lunedì 30 giugno 2003

lo stato di avanzamento della malattia mentale (non è sexy sentirsi sussurrare dolcemente "borderline"?) è confermato dalla recente idiosincrasia al pensiero discorsivo per un approccio deciso verso il mondo delle liste. sarà ASP che ti riorienta come un orsetto lavatore appassionato di gestalt? (ok, già il mio stato mentale ha dei dubbi, dovete anche sindacare sulla scelta dell'animale?)


anyway, opzioni intelligenti per la serata:



  • risuscitare il mediaplayer (come neo con trinity)

  • ricordarsi che la bacchetta magica non è uno strumento di fatashop (delirio)

  • concedere a trenitalia.com il beneficio del dubbio (ma quel disgraziato che studia la campagna d'immagine per le FS non si è ancora suicidato?)

  • decidersi ad eliminare il sacco a pelo come bagaglio a mano

  • convincere il fegato che andrà tutto bene

MSN


eddie scrive:


stavo riflettendo sui modi in cui può estinguersi la vita sul pianeta. non sono molti. suggerimenti? io ho in mente:


eddie scrive:


meteorite


eddie scrive:


alieni


eddie scrive:


guerre nucleari


eddie scrive:


estinzione ecologica (purtoppo su questo ancora non ci hanno fatto un film)


eddie scrive:


non me ne vengono in mente altri...


eddie scrive:


sei svenuto? o in preda ad estinzione?


Sergio scrive:


No, mi hanno affidato il solito lavoro del cazzo...


eddie scrive:


tipo monitorare ogni quanto l'utente medio si lava i denti dopo aver fatto un accesso?


Sergio scrive:


Qualcosa del genere...





 


MSN2


Sergio scrive:


Cosa intendi per senso collettivo?


eddie scrive:


qualcosa che richiami l'inconscio collettivo e che abbiano metabolizzato tutti. mi veniva in mente il nome della rosa, ma parla di medioevo e non è quello che volevo


Sergio scrive:


No logo?


Sergio scrive:


L'hanno metabolizzato tutti...


eddie scrive:


sì, oppure jeremy rifkin. dai, sii serio!


Sergio scrive:


Beh, servirebbe qualcosa che sicuramente abbiamo letto tutti


eddie scrive:


se tiri fuori zanna bianca ti uccido a distanza


Sergio scrive:


L'unica cosa che mi viene in mente sono le Pagine Gialle


eddie scrive:


beh, meglio di zanna bianca...


Sergio scrive:


Se è un problema cromatico, ci sarebbe scarpette rosse


Sergio scrive:


e Tuono blu


eddie scrive:


o i pattini d'argento


eddie scrive:


su, sii buono...




domenica 29 giugno 2003

esco munito di un imbarazzante ombrello scozzese comprato in Croazia l’estate scorsa, quando la tenda ha deciso che non era più necessario impermeabilizzare il pavimento, e noi  eravamo tendenzialmente stufi di prendere acqua. piove, il clima è decisamente più consono alla depressione lacustre e ombre scure fanno in modo che tu non possa dimenticare che il solstizio è irrimediabilmente passato, e le giornate tenderanno inesorabilmente ad accorciarsi.


ventata di ottimismo fuori stagione. giusto il tempo di realizzare che il tasso alcolico è uno stato mentale, e il ritmo circadiano marcia felice verso ragazze di facili costumi. mi chiedo se rientrasse negli obiettivi di inizio stagione, poi mi ricordo che io non ho mai avuto obiettivi da raggiungere ad inizio stagione, e l’umore sale di qualche punto.

sabato 28 giugno 2003

definizione:


Dimonologo: dialogo fra una persona sola che non comunica con se stessa

venerdì 27 giugno 2003

subconscio in provetta




  • messaggi di vitale importanza per la nostra vita spirituale provenienti dalla cintura di orione vennero clamorosamente fraintesi dando origine alle lavatrici ergonomiche.


  • ho sempre confuso la casa di hegel con la casa di hilde. fra le altre cose, tutte e due a stoccarda, credo.


  • insabbiamento emotivo


  • ho sempre sognato di torchiare il mio datore di lavoro fino a quando confessa di venire da un altro pianeta


  • rassicurare la ghiandola pineale e sistemare il ritmo circadiano è comunque un lodevole tentativo


  • il mio alter ego si impossessa di me a tratti, pensa cose sconvenienti e scrive in verdana

continua



i 2 tipi sono probabilmente incompatibili, anche se hanno convissuto per millenni e continuano a convivere indisturbati.


il primo cerca delle vie razionali, è accessibile a tutti, sfocia in architetture complesse e precise gerarchie (sia detto per inciso, una teoria di questo tipo ha bisogno di dimostrare un principio primo da cui derivi il resto), è in grado di trovare un accordo comune che sia condivisibile. si avvicina al modo che una certa cattolicità ha di percepire le cose.


il secondo tipo è molto più trasversale (ricorda un po’ la filosofia perenne) segue maestri e ragiona ad personam, si basa su un accordo mistico decisamente non ragionevole. si avvicina al modo che una certa teologia della riforma ha di percepire le cose.


questi 2 tipi di spiritualità hanno avuto modo di scontrarsi in occidente, con alterne fortune.


complicazioni: il primo si perde nel suo tentativo di dimostrarsi scienza, il secondo si perde quando riconosce la relatività dell’esperienza e non riesce a raggiungere un fondamento comune. estetica (vedi 16 giugno), religione e metafisica di nuovo intimamente legate a riflettere degli stessi problemi

musica: bloodflower, the cure.


una pioggia battente ha risvegliato il lago dal torpore serale. osservavo la pioggia cadere, un temporale come tanti, come dire, tanto rumore per nulla.


vorrei sapere perchè con certe persone, dopo anni che non le vedi, sembra che non sia cambiato nulla. deve essere un tipo di tariffa speciale... buona notte mondo

giovedì 26 giugno 2003

oggi butteremo un primo sguardo alle radici del pensiero religioso occidentale, condizionato in maniera decisiva dal pensiero cristiano. non affronteremo in dettaglio le radici ebraiche e greche del pensiero cristiano (vi basti ricordare da una parte l’antico testamento e dall’altra le annotazioni dei padri della chiesa sulla trinità).


 





quello che mi interessa sottolineare è che anche nel pensiero religioso occidentale si ripresentano le stesse caratteristiche che abbiamo notato mentre parlavamo di metafisica ed estetica: un approccio ben distinto a seconda che si tenga presente la costruzione aristotelica dei principi logici o meno.


 





qui la distinzione è ancora più marcata, ovviamente. distinguerei, ovviamente semplificando, 2 linee guida che percorrono la cristianità occidentale dagli albori ad oggi:


1. la teologia razionale. un pensiero che ha le sue radici in aristotele, che affronta la teologia in maniera rigorosa, discutendo di principi e dimostrazioni. potremmo eleggere tommaso d’aquino suo rappresentante


2. la teologia mistica. un pensiero che ha le sue radici nel platonismo che risente di influssi orfici, e che affronta la spiritualità in maniera più intima, personale, e meno sistematica. In questa via troviamo persone che si sono interessate del problema teologico (lo pseudo dionigi aeropagita) e altre che invece avversano la riflessione teologica (bernardo di chiaravalle)




la prima è una teologia affermativa, pur rimanendo nel mistero della divinità, la seconda è una teologia apofatica.


un ultimo spunto di riflessione. vi ricordate il post del 2 giugno? questi 2 tipi di teologia si richiamano a 2 tipi diversi di logica: nella prima vale il rpincipio di non contraddizione, nella seconda, molto spesso no.


 





compito a casa:


decidete quale dei due tipi vi sta più simpatico. decidete anche se i due tipi sono compatibili

mercoledì 25 giugno 2003

Aspetto un'emozione sempre più indefinibile (CCCP)


ok. il mediaplayer si è suicidato. non ha retto alla pressione psicologica e se n'è andato con un seppuku rituale senza neanche avvertire. posso anche capirlo, ma un biglietto poteva almeno lasciarmelo...


alcune cose che ho imparato ieri:



  • la ricomposizione delle fratture è una cosa delicata.

  • nell'arte del gioco del pallone, poesia e cinismo sono due pianeti diversi. l'azione e il dribbling sono poesia, il goal la fine di tutto e palla al centro. ma io ho smesso da tempo di credere alla poesia.

  • quando osservo del risentimento lo faccio sempre con uno sguardo smarrito. mi spiazza perchè non lo capisco.

  • puoi organizzare qualsiasi cosa, ma l'universo non ne terrà conto (questo per la verità già lo sapevo)

  • se niente ha un senso, quel che rimane è leggero e la contrapposizione è vitale. la differenza fra schiantarsi contro un muro e tuffarsi nell'acqua

subconscio a pagamento. un euro a testa per le piccole spese. credit cards accepted. disposto anche a venire a suonare qualcosa a domicilio...





  • errol flynn


  • office 2000


  • EASE HIS PAIN


  • arresta il sistema (microsoft italia)


  • mio cugino il mio gastroenterologo


  • ma è poi giusto rendere pampers focaccia?


  • buio a mezzogiorno


  • chi ha paura di virginia woolf?


  • where are you going to spend eternity?


  • teologo azzannato da pastore tedesco

  •  

    qualcuno ha notato che il mio subconscio è in vena di domande?

musica: hail to the thief, radiohead



non ti incazzare soltanto perché non rientro nei tuoi rassicuranti schemini…


 



il mediaplayer ha deciso che gli sto sulle palle ed è entrato in sciopero da qualche giorno.


tutto sommato, sopravviverò anche a questo…


 



i filosofi si divertono spesso a girare in tondo. la filosofia è un organismo, un libro di filosofia con un inizio e una fine è una specie di contraddizione. Spesso bisogna scontrarsi con la domanda sulla mancanza di senso, prima di rendersi conto che forse è la domanda ad essere sbagliata

martedì 24 giugno 2003

sei a londra. o a new york, lisbona, praga, parigi.


non che cambi granchè, se stai in un mcdonald o in un kfc. però il colonnello mi sta decisamente più simpatico. meno ipocrita, del resto. certo che se devo darmi il catrame sul fegato è decisamente meglio la grappa


a volte mi sento fuori posto, qui nell'universo



Un odore di fritto vagamente stantio, continuavava ad aleggiare intorno al tavolo. E non erano le mie patatine. Era tutto il locale che ne era avvolto, e io percepivo quell‘odore come una coltre di nebbia che mi appannava la visione.


Un paio di grupppi di ragazzini vestiti finto alternative mangiavano di gusto, chiaro sintomo di come il quasi punk vada a braccetto con l‘industria planetaria del fast food. Una situazione strana, come entrare in un nuovo discopub del centro di Milano e ordinare con orgoglio un fernet.


Pseudocultura in movimento.


Mi accorgo a volte di essere un po' troppo tagliato fuori, ma non è una questione di latitudine, piuttosto una sensazione... effetto straniamento. Mai provato a mettere una lattina vuota su un piedistallo in un museo e abbinargli un giusto gioco di luci? Avete appena costruito un'opera d'arte. Effetto straniamento. Come uno spectrum 48k sulla scrivania di un architetto. (Quanti anni luce sono passati dallo spectrum ad oggi? E‘ il fattore tempo che ci frega)


Siamo davvero quello che apprezziamo?



musica: love in vain, robert johnson


-leider ich kann kein Deutsch sprechen, ich habe alles vergessen-
-doch, sprechen Sie sehr gut-
-aber ich kann nur drei oder vier worten verstanden-
-ich spreche langsam...-
fregato, come un bambino dell'asilo


perchè dopo un anno che non sento il tedesco mi tocca fare quello che lo conosce alla prefezione?
più o meno riesco a capire una parola su tre...e il resto mi tocca metterlo insieme a senso...
e perchè dopo qualche bicchiere sembra che parlo benissimo?
direi che mi sono divertito...


ho comprato kaminski e de lillo. soldi sempre meno, ma in fondo,  chissenefrega...


ciao mondo

lunedì 23 giugno 2003

intervallo


abbiamo cercato di capire se la realtà esista o meno (con scarsissimo successo):


piccolo passo avanti.





non so se qualcuno di voi ha mai avuto a che fare con la programmazione ad oggetti. sintesi veloce: creo un oggetto che ha delle proprietà ideali (ad esempio, se creo l’oggetto “auto” potrebbe avere proprietà “colore, modello, anno di costruzione” ecc.). poi creo delle istanze dell’oggetto “auto”.


l’istanza A potrebbe avere le proprietà “rosso, ford, 2002” l’istanza B “verde, fiat, 1999” ecc.


le istanze A e B si comporteranno alla stessa maniera perché dipendono all’oggetto “auto”, che in sé, non ha proprietà: le istanze sono tante, ma l’oggetto è uno solo.



sostituite “oggetto” con “idea”, “istanza” con “cosa reale”e avete appena fatto la conoscenza di platone.


se esiste la programmazione ad oggetti è perché è esistito platone: è circa 2400 anni che pensiamo ad oggetti, e nessuno sembra rendersene conto





in sintesi: nella grecia pre-platonica un programmatore java sarebbe stato disoccupato





guardate una cosa e scoprirete immediatamente a quale categorie appartiene (è normale, pensiamo così da una vita) ad esempio una tazza fa riferimento all’idea che abbiamo di ciò che dovrebbe fare una tazza, ossia all’idea di tazza. avete appena scoperto quelli che i filosofi chiamano “universali”





compito a casa:


tutte le volte che guardate qualcosa, riconoscete a che idea fa riferimento. ossia: guardo un monitor e riconosco che fa parte della categoroia monitor che si rifà all'idea di monitor (un posto dove guardo le cose)


cercate di capire se quell’idea esiste nella realtà o no.

libro: beati come rane su una foglia di ninfea, tom robbins, baldini e castoldi. decisamente il mio preferito di robbins, insieme a "feroci invalidi"
musica: tom waits, blue valentine


quasi un mese con il nuovo PC e non ho ancora installato office. mi sembra che renda l'idea...


logica e occidente: avete mai provato a fare un puzzle? io una volta ne ho fatto uno della tour eiffel. se non vi hanno fregato al negozio, alla fine tutti i pezzi combaciano perfettamente. si incastrano e fanno un disegno con un senso (la tour eiffel e uno sfondo pseudo romantico da fare schifo).
adesso avete un'idea di come funziona una costruzione logica tipica di noi occidentali.
a partire da quei pezzi, viene fuori solo la tour eiffel. e non c'è altra soluzione possibile, altrimenti il puzzle è sbagliato.
il solutore abile mette ordine al caos e crea un disegno ordinato.
quello che di solito si tende a dimenticare è che il puzzle non è la tour eiffel, è solo un puzzle.


ps oggi ho incrociato 4 daini. se ne stavano sulle loro, infilati nella boscaglia, a debita distanza.
ci hanno sentito fare un casino infernale mentre arrancavamo su un dislivello impossibile, scivolando su foglie e sassi ad ogni passo.
uno sguardo di sufficienza misto a terrore appena accennato, e se la sono filata zompettando via come daini. (e cosa dovrebbe fare un daino?)
quest'anno ho incontrtato una teoria interminabile di animali non propriamente da giardino, sarà un segno?


domenica 22 giugno 2003

musica: tom waits, nighthawks at the diners


libro: ristorante al termine dell'universo, douglas adams. il mio preferito dei cinque della guida...ps: purtroppo sul link appare una pubblicità assurda, ma dopo qualche secondo di apprensione se ne va sua sponte...


notte, ancora una volta.


secondo bagno della stagione, quasi in sordina, in una giornata che non andare al lago sarebbe stato un crimine. dalle 18 alle 19.30, l'ora in cui i tedeschi mangiano e i turisti italiani vanno a far la spesa... il lago a quell'ora è semplicemente fantastico.


la vita continua il suo processo estremamente aleatorio; a occidente, il tresa segue il suo corso. leggo fino a notte fonda, e d'inverno non ho i soldi per migrare a sud. niente di nuovo sul fronte occipitale. forse non erano proprio così, ma potrei sbagliarmi (...). mi sa che quando ho troppe cose per la mente, il mio unico neurone ne risente e le citazioni partono per partito preso.


fra dieci giorni si laurea massi, e spero di fuggire a padova per qualche giorno. in fondo è più di un mese che non stendo il mio sacco a pelo da qualche parte

sabato 21 giugno 2003

musica: paris texas, ry cooder.
libro: alta fedeltà, nick hornby


notte stellata, oggi. il lago respira piano, indifferente.
un gin tonic bevuto sulla terrazza del clerici, per intenderci, quella di "improvvisa ci coglie la sera, più non sai dove il lago finisca; un murmure soltanto sfiora la nostra vita sotto una pensile terrazza[...]".
non è necessario cogliere la citazione solo per pochi, è volutamente criptico.
giornata passata a far finta di studiare ASP e scrivere mail arrabbiate. niente di fenomenale.
da quando ho iniziato, anni fa, a leggere hornby, l'ho sempre odiato per via delle classifiche. troppo difficili, per me.
decisamente impossibile con i dischi e con i libri. provo con i film, in ordine sparso...



  • paris texas

  • million dollar hotel

  • l'uomo dei sogni

  • turnè

  • clerks

  • brian di nazareth

  • il cielo sopra berlino

  • dr. stranamore

  • provaci ancora sam

  • go fish

  • matrix

  • kamikazen

  • frankenstein jr.

  • il grande freddo

  • fight club (peccato per quel finale da hollywood)

  • tutti gli uomini del presidente

dio, ce ne sarebbero altri. ma immagino possa bastare...

venerdì 20 giugno 2003

piccoli paradossi zen (?)


il vuoto è l'antidoto di tutte le visioni dogmatiche; ma è incurabile colui che fraintende il vuoto per una teoria


l'obiettivo della ricerca è che non c'è nulla da cogliere. ma se smetti adesso non arriverai a nulla

Libro: il teorema del pappagallo, d. guedj

se io ho torto, significa forse che tu hai ragione?

ecco il problemino che ci mancava:
per come abbiamo considerato il problema metafisico (il principio di non contraddizione non ha presa sulla realtà, è un postulato logico.) e per come abbiamo trattato l'estetica, diventa impossibile stabilire se abbiamo ragione.
ossia, è così, ma potrebbe anche non esserlo.
non è più possibile giustificare una posizione, perchè semplicemente non ha senso. detto così sembra spaventosamente anarchico e irrazionale. in realtà ci sono alcune vie d'uscita che salvano la ragionevolezza (quelle occidentali), altre vie che non tengono affatto conto della ragionevolezza (quelle spirituali orientali). le vedremo più avanti.
quello che è interessante è, che a rigore, in una impostazione di questo genere non c'è pericolo di imporre niente a nessuno. come dire,
se tu non hai ragione, e neppure io, che senso ha importi la mia visione del mondo?

compito a casa:
se la realtà non esiste, createvene una a vostra immagine e somiglianza, che sia solo vostra (già fatto, immagino...)
cercate di comprendere che non è nè meglio nè peggio di altre, solo che è vostra.

giovedì 19 giugno 2003


è arrivata l'assicurazione da pagare. 700 euro per una macchina di 12 anni che se lascio il volante fa il girotondo da sola.
per prendere la vita in maniera positiva ho provato a pagare con un sorriso. ma mi hanno detto che ci volevano proprio i soldi.
va beh, ci ho provato.
ma 700 euri per una macchina che si ferma ogni 2 mesi mi sembra francamente eccessivo. non che io capisca granchè di macchine... l'ultima volta l'ho portata dal meccanico perchè faceva un rumore tipo quello che fa il tubetto di dentrifricio quando lo strizzi.
-mi sa che è l'acqua- mi dice il meccanico
-ma io pensavo che andasse a benzina- rispondo io.
lui fa una faccia sconsolata e mi spara un prezzo irripetibile... ma perchè devo sempre avere delle macchine così?

un po' di tempo che mi appassiono ai paradossi. non scomodiamo russel e wittgenstein, il mio preferito l'ha scritto thomas muntzer, nel '500 e tratta di onnipotenza divina (e non poteva essere altrimenti)


"il diavolo dice a dio: se sei davvero onnipotente, crea un masso così pesante che neanche tu riusciresti a spostare"


non siamo molto lontani dai koan zen...

musica: rid of me, pj harvey
libro: the lost language of cranes, d.leavitt, mondadori.


soffia il föhn, il mal di denti non mi dà tregua...


c'è molto vento oggi, un vento caldo che increspa il lago e si spalma sulle montagne.
il vento porta sempre un'inquietudine strana che mi consuma. allora sono uscito in strada a camminare.
erano le nove e mezza, e io ho preso la strada del lago, quella che facevo com mio padre quando avevo cinque anni.
qualche chilometro, roba da poco. era malato e non poteva camminare molto.
amo camminare.
è come liberarsi, spegnere il cervello all'improvviso per mettere un passo avanti all'altro, adattarsi al respiro del mondo.
il primo pezzo di strada costeggia il lago, e verso quell'ora, d'estate, le montagne perdono spessore e sembrano pezzi di cartone incollati nel cielo scuro.
sono tornato passando dal paese, e ho visto la casa di marco e manuela con le finestre spalancate, così mi sono fermato a bere una birra.
abbiamo parlato, più o meno, mentre telepiù trasmetteva un film surreale tipo "giovani carini e disoccupati", solo che non erano disoccupati e neppure tanto giovani.
a pensarci bene non erano neanche tanto carini. e non c'era winona rider che bastava guardarla per innamorarsi. ma fa lo stesso.
siamo stati lì a parlare per un po' come se non fosse passato neanche un secondo dall'ultima volta che ci eravamo visti. poi sono tornato a casa, camminando piano.
anche questo vuol dire abitare ai confini dell'impero...

mercoledì 18 giugno 2003

numeri?


il numero non esiste. è un simbolo che regge una convenzione.


solo che è entrato a far parte della nostra vita in maniera così intima, che la gente tende a dimenticarsene. per darvi un'idea: se in un equazione togliamo i numeri e sostituiama ad essi delle lettere (esattamente come facciamo di solito), l'equazione continua a funzionare. la matematica pura non ha nessun rapporto con le cose concrete. eppure la matematica governa il mondo. tutto è numero, dicevano i pitagorici.


compito a casa


oggi, se vi capiterà di contare qualcosa, fatelo in base 2. (es. 0, 1, 10, 11, 100, 101, 110, 111, 1000 ecc.)

l'esperienza estetica


se intendere l'arte come tecnica e originalità non raggiunge il cuore dell'arte, proviamo a staccare l'arte (e ciò che chiamiamo bello) dall'ambito della produzione per quello della contemplazione.
il bello, lo contemplo. non serve a nulla, se non per il fatto che è bello.
il bello viene staccato dal principio di ragione (che è un gioco, una regola, ricordiamolo) per guadagnare un fondamento metafisico. ma questo fondamento metafisico, non riusciamo a raggiungerlo, non riusciamo a metterci d'accordo su che cos'è. è come dire che il fondamento resta inconoscibile, è quella prospettiva totale che è negata all'uomo. non è coglibile è in continuo movimento ed evoluzione.
allora il bello non esiste?
forse.
dicevamo che il bello dipende dalla metafisica cui adederiamo: è dunque una visione del mondo filtrata dall'anima, qualunque cosa si intenda con la parola "anima".


ma cerchiamo di capire cosa accade quando osservo qualcosa di bello.


si crea un feeling fra l'oggetto e il soggetto.
(parentesi: c'è chi sostiene che soggetto e oggetto siano separati. non sono del tutto d'accordo. nella relazione l'oggetto si apre al soggetto e viceversa. si crea un'unità che è qualcosa di più della semplice somma dei due. questo avviene di continuo...)
nel bello si esplicita la relazione fra l'individuo e ciò che non è coglibile (o non esiste affatto, non è questo il problema).
il bello (l'arte, e tutte le esperienze estetiche in generale) ci mette in relazione con ciò di cui non sappiamo neppure che esista, ciò che resta escluso dalle nostre possibilità, e in questo è l'esplicitazione più evidente della comune paranoia di cui è dotato indistintamente tutto il genere umano.
detto fra parentesi, qualcuno si è mai chiesto perché molti artisti vengono etichettati come affetti da turbe psichiche?
chi guarda, di norma si identifica.
l'anima dell'opera (o di qualsiasi cosa bella) svela al soggetto conoscente l'anima del soggetto stesso, e questa è coglibile solo se il soggetto è disposto, se egli è in grado di conoscere-riconoscersi.
l'opera d'arte sta in chi guarda.
per cui se un'opera d'arte (o tutto ciò di cui si può dire che sia un'opera d'arte) vi pare brutta, sono tutti fatti vostri. (per usare una metafora radiofonica, non siete sulla giusta lunghezza d'onda)
e questo è uno dei significati di ciò che intendevano gli orientali con il termine "armonia cosmica".


se stacchiamo il ciò che chiamiamo bello da un fondamento unico e inequivocabile (su cui poi dovreo di sicuro litigare) l'esperienza estetica non riguarderà più la Bellezza in sè, la cui esistenza è un problema metafisico tutto da dimostrare.
l'esperienza estetica sarebbe così l'uomo che riconosce sé stesso (arte è ciò che è in qualche modo sorpassato, diceva Mc Luhan)
è un modo per capire a che punto si è del cammino, per così dire.
se apprezzo le stesse cose di un altro, siamo sulla stessa lunghezza d'onda, abbiamo una sensibilità simile, siamo sullo stesso tratto di cammino. altrimenti no. ma in nessun caso posso dire di essere più avanti o più indietro, perchè semplicecmente non lo so.
abbiamo levato il fondamento (da cui deriva per esempio "fondamentalismo") ma abbiamo salvato il bello, che è ciò che ci permette di conoscere noi stessi.
per cui cercate di capire perché vi piace tanto quel lampadario così kitsch che avete in salotto. siete quello che apprezzate, gente.


ma c'è un piccolo problema.
ne parleremo la prossima volta perchè qui il discorso si fa complesso...

martedì 17 giugno 2003

cazzarola, anche qui ai confini dell'impero è uscito il nuovo libro di eggers!


riflessione estemporanea
chi sostiene che la realtà sia razionale sottovaluta il mal di denti...(cfr. betulle n°6)
cronistoria di un'ora in uno studio dentistico mentre una teoria di fili di acciaio nichel e titanio venivano levati e rimessi a forza nella mia bocca.
come fosse un rito di purificazione mensile...
PS per quelli che l'aspettavano, stasera news sull'estetica

controkarma: intervallo


 



Della stazione centrale ho in mente l’odore, il suono e il movimento.


L’odore strano che ti penetra con forza le narici appena superi la scala mobile centrale, quella che dalle biglietterie ti porta ai binari; un odore internazionale, non so se mi spiego. Qualcosa che ha a che fare con il posto chiuso, ma non troppo, con le persone che si trascinano i bagagli e i negozi che vendono schifezze commestibili a poco prezzo. Un odore di treno e folla in movimento.


Il suono degli altoparlanti multilingue che si perdono nella confusione acustica di migliaia di voci e una quantità variabile di idiomi parlati ad alta voce, e tutto questo riverbera sulla copertura e ritorna amplificato e scomposto in bande sonore differenti.


Il movimento continuo delle scale mobili, le persone che corrono e si fermano all’improvviso a guardare i cartelloni degli orari, i treni che partono e arrivano e i carrettini elettrici che trascinano lenti interminabili rimorchi, con quei clacson strani che tentano di evitare le persone che si dirigono ai binari. Sembra davvero che tutte le strade ti siano aperte; alla stazione centrale la differenza fra Venezia e Lecce è un binario.


Della stazione centrale ho in mente i barboni, quelli che adesso li chiamano “senza fissa dimora”, nella speranza che con un nome diverso la loro sia più presentabile. Ho in mente un documentario di Bertolucci, il fratello di quello famoso, sulla stazione come era quando io avevo 6 anni, con i treni a scompartimenti e i ferrovieri con la divisa tutta blu e un cappello buffo, senza i monitor vicino ai binari e tutti i chioschetti che sono spuntati in questi anni. E poi c’erano i barboni che parlavano e stavano davanti alla telecamera come fosse un gioco nuovo. L’hanno passato su rai 3 ad un’ora di quelle improponibili, tipo le due e mezza di notte. Io l’ho visto qualche tempo fa, ed è stato come una grattugia sulle gengive.


 


Della stazione centrale ho in mente l’infinità di binari che si vedono arrivando in treno, con un sacco di scambi che sembra un labirinto, e all’improvviso si materializzano dal nulla le due arcate della stazione e tu capisci che il tuo viaggio su quel treno è proprio finito quando cominci a vedere il marciapiede che scorre di fianco al treno che rallenta, fino a fermarsi a pochi metri dal respingente a fine binario.


Della stazione centrale ho in mente quella volta d’estate che arrivavo con un treno svizzero super lusso che aveva l’aria condizionata, e io che di solito prendevo i treni locali non avevo fatto caso alla temperatura. Giù dal treno una vampata di calore mi ha bloccato per un momento sul predellino del treno, ed è stato come un attimo di consapevolezza improvvisa.


 



Della stazione centrale ho in mente l’atmosfera di quando esci e ti trovi davanti piazza Duca d’Aosta, con l’hotel Gallia sulla destra e il Mc Donald sulla sinistra


che fungono da estremi della ristorazione, e i tram che attraversano lenti tutta la piazza per poi perdersi nel traffico. Ho in mente le scale sporche che portano ai livelli della metropolitana, dove puoi davvero incontrare di tutto, un’umanità composita che riesci soltanto a sfiorare…



piccolo riassunto delle puntate precedenti



abbiamo parlato di metafisica e abbiamo riflettuto sul fatto che il principio di non contraddizione è un primum logico e non ontologico.
ossia: è una regola, e come regola va rispettata, ma non ha fondamento nel reale. (come prendere il pallone con le mani a calcio. non si può farlo finchè si decide di rispettare le regole, altrimenti è del tutto legittimo prendere il pallone con le mani: nulla altro me lo impedisce se non il fatto di voler giocare a calcio).


in effetti, a rigore, non possiamo sapere cos'è reale. per saperlo dovremmo trovarci, per così dire, al di fuori della stanza per osservarla, ossia avere un punto di vista che abbracci tutte le prospettive possibili. il che, sfortunatamente è impossibile. (vi siete mai chiesti perchè il dio cristiano è definito anche come "colui che è in ogni luogo"? ci torneremo...)
questa cosa di non trovare un fondamento legittimo al reale che metta d'accordo tutti è un problema che si ripropone anche in estetica.
questo significa almeno 2 cose:



  1. l'estetica è intimamente legata alla metafisica. a seconda del sistema metafisico cui si aderisce, la propria concezione dell'estetica sarà diversa

  2. o si accetta una regola condivisa (ma non fondata sul reale) ossia si accetta un unico sistema di metafisica, oppure l'estetica dovrà essere raggiunta in altro modo

visto che è così difficile far accettare una regola da tutti (perdonatemi, ma il costringere gli altri alla bontà della propria visione metafisica mi sembra un poco dogmatico e fondamentalista) proveremo a raggiungere l'estetica a partire da un'altra parte.

lunedì 16 giugno 2003

musica: paris texas, ry cooder



vi sarete resi conto della difficoltà di trovare un accordo su ciò che è bello.
non siete certo i primi a fare queste esperienze. ma tutti, chi più, chi meno, avete saputo indicare qualcosa di bello.
allora il bello esiste?
forse.
ma andiamo con ordine:
l'idea di bello si è sempre, storicamente, accompagnata con quella di arte. è l'arte, è la capacità di produrre qualcosa: ecco il primo problema.
quando si produce qualcosa, si ha sempre a che fare con una tecnica. la capacità o meno di dominare gli strumenti che servono a creare l'opera. e l'opera si inserisce sempre in un'epoca. ci sono delle tematiche che l'epoca richiede: un'estetica del computer non avrebbe avuto senso cent'anni fa. nè tantomento le opere ispirate alla nostra mentalità informatica.
ma nel produrre qualcosa, c'è sempre un anelito verso il futuro, nel voler proporre forme d'arte (e di comunicazione) nuove.
la storia dell'arte procede in queste 2 direzioni che si miscelano dialetticamente:
1 tecnica (la tradizione, la capacità di gestire il mezzo artistico)
2 originalità (la ricerca del nuovo)
è una dicotomia del tipo classico/romantico, statico/dinamico ecc.
questo per quanto riguarda la storia. ma siamo sicuri che non ci sia altro? direi proprio di sì.
ma ne parliamo domani.


compito a casa:
guardate di nuovo la cosa bella di ieri.
chiedetevi se ha un senso.

abbiamo parlato un po' di metafisica nei giorni scorsi, adesso parleremo per qualche tempo di estetica.



probabilmente non avrete trovato difficoltà a osservare qualcosa di bello. molto più probabilmente sarà stato più difficile chiedersi perchè una cosa è bella.
e convincere gli altri che lo è.
ecco il problema: cos'è "il bello"?
tralasciamo problemi di esegesi storica, che sarebbe un po' complesso.
limitiamoci a riflettere semplicemente: perchè si dia un "bello" in assoluto, è necessario fissare dei canoni, qualcosa che faccia da "modello" al bello, qualcosa che si può riconoscere in ciò che chiamiamo "bello".
gli antichi ad es. avevano fissato questo canone (chi ha studiato storia dell'arte lo sa bene), e lo seguivano con decisione.
ma sfortunatamente c'è un problema.
il problema è che l'idea di bello tende a cambiare: ogni epoca, ogni cultura, ogni persona, ha la sua.
allora, abbiamo qualche alternativa:



  1. ammettiamo che la gente, le epoche, le culture non riconoscano il bello (e invece vadano educate a riconoscerlo)

  2. ammettiamo che il concetto di bello sia variabile.

solo che se seguiamo il punto 1 fissiamo una volta per tutte il "bello" ma escludiamo quelli che non si lasciano per così dire "educare" al bello e dovremmo lottare contro chi ha altri concetti di bello. (oltretutto dovremmo decidere CHI possiede il vero concetto di bello, e torneremo a parlare di metafisica che, come abbiamo visto, non è affatto risolutivo)
se seguiamo il punto 2 diventa un casino stabilire cosa è bello veramente, e se si possa razionalmente parlare di "bello".


to be continued

domenica 15 giugno 2003

musica: music for egon schiele, rachel's. da una vita che non l'ascoltavo, tirata fuori per l'occasione.


alla fine sono riuscito ad andare.
era qualche settimana che non passavo da lugano, che in questa stagione dà il meglio di sè.
un'ora e mezza di angoscia e poesia.
solo che adesso, oggettivamente, ho sonno...ma ne valeva la pena


compito a casa:
trovate qualcosa che sia bello. guardatelo per un po'.
mentre assaportate le sensazione, chiedetevi perchè quella cosa è bella.

sabato 14 giugno 2003

intermezzo. piccolo racconto OT (ma neanche troppo). non me ne vogliate, ma avevo bisogno di un posto dove appoggiarlo e questa era l'unica soluzione sensata. da domani ripartiamo con le lezioni...






CORONAMENTI



“Pensare è un lento suicidio. D’altra parte, non ho molta fretta”




La stanza era immersa nella penombra. Il viso di lei se ne stava triste davanti alla televisione. Spente tutte e due.


A lui un po’ dispiaceva di vederla in quello stato. Allora gli venne da pensare al professor Wharton.



JOY: Potremmo fare un gioco


SARA:


JOY: Io faccio delle domande e tu mi devi rispondere ma senza usare né sì né no


SARA:


JOY: Ti va di giocare ?


SARA: No


JOY: Hai perso


SARA:


JOY: Non è importante, sai ? Voglio dire, lo so che ci tenevi, ma non devi dimostrare niente a nessuno.


SARA: …


JOY: Anche il professor Wharton lo diceva sempre.


SARA: Chi ?


JOY: Euclide Wharton, quello che ha incendiato il laboratorio di fisica mentre cercava di dimostrare la consistenza dei legami atomici immergendo una fetta di scamone nella salsa bernese.


Deve aver rovesciato una pentola, immagino.


SARA: Che fine ha fatto ?


JOY: E’ scappato il mese dopo con una studentessa del primo anno


SARA: …


JOY: Un giorno lo incontro al cinema e lui sta scrivendo qualcosa sul depliant del cineforum. Durante la proiezione. Allora mi avvicino e gli chiedo gentilmente cosa sta scrivendo. Niente di importante mi risponde, poi si alza e se ne va, lasciando il foglietto sulla sedia. L’ho conservato.





 


TEOREMA DEI CORONAMENTI IN 5 ENUNCIATI di Euclide Wharton



1 L’importante è non lasciare cose non finite


E’ una cosa che ti insegnano fin da piccolo . Solo che quando sei piccolo nessuno ti spiega che i grandi ti possono fregare. Di norma, quando hai cinque anni gli credi a uno più grande di te.


Così passi il resto della tua vita a pensare che sia essenziale finire quello che hai cominciato, solo perché non hai altra scelta. Eppure solo il fatto di volere finire sarebbe già un motivo sufficiente per lasciar perdere: le cose finiscono che tu lo voglia o no. Ma ti resta in fondo al cuore la sensazione che sia bene portare a compimento quello scopo che ti sei dato, come se si trattasse di trovare il giusto posto alle cose. (Ovviamente nessuna cosa ha un giusto posto, ma questo per te non ha alcuna rilevanza) Quindi



2 L’uomo tende al coronamento


E’ come una molla. Hai meditato un progetto con uno scopo ben preciso per mesi, per anni, il tuo essere si è concentrato tutto in quell’inizio in cui hai deciso che dovevi fare quella determinata cosa e in quel preciso istante scatta un meccanismo che ti proietta sicuro verso il traguardo. E quando l’hai raggiunto non ti resta che cercartene un altro, e così all’infinito.


E’ un meccanismo inconsapevole, che non ha nulla a che fare con la ragione. E’ piuttosto un abitudine, una copertura, dovuta essenzialmente all’enunciato numero tre.



3 Il coronamento è indice di successo


Tutte le persone di successo lo sono per aver portato a termine una grande impresa o, la stragrande maggioranza delle volte, un’impresa qualsiasi e basta.


E tutte queste persone poi vanno fiere del successo, quasi che il consenso collettivo fosse realmente significativo. Certo essere additati come esempi dalla folla sembra sia una boccata d’ossigeno per l’autostima, ma molto spesso è vero l’opposto: mica sempre la folla ha buon gusto. Quasi mai, per la precisione.


E oltretutto il fatto del successo trovo sia comunque irrilevante. Ne deriva che



4 Il coronamento è un simbolo


In questo modo il coronamento dà un senso alla vita dell’uomo. E’ come se la vita venisse inserita in una precisa cornice, in cui si incastra esattamente.


E’ il problema del senso che da sempre assilla l’uomo. E in fondo è comprensibile che uno preferisca rinnegare la condizione propria di essere umano piuttosto che scontrarsi giornalmente con la mancanza di senso. Ne consegue l’enunciato numero cinque.


esco dal lavoro alle sei e mezza e il sole batte a picco sulle montagne.
uno zaino, una macchina, una pizza da asporto per la fame.
tutto quello che serve per arrivare al lago senza passare da casa.


primo bagno della stagione.


l'impatto con l'acqua è traumatico, come al solito. ti toglie il fiato per qualche secondo.
poi chiudi gli occhi e parti.
era tanto che non trovavo l'acqua così calda...
ce ne siamo andati solo quando ne avevamo abbastanza delle stelle e delle zanzare...

venerdì 13 giugno 2003

A volte mi chiedo quanto tutto questo dia dipendenza. E quanto ci sia di magico nelle immagini e i tutto quello che scorre sul monitor. Quanto è grande il fattore fede in tutto questo?
Esistono davvero computer in Australia e persone reali dietro a quei computer? Quale strana magia è in grado di farmi parlare con persone che non conosco? Non è tutto troppo simile a quei programmi televisivi sui medium che uno guardava da piccolo quando non aveva niente di meglio da fare?
In effetti sfido chiunque non frequenti informatica a spiegarmi come funzioni il computer: come funziona davvero intendo. Troppo facile spiegare che ci sono delle informazioni che viaggiano sui cavi telefonici…avanti, spiegatemi come.
Com‘è che io semplicemente schiacciando dei tasti posso far muovere il frigorifero di una casalinga di Auckland? E soprattutto: la suddetta casalinga si incazzerebbe?
controkarma

musica: sistersong, rachael sage
La mia è una generazione di scettici. Non crediamo più in nulla e proprio per questo siamo disposti a credere in qualsiasi cosa. Purchè non ci crei dei problemi.
Benvenuto nel magico mondo di interDet.
Curioso che la rete esista solo quando ci sei dentro. Curioso che la rete sembri molto più grande da dentro. E‘ come un universo parallelo, con le sue leggi e i suoi ritmi. Devi appartenergli se vuoi cercare di capire, altrimenti puoi solo limitarti a scalfirne la superfice che si adatterà al tuo mondo. Per questo la divisione fra reale e virtuale non ha senso: sono due mondi distinti, e il paragone è improponibile.

silenzio.
poche macchine per la strada e il rumore del lago in lontananza.
camminavo piano, senza sforzo. e avevo addosso quella sensazione lieve, come nelle sere d'estate quando il caldo sale dalla terra e tutto sembra così vivo.
parlavo a bassa voce e l'afa amplificava i suoni nella notte intorno.
solo un alito di vento che arrivava dal lago e si spegneva sulla strada...
sono arrivato a casa e ho messo un CD dei lacrus


-credi che voglia venire il temporale?-
-non lo so, non gliel'ho chiesto...-


non esiste alba abbastanza chiara
non esiste notte abbastanza scura
non esiste luce che possa illuminarmi
non esiste sguardo che possa ferirmi
tutto è dentro me


e non esiste amore abbastanza grande
non esiste giorno abbastanza lungo
non esiste nulla che possa interessarmi
non esiste nulla, no
perché tutto è dentro me
tutto è dentro me


non esiste cibo che possa sfamarmi
non esiste amore abbastanza grande
ma quando io ti guardo
tutto quanto cambia
quando io ti guardo
il tempo si ferma
tu sei dentro me


dentro me, la crus 1997

giovedì 12 giugno 2003


siete sicuri di sapere cos'è "normale"?

che la follia sia un'assenza di caratteristiche collettive è dimostrato anche dal funzionamento del test di Rorschach per la diagnosi
delle schizofrenie. vengono presentate delle tavole riproducenti macchie di inchiostro non strutturate e
il paziente deve dire che cosa ci vede.
una risposta del tipo "vedo una bella signora con il cappello ornato di fiori" non è segno di schizofrenia.
mentre la risposta "ci vedo solo una macchia di inchiostro " è classificata come schizofrenica.
la persona che dice la bugia più complicata ottiene il punteggio più alto in normalità;
quella che dice la pura verità, no.
la normalità non è la verità.
la normalità è conformità alle aspettative collettive.
e la verità a sua volta sta nella conformità, ma a volte no.

r. pirsig, lila, ed. einaudi 92


questioni di prospettiva


Il Vortice di Prospettiva Totale elabora l'immagine dell'universo intero basandosi sul principio dell'analisi della materia estrapolata.
infatti, dato che tutti i frammenti di materia dell'universo hanno una precisa relazione con tutti gli altri frammenti di materia dell'universo, in teoria è possibile estrapolare tutta la vastità del creato (i soli, i pianeti, le loro orbite, la loro composizione e la loro storia economica e sociale) da, diciamo, un pezzettino di torta di mele.
l'uomo che inventò il Vortice di Prospettiva Totale lo inventò soprattutto per fare un dispetto a sua moglie.
Trin Tragula, così si chiamava quest'uomo, era un sognatore, un pensatore, un esperto in filosofia teoretica, o, come lo definiva sua moglie, un idiota.
lei gli rimproverava incessantemente di perdere una quantità inaudita e spropositata di tempo a osservare lo spazio, a rimuginare sulla meccanica delle spille di sicurezza, a fare analisi spettrografiche di torte di mele.
-abbi un po' di senso deelle proporzioni!- soleva dirgli, fino a trentotto volte in un solo giorno.
così lui costruì il Vortice di Prospettiva Totale, giusto per farle vedere cos'erano le proporzioni.
a un capo del Vortice collegò l'intera realtà estrapolata da un pezzetto di torta di mele, e all'altro collegò sua moglie, sicchè quando Trin attivò la macchina lei vide in un solo istante l'immensità infinita dell'universo, e se stessa in rapporto ad esso.
Trin Tragula constatò con orrore che lo shock aveva annientato completamente il cervello della moglie, ma constatò anche, con soddisfazione, di aver dimostrtato una volta per tutte che se vita deve esserci in universo di tal fatta, l'unica cosa che non può permettersi di avere è il senso delle proporzioni.


douglas adams, ristorante al termine dell'universo, ed. urania 1980 disponibile ora anche presso mondadori


egon schiele

sabato 21. ultima occasione per andare a vedere schiele a lugano. si accettano scommesse...

sondaggio censis da radio rai2 ore 8.30
il censis sostiene che gli italiani siano il popolo più infelice d'europa.
probabilmente è vero.
passano il tempo a rispondere a sondaggi idioti...

musica: ben harper, live from mars


tramonto rosa. il cielo si colora all'improvviso, il lago assume una tonalità esasperatamente pastello. poesia, per un istante. poi la svizzera segna contro l'albania e tutto ritorna normale (...)


lezioncina del giorno ancora un po' di pazienza, poi un pochino di vacanza dalle lezioni, ,giuro. giusto per riflettere su queste 2 settimane


se riduciamo il vero e il falso a prassi consolidate, alle aspettative collettive, siamo in piena prospettiva scettica. ma se lo scettico sostiene che nessuno ha ragione, che la vita è un punto di vista, può aver ragione? ovvero, sta dicecendo qualcosa di sensato sul mondo? (cfr. la lezione sul principio di non-contraddizione)


per lo scettico (e non solo per lo scettico in verità) porre l'io come possessore esclusivo dell'orizzonte percettivo è impossibile. in che senso tu hai ciò di cui parli e che sei il solo ad avere? lo possiedi? non dovresti dire piuttosto che nessuno ce l'ha? è chiaro che se escludi logicamente che un altro abbia qualcosa, anche il dire che tu ce l'hai perde il suo senso, la "stanza visiva" è quella che non ha nessun propietario, non posso possederla. anche il dato sensibile più semplice non è un termine assoluto ma si dà sempre in un contesto relazionale: la percezione implica un orizzonte, la figura è sempre una figura su sfondo, e l'offrirsi della cosa è sempre inerente ad un punto di vista. il solipsismo che non può essere superato è solo l'impossibilità di una comunicazione TOTALE che coinvolga le fondamenta della persona; esso è solo il risvolto del fatto che esiste una soggettività. se esiste la soggettività essa ha in sé la sia la comunicazione sia il solipsismo, a livello di fondamenta (libertà incatenata: il nostro essere è sempre un essere-al-mondo e ciò implica la comunicazione. ma il nostro essere è anche nostro e ciò implica la solitudine).
ossia: per affermare la pluralità e la pari dignità dei possibili punti di vista, occorre far valere l'universalità e la superiorità su tutti di almeno questo particolare punto di vista: che tutti i punti di vista si equivalgono. come si esce da questa contraddizione?
non si sta parlando qui di un'attività filosofica in generale. non c'è UN metodo della filosofia, ma ci sono metodi, per così dire, differenti terapie. (cfr. wittgenstein) così la posizione scettica è UNO tra i possibili esempi di concezione del mondo.


mercoledì 11 giugno 2003

oggi proprio non è giornata...
controkarma: intervallo

la menzogna non è nel discorso, è nelle cose (I. Calvino)
saper scrivere senza aver nulla da dire è il morbo che sembra aver contagiato l’ultima generazione letteraria. è il giudizio praticamente unanime che si leva dal coro dei critici e non solo.
io non so se i giovani scrittori sappiano scrivere, ma riguardo al non aver nulla da dire, beh, quello è il suono del nostro tempo, gente. che vi piaccia o no. non sputate nel piatto in cui mangiate, se non amate la vostra saliva.


la bellezza sta in chi guarda. siamo quello che apprezziamo, gente.
(to be continued)

subconscio gratis
  • inquinamento informativo
  • request.write
  • listen to the wind blow
  • neal stephenson
  • la bacchetta magica è uno strumento di fatashop
  • la vita, l'universo e tutto quanto
  • martedì 10 giugno 2003

    musica: satisfaction, versione di pj harvey e björk
    libro: non fate arrabbiare i vampiri, stuart kaminsky, ed. einaudi
    due gioiellini impagabili...


    ma torniamo al nostro discorso.


    la logica tradizionale, quella del vero-falso, com'è affidata al principio del terzo escluso, dice "o è così o non è così". e la logica dell'interpretazione replica "è così ma potrebbe non essere così". entrambe non escono dal presupposto che il senso vada decifrato in termini di alternativa.
    forse occorre solamente sottrarre all'influenza di una presunta necessità logica il nostro modo di rappresentarci le cose e il nostro modo di comunicare.


    la comunicazione è solo un gioco con delle precise regole: se accetti la regola, allora devi far questo. come dire: hai voluto la bicicletta?
    credere di seguire la regola non è seguire la regola. non si può seguire una regola "privatum" altrimenti credere di seguirla sarebbe lo stesso che seguirla. ecco l'argine al solipsismo, l'approdo alla prassi concordata, l'essere padroni di una tecnica.
    ciò che conta nell'applicazione delle regole di un linguaggio è l'"uso stabile", "l'abitudine", cioè un contesto di eventi complesso e profondamente radicato nella vita umana.
    agire secondo le regole significa appunto essere padroni di una tecnica e cioè attraverso situazioni come l'addestramento, la ripetizione, la pratica, che solo apparentemente hanno un aspetto empirico. le regole, in realtà, sono istituzioni.
    applicare o seguire una regola, non è un agire confortato da evidenze razionali, ma è prassi pura e semplice, prassi sedimentata in forme di vita precostituite. vero e falso è ciò che gli uomini dicono, è la loro
    concordanza a deciderlo. e nel linguaggio gli uomini concordano; ma non è concordanza di opinioni è concordanza della forma di vita.

    intervallo

    In un mondo di pressochè infinite scelte, l'informazione relativa alle scelte ha più valore delle scelte stesse


    controkarma

    uscire trovarmi il posto l‘appartamentino le ferie in agosto (V. Capossela)
    Capisci di essere vecchio quando i tuoi amici incominciano a sposarsi. Capisci anche che tu invece non sei cresciuto affatto.
    Anche Sara e Alessandro si sposano.
    Direi che sono felici. Comprare una casa, progettare un futuro insieme, starsene sdraiati la sera sul divano, qualcosa di così esclusivo, limitato a due persone. Un programma a lunga scadenza, qualcosa di più di un accordo per il prossimo sabato sera.
    solo che mi resta quella sensazione strana, come quando guardi qualcosa da lontano e fai fatica a capire. Un pianeta diverso.
    E non vengano a parlarmi di sindrome da Peter Pan, quella frase odiosa che va così di moda ultimamente nei giornali di tendenza.
    Quel cretino vestito in calzamaglia volava e non aveva l‘affitto da pagare.

    musica: ben webster, at the renaissance
    libro: brixton pop, geoff dyer, instar libri


    perdonate il post lungo, ma mi porto avanti con le nostre lezioncine...(cfr. 9 giugno 2003)



    il non verbale riguarda molti tipi di comunicazione: quella fisica, prima di tutto. se io ho uno sguardo folle e un’ascia in mano, probabilmente non avrò molto successo sociale, anche se insisto a dire che non voglio fare del male a nessuno.
    il contenuto non è affatto importante.
    esattamente come succede in TV. le caratteristiche dell’automobile che mi vogliono vendere sono insignificanti rispetto alle immagini coinvolgenti che io vedo.


    la punteggiatura è il modo di interpretare la comunicazione. esempio di punteggiatura circolare: io voglio difendermi dai terroristi e massacro la popolazione afgana. la popolazione si incazza e nascono altri terroristi. io vedo che nascono nuovi terroristi e rado al suolo le case delle mamme dei terroristi. ecc. ecc. (chiamasi esclation, tipica per esempio anche della corsa agli armamenti degli anni 50-60).
    altro esempio: la cavietta che dice: “finalmente sono riuscito ad addestrare quell’umano. quando ho voglia di mangiare basta che schiaccio l’interruttore”.


    il che ci rimanda al contesto. ogni comportamento va sempre contestualizzato. esempio:
    "un camionista si ferma a un semaforo rosso.
    da una macchina dietro di lui scende una bionda, che si avvicina al finestrino e bussa:
    - mi chiamo cindy, lei sta seminando il carico lungo la strada!!!
    il camionista per tutta risposta la insulta pesantemente, poi semaforo diventa verde e il camionista riparte.
    la donna è risentita per gli insulti, ma comunque decide che non può lasciare perdere. al semaforo dopo prova ancora ad avvertire il camionista che però la insulta di nuovo. la donna a questo punto è veramente arrabbiata, ma la situazione è troppo pericolosa perché lei possa lasciar perdere. ma anche al semaforo successivo la scena si ripete uguale. e succede anche al semaforo dopo, e a quello dopo ancora.
    finché l'uomo, esasperato, risponde a cindy:
    - io sono roberto, siamo in inverno, e questo è uno spargi sale... "

    il che essenzialmente significa: la tv ti lancia messaggi che non sei in grado di razionalizzare, i criceti dominano il mondo e i camionisti non sopportano le donne al volante.

    lunedì 9 giugno 2003

    contokarma:intervallo

    è il buio che crea la luce ( TSI 31 gennaio 2002)

    Cosa si nasconde nei meandri della tua coscienza?
    Quello che ti passa per la mente, i film che ti fai da solo la sera prima di addormentarti, se solo potessi afferrare le voci che sei capace di creare, quell’aura di pensieri che ti circonda silenziosa.
    Quel briciolo di inconfessabile subconscio, quello che non riuscirai mai a ricostruire in un discorso lineare, ciò che inevitabilmente resterà nell’abisso.
    La verità, ti prego.


    subconscio gratis
  • SNOW 28
  • vigile urbano
  • realtà virtuale=TV=giochi di prestigio; ti amo ma mi chiedo: dov'è il trucco?
  • ATMAN, il sè
  • L'inferno sono io, il paradiso può attendere
  • creazione del consenso
  • Homer Simpson
  • LE RIVOLUZIONI LE FA CHI NON HA PIU’ NIENTE DA PERDERE
  • need some information
  • overclock
  • come dice il proverbio: vivi e lasciati vivere
  • Simcity2000
  • acido lisergico
  • EASE HIS PAIN
  • arciturismo viale piave, 6
  • we float
  • dittatura mediale
  • musica: eels, beautiful freek

    la comunicazione non dipende solo dal contenuto. anzi, spesso il contenuto passa in secondo piano.
    la comunicazione è fatta soprattuto di relazione.
    questo significa che la comuncazione dipende dalla persona con cui sto parlando (mi pare ovvio) e dal mezzo che utilizzo per comunicare. ossia: se parlo di metafisica con il mio gatto la conversazione sarà un po’ monotona. a seconda del mezzo che io uso per comunicare (parola orale, scritta, TV, computer ecc.) quello che dico muterà di significato.

    questo è un blog.

    Ma la relazione è caratterizzata soprattutto da tre elementi:
  • non verbale
  • punteggiatura
  • contesto

    ne parleremo in dettaglio più tardi
  • musica: gratitude, ani di franco (so much shouting...)
    libro: la pragmatica della counicazione, p. watzlavick, ed astrolabio.


    incontrato nessuno oggi, salendo su per i bricchi. se si escludono le capre e gli insetti, ,intendo. e due matti vestiti da rambo che sono partiti di corsa, arrivati chissà dove, e scesi sempre di corsa... misteri della psiche umana.
    comunque c'è stato anche tempo per un'ora di sonno con dei mosconi che sembrbavano elicotteri con la pista di atterraggio molto vicina a noi...


    ma torniamo a noi.
    vi sarete accorti che lo schema vero/falso è più o meno il nostro comune modulo di comunicazione. ma qualche volta anche la ferrea logica fa un po' di casino.
    ci sono delle richieste che a volte non tengono conto del modo che noi consideriamo normale e logico (funziona così da secoli...) di comunicare. ecco alcuni esempi:
    sii spontaneo
    dovresti amarmi
    io sto mentendo
    ignorate questo cartello
    sono ingiunzioni paradossali. per fare quello che mi si chiede non devo fare quello che mi si chiede.
    se devo pensare di essere spontaneo, non lo sarò. e se qualcuno me lo chiede mi preclude la possibilità di esserlo.
    se devo sforzarmi di amare qualcuno non sarà amore. e se uno me lo chiede non potrò soddisfarlo, proprio perchè me lo chiede.
    quando affermo di mentire, se dico la verità non sto mentendo
    se leggo il cartello non lo sto ignorando. ecc.
    chi si trova a dover sostenere delle situazioni simili di solito ha grossi problemi, anche se non si rende conto del perchè.


    l'unico modo per uscire dalla situazione paradossale è rendersi conto che esiste, e parlare di essa, ossia metacomunicare.
    uscire dal punto di vista per affrontare un punto di vista differente (vi ricorda qualcosa?)


    ma la comunicazione non è fatta solo di contenuti.
    ne parleremo la prossima volta

    domenica 8 giugno 2003

    musica: ani di franco, so much shouting so much laughter
    libro: survivor, chuck palahniuk


    vento.
    come solo da queste parti, a volte.
    il lago si muove a scatti, non comprende come qualcosa possa sconvolgere lo scorrere naturale deegli eventi.
    in tutto questo io in riva al lago a bere birra e gin


    ricetta:
    una birra qualsiasi con leggera preferenza per la moretti se in bottiglia e la warsteiner se alla spina
    versare la birra, metterci una spruzzata di gin (lester sarebbe l'ideale; il concetto è che meno costa meglio è)
    mescolare dolcemente per qualche secondo.


    la compagnia, che a volte non guasta.


    prove tecniche di estate.


    adesso me ne starò qui sdraiato, sceglierò qualcosa da leggere (pessoa, pirsig e yoshimoto in pole position) e aspetto le sette di domani.
    domani sera (se tutto va bene) continiamo con le lezioncine
    compito a casa:
    guardate una persona che avete vicino. avvicinatevi e ditegli: "sii spontaneo!".
    osservate le reazioni

    sabato 7 giugno 2003

    ma torniamo al nostr...

    ma torniamo al nostro argomento...scusate se oggi il post è lungo, ma il tempo ecc. ecc.


    il principio di non contraddizione
    aristotele difende il suo principio con questi argomenti: nessuno può negare questo principio, poiché negandolo si avrebbero opinioni contraddittorie. in soldoni: se qualcuno pretende di dire qualcosa che abbia un significato (uno qualsiasi) non può negare questo principio, altrimenti quello che ha appena detto non avrebbe alcun valore. ossia, per ritornare ai termini del nostro discorso, se non ammettessi che l'ente è incontraddittorio non potrei più esprimere una parola con un significato (che è esattamente ciò che si diceva prima); tutto ciò che direi non avrebbe senso se non pretendessi di dire come stanno realmente le cose.



    il principio viene posto come primum logico e lo stesso aristotele dice chiaramente che esso è un postulato, ossia è indimostrabile. si può solo "mostrare" all'avversario che lo nega, che se egli dice qualcosa è in contraddizione, se non dice nulla possiamo pure disinteressarci a lui perché sarebbe simile a un tronco, o a una pianta. ora, aristotele evidentemente non ha detto nulla sul come comportarsi se questa pianta ci tira un pugno sulle gengive, ma questo è un argomento che riveste comunque una certa importanza...



    il principio ha in effetti una sua validità, ma una sua validità esclusivamente logica. ossia, è chiaro che in logica esiste un primum irrinunciabile (altrimenti non si darebbe la logica ma un marasma incomprensibile), ma questo autorizza a passare dal piano della logica a quello della realtà?
    in sede critica mi sembra opportuno segnalare che anche alcuni logici non sono affatto d'accordo con il principio di aristotele: in effetti la sua enunciazione presuppone il principio stesso (non potrei enunciare il principio se già non lo presupponessi) e ciò, secondo questi autori, lo rende dal punto di vista logico, assolutamente inutile ed infecondo.
    uno dei problemi fondamentali è che in logica non può esserci nulla di vago. noi viviamo con quest'idea, che l'ideale deve trovarsi nella realtà; crediamo di che debba essere conficcato nella realtà. l'istanza descrittiva appare sollecitata e insieme oppressa dallo sforzo di leggere nella realtà ciò che noi stessi abbiamo bisogno di scrivervi. in altre parole si predica della cosa ciò che è insito nel modo di rappresentarla.


    ecco il paradosso dei logici, quello di voler a tutti costi affibiare la logica all'ente, quasi che questo non possa funzionare diversamente. ma questa non è che l'ennesima forzatura per far rientrare la nostra visione in qualcosa di noto, che si possa in qualche modo controllare e sia, in una parola, estremamente tranquillizzante.
    è un modo di forzare ciò che appare dentro uno schema preordinato, pensato a priori da qualcuno.
    dunque può darsi che il principio di contraddizione non sia ontologicamente valido ma è logicamente necessario per salvare la comunicazione, quel tipo di comunicazione a cui siamo abituati.


    piccolo koan zen


    il maestro tai-hui aveva una canna di bambù in mano e disse ai suoi allievi: se la chiamate canna affermate, se non la chiamate canna, negate. ma lasciando da parte ogni affermazione e negazione, come la chiamereste?


    risposta per chi non ha letto dall'inizio: siamo sicuri che fosse bambù?


    musica: tom's dinner, susanne vega
    libro: e morì con un felafel in mano, john birmingham ed. theoria


    "la normalità non è la verità.
    la normalità è conformità alle aspettative collettive"
    r. pirsig, lila ed. einaudi.


    stasera alle 23.50 alla TSI davano stargate.
    solo che ero in riva al lago a bermi un'acqua e menta (non sarà che sto diventando troppo trasgressivo?(...)) e me lo sono perso. penso che tutto sommato riuscirò a sopravvivere.
    il mio tappeto continua ad essere stranamente vuoto.
    immagino ci sia una relazione con il mio stato d'animo: nessuno si è mai accorto come il tappeto di una persona dipenda essenzialmente dal suo stato d'animo?
    neanche un sondaggio di mannheimer?

    venerdì 6 giugno 2003

    continua

    dire che “l’ente è intelligibile” significa dire che l’ente è incontraddittorio, ossia che ciò che è contraddittorio è ontologicamente impossibile. (mi scuso per i giochi di parole che ai filosofi piacciono da impazzire, e in questo sono secondi solo ai logici, ma questa piccola premessa è davvero importante a livello metafisico.)

    tutto ciò, per farla estremamente breve e omettendo qualche passaggio, si riduce al
    principio di non contraddizione formulato per la prima volta dal buon aristotele (cfr. 01/06/2003) in cotal guisa: “E’ impossibile che la stessa cosa appartenga e insieme non appartenga a una medesima cosa, secondo lo stesso rispetto”

    mi sembra che per oggi possa decisamente bastare, di cose a cui pensare ce ne sono parecchie.