, mica per cattiveria, di solito solo per cercare di capire come funziona; ovviamente per farlo devono rapire le specie più intelligenti ed evolute del pianeta, ma a volte non disdegnano gli esseri umani.


karla ramershof, casalinga di bremen con gravi problemi di digestione, viene rapita dagli ufi mentre sta facendo la spesa in un mövenpick della svizzera interna e viene ritrovata due giorni dopo nello stadio dell’altdorf, travestita da centrocampista ma perfettamente sana. da allora nelle commedie su alnitak viene ricordata anche come la dispeptica domata


ivo stepanek, impiegato di malmoe ha un’esperienza extracorporea durante un trasloco mentre trasporta una lavatrice. contemporaneamente gli ufi smaterializzano l’asse centrale di un letto aspelund per rimaterializzarla alcuni giorni dopo sul furgone da dove stepanek l’aveva scaricata, dopo che il furgone era già stato riportato al legittimo proprietario


anton alvin arnesson, pescatore nel mare del nord, ha trovato un ufo sul divano tornando dal bar di fianco casa sua ma l’ha erroneamente scambiato per il grande puffo. chiarito l’equivoco ha mandato l’ufo a prendere una vodka in un market aperto 24h ma pare che l’ufo non sia più tornato


john dewey bradley, pilota di aerei della us air force ha perso la pressurizzazione in cabina mentre sorvolava il pacifico. quando dopo due minuti di silenzio radio ha ripreso conoscenza, funzionava di nuovo tutto alla perfezione. ovviamente è stato salvato dagli ufi che l’hanno portato a bordo della loro astronave, gli hanno riparato la cabina e l’hanno riportato indietro sano e salvo. da allora ha smesso di fumare e la notte non prova più l’insopprimibile desiderio di bombardare l’afghanistan


questo solo per dire che lo studio degli esseri umani da parte degli ufi è assai variegato ed è sempre sbagliato generalizzare. pare chiaro però ad alexander pernenbrod e agli altri studiosi terresti che gli ufi non abbiano capito granché della civiltà umana e pensano che gli esseri umani agiscano senza mai avere un criterio o una programmazione, o delle motivazioni sensate. sappiate che comunque non sono i soli a pensarlo.


* nonostante le sue numerose pubblicazioni è piuttosto sottovalutato perché è solito tenere le sue lezioni in un pub di londra, e mica tutti gli studenti hanno i soldi per il biglietto. le sue lezioni sono però seguitissime dal barista (del resto il barista è anche pagato per stare lì).

** la caratteristica principale dei folletti è quella di non poter farsi vedere dagli esseri umani. ne consegue che se non avete mai visto un folletto, vuol dire che esistono. se invece ne avete visto uno, vabbè, allora lo sapete già che esistono.

*** il fatto che non li vediate spesso in giro, o che non rispondano ad alcune normali invocazioni dipende dal fatto che degli esseri perfetti sono troppo occupati a starsene per i fatti loro (del resto, sono perfetti) e quindi tendono ad assumere degli stagisti per i call center, limitando il loro interesse alle cose essenziali, tipo creazione, ecpirosi e mondiali di calcio.


mercoledì 1 luglio 2009

chiamatemi ismaele.

che non si trova mai quando serve.

ma anche un esorcista per elettrodomestici va benissimo.

arrivo sulla tolda giusto in tempo per litigare con un ricevitore satellitare che capta solo messaggi degli ufi criptati sotto forma di rumore bianco, programmi in lingua tedesca e programmi in lisp.

nel frattempo provo senza molto successo a ricondurre alla ragione una lavatrice che muore dalla voglia di scaricare l’acqua sul tappeto e il cui attacco al tubo di scarico ha un piccolissimo problema di compatibilità a proposito del quale un’equipe di scienziati della nasa ha deciso che era meno difficile far attraccare lo shuttle alla mir.

come se non bastasse, un gruppo di gnomi in vacanza sul lago ha deciso di rubare il cavo della macchina fotografica per usarlo come corda per saltare e fonti diplomatiche assicurano che non verrà liberato prima della fine del weekend.

come dicono i dipendenti da ketoprofene, non abbiamo neanche gli oki per piangere; forse dovrei imbarcarmi sul pequod (erat dimostrandum).

in compenso oggi la situazione ufi crudeli è assolutamente sotto controllo, anche perché mercoledì c’è mercato e non si trova parcheggio per le astronavi; ad ogni modo, in caso di pericolo potete rivolgervi al call center ufi (è inutile che dite che non serve a nulla: un team di ricercatori di uppsala ha dimostrato che una persona rapita messa in comunicazione con un call center tende a dimenticare la sua condizione per concentrarsi ad insultare l’operatore).

lunedì 22 giugno 2009

questo blog chiude momentaneamente (direi almeno per 3 giorni) per manutenzione neuronale. il che vuol dire che non ve ne sareste accorti se non l’avessi scritto (lo so, è un pericoloso corto circuito, tipo brands hatch) perché a) da qualche anno non scrivo post così di frequente e b) la manutenzione neuronale qui è pressoché continua.

ho scritto questa cosa solo per avere un primo proemio (che è medaglia d’oro, mentre il secondo proemio è medaglia d’argento e così via) che giustificasse il rimborso di sette mensilità da girare all’ex possessore di un blog inopinatamente giallo (quindi è solo colpa sua), e precisamente, queste:

- san gennaio facci la grazia

- daje, stasera vado a dormì presto, che domani marzo

- fino ad ora hai tenuto le imposte chiuse per il brutto tempo, ma adesso, aprile

- uh, è vero, maggio scordato

- sì, io sono senior, le presento mio figlio giugnor

- per una dieta mediterranea, invece del burro, metti luglio.

- bisogna impedirlo ad ogni agosto

per il resto, mi limiterò ad assumere la conformazione neuronale di una diatomea e fluttuare in giro da qualche parte.

nel caso mi vediate, fate ciao con la manina.


cruciverba

xx: 3 verticale, il protagonista maschile della carmen di bizet

io: non era il carmen di catullo?

xx: no. e comunque è don josè

io: ah è vero, il direttore della filanda

xx: ?

io: josè josè, che fa andare la filanda

xx: sei un cretino

mercoledì 17 giugno 2009

arrivo in ufficio con una maglietta con scritto “non sono il trailer di zombie 7” e provo a scaricare un tool di algoritmi cerebrali da www.sanitamentale.it ma mi dà sempre errore di sistema.
nel frattempo ho un paio di problemi da risolvere, e precisamente a) trovare un prodotto per la pulizia del pavimento in cotto (pare non esistano. in una prossima vita voglio il pavimento in pancetta) e b) capire il corretto funzionamento dell’universo, anche se obiettivamente bisogna riconoscere che le spiegazioni dell’universo lasciano il tempo che trovano: tipo, se piove, continua a piovere.
poi volevo dire anche che secondo me contare papere è un passatempo come un altro


esercizi di stile
studio # 327
natura morta con capoluogo di regione a traffico variabile

l’aria si riempie di pollini e un pallido sole si fa strada nell’aria quasi fredda del mattino inoltrato.
un passo dopo l’altro, agile e disteso come ti insegnavano gli alpini da piccolo sulle montagne, cammini per le vie di milano con scott finch nelle orecchie e lo sguardo fisso davanti a te, gli occhi semichiusi, ancora appannati dal sonno e intimamente disturbati dalla luce, cammini fiero come se niente potesse sfiorarti.
e invece ti colpisce ogni singolo particolare, i nomi delle vie, il traffico pigro della domenica mattina che si srotola mentre giochi con i numeri delle targhe, la bambina dai capelli rossi che aspetta il 94 su via olona, ogni singolo graffito di piazza sant’agostino, e le serrande chiuse dei negozi di via genova. li respiri a fondo finché non ti penetrano nelle ossa.

mercoledì 10 giugno 2009

come al solito passo la pausa pranzo a corte, dove si abusa del vino di bassa qualità e del lesso (ed altri pronomi a caso).

poco dopo mi ritrovo a scansare madrelingua switzerdütch, hoch deutch e rumantsch (che è quanto di più vicino ad un incubo si possa immaginare) mentre cerco un varco temporale (ossia un posto dove ha smesso di piovere) e contemporaneamente chiedo spiegazioni alla segreteria telefonica di alcune divinità minori (i disegni delle divinità sono sempre oscuri. questo essenzialmente perché nei supermarket delle divinità i pastelli chiari finiscono in fretta: ne producono meno per alzarne il prezzo).

sulle scale dell’ufficio incontro un criceto siberiano che ha frequentato una scuola per diventare medium ma per ora è riuscito solo ad avere il diploma di small, e prenoto un rolfing neuronale pagabile in comode rate a tasso variabile secondo le fluttuazioni del mangime per criceti.

alla fine arrivo in ufficio e mi smaterializzo (se c’è una cosa che ho imparato studiando la legge di conservazione della materia è che la materia a volte va messa in frigorifero) per ricomparire qualche ora più tardi in un cassetto della scrivania.

in caso di pericolo, sappiate che il cassetto è occupato.


mercoledì 3 giugno 2009

pare che il mio maestro di ikebana neurale sia in viaggio verso una località segreta (alcuni dicono di averlo avvistato mentre lui, un suo amico e della carta da forno uscivano dalla vetrina) per trascendere in un piano diverso dell’esistenza (una volta l’ho fatto anch’io, ma sono finito in un piano inclinato ed era scomodo. a parte tutta quella cosa di studiare la velocità dei gravi*, intendo) e ora nella vetrina sotto casa mia vivono alcuni conigli più giovani, forse meno esperti, ma sicuramente più tranquilli, il che non è da sottovalutare sulla via della consapevolezza (come dice il detto, a volte occorre venire a più miti conigli).

io arrivo in ufficio, metto in loop auferstanden aus ruinen nella partitura per motore elettrico per tende e stampante a getto di inchiostro, poi consegno il telefono portatile al gatto e mi trascino sul balcone a versare bottigliette di levissima sui turisti.



* secondo il responsabile della asl lombardia, studiare la velocità dei gravi ha a che fare con il monitoraggio del pronto soccorso




sms

xx: lunedì fai il ponte?

io: volevo fare quello sullo stretto, che mi ci ritrovavo quanto a inutilità, ma pare abbiano già dato l’appalto a un altro

xx: sei un cretino


venerdì 22 maggio 2009

verso sera io e un emissario degli niomi del bosco (un nano da giardino che ai tempi della cortina di ferro ha lavorato per la stasi) usciamo sul balcone a sorseggiare monte diversamente bianco e a controllare le attività delle rondini che hanno nidificato nei dintorni (fra le altre cose vorrei precisare che una rondine non fa primavera, una rondine garrisce).

a notte inoltrata, una delegazione diplomatica di alnilak chiede udienza per informarci che vista la crisi è possibile che si decida di fare un nuovo buco nero alla cintura di orione, ma noi siamo preparati e suggeriamo delle bretelle; alla fine rimaniamo sul balcone a raccontarci alcune favole della buonanotte, tipo:


- biancaneve e gli ottomani: una giovane schiava fugge a istanbul alla corte di murad ii dove viene accolta come una principessa

- il pifferaio madido: i bambini di un paese fuggono per vedere un flautista cerca di battere il record di musica senza interruzione ma il musicista fallisce finendo in un bagno di sudore

- la sella e la bestia: una giovane fanciulla cerca di addomesticare un cavallo selvaggio che tutti odiano

- i 4 musicanti di crema pasticcera: un pasticcere sforna dei dolci a forma di animale che prendono vita e girano l’europa del nord guadagnandosi da vivere suonando

- andorra la vella addormentata nel bosco: la storia dell’immobilismo politico di un principato isolato sui pirenei

- il re beone: un bambino riesce a riottenere il trono usurpato a suo padre ma è attanagliato da problemi di alcolismo

- le avventure di finocchio: un burattino prende magicamente vita nella bottega di un falegname ma viene emarginato perché manifesta da subito tendenze omosessuali.

- il patto con gli stivali: un calzolaio scommette con viaggiatore che i suoi stivali permettono di passare indenne 7 leghe (lega lombarda, lega nord, lega anseatica, lega della giustizia, lega calcio, lega rantisco e lega lizzala) senza che si rompano.


giovedì 14 maggio 2009

ultimamente il gatto si fa vedere poco ed ha la tendenza ad immedesimarsi in secret squirrel, quindi abbiamo conversazioni molto frammentate.

fra le altre cose, piove, io ho deciso che per non sbagliare passerò al lato oscuro della forza, che pago meno di bolletta e sono ecocompatibile, e non esco di pattuglia con il comitato di controllo sulle attività degli ufi.

e comunque quando piove non ci sono molti ufi crudeli in giro: sono crudeli, mica stupidi.

i non addetti ai lavori pensano che la maggior parte degli ufi sia stupida perché a) pensano erroneamente che siano uguali agli umani e b) sono abituati a guardare i telefilm sugli ufi, tipo galactica, dove i terrestri combattono contro i siloni, un popolo di robot intellettuali che ti costringono a leggere fontamara, o star trek, dove i terrestri combattono contro i borg, un popolo di tennisti cibernetici che non sbagliano mai la prima di servizio, oppure stargate, dove un gruppo di vigili terrestri inseguono astronavi aliene senza targa.

chi invece volesse avere una classificazione completa degli ufi (non ci sono solo ufi crudeli, occorre dirlo. la maggior parte si limita ad ignorare la specie homo sapiens e conversa amabilmente con specie più evolute, tipo i protozoi, o i suricati) potrebbe leggere la guida essenziale agli ufi e alle specie aliene di alexander pernendbrod* autore anche del meno conosciuto “manuale di difesa dagli ufi crudeli” in cui si spiegano alcune tecniche avanzate tipo:

- sfidarli a una gara di mojito (gli ufi di solito si addormentano dopo il quinto. ma se non si addormentano, chissenefrega)

- fargli conoscere dei giornalisti televisivi italiani (gli ufi fuggono terrorizzati dopo meno di due minuti)

- far parlare il pilota dell’astronave con un dirigente movimento delle ferrovie dello stato (gli ufi non ripartiranno mai più e moriranno cercando di ottenere una risposta alle loro mail di protesta inviate dal sito di trenitalia).


* non si sa chi sia in realtà alexander pernenbord anche se ci sono alcune teorie in proposito: alcuni pensano sia un emissario degli ufi grigi (chiamati così perché non hanno ancora inventato il monitor a colori; da non confondere con le eminenze grigie, che invece sono dei cardinali brizzolati), altri credono sia un lama (inteso come camelide) buddhista che ha una percezione dell’universo a noi preclusa, altri ancora credono sia un alcolizzato di boston.


martedì 5 maggio 2009

ho scoperto che i conigli che vivono in una vetrina sotto casa sono due. almeno credo.

cioè, c’è sempre la possibilità che il mio maestro di ikebana neurale stia conducendo degli esperimenti sulla bilocazione e sul cromatismo della pelliccia.

io sto conducendo esperimenti sull’infiltrazione della cultura vichinga nella città di roma (vi siete mai chiesti il perché dei toponimi che recano nomi di divinità nordiche come thor lupara, thor pagnotta, thor di quinto, thor di tre teste, thor pignattara, thor vergata, thor bella monaca, thor di valle, thor cervara, thor menta, thor pedine, thor chemada?).

nel frattempo lavoro alla trasformazione di ninna nanne, come ad esempio la ninna nanna alzata di un semitono (ninna nanna ninnaò, questo bimbo a chi lo do diesis), oppure la ninna nanna arrangiata per sassofono tenore (dormi dormi mio ben webster) e sono impegnato in un progetto di filosofia naturale che studia la traiettoria delle graffette lanciate dal quinto piano sui turisti in movimento (per lo meno si mettono in movimento quando vengono colpiti dalle graffette). occhei, probabilmente ho 400 anni di ritardo, ma muovendomi molto lentamente conto di recuperare.


venerdì 24 aprile 2009

“…a nulla servono le intercessioni presso la divinità locale della pioggia, una dea antropomorfa chiamata amanda, spesso vilipesa dagli autoctoni con la frase ricorrente ‘piove, che dio, l’amanda non smette più’.”

(c. lévi-strauss, tristi tropi: saggio sull’antropologia lessicale)



stavo in riva al lago a disquisire sul ruolo di stefano tempier nella teologia medievale quando una vibrazione cosmica mi avverte che con tutta probabilità è ora di cena.

visto che in una prospettiva olistica non è sano contraddire le vibrazioni cosmiche, saluto i cavedani e torno verso casa.

il mio maestro di ikebana neurale (un coniglio che vive in una vetrina di fianco a casa mia) dice che non è sano parlare sempre con i cavedani, per la semplice ragione che i cavedani è difficile che rispondano. per via dell’acqua, soprattutto. io invece credo che il fatto che non ti rispondano praticamente mai sia un valore aggiunto.

per esempio, io ho un po' di amici immaginari ma non li vedo spesso perché poi va a finire che ci litigo: questa cosa potrebbe essere considerata una devianza rispetto alla normalità (intesa come adeguamento alle aspettative collettive), ma ci sono anche pareri discordanti: per esempio, la mia radiosveglia sostiene di no.

nel frattempo l’universo ha deciso di vestire un grigio classico che gli anziani del luogo chiamano amichevolmente “asdrubale” impossibile da rendere a schermo e che suscita la feroce invidia del responsabile della pantone italia, l’architetto toni pastello.

io riesco appena a calafatare i serramenti del balcone, prima di trasformarmi in una funzione d’onda e collassare sul divano.


mercoledì 15 aprile 2009

sono ancora vivo. è un vantaggio, se hai delle cose da fare.

(è un vantaggio anche se non hai delle cose da fare ma ti scoccia morire subito)

il motivo per cui è un po’ che non scrivo qui sopra non è che mi hanno rapito gli ufi. al contrario, ero io che volevo rapire degli ufi, poi però ci siamo accordati per un pranzo a base di gnocchi che alla fine è saltato perché ero malato.

nel frattempo ho fatto anche altre cose interessanti tipo:


- ho scritto un grimorio sull’evocazione di ufi e altre figure mitiche come il medico di base, il medico di altezza e il tecnico di telefonia fissa.

- ho combattuto una guerra della durata di 18 secondi contro alcuni acari (come sun tzu insegna, è sempre da evitare il dispendio di forze inutili, molto spesso basta spaventare il nemico)

- ho tenuto una conferenza in cui spiegavo l’importanza dei lemming nell’economia dell’universo (certo, il fatto che il mio pubblico fosse costituito da una famiglia dell’appenzello interno probabilmente ha inficiato leggermente sulla riuscita della conferenza)

- ho ripetuto per alcuni giorni come mantra la frase sopra la panca la capra è stanca, sotto la panca ci sta una crepa.

o forse era: sopra la panca la capra avvampa, sotto la panca la crepa arranca.

no, mi sa che era così:

sopra la banca la uno bianca, sotto la banca il caveau

- ho messo sullo stereo il concerto f 24 (il conciliatore) di klaud krasinskij, allegro con brio (quando ancora non giocava nella juventus) nella partitura per stendipanni elettrico


poi devo aver fatto anche altre cose, ma tutte molto meno intelligenti.



ps. volevo anche informarvi che pare sia uscito questo libro. io mica l’ho letto, però ho letto un’ottima recensione qui


venerdì 27 marzo 2009

stavo vagando per il bosco alla ricerca di messaggi di ufi sepolti dalla neve e riapparsi con il disgelo quando incontro un folletto che mi spiega a gesti (i folletti, così come le fate, gli niomi e altri abitanti del bosco, tengono molto alla forma. un folletto che si rispetti non parla mai con gli umani, al limite manda il rappresentante) che i messaggi fondamentali degli ufi al pianeta terra sono rivolti alle specie che hanno superato i test di intelligenza*, e che se voglio sapere qualcosa di più devo rivolgermi ai lemming.

il giorno dopo arrivo in ufficio, metto sullo stereo alcuni brani intimisti (gli intimisti sono un gruppo andino, come gli intillimani, solo che ci sono anche donne) e ordino via internet un fax abilitato per le chiamate interurane (non è un errore di stampa, è che alcune compagnie telefoniche hanno degli sconti per chi chiama fuori urano**)

le sere che non ho corsi rimango a casa a questionare con uno scaldabagno convertito al manicheismo.

il fatto è che solo alcuni elettrodomestici eretici sono dichiaratamente manichei, la maggior parte no. per dire, un frullatore ha tre velocità, la lavatrice ha molte opinioni diverse su come trattare i delicati, il termostato è l’apostolo del fuzzy. lo scaldabagno (dio bono) dovrebbe evitare di sparare acqua prelevata direttamente dal circolo polare artico o in alternativa dalla pentola in cui bollono le aragoste del ristorante zio gennaro.

l’unico vantaggio è che conversare con uno scaldabagno è decisamente più stimolante di qualsiasi palinsesto televisivo.


* gli umani sono la specie che ottiene il più alto punteggio nei test di intelligenza solo perché si sottopongono solo ai test di intelligenza inventati da loro. che è un po’ come se i bancomat organizzassero un concorso per vedere quale specie distribuisce meglio soldi attraverso fessure e, guarda caso, vincessero i bancomat.


** il vantaggio di questa tariffa è che paghi un fisso a chiamata. l’offerta all’inizio era dileggiata da chi non credeva alla vita extraterrestre, poi ci hanno ripensato quando hanno capito che l’utente paga la chiamata, cioè, paga ogni volta che chiama, anche se poi non gli risponde nessuno.


venerdì 20 marzo 2009

io e il gatto stiamo valutando di fondare una scuola di arti marziali. per ora abbiamo messo a punto un paio di tecniche innovative: una prevede l’annientamento del nemico combattendo scalzi e senza armi, ma avendo cura di non lavarsi i piedi per più di tre settimane (anche se ci sarebbe un piccolo problema con la convenzione di ginevra* sull’uso dei gas tossici); l’altra invece si inserisce nel solco della tradizione delle discipline orientali e punta a sfruttare la forza del proprio nemico, così più il nemico è forte, più danni subisce; in questo caso basterebbe spiegargli l’illusorietà del reale e l’inutilità intrinseca del combattimento per poi convincerlo a picchiarsi da solo.

verso sera una voce prova a spiegarmi che non è sano ascoltare bernard allison in auto a un volume che produce vibrazioni in grado di interferire con i radar militari dell’argovia (che poi, non capisco si parli di decibel quando l’unità di misura del volume è il metro cubo), solo che con tutto quel casino non riesco a sentire bene le sue argomentazioni quindi alla fine immagino si sia stufato.

comunque sì, a volte sento le voci, come giovanna d’arco e suo fratello donnie, ma nel mio caso le ignoro fino a quando non dicono cose sensate. altre volte invece mi limito a spegnere il telefono.

il mio maestro di geomanzia sostiene che sentire le voci probabilmente dipende dal fatto che passo tutti i giorni attraverso il 46° parallelo per andare in ufficio, ma potrebbe anche essere che sia un disturbo passeggero (come un dirigente movimento di trenitalia) e finisca non appena la signora delle pulizie smette di lasciare l’ammoniaca in ascensore.


* qui si dimostra l’iniquità con cui è stato affrontata la figura maschile nel ciclo bretone: c’è una convenzione di ginevra, ma non una convenzione di artù.


giovedì 12 marzo 2009

nell’androne del palazzo dell’ufficio incontro la donna delle pulizie travestita da diogene il cinico, solo che invece della lanterna ha in mano un secchio pieno di ammoniaca.

entriamo in ascensore e fino al primo piano parliamo del tempo, dal primo al terzo piano parliamo del tempo come a-priori kantiano, dal terzo al quinto parliamo di relatività speciale e del ruolo dell’ascensore nello sviluppo delle teorie einsteiniane sui campi gravitazionali, poi finalmente usciamo dall’ascensore (ma soprattutto dal raggio di azione dell’ammoniaca).

arrivo in ufficio e trovo il gatto in versione maquis* che con tutta probabilità sta cercando di fotocopiarsi i baffi. quando chiedo spiegazioni sta sul vago, poi comincia un discorso sull’esistenza del reale e della fotocopiatrice passando per l’immaterialismo di berkeley e il principio di indeterminazione di heisenberg; io comincio un discorso sulla necessità che lui esca dall’ufficio passando per il balcone, e lo sbatto fuori.

più che altro, perdere a hearts richiede la mia massima concentrazione e non voglio essere disturbato.

verso sera arrivo a casa e su committenza del padrone di casa comincio a scrivere un collaudo dei cementi armati (è facile, e non serve essere ingegneri. basta sbattere la testa sul muro della cucina, almeno fino a quando non si verifica la stabilità statica dell’edificio)


* nel caso vi stiate chiedendo l’etimologia del nome, deriva dalla resistenza dei partigiani francesi che compivano azioni di sabotaggio durante la seconda guerra mondiale, e fra le truppe tedesche si tenevano conversazioni tipo:

- hanno fatto saltare un ponte sulla loira

- maquis?

- ma che cazzo ne so


giovedì 5 marzo 2009

è un periodo un po’ così, senza subordinate.

nel frattempo, a causa di un allineamento planetario sfavorevole agli dei del clima, e che da alcune indiscrezioni pare si risolverà intorno al 2027, piove.

io cerco di recuperare alcune fondamentali comunicazioni degli ufi rivolte al genere umano che si sono perse per un disguido nel sistema di distribuzione di poste italiene telefonando ad alcuni call center a caso: gli ufi a volte trasmettono messaggi molto interessanti sul significato dell’esistenza, sui viaggi interplanetari, sull’utilizzo di gin nella birra e su altre questioni fondamentali riguardanti il cosmo, ma il loro sistema postale non differisce granché dal nostro. studi recenti hanno proposto di considerare il sistema postale una costante universale, al pari della velocità della luce nel vuoto e dell’irrazionalità degli edifici aeroportuali.

nei ritagli di tempo provo a spiegare al gatto la differenza fra il fucile d’assalto, l’ak 47, e il fucile da doccia, l’ak toio, poi infilo il mio costume da betamax ed esco sul balcone cantando auferstanden aus ruinen nella versione degli hayseed dixie in funzione apotropaica, ma temo non funzioni granché.

come dicono gli allevatori di montagna, non c’è limite alpeggio.


affinità/divergenze fra il compagno sbirulino e noi - del conseguimento della maggiore età

io: mi fa malissimo il collo

xx: eh, hai un’età, oramai

io: tecnicamente tutti ce l’hanno, un’età

xx: sì, ma noi siamo vecchi

io: parla per te, che io sono un ragazzino

xx: sì, vabbè. siamo sulla via del declino

io: mannò, siamo sulla via dante

xx: sei un cretino


mercoledì 25 febbraio 2009

dopo aver organizzato i campionati mondiali di corsa su poltroncina ergonomica (categoria “sedia operativa denise”) incredibilmente vinti dal gatto, arrivo a casa, mi fiondo sulla tolda e lancio segnali luminosi ai colleghi del centro di controllo ufi sull’altra sponda del lago, comunicando che da queste parti oggi non ci sono ufi intenti ad occupare abusivamente parcheggi sulle strade.

gli ufi a volte lo fanno, specie quando non hanno di meglio da fare, tipo bere birra, disegnare crop circle sui campi della cornovaglia o entrare nel tuo computer mentre giochi a hearts fingendosi i giocatori automatici del computer e barando spudoratamente.

per mantenere una parvenza di controllo sulla mia vita e sull’universo in genere, mi sono iscritto ad un corso in quattordici lezioni di divinazione tramite l’osservazione del mondo circostante. non crediate sia un atteggiamento poco scientifico: sono gli stessi concetti su cui si basa il determinismo.

i corsi sono tenuti da i maggiori esperti del settore, come rob breznev (teorizza la dottrina della sovranità limitata del futuro), branco law (detto “nel buio” dagli amici per la sua capacità di divinazione a luci spente) e paolo moulder (il cui motto è “la verità è là fuori, nel passato. ma anche nella peperonata, se uno guarda bene).

l’unico neo è che alla prima lezione, non appena hai versato la quota completa di iscrizione, ti bocciano perché leggono il tuo futuro nei fondi della macchinetta del caffè.


giovedì 19 febbraio 2009

stavo seguendo una daewoo targata appenzello interno (vabbè, io ero a piedi, ma gli autisti dell’appenzello tendono ad essere prudenti fuori dal loro territorio) per un'indagine privata quando una vibrazione cosmica materializza al mio fianco un nano da giardino travestito da imperatore commodo (quel che si dice ‘un travestimento di commodo’) che vuole vendermi l’opera omnia di severino boezio e due accendini (ignoro se le due cose siano collegate), o, in alternativa, chiedere la custodia cautelare del mio cervello.

io fingo di parlare solo pali (ma per vie traverse) e lo ignoro, lui ci rimane male e si rifugia in bagno, il che, fondamentalmente, è un grosso errore (come diceva p.k. dick: se questo mondo vi sembra brutto, dovreste vedere gli altri. ma quanto vi costerebbe di biglietto?).

in pausa pranzo, in una trattoria di asgaard, mentre il quinto alpini cerca di intonare vola colomba a due voci e mezzo (da queste parti, quella sotto il bancone la si considera mezzo) la regina madre finge di dimenticare una damigiana di rosso sul tavolo, il che, fondamentalmente è un grosso errore.

un attimo prima che appaia la fata turchina bisleri torno in ufficio cercando di darmi un tono (la maggiore) poi medito di lanciare acqua a caso sulle bancarelle del mercato, perché il signore fa piovere sui buoni pasto e sui cattivi pensieri, ma mai nelle macchine targate appenzello interno, il che, fondamentalmente è un grosso errore.

ad ogni modo dovevo fingere in maniera eccellente perché il gatto mi ha detto che mi ha trovato bene. però non so se vale, mica mi ero nascosto.



mercoledì 11 febbraio 2009

secondo il mio maestro di disallineamento karmico (un cavedano che fa lezione tutti i giovedì sera in riva al lago, ma per motivi di coerenza disciplinare si fa trovare solo il martedì) per ovviare al torcicollo incipiente, nonché ottenere una protezione da febbre, raffreddore e mal di gola che mi stanno devastando in questi giorni, dovrei avere delle protezioni superiori.

quindi mi sono iscritto al corso per diventare una divinità nordica (non è male, ti affiancano anche un tuthor, solo che quando sbagli qualcosa ti colpisce con un grosso martello) per ottenere un appuntamento con loki, il dio del ketoprofene.

certo, potrei anche consultare un medico, ma si sa come ragiona certa gente, misconoscono il significato della vita e si ostinano a professare teorie errate. ad esempio, secondo alcuni sedicenti scienziati, contando il numero di atomi presenti in 0,012 kg di di carbonio-12 si ottiene il numero di avogadro, il che è palesemente falso e si può scientificamente dimostrare: è tre anni che provo a chiamare e mi risponde sempre un pensionato di milano.


ultim’ora

l’associazione imprese edili lombarde ha organizzato un convegno per chiedere fondi alla regione lombardia come aiuto all’impresa padana. il convegno si svolgerà a marzo a milano, e avrà come titolo “edilizia lombarda: noi ce l’abbiamo durc”.

da segnalare anche una retrospettiva sulla cartomanzia dell’oltrepo pavese dal titolo "verrà la sorte e avrà i tarocchi" e un'installazione sulle rivoluzioni anarchiche contro la monarchia sabauda intitolata "verrà la corte e avrà i tuoi cocchi".




lunedì 2 febbraio 2009

mentre fluttuavo all’incirca a ottomila metri da terra per controllare eventuali attività malvagie da parte di ufi crudeli (dall’alto si ha una visione migliore. certo, raggiungere quella quota non è esattamente alla portata di chiunque: non fatelo a casa vostra. a meno che non abbiate parcheggiato un airbus 319 dietro il divano, intendo) dopo aver meditato con un mantra sacro (tutto sta nel ripetere con voce atona “ci resto di stucco, è un barbatrucco”) ho ricevuto il dono della glossolalia.

no, dico, mai cose utili, eh, tipo dei beni immobili, un vitalizio mensile, una tessera sconto all’hard discaunt sotto casa. subito dopo mi ha intercettato bruegel il vecchio (ma per motivi di political correctness ora si chiama bruegel l’anziano) che voleva informazioni sul pesce babele. gli ho spiegato che io parlo almeno cinque lingue differenti, ma purtroppo tutte contemporaneamente, il che lascia sempre un po’ perplessi i miei interlocutori (ecco perché porto sempre con me un’edizione dell’opera omnia di maimonide in brossura).

poi arrivo a casa, metto sullo stereo il primo movimento “adagio ma non troppo che devo ancora fare la spesa” della sinfonia n. 3! (la fattoriale) di anton krisenskij, nella partitura per arpa e citofono, poi mi infilo nell’armadio a continuare la meditazione.


disclaimer

ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti non è affatto casuale.

nessuna parentesi è stata molestata per la stesura di questo post. è stato comunque allertato un team di debriefing per parentesi sotto stress, nel caso alcune parentesi si sentissero troppo traumatizzate.


mercoledì 21 gennaio 2009

io e il gatto disquisiamo di controfattuali* e del ruolo dell’ordalia nella cultura medievale (sebbene alcuni ambienti cattolici dell’epoca avessero un concetto tutto loro di ordalia: ti legavano mani e piedi e ti buttavano in mare con una pietra al collo. se sopravvivevi era perché dio aveva deciso che dovevi morire sul rogo) quando una divinità locale appare sul balcone dell’ufficio sotto forma di germano reale (da non confondere con il germano irreale che invece non appare proprio).

il gatto decide che ha un impegno improrogabile che molto probabilmente ha a che fare con delle crocchette al salmone.

rimaniamo io e il germano reale, a guardarci in silenzio, almeno fino a che lui non decide di parlare.



- non hai l’impressione di stare sprecando la tua vita?

- no, ho più l’impressione di stare parlando con un germano reale. a meno che parlare con un germano reale significhi sprecare la propria vita, in tal caso, può essere che tu abbia ragione

- …

- …

- uno dovrebbe cercare di sfruttare i talenti che ha

- ecco. giusto. io sono bravissimo a dormire. del resto, come diceva sempre mio zio, da un grande podere derivano grandi responsabilità contadine.

- …

- eh, non è che si può star sempre a sentire cosa dicono i parenti


alla fine lo blocco con una presa elson e prima che possa riprendersi lo scaravento giù dal balcone.

poi per ripicca resto in ufficio fino a tardi a contare le telefonate intelligenti (voglio dire, per ora nessuna, ma nel caso sono pronto) e a meditare il suicidio tramite hearts



*alcuni probabili esempi di risposte controfattuali dal punto di vista storico


- il dado è tratto

- sì, il brodo dovrebbe venire bene


- quante divisioni ha il papa?

- boh, nella religione cattolica una volta andavano più di moda le moltiplicazioni


- voi suonate le vostre trombe che noi suoneremo le nostre campane

- non so che studi armonici lei abbia fatto, ma se invece delle campane aveste trombone e sax almeno verrebbe fuori una sezione fiati decente


- vile, tu uccidi un uomo morto

- figata, un uomo morto parlante. praticamente uno zombie


- la guardia muore ma non si arrende

- ma chi, fiorello?


martedì 13 gennaio 2009

mi sveglio e il mio collo ha la gioiosa mobilità di un paracarro, e non è il modo migliore per iniziare la giornata, ammettiamolo.

verso sera, dopo un risotto anti-ufi* una magnum di 3 litri di sangiovese, una bottiglia di gutturnio e una di bombay, la mobilità del mio collo non è affatto migliorata, però in effetti sono più felice.

il mattino dopo, mentre cerco di raschiare il ghiaccio dal parabrezza di una macchina ottenuta in prestito**, rovinando la pista di holiday on ice di alcuni gabbiani di lago dal temperamento artistico, rifletto sul rimedio che conviene adottare per ritrovare una mobilità articolare che mi permetta movimenti un po’ più ariosi di quelli di lerch della famiglia addams: il massaggio dei boschi (il ghiro pratico) il rimedio del ristoratore croato (oste a opatjia), il massaggiatore sardo (efisio terapista), una gita a lourdes, o un più economico ricorso alle droghe leggere (tipo un cocktail di nimesulide in funzione miorilassante, riecheggiando il motto: fatti, non parole).

la sera torno a casa, evito di andare al corso di divinazione tramite l’interpretazione delle vibrazioni del frigorifero e mi metto a disegnare crop circle sul tappetino del bagno, almeno fino a quando i muscoli cervicali non decidono che è meglio farmi svenire sul pavimento.



* gli ufi odiano il risotto, è un dato di fatto. potete anche trovarne conferma nel manuale “aglio, amuleti ed altri rimedi contro le specie sgradite come ufi crudeli, arpie e giornalisti televisivi italiani” di alexander pernenbrod edito da theoria.

** la mia, nel caso ve lo foste scordato, è ancora un ammasso di lamiere che un’equipe di psicologi clinici illuminati sta usando come rorschach per meccanici

lunedì 5 gennaio 2009

chi ha deciso quando finisce un anno? no, voglio dire, perché l’anno finisce alla mezzanotte del 31 dicembre e non, per dire, il pomeriggio del 13 aprile, che ha anche l’indubbio vantaggio che il clima è con tutta probabilità leggermente più caldo e se a qualcuno va di festeggiare in piazza (non ho idea del perché dovrebbe, ma so che qualcuno lo fa) non diventa una statua di ghiaccio? cos’è, un complotto dei paesi dell’emisfero sud?

ad ogni modo io il 2 gennaio mi sono alzato all’alba per andare in ufficio a disegnare delle piante (non so, dei ficus credo, o qualcosa di simile).

esco di casa e mi incammino (io avrei preso la macchina, ma in questo momento, nel caso ve lo siate dimenticato, c’è un signore che con i pezzi di quello che resta della mia macchina ci sta giocando a tetris) verso l’ufficio, mentre intorno a me c’è temperatura che ricorda da vicino quella di una ghiacciaia, o il trailer della marcia dei pinguini. il fatto che io sia vestito come l’omino michelin e tenda a scivolare sul ghiaccio dà un tocco di sobrietà all’intera scena.

arrivo in ufficio e cerco di aprire la porta con le chiavi di casa.

inspiegabilmente non si apre.

quando mi rendo conto che in effetti sto usando l’unico mazzo di chiavi che mi sono portato e che, incidentalmente, non contiene le chiavi dell’ufficio, essendo un esperto di problem solving provo ad adottare alcune soluzioni alternative.

nell’ordine:

a) provo a chiamare il gatto, ma evidentemente è in ferie;

b) provo ad aprire con mezzi di fortuna ma realizzo che sono portato per un sacco di lavori intelligenti tipo il disoccupato, l’uomo semaforo, la scimmia urlatrice, il collaudatore di materassi, la controfigura di un’ameba, il blogger, il dirigente di trenitalia (no, vabbè, il dirigente di trenitalia no: a tutto c’è un limite), ma non ho davanti una brillante carriera come ladro di appartamento;

c) provo ad intimorire la porta giocandomi l’intero bonus di bestemmie del 2010 (quelle del 2009 le ho usate la settimana scorsa per la macchina) ma quella mi ignora;

d) chiamo il soccorso ufi, ma mi risponde una segreteria telefonica che mi informa che visto che la specie homo sapiens può ricevere informazioni dal 3 al 7 gennaio del 2047, o in alternativa rivolgersi ad una specie più intelligente, tipo arvicola amphibius, che pare sia disponibile per delle ripetizioni, ma in ogni caso dopo le festività.

f) aspetto il capo, che forse arriva, ma non è detto che lo faccia prima delle 11;

e) torno a casa a prendere le chiavi.

quando finalmente arrivo in ufficio c’è già il capo che mi guarda come se avessi la faccia di chi ha sbagliato candeggio.

io mi siedo e inizio a disegnare sul computer.

dopo un po’ l’accendo anche.