giovedì 29 dicembre 2011

stavo disquisendo con degli gnomi per problemi di parcheggio (per lo meno fino a quando uno gnomo non ha tirato fuori rum (50%), succo di limone (25%), granatina (25%), mezza fetta di lime e poi ha shakerato il tutto con il ghiaccio del parabrezza) quando un criceto travestito da jean baudrillard mi invita a una gita negli gli universi supplementari (sono quelli che iniziano quando finiscono gli universi regolamentari) con la scusa che sono uno dei suoi tre pensatori di riferimento. il vantaggio è che ne ho altri due a cui dare la colpa.
festeggio con una caratteristica coincidanza (è una danza tipica di quando ti succedono due cose carine contemporaneamente: mi è successo solo un’altra volta, quando andavo alle elementari: ho vinto un pesce rosso al luna park e nessuno voleva picchiarmi).
la sera mi infilo in una taverna di asgaard cercando di evitare di inciampare nel solito gradino all’ingresso (è quella che io chiamo ‘soglia di attenzione’) e provo ad insegnare la briscola chiamata ad alcuni semidei di passaggio, con scarsissimi risultati.
per chi se lo chiedesse, un semidio, tecnicamente, è un'entità cui ti rivolgi quando hai bisogno di una risposta che fatichi ad ottenere. tipo il call center di wind.
invece un semidio di passaggio è uno a cui piace stare a centrocampo.
ad ogni modo è molto complicato giocare più di una mano per sera perché abbiamo solo una matita e un foglietto e, in base a complicate gerarchie da semidei, tutti e quattro pretendono di avere la priorità di segnare i punti.
io ordino una birra, mi faccio crescere i deadlock e mi metto comodo ad aspettare.
praticamente è la storia della mia vita

giovedì 22 dicembre 2011

si sta avvicinando la festività della nascita del sole (credo dica molto sull’attitudine degli esseri umani: quando viene buio alle tre del pomeriggio e intorno a te tutto sta ghiacciando, tu festeggi il sole e la vittoria della luce sulle tenebre perché fra quattro mesi può essere che arrivi il caldo; una logica ineccepibile).
da quanto ho capito io il sole è un palestinese biondo nato una notte di dicembre mentre fuori c’era: la neve, i pini con sopra le bacche rosse, un vichingo del polo nord che cavalca una slitta volante trainata da renne, tre re dell’africa che pedinavano una cometa e alcuni pastori che credo si chiedessero cosa fosse tutto quel casino (probabilmente il casino in palestina è endemico).
comunque boh, a volte ho come l’impressione di fare un po’ di confusione con le religioni.
nel frattempo io sto inalando del paraflu nel tentativo di mettermi in comunicazione con la mia ghiandola pineale (nel caso ve lo stiate chiedendo, secondo alcune teorie sciamaniche, mettersi in comunicazione con la propria ghiandola pineale è un po’ come prendere dell’ayahuasca: si acquisisce consapevolezza, ma niente che possa davvero aprirvi le porte della percezione di uno stipendio).
in ogni caso, ha risposto la segreteria telefonica; la mia ghiandola pineale potrebbe essere irraggiungibile o avere le terminazioni nervose spente.
il mio maestro di ikebana neuronale dice che nel mio cervello c’è un cattivo feng shui. tutto quello che mi servirebbe è un riorientamento gestaltico, tipo, che so, diventare intelligente.

mercoledì 14 dicembre 2011

nel weekend io e il mio maestro di metempsicosi* (un cavedano travestito da teodorico di vriberg) partecipiamo un simposio sulla precognizione**.
nonostante sia poco noto, esistono molti studi sull’argomento e tutti sembrano inequivocabilmente riconoscere che la precognizione esiste***.
w.e. cox, studiando un numero particolarmente alto di dati, stabilì che il numero dei viaggiatori su una data linea tende a diminuire con l'approssimarsi di un disastro ferroviario su quella linea stessa, come se i viaggiatori avessero avuto un presentimento dell’incidente.
nello stesso solco di studi si inserisce la ricerca di h.p. devermann, anch’essa corroborata da moltissimi dati, che ha rilevato come le aggressioni statisticamente tendono ad avvenire nei luoghi isolati, come se la maggior parte delle persone inconsciamente avesse preventivamente saputo di non passare da quelle parti.
analogamente, c.j. wilson, analizzando i dati di un distretto scolastico, concluse che il numero degli studenti di una classe tende a diminuire con l’approssimarsi di un’interrogazione in quella classe, come se gli studenti potessero prevederla.
molti altri studi hanno confermato inoltre come molte persone facciano testamento prima di morire (come se avessero misteriosamente previsto la loro morte) e che i destinati al plotone di esecuzione tendano ad essere un po’ nervosi.
famosa resta anche la diatriba fra w.e. cox e alfred lyman.
alfred lyman era uno scaricatore di porto di boston che nel 1958 si iscrisse a un corso a pagamento di propedeutica alla precognizione tenuto da w.e. cox. dopo la prima lezione alfred lyman decise di ritirarsi dal corso perché intuì che sarebbe stata una perdita di tempo e soldi. w.e. cox gli fece causa per avere l’intero importo sostenendo che il corso aveva comunque funzionato, e vinse la causa.
le capacità precognitive di w.e. cox divennero manifeste a tutti nel momento in cui evitò di farsi trovare in casa quando alfred lyman bussò alla sua porta nascondendo una mazza da baseball dietro la giacca.


* per chi non lo sapesse, è la dottrina della trasmigrazione delle anime. funziona, ma in genere è utile solo quella verso paesi caldi
** per chi non lo sapesse, è la capacità di prevedere gli eventi prima che accadano. se lo sapevate già, forse siete precognitivi.
*** occorre segnalare che rimane comunque un esiguo numero di negazionisti che sostiene che se la precognizione esistesse, l’avremmo già saputo prima degli studi.

lunedì 12 dicembre 2011

io e il gatto di arnold (sì, lo so, voi sapevate che arnold aveva un pesce di nome abramo, ma insomma, aveva anche un gatto di nome vladimir) stavamo esaminando i risvolti della teoria del caos applicata ai sistemi viventi*.
il mio maestro di ikebana per neuroni sostiene che siamo circondati da sistemi instabili (tipo splinder, o il mio cervello) e questo dovrebbe insegnarci a non essere severi con noi stessi quando buttiamo via tempo e capacità e viviamo nel disordine: non bisognerebbe mai sottovalutare l’importanza di essere una struttura dissipativa, perché è la base della vita.
ad ogni modo, io già ho un master in “buttare via tempo e capacità” e presto avrò un colloquio per ottenere una cattedra presso un pub di dublino, quindi credo di essere a posto.
certo, non bisognerebbe neanche sottovalutare il fatto che il mio maestro di ikebana neuronale attualmente è un capibara che odia il mainstream e ascolta solo musica hindi.

*il gatto si ostina a scrivere v20. sappiate che io sono contrario

mercoledì 9 novembre 2011

sto sognando tung-shan che mi dice qualcosa sull’essenza dell’universo paragonandolo a tre libbre di canapa e 5 corone svedesi (credo significhi che dovrei giocare il 42 sulla ruota di vienna, ma non ne sono sicuro) quando il rumore di un trapano a batteria (non potrebbero inventarne uno ad arpa?) mi sveglia e l’ultima cosa che visualizzo è la sagoma di tung-shan che si dissolve mentre mi mostra il dito medio.
mi alzo e trovo roger bacon in corridoio che sta prendendo le misure per l’installazione di un polittico di specchi ikea dal titolo “ciclo di krabb”; poco più in là, martina navratilova sta incidendo un crop circle sul tappeto.
piove da eoni, e uno strato di muschi e licheni ha cominciato a ricoprire i sedili posteriori dell’auto. certo, come in tutte le cose, ci sono anche lati positivi. ad esempio, se vuoi andare a funghi, basta aprire il bagagliaio.
quando esco dall’ufficio vengo convocato al centro di controllo per le attività degli ufi sul pianeta.
da fonti attendibili abbiamo appreso che la specie homo sapiens non è stata ammessa nel consiglio di sicurezza galattico perché secondo loro gli esseri umani tendono a dividersi in due categorie: quelli stupidi e quelli incredibilmente stupidi. io ancora devo capire a quale categoria appartengo (il che, molto probabilmente, mi colloca nella seconda). comunque stiamo lavorando per far accedere almeno i lemming (cioè, ci stanno lavorando loro, che hanno qualche possibilità in più).
la sera io e un gruppo di nani da giardino ci ritroviamo in riva al lago a cercare di acquisire abilità nella pratica dell’ordinazione cosmica: vi assicuro che funziona davvero, a patto che prima riusciate a trovare un ristorante cosmico aperto.


affinità/divergenze tra il compagno selezionatore e noi, del conseguimento di un mister in discipline sportive
xx: non capisco perché prandelli non convoca di natale
io: beh, perché giocano l’11 novembre, quindi la convocazione la deve fare prima
xx: sei un cretino

venerdì 28 ottobre 2011

sono in una taverna di asgaard a cercare di evitare che un vino da 50 centesimi al litro mi disintegri lo stomaco (ma, come dice il proverbio, a caval donato non si cambia nome) e contemporaneamente provare a distinguere l’unico pallido raggio di sole della giornata che filtra dalla finestra (la finestra è ottima, sono i raggi di sole che scarseggiano).
questo vuol dire che ha smesso di piovere e forse è ancora possibile uscire di pattuglia a cercare gli ufi che si nascondono nei bar (provate a pensarci: è un nascondiglio ideale, se siete degli ufi).
la neve ha invaso le cime delle montagne e ogni tanto passa un tedesco che sfoggia un taglio vokuhila o una capigliatura tipo il parrucchino di andre agassi, con qualche decennio di ritardo. ma forse ha solo viaggiato con trenitalia.
tra le altre cose, inizia a fare discretamente freddo e questo fa perdere almeno 10 punti vita (ossia stiamo dimagrendo) a me e al mio maestro di stretching neuronale (un pesce persico che ha una comprensibile idiosincrasia a burro e mandorle).
comunque se c’è una cosa su cui si può star sicuri, riguardo al freddo, è che peggiorerà.
c’è un sacco di gente che sostiene che il freddo è uno stato mentale e che è tutta una questione di testa. beh, non credeteci. a meno che non vi dimostrino che per curare la broncopolmonite vanno dallo psicologo.

verso sera sposto due pezzi di legna per il camino riuscendo nell’impresa di infilarmi due schegge nella mano sinistra, con un’invidiabile risultato di 2 su 2 dal campo, poi mi infilo nella lavastoviglie.
appena finisco di considerare le implicazioni storiche fra stret-ching e i-ching vado a coibentarmi i centri emotivi.

lunedì 17 ottobre 2011

chiamatemi ismaele.
chiamatemi anche un tecnico per la lavastoviglie, già che ci siete (l’alternativa sarebbe iscrivere la lavastoviglie ad un corso di autostima, ma ho idea che costi troppo).
nel frattempo ha ricominciato a piovere, il che significa che le divinità preposte al controllo del clima sono tornate dalle ferie e continuano a odiarmi. l’unico aspetto positivo è che probabilmente la smetteranno con le escursioni termiche degne del sud dakota (per chi non lo sapesse, un’escursione termica è quando andate in montagna con un calorifero nello zaino).
io esco dall’ufficio quando ancora non è buio, decido di ignorare un paio di gnomi che saltellano in strada cantando fliegerlied e mi infilo in un supermercato locale (qualche giorno fa ho visitato un supermercato grande come un quartiere di città del messico e ho avuto uno shock culturale. quello che si dice un supermercato a misura duomo).
i supermercati da queste parti sono più accoglienti (voglio dire, mai che ti capiti un tramonto con blue in green in sottofondo, nei supermercati, però almeno non devi stare attento quando attraversi la strada da uno scaffale all’altro).
infatti al banco surgelati trovo oddone da cluny che tiene un sermone di un quarto d’ora sull’importanza della pulizia delle scale, finché non lo allontano con una flèche di pesce spada.
quando arrivo a casa l’universo collassa e non c’è modo di rianimarlo.
allora mi siedo alla finestra ad ascoltare le comunicazioni degli ufi (che credono di essere i migliori della galassia ma non sanno neppure allacciarsi le superstringhe) e a scolpire compresse di tachipirina.

martedì 4 ottobre 2011

non è che sia scomparso, è solo che una mattina, in ufficio, ho scoperto una porta dimensionale in una fotocopiatrice (non trovavo quella ethernet) e mi sono perso perché non ero preparato.
nel caso vi interessasse, altre porte dimensionali sono: un ripiano della biblioteca del trinity college di dublino, una sequenza di 4 note suonate da matt savage in “blues in 33/8” live in new york, l’incrocio di due geoglifi a nazca, una pietra al quattordicesimo chilometro della muraglia cinese, l’iscrizione su una lapide del cimitero di praga (per una completa disposizione delle porte dimensionali potete consultare il manuale “porte dimensionali e serramenti astrali”, dirk fenderson , ed. jaka book).
quando esco dall’ufficio assisto al miracolo della materializzazione del toblerone sullo specchietto laterale della mia auto (che mi lascia un po’ perplesso: finora avevo assistito solo alla smaterializzazione, del toblerone) e all’improvviso ricevo in dono la glossolalia e parlo switzerdeutch con i turisti. purtroppo mi riesce solo con i turisti belgi, quindi non è che serva granché.
nel frattempo, io e un fagiano in crisi di identità (il suo psicologo sostiene che non esiste perché non è individuabile con certezza in uno schema di propp) disquisiamo di affinità e divergenze fra alano di lilla, san bernardo di chiaravalle e chihuahua del messico sulla questione della finitezza dell’universo. io sono abbastanza convinto che l’universo non sia finito perché ho controllato e ne è rimasto un pezzo in frigorifero.
la sera esco sul balcone con una torcia elettrica a fare segnali luminosi agli ufi che sorvolano il pianeta, per cercare di farli atterrare (gira voce che gli ufi abbiano alcune risposte su alcune questioni antropologiche che mi interessano).
ad ogni modo, non atterrano mai, non capisco perché. forse devo ingrandire il balcone.

lunedì 19 settembre 2011


nel pomeriggio di venerdì io, un germano reale, un germano immaginario e cinque cavedani del gruppo di controllo assistiamo a un esperimento scientifico sulla prevedibilità del futuro.
l’esperimento consisteva nel prendere una cavia, pregarla di sbattere la testa contro il muro e verificarne le reazioni. il fatto che su 10 cavie 9 hanno rifiutato secondo alcuni significava che la maggio parte delle persone può, in condizioni ideali, prevedere il futuro (se state pensando che forse l’esperimento non era del tutto conclusivo, sono abbastanza d’accordo con voi).
comunque a seguire c’era dibattito sulla divinazione, alla presenza di un fautore della metempsicosi, un fautore della psicosi tout court (è una psicosi che però dura poco), una medium, due xl e un nano da giardino.
quello che mi ha impressionato maggiormente (a parte il buffet, dico) è stato l’intervento di un prestigioso esponente del dadismo.
il dadismo è una religione che crede che gli eventi della vita siano determinati dal lancio di dadi di un dio (chiamato nerd) e quindi, in una certa misura, casuali.
la teoria è identica a quella della meccanica quantistica, solo applicata al macrocosmo.
supponiamo che abbiate un incidente in auto: l’incidente non è stato provocato da una causa particolare (la forte velocità, una distrazione, ecc.) ma dai sacri dadi del dio nerd.
nell’esempio precedente, mentre voi guidate a forte velocità su una strada di campagna il dio nerd lancia i dadi e può venire fuori ad esempio: “vai tranquillo”, “foratura”, “fuori strada”, “ribaltamento”, “mucca” (è tuttora oggetto di dibattito, nel dadismo ortodosso, la possibilità che nerd lanci i dadi anche per la mucca) con la conseguente eventuale perdita di punti vita.
i dadisti rifiutano quindi la causalità della fisica classica e il determinismo in generale e propendono per una realtà casuale o per lo meno probabilistica ma, allo stesso modo, rifiutano la dottrina del libero arbitrio, se non nel senso riassunto dal mantra “mettere nerd in condizione di tirare i dadi”.
il dadismo ortodosso ha generato alcune eresie come il dadismo radicale (per il quale il dio nerd non è necessario, ma sono i sacri dadi a governare il mondo attivandosi autonomamente ad ogni evento fisico) il dadismo cinico (per il quale nerd a volte può decidere di barare) o il dadismo estremo (per il quale nerd a volte lancia i dadi in un posto dove non riesce a vederli, e tutto succede un po’ a cazzo).

lunedì 12 settembre 2011

secondo alcune scuole di pensiero, il tempo non esiste.
secondo altre scuole di pensiero, il tempo stringe, come il limone, oppure a volte stinge, come la candeggina.
qui invece piove, a testimonianza di come il tempo esiste e fa schifo, come al solito.
il mio cervello è ancora in vacanza alle vanuatu con un algoritmo di palo alto e un rasoio bislama (il vantaggio è che i cervelli non pagano il biglietto aereo, come dimostra putnam nel celebre saggio “cervelli in una vasca di mojito”) e pare non abbia nessuna intenzione di tornare.
la cosa positiva è che nel frattempo è iniziato il mondiale di rubgy. quella negativa è che sport1 trasmette una partita al giorno, ma solo se ne hanno voglia (di solito non ne hanno).
io adoro il rugby.
adoro soprattutto quella cosa che la palla si può passare solo indietro: un giocatore prende la palla e va a sbattere contro gli avversari; a quel punto deve lasciare la palla e qualcuno la passa all’indietro a un altro che va a sbattere contro i difensori nello stesso punto in cui avevi sbattuto il primo. poi il tutto si ripete, ad libitum.
mi sembra una buona metafora della vita.
poi il rugby ha un sacco di influenze non dichiarate, come la computer grafica, la musica, la filosofia (quando un giocatore calcia il pallone in mezzo ai pali mentre gli avversari lo trascinano a terra si può parlare di drag and drop; quando una squadra entra in meta con la maul si può parlare di heavy meta, o anche di meta fisica) e la birra non è considerata sostanza dopante.

martedì 23 agosto 2011

guardare un aereo dall’alto, mentre sta atterrando, è un’esperienza straniante. per lo meno per chi non abita su una montagna sopra un aeroporto.
qualche ora più tardi, mentre sto camminando in montagna, dopo 700 metri di dislivello, tutto quello che mi ricordo è che il giorno prima, all’imbarco del traghetto, avevo preso accordi con secret squirrel su qualcosa che riguardava il senso dell’universo e una fornitura di noci americane.
dopo altri 150 metri di dislivello, all’interno di una nuvola (da queste parti, avere la testa fra le nuvole non è quasi mai un eufemismo), sto ragionando sul fatto che ci deve essere un motivo se la scienza medica ha deciso di non concentrarsi troppo sui diaforetici.
quando torno a casa decido di reintegrare con magnesio, potassio e franziskaner dunkel.
poi metto sullo stereo nella partitura per viola, rosso spento e tostapane elettrico e mi infilo nella lavastoviglie; finito il ciclo di risciacquo, per raggiungere satori decido di prendere a testate un bokken (nel caso ve lo stiate chiedendo: non funziona granché).


pardo subito (affinità/divergenze fra me e il mio fornitore unico di mandonguillas, dal conseguimento del festival del cinema di locarno)

xx: prima che arrivaste stavamo vedendo i sette semurai
io: kurosawa. uhm, mi sa che mi fa paura, muore un sacco di gente.
xx: non fa paura, ne abbiamo visto metà
io: quindi tre samurai e mezzo
xx: cretino

martedì 9 agosto 2011

io e martina navratilova guardiamo fuori dalla finestra. restiamo lì, immobili, una ventina di minuti, poi una perturbazione nella forza ci avverte che è ora di cena. d’altra parte, è buio e piove.
a grande richiesta, dal primo agosto ad oggi, il diluvio giornaliero delle 17.30 concede repliche circa ogni 3 ore.
la temperatura esterna si assesta stabilmente intorno a quella di murmansk a inizio ottobre e il cielo ha costantemente un colore simile a quello che avrebbe se tutte le divinità della pioggia dell’universo si fossero riunite qui per un contest in cui chi vince governa il pianeta per i prossimi tre millenni.
io vago per le strade (nelle due versioni: con ombrello o senza ombrello) per vedere se incontro rob mckenna, ma senza grande successo.
le più colpite, ovviamente, sono le sagre di paese. la festa country (in cui l’attrazione principale è un toro meccanico che viene usato essenzialmente come parafulmine), la festa dell’agone (una festa tipica lacustre in cui tutti devono vincere, ma non si capisce bene cosa), la festa della patata (vabbè, questa si capisce), la festa notturna del mai a letto (mica posso essere l’unico imbecille da queste parti, no?), si trasformano tutte in un’unica identica festa che ricorda da vicino la sagra della pallanuoto o una rappresentazione sacra dell’arca di noè. d’altra parte è estate, e non c’è niente che si possa fare. a parte emigrare, dico.

martedì 26 luglio 2011

il mio collo ha assunto una mobilità articolare che ricorda da vicino quella di lurch o, in alternativa, di un paracarro.
secondo il ghiro pratico di problemi articolari che vive nel bosco qui di fianco, il fatto che periodicamente il mio collo assuma la consistenza del cemento a presa rapida potrebbe dipendere dalla postura in ufficio, dall’umidità (alcuni studiosi della foresta pluviale hanno deciso di trasferirsi da queste parti per via del clima, anche se lo svantaggio è che gli autoctoni sono decisamente meno ospitali degli amerindi), dalla mancanza di potassio, dalle posizioni assunte mentre dormo, dalle congiunzioni astrali, da un battito di farfalla a tokyo, oppure è solo il mio collo che mi vuole male.
come soluzione temporanea, ora vado in giro con il collo fosforescente causa taping neuromuscolare ed emano profumo tipo padre pio, solo un po’ più canforato.
nel pomeriggio, in ufficio io e il gatto stiamo disquisendo di oggettività (il problema era: cosa può considerarsi davvero oggettivo. avevamo iniziato a usare i protocolli di carnap ma poi abbiamo abbandonato perché al gatto veniva difficile prendere appunti. credo che qualcuno dovrebbe di universalizzare i protocolli di carnap rendendoli compatibili anche per chi non ha un pollice opponibile) quando mi appare il fantasma di bart kosko in piedi sulla fotocopiatrice. è un fenomeno decisamente interessante, soprattutto se consideriamo che bart kosko non è ancora morto (tra l’altro, secondo alcuni studi, bart kosko non morirà: semplicemente si sposterà un po’ troppo verso il valore 1 della linea vita/morte).
secondo il mio consulente di realtà primaria (un lemming che vive su un davanzale a detroit) questo tipo di visioni non hanno alcunché di preoccupante; potrebbero essere provocate da un eccesso di dopamina nel cervello provocato dai primi progressi nella mobilità articolare oppure da un’eccessiva sensibilità alla canfora.

lunedì 11 luglio 2011

secondo un’antichissima religione sapienziale, il gatto è l’unico animale in grado di unire l’uomo con il divino. con il passare del tempo il gattolicesimo è stato poi sostituito da altre religioni e se ne sono perse le tracce.
secondo altre religioni orientali invece, avere un gatto in casa potrebbe essere un serio ostacolo verso il raggiungimento del nirvana, o almeno così sostiene richard marston nel saggio "niente è impassibile" (bompiani). il saggio contiene comunque alcuni buoni consigli per la pratica ascetica buddhista: per esempio, se volete raggiungere il nirvana è sempre meglio sapere quanto tempo prima è partito e dove è diretto.
io sono in ufficio ad aspettare la solita tempesta delle 17.30 e, visto il clima tipico del golfo del tonchino, decisamente intenzionato a dotarmi di mezzi anfibi, anche se non sono ancora del tutto esperto nel segare rane.
nel frattempo un team di esperti di spionaggio industriale sta cercando di forzare il contenuto del mio cervello con una versione più sofisticata del phreaking di van eck somministrato attraverso una serie di telefonate mute in ufficio. finora hanno ottenuto solo del rumore bianco, il che significa che la tecnica funziona.
verso sera arrivo a casa, infilo il mio costume da benjamin franklin ed esco in cerca di fulmini in grado di riorientarmi gli assoni, poi rientro e mi infilo direttamente nella lavastoviglie.


giovedì 23 giugno 2011

mi sveglio e ho l’espressione di un tarsio spettro che ha sbagliato candeggio.
tutto intorno si respira aria di crisi.
il medio oriente è in fiamme (e ora si teme per l’indice oriente e il mignolo oriente), la grecia è alle prese con lo sciopero degli smerigliatori (che protestano in piazza al grido di boia chi mola) e come se non bastasse gli ufi avevano promesso un’invasione per luglio ma adesso stanno tirando fuori scuse più o meno plausibili, tipo l’aumento della benzina per le astronavi, la carenza di parcheggi sul pianeta, il traffico interstellare.
un team di esperti governativi pare stia studiando alcune soluzioni per rilanciare l’economia e scongiurare la crisi*.
il piano a è infondere falsa sicurezza per aumentare il consumo, il piano b è seminare panico da sublimare in acquisti compulsivi, da usare entrambi a giorni alterni, in modo da attrarre più fette di mercato a seconda della tipologia psicologica dell’acquirente.
dopo un paio di mesi si dovrebbero vedere i primi risultati, ossia il recupero di alcuni milioni di euro da investire per trasferire il team di ricerca alle bahamas per un paio di generazioni.
io e il gatto stiamo valutando soluzioni alternative per quando rimarremo senza lavoro, in modo da essere preparati quando accadrà.
per ora abbiamo fatto domanda per un lavoro come ricercatori nel nuovissimo laboratorio del cernia** di ginevra (si lavora in una stanza sotto il lago lemano e si studia la possibilità di costruire un computer quantistico usando del pesce fresco e della salsa bernese) ma pare che non stiano neppure valutando la nostra candidatura.
l’alternativa è chiedere un colloquio presso l’onu come responsabile del comitato di accoglienza ufi e gestore di un programma di scambi interculturali con alnilam ma inspiegabilmente l’onu non ha ancora aperto la posizione (credo per un problema a reperire fondi per pagare le trasferte: la procedura standard prevede un rimborso chilometrico).
l’altra cosa che vorremmo fare è mettere in piedi un’attività di counseling per cavedani, se non fosse che i cavedani hanno qualche difficoltà a passare in banca per pagare gli stipendi.
comunque volevo anche dire che siamo disponibili a qualsiasi attività possa fruttare mille euri e 3 kg di croccantini al mese.

* è una cosa del tipo: “crisi, per favore, vai via, ti scongiuro”.
** centre européen pour la recherche nucléaire et intelligence artificielle

mercoledì 15 giugno 2011

metablog (e metà qualcos'altro)

non ho idea di quanti ancora leggano questo blog (lo so che c’è un counter, ma è tendenzialmente finto. è programmato per scattare ogni volta che inizio una partita di hearts).
in ogni caso, potrebbe anche essere che questo blog non venga letto più da nessuno (un albero che cade nella foresta, fa rumore? sì, ma solo se stai cercando di dormire).
comunque, in giro sul web, si dice che lo strumento blog è morto, e che ormai nessuno usa più un blog (io credo che abbiano ragione. mi sono convinto quando ho sentito usare in radio la parola ‘blog’ da una presentatrice di radio 2 che sta sempre sulla notizia, ha un quoziente intellettivo che fa impallidire un bonobo ed è aggiornata come un processore intel 286).
voglio dire, una volta per avere un blog dovevi conoscere l’html, le basi dell’ftp per caricare le immagini su uno spazio web ed essere tendenzialmente un disadattato.
ora ci sono nuovi strumenti tipo tuitter, tambler, feisbuk, che sono più accessibili, richiedono meno impegno e una conoscenza del mondo esprimibile in 160 caratteri.
mi aspetto che un giorno ci sarà un social network che basta scrivere in un campo testo il tuo numero di telefono e ti trova lui gli amici, i tuoi vecchi compagni di classe delle medie, mette automaticamente in bacheca i libri che leggi e i film che guardi, aggiorna in tempo reale i posti in cui ti trovi e contemporaneamente pubblica i video e le foto che hai scattato dal cellulare, tutti gli sms che mandi e la tua fedina penale sporca nel caso volesse contattarti un emissario del governo per farti diventare parlamentare (avviso ai programmatori: quando lo farete, gradirei avere una percentuale sui diritti, grazie).
senza dimenticare il teorema di palinsvberg*, detto anche teorema sulla finitezza della qualità dei contenuti su internet e che si riassume così: essendo internet un mezzo fisicamente finito, la qualità dei contenuti di internet deve essere altrettanto finita: ciò implica che quando nuovi utenti accedono ad internet, la qualità media della singola produzione diminuisce.
ad ogni modo, nonostante i nuovi media, questo blog continuerà comunque ad esistere ed essere aggiornato periodicamente, per lo meno finché ne avremo voglia io e il gatto (beh, il gatto è essenziale, è il mio ghost writer).
e comunque, l’idea è che se voglio fare social networking vado al bar sotto casa, oppure mi faccio rapire dagli ufi.

* è un teorema poco conosciuto perché quasi nessuno riesce a pronunciare "palinsvberg"


lunedì 6 giugno 2011

a malta, nella capitale, c’è la chiesa di st. john, la chiesa di st. paul, la chiesa di st. george, ma non c’è la chiesa di st. ringo. vorrà pur dire qualcosa
ad ogni modo, ecco un test che vi fornirà il vostro grado di adattabilità all’arcipelago maltese, o, in alternativa, una tessera sconto per l’acquisto di una pinta di cisk in un pub di muratori a gzira

l’isola di malta è:
a. un’isola del mediterraneo
b. un’isola dell’egeo
c. una qualsiasi isola fatta di acqua, calce e sabbia

i cavalieri dell’ordine di malta sono:
a. monaci guerrieri che combattevano per la fede cristiana
b. dei cavalieri erranti a caccia del sacro graal
c. l’antica polizia a cavallo che arrestava chiunque lasciasse la camera in disordine

la valletta è:
a. la capitale di malta
b. la capitale di cipro
c. l’aiutante di mike bongiorno

il termine "cospicua" indica:
a. una città circondata dalle mura di cottoner
b. una città nell’isola di comino
c. la mancia che si aspetta il cameriere al ristorante

l’espressione “gran maestro” si usava per:
a. l’autorità suprema dell’ordine di malta
b. il primo insegnante di inglese dell’isola, a cui si rivolgevano i grandi allievi
c. l’albero della nave con cui i cavalieri arrivarono a malta da rodi

il santuario di ta’pinu è:
a. un santuario dedicato alla madonna, eretto dopo che una donna sentì la voce della madonna che diceva "recita 3 ave marie"
b. un santuario dedicato a san paolo, eretto dopo che una donna sentì la voce di san paolo che diceva "grazie per essere scampato al naufragio"
c. un santuario dedicato a walt disney, eretto dopo che una donna sentì la voce di paperino che diceva "me miseru me tapinu"

azzopardi è:
a. un diffuso cognome maltese che deriva da sephardi ossia “sefardita”, l’appellativo con cui si chiamavano gli ebrei spagnoli
b. un diffuso piatto vegetariano maltese composto da spinaci e asparagi che deriva dai termini medievali spinazzo e aspardi
c. una tipica esclamazione maltese derivante da “azzo parli?” ossia l’appellativo con cui i governatori maltesi si rivolgevano agli ambasciatori sgraditi

la decollazione di san giovanni del caravaggio, ospitata a malta, rappresenta:
a. l’uccisione di san giovanni battista ordinata dal re erode
b. la predicazione di san giovanni battista nel deserto
c. san giovanni battista intento a salire su un airbus 320

gozo è:
a. l’isola a nord-ovest di malta
b. un santuario del xvii secolo
c. un personaggio dei muppets

i pastizzi sono:
a. dei tipici dolci maltesi
b. un piatto tipico a base di pasta e ricci di mare
c. il modo in cui vengono definiti a malta i provvedimenti del governo italiano

a malta si guida:
a. a sinistra, come in inghilterra
b. a destra, come nel resto dell’europa
c. come cazzo ti pare basta che non vai addosso agli altri, come a napoli

risposte:
maggioranza di risposte c: abbiamo delle cose in comune (io ho lasciato un golfino all’edilizia privata)
maggioranza di risposte b: ah, se solo vi applicaste di più (sareste probabilmente un magnete per frigoriferi)
maggioranza di risposte a: siete un cugino di anthony mamo

mercoledì 25 maggio 2011

ogni trasmissione televisiva sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla realtà (feat. a.c. clarke)

io e il mio asciugamano passeggiamo per il mercato in pausa pranzo setacciando i bar della zona alla ricerca di una divinità nordica*.
a chi mi chiede perché giro con un asciugamano al collo rispondo distribuendo il biglietto da visita del mio maestro di smaterializzazione (un cavedano con un’attività di counseling psichiatrico che ha sede legale al 1060 di west addison street, chicago).
a scanso di equivoci, in questo caso “maestro” è da intendersi nel senso di “guida spirituale”, e non nel senso di “circuito di carte di credito” (che è una cosa tipo che ci sono delle carte di credito che fanno le gare all'autodromo).
il fatto che nei bar troviamo diverse qualità di weißbier ma nessuna divinità nordica non significa che le divinità nordiche non siano reali, significa solo che si sanno mimetizzare molto bene nei bar.
certo, potrebbe anche significare che dovremmo rivedere il nostro concetto di realtà.
nonostante quello che si possa pensare, infatti, le posizioni riguardo al concetto di realtà sono più variegate di un gelato all’amarena. per chi avesse tempo da perdere, ne riassumo qualcuna:

- la realtà è là fuori (realismo)
- la realtà è dentro di te (idealismo)
- la realtà non è significativa (buddha)
- la realtà è là fuori, ma tu non puoi uscire (kant)
- la realtà è dentro di te, ma puoi confrontarla con la realtà di altre persone, così, giusto per farti del male (sartre)
- la realtà è là fuori, ma cambia ogni volta che la osservi (heisenberg)
- la realtà è composta da infiniti universi (everett)
- la realtà era dentro di te, almeno prima che vomitassi (epicuro)
- la realtà è uscita un attimo a prendere le sigarette (houdini)
- la realtà è che non mi ricordo più dove volevo arrivare (eddie)

la mia posizione attuale sulla realtà è piuttosto pragmatica, ma quantomeno è condivisa dal mio maestro di smaterializzazione, ossia: se una cosa reagisce, è decisamente reale. ma anche se non reagisce, è sempre meglio essere prudenti (è piuttosto deprimente riguardo alla realtà, ne convengo, ma finora non ho trovato una definizione migliore; poi boh, magari in hd è meglio).

* una divinità nordica può sempre essere utile. quasi quanto un asciugamano

mercoledì 18 maggio 2011

msn

xx: ciao caro, passata la febbre?
io: no.
xx: passato il gatto?
io: nemmeno. infatti sono in ufficio perché a casa mi rompo le palle (oppure me le rompe il gatto) e aspetto di tornare a casa e vedere cos'ha rotto il gatto, invece delle mie palle
xx: chissà che carina. ma a casa internet quando arriverà?
io: uh, ecco la notiziona: internet a casa arriverà MAI.
xx: ma scusa perché? questioni di zona? antenne?
io: perché non arriva l'adsl e non ce la portano perché costa troppo. e non prendono neppure le chiavette perché non c’è copertura (e le chiavette hanno freddo, suppongo). perché l'unica roba che prende è un’antenna di una società di merda che si chiama come un nano malefico e mi ha fottuto 60 euri per venire a montare il ricevitore: il tecnico è arrivato e mi ha detto, no, guarda, non te lo monto perché non sono capace, però grazie per i 60 euri (e io ovviamente avevo pagato in anticipo); poi se vuoi chiamare un mio amico elettricista a pagamento, magari te lo monta lui. quindi gli ho scritto dicendo che devono morire male
xx: non ci credo. e non ci sono alternative?
io: sì. i piccioni viaggiatori. sai il nord produttivo, che lavora, produce, e ha tutti i servizi, no? ecco, probabilmente parlano della svezia
xx: mi dispiace. ma sembra così strano. appunto, il nord...
io: senti, se pensi che con trenitalia normalmente ci si mette 2 ore per fare 90 km e arrivare a milano, ma il più delle volte ce ne si mette 3 perché sopprimono il treno, o si rompe, o è in ritardo, o gli ufi rapiscono il macchinista, non mi sembra affatto strano (questa invece è l'alta velocità).
xx: già. beh ma c'è il lago, l'aria pulita, la gente amica. e la posta pneumatica.
io: sì, infatti. un'oasi di pace, lago e montagne a due passi dal burundi

mercoledì 11 maggio 2011

dio non gioca ai dadi con l’universo, ma solo perché l’universo non ha adeguati organi prensili
(a dio non piace vincere facile)
.

diario del capitano: data astrale da concordarsi con una commissione parlamentare di ufi e alcune manifestazioni incongruenti dell’universo

le cose accadono quando meno te l’aspetti. io me l’aspetto sempre, quindi tendenzialmente non succede niente.
ho un debito di sonno pari al prodotto interno lordo di una tigre asiatica, una laringe talmente rossa e infiammata che sta per essere interrogata dalla commissione mccarty perché sospettata di comunismo e una faccia che sembra la réclame di un ansiolitico.
mi sveglio mentre fuori dalla finestra un coro di nani da giardino esegue jesu bleibet meine unwirklich freude, cantata bwv 147, nella partitura per bollitore severin wk 3374 e stendipanni acustico.
quando arrivo in ufficio io e il gatto disquisiamo sull’origine della filosofia perenne (nilosofia) di huxley e sul contributo dato alla completezza dell’universo, in una prospettiva olistica, da alexandar trifunović e claudio borghi.
poi, visto che la discussione rischia di diventare lunga quanto la saga di leif eriksson, lo chiudo fuori dalla finestra.
verso le 16.30 il mio cervello ha un crash di sistema (con tutta probabilità per idiosincrasia allo streptococco) e io mi risveglio qualche ora più tardi sul divano di casa con addosso un cappello di pelliccia (tipo quello davy crockett, ma a forma di gatto) e senza la minima idea di quello che è successo nel frattempo.
adesso sto cercando di ripristinare una connessione neuronale ma ogni volta che apro gli occhi mi appare un alert box con scritto “cervello momentaneamente assente, si prega di riprovare più tardi”.
un team di esperti sta lavorando alacremente al problema ed è tuttora alla ricerca di una persona informata sui fatti (praticamente, un operatore del sert).

giovedì 28 aprile 2011

-maestro, esistono certezze a questo mondo?
-le cose non sono quello che sembrano
-confucio?
-no, mary poppins


mary poppins di amedeo w. minghi*

ne "il bastone e la garrota", saggio sulle dittature militari del xx secolo, il professor kranckel avanza l'ipotesi che la manipolazione tramite incentivi che sembrano dare appagamento immediato (basta un poco di zucchero e la pillola va giù) ma che a lungo andare possono incidere sull'organismo e causare pericolose patologie (come carie, o diabete) sia un'evoluzione del ricatto politico a scopo intimidatorio (basta un poco di olio di ricino e la pillola va giù). mary poppins attrae l’immaginario comune dell’anarco-libertarismo per demitizzarlo, destrutturarlo, disinnescare il potenziale rivoluzionario e trasformarlo in una fruizione passiva del divertissement fine a se stesso.
la stessa interpretazione è quella di neil postman in "divertirsi da morire", per il quale forme di intrattenimento contengono prodromi di persuasione occulta molto potenti a livello sociale per cui il contenuto mitopoietico viene deviato dall’accezione più squisitamente popolare (nel senso lato del termine, ossia ciò che appartiene al popolo) e creativa e viene invece utilizzato in funzione di controllo.
altre tecniche di manipolazione e/o tecniche di addestramento che fanno di mary poppins un precursore di pavlov o addirittura di bandler & grinder, la collocherebbero politicamente in un milieu idealista e quindi incline alle svolte autoritarie, come confermerebbero le preoccupazioni per l’ordine, il dover trovare un posto alle cose, e assicurarsi che tutto resti nel rasserenante status quo organizzato dall’alto.
un'analisi marxista viene invece avanzata da jean ricoeur (cugino del più famoso paul) che mette l'accento sulla vicinanza emotiva con gli spazzacamini, e che ipotizza una futura rivolta classista (laddove kranckel invece fa osservare che in tutto l'arco della produzione letteraria della poppins non v'è traccia di accenno alla rivoluzione, poiché tutto deve avere un suo posto ed ognuno deve accettare il proprio ruolo da svolgere all'interno della società).
il professor johnson, con cui abbiamo collaborato più volte e recentemente intervistato a margine del convegno “attivismo situazionista e la paralisi politica da berlinguer al gabibbo” nel suo saggio "mary had a lamb" (che stiamo traducendo in italiano) sostiene che la dura analisi contro il valore del denaro riconduca mary poppins alle tematiche dell'anarco-utopismo di fine ottocento e male si incastri con la critica al plusvalore di stampo marxista, ma questo non escluderebbe un possibile avvicinamento alle ideologie fasciste riconoscibili nella corrente che durante il ventennio prende il nome di destra sociale.
di recente intervistata sul tema, mary poppins ha dichiarato di aver aderito in gioventù al socialismo riformatore di stampo moderato, e che probabilmente questo è uno dei motivi del suo successo a hollywood in giovane età. ma sappiamo che spesso il diretto interessato, proprio perché non ha una visione d’insieme ma vive l’evento, per così dire, da dentro, non è attendibile riguardo alle motivazioni sociali che lo muovono.
altre scuole di pensiero hanno avanzato invece l'ipotesi che mary poppins seguisse un'impostazione vicina alle filosofie orientali, occupandosi più della spiritualità che non dell'interesse materiale; "entrare nel quadro" sarebbe una delle metafore usate da alcuni maestri orientali per indicare l'espressione dello squarciare il velo di maya.
questa è anche l'interpretazione del maestro di smaterializzazione della scuola taoista di viganello (ch), come si evince dal dialogo pubblicato su friendfeed il mese scorso che abbiamo messo all’inizio di questo scritto.

* amedeo w. minghi è l’ultima release degli amedeo minghi, un collettivo di scrittori nato dall’esperienza del centro sociale “eric gerets” di tesserete e in seguito alla base dei più effervescenti movimenti culturali del basso ceneri. del movimento ricordiamo il saggio “forma e sostanza stupefacente” a firma amedeo c. minghi e “analisi strutturalista da althusser a zio paperone” di amedeo f. minghi


mercoledì 6 aprile 2011

la temperatura esterna al mattino è ancora molto simile a quella di vladivostock in un gioioso pomeriggio di gennaio, ma alcuni squilibri nella forza (e un’escursione termica* degna del deserto del gobi) suggeriscono ci sia aria di primavera.
si percepiscono frammenti di dialoghi in switzerdütch, una frangia separatista delle mie tonsille ha chiesto asilo politico in nepal, gli scoiattoli zampettano sulle betulle e io aspiro al raggiungimento dell’atarassia, uno stile di vita uguale a quello delle piante, ma con molto meno clorofilla.
solo che non ho mai visto una pianta arrivare in ufficio al mattino (neanche alla sera, a dire la verità), e ci sarà un motivo (essenzialmente perché spostare una pianta spesso è una seccatura).
sulle scale incontro martin lutero con un taglio di capelli vokuhila (a sua discolpa posso dire che capisco come possa sentirsi uno che scrive 95 tesi a wittenberg e non gli danno neanche una laurea) che vuole informazioni per un sit-in di protesta da tenersi di fronte ad una bancarella di abbigliamento del mercato.
disquisiamo brevemente sul tema della salvezza per fede (nonostante quello che sembri, non è politica contemporanea né un’analisi della parte bassa della classifica di seria a) poi gli indico una strada sbagliata.
verso sera, io e martina navratilova riflettiamo sulla natura della realtà. alcune teorie sostengono che la realtà sia continua, altre scuole di pensiero affermano che la realtà è discreta; secondo noi non ci sono prove che la realtà sia continua, ma ce ne sono moltissime che indicano che la realtà è decisamente invadente.
poi passiamo ai concetti di retroazione (il passaggio indietro al portiere**), effetto droste e torre di hanoi, prima di svenire sul tappeto***

* un escursione termica è quando vai a camminare in montagna con addosso un calorifero
** quello per cui ieri sera un tedesco tarantolato urlava senza tregua eigentor
*** da cui il detto “hanoi non interessa”

lunedì 21 marzo 2011

qui non si parla di attualità. l’attualità non esiste in genere, figuriamoci in un blog.
ma questo è un anche un blog di servizio (significa che ha un water), quindi deve aiutare i lettori (e gli ufi) a capire la logica che soggiace nelle azioni umane, in termini generali, senza stare a scendere nei dettagli degli eventi del momento.
ad esempio, in termini generali, se accolgo un capo di stato con tutti gli onori, lo bacio, gli procuro le ragazze, gli faccio comprare una mia banca, faccio sfilare il suo esercito nella mia piazza, mi inchino davanti a lui, quella è cortesia internazionale; se due mesi dopo lo bombardo è perché le persone cambiano e lui nel frattempo è diventato un dittatore (oppure mentre stava qui i suoi cavalli mi hanno rovinato la moquette).
c’è una logica in tutto.
ad esempio, secondo logica, per proteggere delle vite umane è necessario bombardare delle altre vite umane, il che è ineccepibile.
ma quello che mi rende particolarmente orgoglioso, è far parte di un gruppo di volenterosi per i quali è doveroso aiutare le popolazioni oppresse, persone che non possono esprimere liberamente la propria opinione perché governate con la tirannia da chi non è stato eletto dal popolo.
quindi suppongo che entro la settimana prossima bombarderemo la cina.
poi nei ritagli di tempo e in ordine sparso: corea del nord, birmania, bielorussia, eritrea, ciad, togo, camerun, repubblica democratica del congo, uzbekistan, kazakistan, cambogia, maldive, honduras, angola, vietnam, laos, zimbabwe, siria, emirati arabi uniti, guinea equatoriale, gambia, sudan, iran, yemen, cuba, arabia saudita, brunei, e per finire, città del vaticano (il tibet si è salvato per un pelo).
sono sicuro che una volta bombardato mezzo pianeta saremo tutti felici e finalmente vivremo in pace. come potrebbe essere altrimenti?
visto che però è possibile che la cosa vada un pochetto per le lunghe, vi lascio un piccolo decalogo commentato, utile per capire i principi generali e interpretare gli eventi

  1. la guerra è una bruttissima cosa. dite a vostro figlio che solo la gente cattiva fa la guerra; io sono buono e non faccio mai la guerra, al massimo faccio la pace (se dite a vostro figlio di fare la pace con un suo amichetto, abbiate l’accortezza di regalargli un m16, prima).

  2. un’azione militare in un paese straniero è una guerra; un’azione militare in un paese povero è una missione di pace. l’azione militare è molto diversa, nei due casi: nel primo caso non si sa chi vince, nel secondo caso sì.

  3. se sparano a me in casa mia è aggressione; se io sparo a qualcuno in casa sua è solo per difendere qualcun altro (in genere, me). l’azione di sparare è molto diversa, nei due casi: nel primo caso si spara per uccidere, nel secondo si spara per uccidere, ma essendo noi in pace, l’altro muore in pace.

  4. chi combatte per me è un difensore della patria; chi combatte per l’altro è al soldo di un tiranno. l’azione di combattere è molto diversa, nei due casi: nel primo caso si difende la patria, nel secondo si difende la patria sbagliata.

  5. se muore uno dei miei è un eroe che ha dato la vita per il proprio paese; se muore uno dei loro si dice che c’è stato un avanzamento territoriale. la morte è molto diversa, nei due casi: in un caso si muore con tutti gli onori (cosa che chi è morto apprezzerà moltissimo, immagino) nel secondo caso si muore ma non è che importi davvero a qualcuno.

  6. se muore un civile dei miei in casa mia è terrorismo, e il colpevole va punito; se muore un civile dei loro in casa loro si chiamano danni collaterali, e tendenzialmente basta chiedere scusa. la morte è molto diversa, nei due casi: nel primo caso si muore senza potersi difendere, nel secondo caso bastava andare da un’altra parte.

  7. un militare che ordina di uccidere civili del proprio paese deve essere giudicato da un tribunale di guerra internazionale; un militare che ordina azioni di pace in cui muoiono civili di un altro paese, è stato sfortunato e non serve che venga processato. nel primo caso si sono uccisi barbaramente dei civili inermi, nel secondo, è pura sfiga. chi se l’aspettava che dei missili di pace uccidessero qualcuno?

  8. se mi attaccano devo sparargli; se attaccano qualcuno devo sparargli per difendere chi hanno attaccato; se non attaccano nessuno ma hanno delle armi devo sparargli perché magari mi attaccheranno (io armi mica ne avevo, le ho trovate lì per caso).

  9. dio è unico e sta sempre dalla mia parte. infatti scopo di dio è far sì che io abbia molte più armi di te e farmi vincere, quindi il tuo dio è falso. nell’improbabile caso che avessimo lo stesso dio, egli sta comunque dalla mia parte, ma poi gli pago la clinica per curare la schizofrenia.

  10. in ogni caso, non è mai una questione di soldi.



mercoledì 16 marzo 2011

secondo gli scienziati, le specie viventi mediamente vivono 5 milioni di anni sul pianeta terra prima di estinguersi: non so in che anno siamo, ma statisticamente credo che per homo sapiens ci sia ancora un po’ di tempo. a meno di non fare tutto da soli, ovviamente, non dimentichiamoci di essere una specie dotata di una certa intelligenza (anche se ancora non ho capito bene quale).
io avevo deciso di farmi rapire dagli ufi e gli avevo dato un appuntamento per ieri sera alle 19.30.
contrariamente a quanto molti credono, non è difficile contattare gli ufi, basta seguire la procedura corretta (ora non sto qui a spiegare, per chi non lo sapesse, la procedura corretta è una procedura con grappa).
solo che ieri pioveva, e gli ufi non volano con la pioggia (non è difficile da dimostrare, avete mai sentito parlare di avvistamenti di ufi quando piove? appunto); quindi sono rimasto lì ad aspettarli per un po’, poi sono tornato a casa continuando a ripetere ossessivamente il mantra delle lampadine (mani padme ohm*).
la mattina, grazie alla gioiosa temperatura esterna, la sveglia festeggia l’anniversario della prima apparizione di arnaquashaq una divinità inuit che può assumere l’aspetto di una trota salmonata o di un autoarticolato scania (cosa che la rende piuttosto riconoscibile in mezzo al ghiaccio) e decide di entrare in sciopero.
io arrivo in ufficio in orario, ma con l’espressione rilassata di un tarsio spettro, solo per scoprire che la stampante si è trasferita in un universo alternativo dove tutti portano l’eskimo e ascoltano indie pop. alla fine decido di smaterializzarmi in un cassetto della scrivania e riapparire il lunedì mattina.
come dicono i fisici sperimentali, un bacio a tutti i quanti.

* nonostante quello che sostengono alcune scuole di pensiero, non è l’abbreviazione di ohmadonna

ultim’ora
secondo alcune anticipazioni ricevute, il titolo del quotidiano la padania di domani sarà “dubbi sulle dichiarazioni del primo ministro giapponese sulla sicurezza delle centrali atomiche nipponiche: è giallo”

lunedì 28 febbraio 2011

io e il gatto, quando abbiamo tempo, disquisiamo sulle dimensioni dell’universo.
il problema di fondo è che se l’universo fosse infinito, potremmo mai verificarlo? se invece fosse finito, e si arrivasse, mettiamo, alla muro che delimita la fine dell’universo, cosa ci sarebbe dall’altra parte?
secondo alcune scuole di pensiero, lo spazio e il tempo hanno avuto origine con l’universo, quindi chiedersi cosa c’era prima non ha molto senso. ma se il nostro universo fosse stato generato da un altro universo (voi non volete sapere come si riproducono gli universi), la domanda avrebbe senso?
secondo altre scuole di pensiero, invece, per sapere se l’universo è finito, basta aprire il frigorifero e nel caso comprare un universo nuovo.
queste e altre questioni fondamentali sono allo studio nell’lhc di ginevra, un posto dove si cerca di accelerare delle particelle che, da parte loro, non hanno nessuna fretta (chi può dar loro torto?). è invece da sfatare l’idea del tutto balzana che l’lhc potrebbe dare origine ad un buco nero (se si evita di considerare quanto l’lhc abbia inciso sul bilancio degli stati, intendo).
non pensiate siano questioni senza importanza: capire come funziona l’universo è la rivincita dell’uomo che non sa programmare un videoregistratore. senza contare i vantaggi in termini di tecnologia a cui ha portato lo studio della materia, tipo, che so, la bomba atomica (occhei, forse ho sbagliato esempio. però dovete ammettere che è una questione di razionalità: annientare il pianeta prima che lo facciano le guerre di religione, o il pianeta stesso. si risparmia tempo).
secondo alcune interessanti teorie, la risposta agli interrogativi sull’universo sarebbe contenuta in alcuni manufatti lasciatici da civiltà superiori che avrebbero abitato la terra in un tempo remoto.
il problema di fondo di queste teorie è: se queste civiltà erano tanto superiori, perché si sono estinte?
quindi è un dato di fatto che attualmente la civiltà superiore di homo sapiens, dal punto di vista evolutivo, siamo noi. vi lascio immaginare come dovevano essere le altre.

lunedì 14 febbraio 2011

quelli come noi che credono nella fisica sanno che la distinzione tra passato, presente e futuro è solo un’ostinata illusione (albert einstein)

potete usarla se arrivate tardi in ufficio, ma non è detto che i vostri datori di lavoro credano nella fisica.
in questo periodo io e il mio maestro di meditazione extracorporea stiamo sperimentando nuove tecniche di rilassamento emotivo colpendo ritmicamente la tastiera del computer con la testa e cercando di scovare delle indicazioni sapienziali nei testi che vengono composti.
attualmente il mio maestro di meditazione è un criceto che sta cercando di riorganizzare la sua vita dopo aver teorizzato il fallimento del progetto seti.
la domanda che l’ha portato alla formulazione della teoria si può riassumere così: “una forma di vita intelligente manderebbe dei segnali al pianeta terra?” evidentemente sarebbe una contraddizione in termini (un treno che arriva puntuale alla stazione di roma).
quindi, secondo il criceto, si potrebbe sperimentare una nuova linea di ricerca, basata sul tentativo di reperire forme di vita intelligenti direttamente sul pianeta terra, ma sia lui, sia i tecnici di laboratorio al momento sono molto scoraggiati.
secondo altre scuole di pensiero, infatti, il principio di mediocrità* confermerebbe l’impossibilità di trovare vita intelligente nell’universo.
ad ogni modo, io mi sento abbastanza rilassato, almeno fino a quando in ufficio non mi viene affidato il compito di far ripartire un ipod che si accende ma poi rimane bloccato su una schermata che raffigura un cavo usb o un tostapane (ancora non ho deciso) e non c’è verso di sbloccarlo.
io non ho un ipod e le mie conoscenze sull’ipod sono seconde solo alla mia capacità di scrivere relazioni di verifica statica in lineare b, e probabilmente l’hanno chiesto a me perché sanno che so usare un computer, un po’ come quando uno deve cambiare la tv e chiede consiglio allo zio perché da giovane ha lavorato come costumista in rai.
ho trovato su un forum che devo installare l'fw 3.0 o il 3.1 o il 3.2, ma non ho capito bene per cosa sta fw; le opzioni più plausibili finora sono: a) forward, b) frank wild years, c) fashion week milano.
poi dicono anche che devo salvare l'ecid.
io manco sapevo che fosse in pericolo, l'ecid, figuriamoci.
quindi alla fine decido di spiegare nel modo più diplomatico possibile che la soluzione migliore è portarlo alla dannata assistenza, o, al limite, ad un esorcista.
nel caso aveste suggerimenti su come su come sbloccare un ipod, teneteveli per voi.


* il principio di mediocrità afferma che non c'è nulla di speciale, su scala cosmologica, nella terra e nell'umanità e fu introdotto da alcuni scienziati riuniti un sabato sera in un disco pub del canton ticino.

martedì 1 febbraio 2011

mi sveglio e nel cielo c’è una cosa strana che non vedevo da un sacco di tempo e mi ricorda qualcosa ma non so bene cosa. alla fine capisco che non è un’astronave aliena, ma è il sole.
per una mattina esco di casa di buon umore, almeno fino a quando non litigo con due pinguini che stanno cercando di rappresentare una coreografia di holiday on ice sul parabrezza della mia auto.
qualche ora dopo sono in ufficio a cercare di trasformare una chiave in un toro (nel caso ve lo stiate chiedendo: non solo è possibile, ma è anche discretamente facile) quando squilla il telefono dell’ufficio.
la cosa in sé sarebbe anche normale, non fosse che a) non posso più far rispondere il gatto perché è stato rapito dagli ufi e b) ho una vaga idea di chi possa essere.
da un paio di settimane, infatti, mi chiamano giornalmente operatori di alcune compagnie telefoniche (nel caso ve lo stiate chiedendo: tutte, compresa quella che già fornisce il servizio) per offrirmi vantaggiose offerte, che in genere si riducono a “se passa alla nostra compagnia pagherà meno. sono comunque obbligato ad avvertirla che questa affermazione non necessariamente corrisponde a verità”.
no, dico, chiamano praticamente ogni ora. roba che uno non può più stare concentrato a giocare a hearts perché deve continuamente declinare offerte inutili (ma comunque è facile, viene: condiciones, condicionum, condicionĭbus, condiciones, condiciones, condicionĭbus).
ho organizzato un team di esperti e stiamo valutando se questa campagna sia il risultato di secoli di endogamia nei call center o un grave caso di amnesia retrograda che colpisce i dipendenti di compagnie telefoniche. ma c’è anche la possibilità che, più semplicemente, ce l’abbiano con me per motivi che ora mi sfuggono.
potrebbe anche essere uno degli effetti della teoria del caos, una farfalla batte le ali a tokyo e le compagnie telefoniche ti bombardano di telefonate. almeno fino a quando non trovi un giapponese disposto a uccidere quella maledetta farfalla.
la sera io e martina navratilova ci prepariamo per il nostro intervento alla conferenza sul ruolo nefasto che la metafisica esercita nella vita quotidiana (attualmente abbiamo deciso di dare la nostra preferenza alla realtà sensibile, perché quella insensibile tende ad essere anche maleducata) mentre stiamo sdraiati sul divano a guardare i blues brothers (nel caso ve lo stiate chiedendo: piace molto ad entrambi).

mercoledì 19 gennaio 2011

in questo periodo non ho molte notizie degli ufi (fa troppo freddo per uscire di pattuglia) e le loro trasmissioni radio sono molto disturbate, anche se il mio maestro di ibernazione (una trota che da alcune settimane vive nel reparto pescheria di un supermercato vicino casa) sostiene sia acufene (che ne può sapere una trota di acufene, dico io).
in mancanza di comunicazioni da parte degli ufi, per non perdere il contatto con il mondo spirituale, mi sto dedicando con entusiasmo alla meditazione extracorporea; trovo sia una tecnica molto efficace: in pratica, mentre stai meditando, tu sei da un’altra parte a bere birra.
la sera guardo le partite della coppa d’asia su dubai sport 3 con il commento in arabo (i telecronisti arabi hanno la tendenza ad urlare un po’ troppo, secondo me, ma rispetto a quelli italiani hanno un pregio impagabile: non capisco quello che dicono). ieri c’era il giappone contro la rabbia saudita (perdere 5 a 0, mi sarei arrabbiato pure io).
l’unica cosa che mi dispiace è che con il ricevitore satellitare non si riesca a prendere la tsi. il giorno che riuscirò nuovamente a vedere la tsi2 vado in pellegrinaggio a comano. poi mi aspetto di trovare una foto di mariuccia medici che piange sangue.

ultim’ora
aprirà nei prossimi mesi a roma un museo dedicato alle divinità materne della terra e della fertilità, che ospiterà una collezione di statue e manufatti di epoca romana. le autorità cittadine hanno infatti annunciato con soddisfazione che roma avrà presto il suo museo delle cerere

mercoledì 5 gennaio 2011

mi sveglio e c’è uno strato di permafrost sulla mia macchina. fin qui tutto normale. il problema è che lo strato di permafrost si è trasferito anche su tutto il resto dell’universo.
i mezzi spargisale con tutta probabilità sono stati requisiti da un team di capre voraci e sulla strada la mia macchina slitta sul posteriore come johnny weir, anche se è vestita molto più sobriamente (vabbè, ci voleva poco).
quando una volpe con una maschera da portiere di hockey mi taglia la strada accosto e mi do alla macchia, come uno che ha sbagliato candeggio.
oggi qui si festeggia il capo danno. le religioni occidentali lo festeggiano alla mezzanotte del 31 dicembre, io e martina navratilova lo festeggiamo oggi per questioni di fuso orario e pigrizia intellettuale: secondo noi andrebbe festeggiato in primavera ma vivere nel mondo reale abitua ai compromessi.
per essere precisi, secondo noi andrebbe festeggiato allineando la sacra ciabatta con la costellazione del rinoceronte e trasferendo la tartaruga in seconda casa (dove ancora si paga l’ici) alla luce di una candela.
se vi sembra complicato pensate che secondo l’iconografia di alcune culture a dicembre si festeggia la nascita di un palestinese biondo (nato durante la classica nevicata che colpisce il medio oriente in inverno) mettendo delle palle su degli abeti del nord europa trasportati in salotto, mentre un signore anziano vestito di rosso chiamato babbo (ma senza figli) arriva dal polo nord trainato da renne volanti per arricchire i supermercati (per lo meno, questo è quello che ho capito io).
ad ogni modo capo danno, lo dice la parola, è la festività in cui deve succederti qualcosa di molto brutto (è per quello che in genere la gente si spara addosso, cerca di farsi esplodere da sola o beve del vino pessimo in quantità smodate) per esorcizzare i danni restanti che si succederanno fino al successivo capo danno, che viene periodicamente ritualizzato.
secondo alcuni sociologi come claude lévi-strauss (un jeans che si è perso nel mio armadio) e bruno latour eiffel (un modellino in ghisa importato da parigi da un cugino di secondo grado nel 1979) la ritualizzazione del danno assolve infatti una funzione apotropaica e catartica indispensabile alle società poco evolute, tipo la nostra.