venerdì 30 dicembre 2005

come ogni dicembre, gli abitanti di vega stilano il rapporto annuale sulle attività degli umani.

alla riunione operativa allargata di quest’anno partecipano il capitano vega (capo missione), il capitano untino (approvigionamento e logistica) e capitan farlock (travestimenti e mind-fucking) per gli alieni, il capitano jean luc viacard per i terrestri (che il capitano kirk aveva una partita di tressette) e il solito capitano tuttammè per gli alienati mentali con manie di persecuzione.

io resto a casa a guardare una partita entusiasmante della coppa spengler (metallurg magnitogorsk - sparta praha, non so se mi spiego) sulla tsi2.

all’inizio del secondo terzo, un’entità in grado di imporre la propria volontà al pianeta, richiamata da una favorevole congiunzione astrale (luna in capricorno e io in divano in prima casa) prende possesso del televisore che da ora in poi trasmetterà “le mirabolanti avventure di un commissario qualsiasi” fino a data da destinarsi.

mi trascino in camera, a riflettere sul senso della mia vita.

panico in borsa, male i titoli finanziari che trascinano al ribasso anche i telefonici.

alla fine, questa mattina c’erano meno sette gradi e un paio di pescatori di vladivostock si disputavano del salmone sotto la mia finestra.

chi mi salverà?

chi mi raikonen?

mercoledì 28 dicembre 2005

ti fai un’idea di cosa significhi silenzio quando senti la neve sotto i tuoi anfibi, mentre cammini da solo, la notte, sul limitare di un bosco.

invece ti fai un’idea di cosa significhi rottura di palle quando devi grattare la neve ghiacciata incollata al parabrezza.

così restiamo qui, in questa riedizione provinciale di anchorage, io e un lemming iscritto al fronte di liberazione dei nani da giardino che fa le prove per le selezioni di holiday on ice sul terrazzo dell’ufficio.

fortunatamente, qualche tempo fa, un astuto ambulante autoctono è riuscito a vendermi una sciarpa made in nepal (che abbina protezione dal freddo e cromoterapia. la mia vita ha bisogno di colore) per la modica somma di dieci euro.

in compenso sono quasi riuscito a convincerlo che in nepal si pronunci sherpa.



nel bel mezzo di un gelido inverno

a mail to m.


parcheggiare oggi è come mettere la macchina in freezer, senti il ghiaccio lamentarsi sotto le ruote, e devi stare morbido con la frizione, come un parrucchiere anni ’60.

i tetti delle case sono bianchi, le montagne intorno hanno uno strano colore argento spento (ma ce l’hanno solo perchè le montagne, da queste parti, indulgono spesso in rime interne) e tira un vento gelido che ti alesa le orecchie.

sono ancora qui. ho provato a diventare paperino, ma non mi riesce di crescere.


lunedì 26 dicembre 2005

del perché gli amici ti amano


 msn


 ore 13.15
ubik scrive:
cercavo proprio a tia
eddie aka si scoprono gli altarini e i piccoli dei prendono freddo scrive:
eh, mi sono connesso apposta
ubik scrive:
brav
ubik scrive:
alora
ubik scrive:
1) vì viene
2) c'è un treno alle 9 che arriva alle 13,30 ma costa 46 euro
3) c'è un treno che parte alle 8,50 ma arriva alle 14,20 (tiburtina però) e costa 39 euro
eddie aka si scoprono gli altarini e i piccoli dei prendono freddo scrive:
c'è un treno che parte alle 7.40?


 ore 13.20
eddie aka si scoprono gli altarini e i piccoli dei prendono freddo scrive:
ubik, era una battuta.
ore 13.20 ubik scrive:
ah ecco
ore 13.20 ubik scrive:
stavo cercando
ore 13.20 ubik scrive:
pirla!
ore 13.20 ubik scrive:
mi ero anche chiesto che cazzo di appuntamento avessi per dover partire alle 7,40


 sms


 io: siamo al bar, non siamo andati al concerto
d: io arrivo fra un po’. come mai?
io: boh, si vede che non riesci ad arrivare subito
d: sei un cretino

giovedì 22 dicembre 2005

è difficile capire cosa si può pretendere da un rapporto, come sanno tutti i ciclisti professionisti. peccato che io non sappia nemmeno andare in bicicletta.


per la fine del corso di armonia cosmica un coro di daini si è esibito in un’antica carola ucraina a quattro voci nella partitura per ungulati e pianoforte preparato.

la critica si è divisa sul risultato della performance, anche se nella pagina dello spettacolo del settimanale io donnola è apparsa una stroncatura netta, riassumibile in due parole: dài, no.

non è un gran periodo.

il freddo sta attentando ai miei circuiti neuronali, e non è servito a niente lavarmi periodicamente la testa con del paraflu, e neanche aggiungere dell’antigelo alla birra. peccato, mi sembravano buone idee.

in compenso quest’anno concorro al premio krankel, per gli appunti più inutili presi durante una telefonata di lavoro. siamo rimasti io e una segretaria di lipsia: il vincitore si aggiudica una fornitura di penne staedtler noris stick a fine inchiostro e alcuni capi di abbigliamento vintage polacco.


ultim’ora

una famosa casa di prodotti per l’igiene orale sta per lanciare sul mercato un nuovo dentifricio all’estratto di erbe e alloro. il claim studiato per la campagna pubblicitaria, che svolta decisamente rispetto ai canoni della comunicazione farmaceutica, sarà “il mattino alloro in bocca”.

lunedì 19 dicembre 2005

esercizi di stile

studio # 165

commistione: defrag neuronale



uno schizofrenico in cura, tecnicamente, fa terapia di gruppo?

era l’argomento della lezione di ieri al corso di interpretazione di rumore bianco, subito dopo la spiegazione del perchè, per una corretta profilassi di igiene mentale, non è consigliabile lavarsi il cervello introducendo del nelsen piatti nelle orecchie

forse tutto questo altrove mentale non giova a un cazzo.

ma il mio qui mentale è davvero un casino. e anche quo e qua.

e allora meglio altrove


non capisco: perchè se alle 14.15 dico che sono le due e un quarto, alle 15.10 non posso dire che sono le tre e un sesto? (no, giusto per far vedere che non è vero che non ho il senso delle proporzioni).

qui continua a fare freddo, il che significa che alcune divinità locali che mi avevano assicurato che le cose sarebbero cambiate mi hanno fregato dei soldi.

ci sono dei momenti in cui sento che le persone si allontanano, in cui vorrei qualcosa di diverso

mi trascino per l’ufficio con l’espressione allegra tipica di martin landau nei momenti topici di spazio 1999: il suricato che sta di guardia al calorifero sostiene sia un problema di metereoapatia.

intanto la sera le strade si coprono di cristalli di ghiaccio e sale, e mi immagino file di capre intente a leccare l’asfalto. cioè, io se fossi una capra lo farei.

mica è semplice leggere fra le righe. di solito ci si trova solo spazio bianco

per dare una svolta alla giornata, come rimedio omeopatico, provo ad inalare del freon. pare che non funzioni.

non è niente. non è per sempre

venerdì 16 dicembre 2005

dopo alcune insistite (quanto incomprensibili) richieste, ho provveduto ad una lezione di  aggiornamento sulla metafisica per il corso di filosofia per alcolisti. visto che per mettere il giallo e tutto il resto su splinder dovrei avere un browser che non va a criceti (che pare non siano compatibili con splinder) per adesso lo trovate qui .
nessun criceto è stato molestato per la stesura e messa on line di questo annuncio, e, in ogni caso, parlatene con il mio avvocato.

mercoledì 14 dicembre 2005

koan di dicembre: la via di tsoshohachi


- maestro, com’è possibile giungere alla verità?

- in auto, evitando la tangenziale ovest nelle ore di punta

lunedì 12 dicembre 2005

si sa, le persone danno il meglio di loro nelle emergenze.
nelle situazioni difficili emerge la solidarietà, si socializza al di là delle differenze di classe e provenienza, si diventa creativi per far fronte agli imprevisti e si resta uniti contro la catastrofe.
oltretutto le forze dell’ordine possono dare il loro contributo mettendo a frutto il loro addestramento di protezione civile, portando soccorso alla popolazione colpita, anche sedando con garbo piccole rivolte che nascono dalla disperazione.
davvero, non ha senso che trenitalia migliori il servizio.

mercoledì 7 dicembre 2005

io e il gatto siamo seduti di fianco alla scrivania dell’ufficio, immobili, e fissiamo un punto ipotetico fuori dalla finestra.
al corso di rilassamento emotivo, il maestro ci ha spiegato che è fondamentale rimanere immobili; comunque c’è da dire che il sonno aiuta.
il fatto che il punto, in quanto ipotetico, non esista, non sembra turbare nè me, nè il gatto. neanche il punto sembra granchè turbato dalla sua non esistenza, a dire la verità, e questo dovrebbe essere un grande insegnamento per il genere umano. almeno credo.
non so, ho provato a parlarne con il maestro di rilassamento emotivo, ma prima è rimasto in silenzio, poi se n’è andato girandomi le spalle. sempre che si possa dire che un cavedano abbia le spalle.
ieri, mentre tornavo dall’ufficio, mi è apparso improvvisamente il maestro kobayashi e ha iniziato a bacchettarmi urlando ‘sempre verso il centro!’. ho provato a spiegare che abito un po’ fuori mano e stavo finendo la benzina, ma è stato irremovibile.
quando sono arrivato a casa ho passato buona parte della serata a litigare con un bwbachod che è arrabbiato con me da quando per sbaglio l’ho chiuso in un calzino, da allora non fa altro che combinarmi casini in stanza. volevo evitare di irritarlo ulteriormente, allora l’ho inseguito per tutta la casa cercando di affettarlo con dei fendenti di claymore (non provate a fare lo stesso a casa vostra. a meno che non abbiate un amico piastrellista, intendo).
oggi, invece, come tutti i mercoledì che il signore (un signore qualsiasi, suppongo) manda sulla terra (che ne so, non potrebbe mandare dei soldi, invece?), qui ai confini dell’impero imperversa il mercato. solo che con questa gioiosa temperatura esterna, gli affari ristagnano. per dire, mai sentito narrare le qualità del mercato di novosibirsk a dicembre? ecco, ci sarà un perché.
mentre cerco di raggiungere l’ufficio a piedi, incrocio un senegalese disperato che cerca di vendermi un edizione del de trinitate rilegata in brossura. alla fine per farlo contento gli compro una raccolta di frasi celebri di un editore turco. ne scrivo qualcuna così anche voi potrete fare bella figura nei salotti mondani


- ci sono più cose in cielo e in terra, orazio, di quante ne contenga tutta quanta la tua filosofia (clarabella)
- dio non gioca a dadi con l'universo. almeno, non dall'ultima volta che ha perso (a. einstein)
- parigi val bene una messa in piega (jean louis david)
- questi è il figlio mio prediletto. rallegratevi ed in esso esultate (f. totti)
- fatta l'italia, fatto l'inganno (g. garibaldi)
- tu non stai pensando. stai semplicemente applicando la logica (niels bohr ad albert einstein)
- qui una volta era tutta campagna acquisti (avv. agnelli)
- cerco un centro di gravità permanente (newton)
- se non puoi batterli, perdi (confucio)
- pulirne uno per educarne cento (mastro lindo)
- panta collant (eraclito)
- il tempo cura tutte le ferite. infatti prima o poi muori (raul follerau)

lunedì 5 dicembre 2005

esercizi di stile

studio # 234

natura morta con interregionale



sono le otto e mezzo del mattino di un sabato che si annuncia pigro e sonnacchioso, dopo che la neve è caduta con insistenza per tutta la notte.

adesso una pioggia lieve, quasi invisibile ma costante, si insinua nel paesaggio innevato, in un silenzio quasi irreale.

di fianco all’edificio principale della stazione riposa sotto le neve un piccolo giardino, con al centro una vasca per i pesci che ha conosciuto tempi migliori; i cristalli ghiacciati coprono la ruggine del tetto dell’enorme vecchia voliera abbandonata, vuota come un chiosco chiuso per lavori di restauro.

sotto la tettoia della stazione, compaiono all’improvviso due guardie di confine, poi qualche operaio della stazione, e tutti restano fermi qualche minuto prima di entrare nuovamente in qualche locale al caldo, quanto basta per vedere il fiato condensarsi e poi disperdersi verso le finestre.

il treno è immobile sul secondo binario, con le porte aperte e i pantografi alzati, le luci all’interno sono accese, anche se dentro non si vede nessuno. se ne sta lì, inerte e silenzioso lungo il binario, come in attesa di un evento. in lontananza, il semaforo che regola la partenza è inequivocabilmente rosso.

l’interno del treno è caldo, ma il vagone è completamente vuoto e si respira l’odore misto di riscaldamento e vecchi sedili in pelle logorati dal tempo.

alzo gli occhi dal libro, e resto immobile sul sedile a fissare il paesaggio con uno sguardo incerto.

a tratti, un cumulo di neve si stacca dal tetto del treno e scivola dolcemente sul marciapiede della stazione.

il bianco della neve sembra dilatare il tempo e lo spazio, ma in realtà è il silenzio che distorce la normale percezione dell’universo.

poi torno al libro, con la consapevolezza che spesso non c’è alcuna differenza fra quello che vedi e quello che leggi.

dopo qualche ora il treno è ancora lì, fermo sul secondo binario, e a me sembra una buona metafora della mia vita in questo momento.




mandare in overclock il cervello non è mai una buona soluzione, anche se sabato sera il coefficiente di dissipazione termica era decisamente aiutato dalla temperatura esterna. pare comunque che mancassero alcuni componenti indispensabili, tipo un sistema di celle di peltier e alcuni litri di birra.

adesso alcuni neuroni stanno organizzando dei sit in di protesta, e degli estremisti mi hanno appeso sulla nuca il cartello out of order.

scusate, è un periodo un po’ del cazzo.

fra le altre cose devo fronteggiare un’invasione di folletti in ufficio che con la scusa di pulire il pavimento approfittano per nascondere documenti in pieghe spazio-temporali che non si sistemano neanche con un ferro da stiro astrale.

giovedì 1 dicembre 2005

mi sono svegliato e ho trovato un crop circle sulla coperta.

questo getta una nuova luce sulle indagini sui fenomeni alieni che coinvolgono la mia stanza.

il mio cervello trasmette ungheria - el salvador dei mondiali dell’82, solo che invece della telecronaca ci sono delle voci sconnesse che appaiono all’improvviso. non che la cosa mi interessi, voglio dire, lo sanno tutti che l’importante sono i fatti, e non bisognerebbe mai dare retta alle voci.

ad ogni modo, mi sento un po’ come il portiere dell’el salvador a fine partita.

i muscoli del mio collo hanno dichiarato uno sciopero ad oltranza contro le inumane condizioni climatiche cui sono sottoposti (è inutile che mi diciate che devo andare da uno specialista del settore, sono andato tre volte da un ghiro pratico di queste cose, ma l’unico consiglio sensato che ho ricevuto è stato quello di entrare in letargo, d’inverno).

ieri sera, dopo una graziosa telefonata ad un tecnico palesemente non in grado di passare il test di turing, ho chiamato il mio maestro di comunicazione empatica per chiedergli un consiglio. non mi ha risposto.

sono tornato a casa sfruttando la metà non congelata del parabrezza, ho messo sullo stereo i concerti brandeburghesi nella partitura per triangolo e ruota di scorta, e mi sono di nuovo chiuso nell’armadio.

fra le altre cose, devo aver sviluppato una dipendenza agli effetti collaterali dalla naftalina.