mercoledì 5 gennaio 2011

mi sveglio e c’è uno strato di permafrost sulla mia macchina. fin qui tutto normale. il problema è che lo strato di permafrost si è trasferito anche su tutto il resto dell’universo.
i mezzi spargisale con tutta probabilità sono stati requisiti da un team di capre voraci e sulla strada la mia macchina slitta sul posteriore come johnny weir, anche se è vestita molto più sobriamente (vabbè, ci voleva poco).
quando una volpe con una maschera da portiere di hockey mi taglia la strada accosto e mi do alla macchia, come uno che ha sbagliato candeggio.
oggi qui si festeggia il capo danno. le religioni occidentali lo festeggiano alla mezzanotte del 31 dicembre, io e martina navratilova lo festeggiamo oggi per questioni di fuso orario e pigrizia intellettuale: secondo noi andrebbe festeggiato in primavera ma vivere nel mondo reale abitua ai compromessi.
per essere precisi, secondo noi andrebbe festeggiato allineando la sacra ciabatta con la costellazione del rinoceronte e trasferendo la tartaruga in seconda casa (dove ancora si paga l’ici) alla luce di una candela.
se vi sembra complicato pensate che secondo l’iconografia di alcune culture a dicembre si festeggia la nascita di un palestinese biondo (nato durante la classica nevicata che colpisce il medio oriente in inverno) mettendo delle palle su degli abeti del nord europa trasportati in salotto, mentre un signore anziano vestito di rosso chiamato babbo (ma senza figli) arriva dal polo nord trainato da renne volanti per arricchire i supermercati (per lo meno, questo è quello che ho capito io).
ad ogni modo capo danno, lo dice la parola, è la festività in cui deve succederti qualcosa di molto brutto (è per quello che in genere la gente si spara addosso, cerca di farsi esplodere da sola o beve del vino pessimo in quantità smodate) per esorcizzare i danni restanti che si succederanno fino al successivo capo danno, che viene periodicamente ritualizzato.
secondo alcuni sociologi come claude lévi-strauss (un jeans che si è perso nel mio armadio) e bruno latour eiffel (un modellino in ghisa importato da parigi da un cugino di secondo grado nel 1979) la ritualizzazione del danno assolve infatti una funzione apotropaica e catartica indispensabile alle società poco evolute, tipo la nostra.

3 commenti:

estate-indiana ha detto...

sei un genio, te l'ho già detto? comunque, danno fatto capo a.

eddiemac ha detto...

se fossi un genio, a quest'ora sarei ricco. penso che a noi si adatti meglio la parola "disadattato". che è quasi uguale a genio, eh, solo un po' più accurata

regulus21 ha detto...

La ritualizzazione del danno... spettacolare concetto. Dici che è applicabile a tutti coloro che guardano il Grande Fratello? :)