martedì 30 dicembre 2008

non mi sono smaterializzato.

invece, per un banale errore tecnico, si è completamente smaterializzata la parte anteriore sinistra della mia auto.

certo, il fatto che mentre lei stava parcheggiata a lato strada una subaru impreza le sia finita addosso ad una velocità prossima a mach 1, probabilmente deve avere influito sul processo.

ad ogni modo, ritrovarsi con un auto a cui in generale funziona esclusivamente la parte posteriore, rende abbastanza il concetto di mezzo di trasporto.

non vorrei fare della dietrologia, ma sospetto un complotto di ufi crudeli per procurarmi laringiti fulminanti senza dare troppo nell’occhio mentre cammino in mezzo alla neve.

io arrivo in ufficio e tutto quello che vorrei sarebbe l’innalzamento della temperatura esterna di almeno 18 gradi tramite ukase (no, vabbè, vorrei anche un’auto funzionante).


martedì 23 dicembre 2008

non ho la pressione bassa, è solo che sono cardioapatico


per una festività che non ho nessuna intenzione di nominare (potremmo chiamarla sol invictus, ma visto che c’è crisi e la festività pare si svolgerà sottotono, potremmo chiamarla anche sol minore quasi invictus) pare che starò lontano dall’ufficio (e dal gatto) per qualche giorno.

non che la cosa mi dispiaccia, anche se ci tenevo a finire la partita a scacchi contro il gatto, contro cui ero abbastanza sicuro di vincere (il fatto è che il gatto è più intelligente di me, ma io vincevo facile per il non trascurabile vantaggio di avere il pollice opponibile).

la sera arrivo a casa, metto in cuffia l’adagio e altre indicazioni sulla viabilità stradale di barber nella partitura per archi, balestre e turboreattore messerschmitt me 262, fino a quando il lettore mp3 mi comunica gentilmente che ha la batteria scarica e potrebbe spegnersi da un momento all’altro; io la trovo un’ottima metafora della condizione umana.

se mi vedete in giro, vuol dire che non ho ancora passato il primo livello del corso di smaterializzazione.

nel caso, fate ciao con la manina


mercoledì 17 dicembre 2008

alcune frange di insurrezione, localizzate, secondo informazioni del pentagono*, nella laringe e in alcune zone a macchia dell’orecchio, stanno inscenando alcuni fastidiosi focolai di rivolta.

io sto provando quella cosa della disgregazione dei legami atomici (il problema su cui disquisivo con il gatto, ieri in ufficio, era: se l’essere umano è dotato di libero arbitrio, perché gli atomi che lo compongono non dovrebbero averlo? perché il tutto è superiore alla somma delle parti o perché cambiando l’ordine dei fattori le mucche si confondono? io e il gatto non avevamo delle buone risposte in merito. del resto, non le abbiamo quasi mai).

il mio maestro di smaterializzazione sostiene che una buona smaterializzazione dovrebbe essere il frutto di operazioni complesse e non dovrebbe contemplare il fatto di distrarre gli astanti e chiudersi indisturbati nell’armadio. per lo meno, non sempre. del resto il mio maestro di smaterializzazione attualmente è un coniglio che abita in una vetrina di fronte a casa, quindi magari non è così affidabile.

prima di andare a dormire chiedo protezione al semidio toth (ma per non sbagliare anche a nyilasi e fazekas), poi esco sul balcone con un portachiavi luminoso puntato verso il cielo e comunico con gli ufi. sarebbe anche gradevole, se solo non facesse così freddo, e se ogni tanto rispondessero (cioè, non è che non vogliono rispondere, è solo che gli è finita la pila del comunicatore e su alnilak c’è un sacco di coda al supermercato).


* ho provato a chiedere informazioni anche a degli esagoni e anche a qualche triangolo, ma con scarsi risultati. non che il pentagono sia più affidabile, eh, ma almeno parla.

venerdì 12 dicembre 2008

per un banale disguido tecnico, stamattina il mio cervello è in grado di captare esclusivamente il radiofaro di francoforte.

forse dovrei considerarlo un miglioramento.

venerdì 5 dicembre 2008

qualche tempo fa sono stato contattato da grazia, il settimanale delle donne. poi ho aspettato invano con ansia (ma la maggior parte del tempo da solo) un invito da parte di graziella, il settimanale delle bici, e di grazie al cactus, il settimanale delle piante grasse, ma pare che non mi vogliano (avranno i loro motivi).

invece questa settimana non sono ancora stato contattato dagli ufi, e non so se è un bene. come sosteneva sun tzu (un applicativo di sun microsystems) bisogna conoscere il proprio nemico, e nel caso, farsi offrire da bere.

ieri mattina io e il gatto stavamo disquisendo sulla possibilità di costruire cupole geodetiche di altura come centri di osservazione sulle attività degli ufi (una notte mi è apparso don bucky fuller in sogno, ma l’addetto all’ascensore aveva sbagliato piano astrale) ma sembra che per le opere di edilizia abusiva si debba aspettare il proprio turno, come dicevano i rutuli (da cui il detto: mandare tutto a rutuli).

nel frattempo il pc decide che deve assolutamente trasmettere musica dodecafonica in tutto l’ufficio.

provo a fargli presente che così mi disturba il corso sullo zen e l’uso di hearts come tecnica di raggiungimento della consapevolezza universale, ma non c’è niente da fare.

la sera attraverso la ghiacciaia in cui ho la residenza, arrivo a casa e mi infilo in un forno ventilato modello harmattan


ultim’ora

secondo antoine kildeernoon, ricercatore presso la cattedra di fisica sperimentale presso la libera universià di cadempino (ch) il fenomeno della rarefazione dei post è direttamente collegato al principio entropico.

per chi non avesse dimestichezza con l’entropia, kildernoon spiega che l’entropia è una misura del disordine di un sistema fisico o più in generale dell'universo; quando un sistema passa da uno stato ordinato ad uno disordinato, la sua entropia aumenta, e questo è uno dei motivi delle code alla dogana dalla svizzera all’italia.



martedì 2 dicembre 2008

ultim’ora

il venerabile maestro rimchen lama*, unanimemente riconosciuto come uno degli uomini più saggi del pianeta, in una conferenza stampa tenuta l’altro ieri a mezzovico (ch) nell’ambito di una manifestazione di scambio interculturale intitolata “importare sete dall’oriente, fame dall’occidente”, ha spiegato che l’equilibrio e la serenità spirituale, con il giusto impegno e la giusta disciplina, sono alla portata di tutti gli uomini della terra, a prescindere dalla loro situazione fisica, mentale, economica e sociale, a meno che non siano costretti a viaggiare con trenitalia.


*no, non è parente di luciano lama


mercoledì 26 novembre 2008

sto litigando con alcune divinità locali addette alla gestione del call center clima cercando di comprare dieci gradi di latitudine sud e farmeli mettere in una comoda sportina da passeggio quando un inuit mi ferma per chiedermi alcune indicazioni stradali. io mi limito ad indicargli genericamente il nord ovest, poi mi infilo in un’unità di misura della pressione in cerca di ufi.

non capisco perché non possa migrare verso paesi caldi, oppure restare in letargo fino ad inizio aprile. io sono per la teoria che un individuo libero dovrebbe poter scegliere la specie di appartenenza.

nei weekend guardo l’italia giocare contro i pacifici highlander del clan mcloud, la neve sulle montagne e bevo cioccolata calda in riva al lago.

ci deve essere una morale in tutto questo, ma non riesco a ricordare quale.


sms

io: birretta stasera?

xx: ok. 21.30 solito posto. hasta luego

io: no, hasta sera

xx: sei un cretino

mercoledì 19 novembre 2008

mentre i posti qui intorno stanno cercando strenuamente di conquistare il titolo di zona più umida dell’universo, io e il gatto disquisiamo sulla riformulazione dei problemi di hilbert, che consiste a tutti gli effetti nel consigliare ad hilbert un buon analista.

nel frattempo il lago ha assunto una tonalità così grigia che le divinità del grigio sono rimaste in contemplazione e si fanno portare dei cocktail al rum da semidei con contratto a progetto, e gli ufi crudeli hanno deciso che per oggi lasciano perdere i tentativi di invasione, che tanto il pianeta se la cava già male da solo, quindi io sono tendenzialmente libero di occuparmi di cose interessanti, tipo giocare compulsivamente a hearts oppure parlare con la fauna ittica del luogo.

le divinità del grigio, comunque, non impediscono il calare di orde di lanzichenecchi in libera uscita che scendono festanti dai pullman urlando in switzerdütch e menando fendenti di ombrelli tenuti come fossero claymore, o viceversa.

io arrivo a casa, mi infilo il mio costume da monciccì idrorepellente poi esco sul balcone a verificare il coefficiente di scioglimento della plastica.


martedì 11 novembre 2008

dopo una notte passata a disinfestare un appartamento dal fantasma di un pirata cubano e una conseguente brillante prestazione nel campionato di pallastrada (secondo una ricerca effettuata da alcuni studiosi di parapsicologia dell’università occulta di caracas, l’unico modo di costringere il fantasma di un pirata cubano è bersi tutte le bottiglie di rum e tequila disponibili nell’appartamento), mi sveglio e mi ritrovo alla riunione straordinaria del comitato per la salvaguardia della polenta laziale.

al secondo piatto di polenta e salsiccia entro in una dimensione parallela (che gli esperti definiscono anche rosso conero) in cui discuto amabilmente del traffico aereo con alcuni nani da giardino impegnati in un sit in di protesta.

il mattino dopo arrivo in ufficio e l’unica cosa che passa per il mio cervello nelle quattro ore seguenti è il jingle dell’almanacco del giorno dopo.


venerdì 31 ottobre 2008

diluvia ininterrottamente da tre giorni, e a tre km da qui, qualche metro più in alto, sta nevicando. ne consegue che il mio umore è garrulo e vivace come doveva essere quello del portiere dell’el salvador dopo la partita con l’ungheria ai mondiali di spagna ’82.

secondo il mio maestro di defibrillazione emotiva (un lemming che vive su un davanzale al quinto piano di un palazzo qui vicino) non è saggio legare il proprio umore agli eventi atmosferici, per lo meno non se vivi alla latitudine sbagliata.

gli spiego che ora non sono dell’umore adatto, ma quando ho tempo da perdere faccio autoanalisi. poi faccio autogeometria, autofisica e sono quasi autoingegnere, con una media del trenta e loden (che va bene adesso che arriva l’inverno).

passo il pomeriggio controllando l’angolazione con cui la pioggia si spalma sull’asfalto (è un passatempo interessante, anche perché la maggior parte del tempo piove in orizzontale, il che mi dà tempo di svagarmi) e nel frattempo controllo la consistenza di alcuni cartoni lasciati a macerare sotto l’acqua (non è che non li ho buttati via, è solo che sto studiando l’allentamento dei legami atomici del cartone in presenza di acqua).

verso sera infilo il mio costume da betamax e mi chiudo nell’armadio mentre fuori il coro dell’armata rossa schierato sul balcone in formazione marziale (ma anche altri poeti latini a caso) intona kalinka de luna, kalinka de sol, in funzione apotropaica.


mercoledì 22 ottobre 2008

il mio maestro di smaterializzazione neuronale, nonché esperto di metempsicosi intelligente (ossia la trasmigrazione delle anime, ma solo verso paesi caldi) sostiene che uno dei modi di scoprire i segreti dell’universo sia osservare la disposizione dei cavedani lungo le foci dei fiumi: pare infatti che i cavedani siano particolarmente sensibili alle correnti geomantiche e tendano a disporsi nel tempo lungo traiettorie particolarmente rivelatrici; per lo meno, ieri alle 13.47, a mio modo di vedere un branco di cavedani stava formando la scritta “enki è stato qui, ma adesso ha da fare quindi levati dalle palle”.

sempre secondo il mio maestro di smaterializzazione neuronale, anche ripetere svariate volte la parola cavedani (anche scritta, voglio sperare) può essere di aiuto nel processo di raggiungimento della consapevolezza (del resto, cos’ho da perdere?).

per completezza dell’informazione occorre anche dire che attualmente il mio maestro di smaterializzazione neuronale è un essiccatore a gettone che sostiene anche, in accordo con la teoria dei mocassini (una variante unificatrice della teoria delle superstringhe), che nell’interpretazione di everett a molti mondi dell’universo l’unico modo di risolvere un’anomalia temporale è quello di avere un ombrello a portata di mano.

io la sera sorseggio monte di colore (detto anche monte diversamente bianco) poi esco sul balcone a guardare il malcantone canticchiando io me ne andrej gromyko.


mercoledì 15 ottobre 2008

mi giungono da più parti richieste di informazioni a proposito di un supposto mancato sbarco di ufi nel pomeriggio di ieri, e forse è arrivato il momento di fare chiarezza.

la notizia dello sbarco era assolutamente esatta, tranne per le coordinate precise in cui avrebbe dovuto aver luogo; e infatti lo sbarco c’è stato, ad ovest delle svalbard, per un meeting segreto da tenersi nei dintorni di tranøy, nella norvegia settentrionale.

ciò che ha generato l’equivoco, era che il messaggio che preannunciava lo sbarco era diretto ad un comitato di accoglienza delle specie più evolute del pianeta terra, composto essenzialmente da lemming (il fatto che qualche appartenente a homo sapiens pensa ancora che la propria specie sia la più intelligente del pianeta lascia ben poche speranze alla sopravvivenza di homo sapiens sul lungo periodo).

invece il motivo del clamore mediatico è che era previsto un contatto anche fra un’unica astronave di ufi piuttosto temerari e alcuni umani, che effettivamente non ha avuto luogo per un motivo assolutamente razionale: gli ufi sabato notte hanno lasciato inavvertitamente accese le luci dell’astronave e gli si è scaricata la batteria. provate voi a trovare dei cavi adatti per la batteria di un’astronave quando il soccorso interplanetario più vicino sta a migliaia di anni luce e nei weekend vuole un supplemento per le chiamate festive.

ad ogni modo noi del comitato di controllo per le attività degli ufi sul pianeta stiamo pattugliando alcuni bar alla ricerca di ufi crudeli in agguato (se ultimamente non avete visto ufi crudeli in giro, vuol dire che stiamo lavorando bene. nel caso vogliate sostenere il nostro prezioso lavoro potete scriverci e vi daremo le nostre coordinate bancarie)


venerdì 10 ottobre 2008

ultim'ora

nell’ottica della devolution, alcuni esponenti della regione lombardia hanno fatto sapere che dall’anno prossimo, in omaggio agli avi celtici della regione insubre, il modello 730 per la dichiarazione dei redditi del 2009 verrà sostituito dal modello runico.


venerdì 3 ottobre 2008

stavo studiando il mio intervento al simposio su “coregone e origine dell’universo” (io vorrei che durasse il meno possibile: meno uno parla, più probabilità ci sono di ottenere un buon posto al buffet), quando un team di gnomi travestiti da ibraimovich irrompe sul balcone dell’ufficio per organizzare una partita tre contro tre e portiere volante (che se uno cade dal balcone in effetti è molto utile).

il gatto, invece, esegue il vecchio trucco della smaterializzazione e scompare in una dimensione parallela più consona.

sarebbe disonesto non ammettere che la partita in corso (no, vabbè, in balcone) incide non poco sulla mia già inesistente voglia di lavorare.

non è colpa mia, io credo che l’uomo non sia ontologicamente fatto per lavorare, e dovrebbe vivere in pace nutrendosi del lavoro di qualcun altro. un po’ come fanno le banche.

comunque la tesi che intendo sostenere è che la teoria del brodo primordiale è un concetto scientifico poco attendibile, perché non prende in considerazione l'esistenza del dado primordiale. invece l'argomento principale contro il creazionismo credo sia il genere umano. cioè, una qualsiasi entità che si prende la briga di creare un universo e poi ci mette il genere umano non può essere intelligente, sarebbe contraddittorio.

verso sera decido che la mia mission per il prossimo mese sarà entrare in un ristorante giapponese e chiedere se servono l’alga seltzer a fine pasto, poi vado in riva al lago a parlare con i germani reali (quello finti non hanno grandi capacità di conversazione).


venerdì 26 settembre 2008

praticamente quasi tutti i pianeti della nostra galassia, tranne quelli del sistema solare, fanno parte di un sistema binario (ma senza trenitalia, il che li rende molto più stabili).

secondo alcuni scienziati questo fatto è dovuto essenzialmente al sistema di classificazione detto anche “guida michelin intergalattica” che assegna solo una stella ai pianeti in cui la qualità di vita è pessima.

sempre secondo gli stessi scienziati, le dispense per il corretto uso del pianeta, lasciateci da una civiltà aliena proveniente da un buco nero nella cintura di orione (che successivamente è stato chiuso perché orione è ingrassato), sono state erroneamente scambiate per le istruzioni di montaggio di un leksvik e sarebbero reperibili all’interno del catalogo ikea di lingua ungherese.


cruciverba

io: 12 orizzontale: la lescaut di puccini

xx: manon

io: brava. quella che fa i coperchi

xx: scusa?

io: eh. il diavolo fa le pentole, manon i coperchi

xx: …

io: …

xx: sei un cretino

lunedì 22 settembre 2008

così lontano, così ticino


adesso c’è tutta questa cosa di quanto costa la benzina, e occhei, la benzina è molto cara*. però trovo molto più immorale che sabato, al bar magenta** di milano, mi abbiano fatto pagare una pinta di guinness 7 euri. no, dico, vuol dire circa 14 euri al litro. praticamente costa dieci volte di più della benzina, e con un litro ci faccio anche meno chilometri.

arrivo in ufficio con un abissale debito di sonno che mi garantisce l’espressione tipica del cugino brutto di friedrich murnau, installo il service pack di windows svista™, il sistema operativo più inutile dell’universo dopo il mio cervello, e tutto quello che ottengo è una schermata nera che campeggia sul monitor per un paio d’ore, il che significa che ho fatto tutto correttamente (altrimenti il pc sarebbe imploso lanciando contemporaneamente me e il gatto nella stratosfera).

fuori fa freddo, ma dopo alcuni assegni passati sottobanco agli dei del controllo clima, per lo meno ha smesso di piovere: i turisti tornano ad intasare le strade e da un balcone di fianco al mio ufficio sventola una bandiera della confederazione e una del canton uri. ignoro le implicazioni sociologiche di tutto ciò.

io e il gatto valutiamo sia l’ipotesi di lavorare sia l’ipotesi del suicidio tramite ascolto del radio rumantsch per otto ore di fila, poi decidiamo di svenire sulla tastiera del computer.


*ma in svizzera meno, infatti venerdì ho passato metà pausa pranzo dietro a una skoda targata svitto che teneva una velocità di crociera prossima allo stallo.

**non so, forse avrei dovuto provare un bar di un altro colore.


le mont saint-michel, esterno giorno

xx: guarda che carini quei cani

io: sì, piacciono molto

xx: sono setter?

io: mannò, sono due

xx: sei un cretino


venerdì 12 settembre 2008

ieri pomeriggio io e il gatto disquisivamo con un criceto siberiano dei principi della realtà in generale e in particolare sui fondamenti della matematica.

il fatto è che, a livello subatomico, il principio di indeterminazione di heisenberg stabilisce che, data una quantità di moto, non è possibile stabilire dove si trovi un elettrone perché esce sempre senza lasciare neanche un biglietto e poi tiene spento il cellulare.

come dire, probabilmente l’universo si adegua al nostro modo di percepirlo.

in risposta ai problemi di hilbert, il teorema di incompletezza di gödel dimostra che se un sistema assiomatico formale è coerente deve essere per forza incompleto, mentre qualche anno dopo alan turing dimostra il teorema della fermata, ossia il fatto che non esiste una procedura che permetta di stabilire in anticipo se un treno delle ferrovie di stato passerà di lì prima o poi, o se invece conviene prendere la macchina di turing.

dal punto di vista teorico, sembra la sconfitta del determinismo, l’impossibilità di trovare una sola e semplice equazione che governa l’universo e che dia conto dell’apparente casualità che vi soggiace.

del resto, chi sostiene che la realtà sia razionale non ha mai visto un telegiornale italiano.

il criceto siberiano non aveva una posizione ben precisa, probabilmente per solidarizzare con l’elettrone.

il gatto invece era sdraiato davanti alla porta del balcone decisamente intento a vomitare palle di pelo, e anche questa è una posizione.



ultim’ora

le proloco dei comuni con territorio interessato dai laghi alpini hanno lanciato una campagna di protezione e ripopolazione delle specie ittiche a cominciare dalle tinche. l’iniziativa avrà come titolo “tinche c’è vita, c’è speranza”.


lunedì 8 settembre 2008

diario del capitano, supplemento.

data stellare: vedere sul tappo della confezione



da alcune indagini esperite da alcuni tecnici cartografi, pare sia emerso che ieri sera l’imperatore galattico huang* abbia eliminato per sempre metà universo a tutt’oggi sconosciuto.

il fatto che fosse sconosciuto ha fatto sì che, tecnicamente, nessuno se ne sia potuto accorgere. in effetti, nel caso abbiate avvertito un fremito nella forza, beh, quelle erano le cozze marinate del pranzo di ieri.

ad ogni modo, pare che il comitato per il controllo dell’universo** abbia imposto all’imperatore huang una serie di sedute per il controllo della rabbia.

io ho realizzato di stare viaggiando verso casa solo quando, a 25 km dal capolinea, il treno delle ferrovie dello stato ha deciso che per proseguire avrebbe avuto bisogno di motivazioni più consistenti. dopo una trattativa intensiva di mezz’ora l’ho convinto a ripartire offrendogli dei buoni sconto del supermercato e metà del cartellino di recoba (non è che trenitalia debba sempre fregare me, eh. voglio dire, devo prendermi delle rivincite, ogni tanto).

invece ho realizzato di essere a casa solo quando, sceso dal treno, mi sono reso conto che la temperatura si avvicinava alla minima delle isole sakhalin, e ovviamente stava piovendo.

io ascolto in loop 14 versioni differenti di as the years go passing by, poi mi chiudo nel frigorifero, che ha una temperatura più accogliente di quella del mio balcone.


*l’imperatore galattico huang ha un carattere un po’ impulsivo, occorre dirlo. ma mica è il solo

** adesso non crederete davvero che un imperatore galattico possa fare tutto quello che gli pare, no?


ultim’ora

secondo alcune scuole di pensiero sostenute da scienziati dissidenti, l’inaugurazione di un nuovo acceleratore di particelle al cern di ginevra potrebbe portare alla creazione di un buco nero in svizzera. secondo altre scuole di pensiero più ortodosse, in ogni caso nessuno noterebbe la differenza dalla svizzera.

venerdì 29 agosto 2008

mi hanno rapito gli ufi.

cioè, non proprio rapito. siamo riusciti ad arrivare ad un accordo (sol maggiore) che mi tengono in una dimensione parallela all'ufficio per qualche giorno ancora.

insomma, le dimensioni contano (ma solo fino a 9, poi usano le calcolatrici)


giovedì 31 luglio 2008

verso le dieci una vibrazione della muratura indotta dallo squillare insistente del telefono dell’ufficio (precisamente al settimo squillo) provoca una lacerazione spazio-temporale che, seguendo l’interpretazione della realtà a molti mondi di everett, consente l’accesso a una regione remota del multiverso che gli esperti chiamano anche “zubizarreta”.

contemporaneamente io mi sveglio ma, avendo raggiunto la consapevolezza, faccio rispondere al gatto.

secondo il mio maestro di ikebana per peli di gatto (un forno ventilato modello harmattan) bisognerebbe evitare di passare in un altro universo di prima mattina.

secondo altre scuole di pensiero, invece, bisognerebbe evitare di parlare con un forno ventilato.

io resto in stato ipnagogico fino a quando esco dall’ufficio, poi mi piacerebbe andare al lago, se solo quest’inverno avessi avuto cura di non battere a calcio balilla una divinità della pioggia particolarmente permalosa, che ora per ripicca scatena temporali esclusivamente dalle 18.30 in avanti.

la sera arrivo a casa, metto sullo stereo la sinfonia n. 3 di hector bresinskij (l’elegiaca breve) nella partitura per archi, faretre e bollitore elettrico, poi mi sdraio sul letto a guardare cosa danno sul soffitto.



trailer

vi mancano i piani del colonnello hannibal smith, o la verve di p.e. baracus? dopo l’estate arriverà sugli schermi televisivi il sequel della fortunata serie che ha segnato gli anni ’80, riadattata per gli anni 2000: un gruppo di reduci della prima guerra del golfo insegnano tecniche motivazionali ad aspiranti manager. il titolo del nuovo telefilm, in onda su sky da settembre, sarà “a-team building”



comunicazione disservizio

questo blog si prende un po’ di tempo di pausa per lavori di manutenzione neuronale e per l’organizzazione delle solite riunioni estive del comitato per la salvaguardia ufi - sezione europa (ci saranno sempre tutti i più alti rappresentati del comitato: il capitan lindus, in rappresentanza delle imprese di pulizie galattiche*; il capitano jean luc viacard, per il controllo del traffico ufi; il capitan farlock, dell’ufficio alieni, mindfucking e travestimenti, e il capitano tuttammè dell’ufficio alienati con manie di persecuzione).

non siamo del tutto sicuri di sapere quando questo blog ritornerà attivo, secondo una teoria sull’interconnessione potrebbe succedere in concomitanza con un allineamento planetario, oppure contemporaneamente alla messa in onda di “a-team building”, o anche non appena finiscono i soldi delle ferie (quindi molto presto. per la verità, visto la quantità di soldi che mi avanza, per agosto ho organizzato solo alcune gite fuori porta. così, per vedere come si sta sul pianerottolo).

voi, nel frattempo, non cambiate universo (tanto non ve lo fanno cambiare se non avete lo scontrino).



* è una new entry. come dimostrano i fatti di napoli (ossia uno studio condotto da alcuni universitari tossicodipendenti partenopei), le imprese di pulizie hanno di fatto il controllo del pianeta e conviene invitarle a tutte le riunioni operative.


mercoledì 23 luglio 2008



- sì? è venuto per la siepe? senta, sono davvero spiacente...

- io sono il tristo mietitore.

- chi?

- il tristo mietitore.

- sì, capisco.

- io sono la morte.

- sì, beh, il fatto è che abbiamo degli ospiti americani a cena, stasera, e non…

- chi è, caro?

- pare sia un certo signor la morte, venuto per la mietitura.



(il senso della vita, monty python)



arrivo in ufficio con la faccia di uno che ha sbagliato candeggio, apro la posta elettronica e trovo la mail di un tale che, in preda all’entusiasmo, mi chiede se non mi piacerebbe vivere per 120 anni, o addirittura diventare immortale. certo, poi ci sarebbe quella faccenda che gli dovrei dare dei soldi (non è così esoso, però, vorrebbe 70 euri subito per farmi partecipare a un convegno a milano. ma dico: tu sei immortale, io lo diventerò, te li darò poi con calma, no? abbiamo tutto il tempo. boh).

comunque questa cosa che lui vuole dei soldi da me mi fa intuire che il tizio ha decisamente sbagliato indirizzo. cioè, sono io quello che ha bisogno di soldi, e insomma.

del resto (a parte la noia, voglio dire) l’unico vantaggio che avrei a diventare immortale, o a vivere diciamo intorno ai 250 anni, sarebbe quello di poter aver accesso a un mutuo prima casa.

quindi no, ecco, magari in un’altra vita.

allora pensavo, visto che diventare immortale non rientra nei miei progetti a breve termine (e in ogni caso, non ho progetti a breve termine. neanche a lungo termine, a pensarci bene), potrebbe essere una buona idea fare un elenco delle cose che vorrei qualcuno scrivesse sulla mia lapide.



1. io credo, risorgerò. al solo scopo di rompervi di nuovo le palle.

2. non siate maleducati, è decisamente scortese dire che sono morto. diciamo che sono diversamente vivo.

3. i can’t always get what i want.

4. adesso non rompete con quella cosa del silenzio assenso.

5. beh, potrebbe essere peggio. potrebbe piovere.

6. torno subito.

7. se è per quell’invito a cena, temo che farò tardi.

8. pensavo che una risata mi avrebbe seppellito. invece ci voleva proprio la cassa.

9. fate pure con comodo, mica ho fretta.

10. non siate tristi, su. è comunque sicuramente meglio che lavorare nel marketing.


disclaimer: questo post viene pubblicato in questa forma a causa di uno sciopero degli editors (un gatto, una simo e quattro musicisti spostati inglesi). se i temi di questo post vi disturbano, parlatene con la maestra, o al massimo con il mio avvocato (il mio avvocato attualmente è un picchio esperto di bricolage, non per niente lo chiamano il principe del foro. quindi prima di contattarlo assicuratevi di avere uno spirito ornitologico).

d’accordo, probabilmente questo disclaimer andava messo all’inizio, ma nella pratica non ho mai avuto molta dimestichezza con gli algoritmi. consideratelo un hysteron proteron



mercoledì 16 luglio 2008

ufficio comitato centrale di controllo ufi (uficio), interno notte


xx: quando c’è stato il g8 a genova?

io: boh, io so che è stato a firenze, seconda metà del 1200, a bottega dal cimabue

xx: …

io: …

xx: sei un cretino integrale

io: no, sono un cretino ai cinque cereali


lunedì 14 luglio 2008

verranno a chiedermi del nostro amore. ma con tutta probabilità sarò in doccia.


no, dico. anche se piove ininterrottamente da settimane, è due giorni che ci sono almeno 15 gradi.

per essere novembre fa decisamente caldo.

in una concezione olistica la si potrebbe considerare una metafora dell'universo. più che altro è che non reggo il lunedì mattina. ho inoltrato protesta formale agli dei del calendario per sostituirlo con un più consono sabato pomeriggio

io giro per stanze di ospedale, accompagno persone in stazione e ogni tanto guardo il lago incazzato.

per tranquillizzarlo pensavo di regalargli l’astuccio di poochie.

in tutto questo, sono dell’idea che un’altra pressione sanguigna è possibile



ultim’ora

arrestata una gang di rapinatori musicisti che derubavano banche la mattina dopo i loro concerti nelle feste di paese.

per tutti l’accusa è di banda armata

mercoledì 9 luglio 2008

il professor klinksberg, docente di meditazione orientale alla libera università di riazzino (ti) nel suo libro sulla ricerca del nirvana intitolato “missione impassibile” (ed. theoria) sostiene che l’illuminazione è soprattutto una questione di tempo. infatti piove.

altre scuole di pensiero sostengono invece che la ricerca del nirvana è di per sé utopica, perché è inutile ricercare il nirvana se non lo si è perso.

questo ha dato da riflettere al professor klinksberg che in seguito pare abbia lasciato l’insegnamento per provare a convincere delle tende da sole a socializzare.

qui, ora, il dato positivo è che per essere novembre fa decisamente caldo.

in riva al lago una famiglia di germani reali (due genitori e tre piccoli, ribattezzati ‘qui, quo e cuius’, da non confondere con i tre gatti che vivono sui tetti davanti a casa mia, il cui nome è ispirato alla favola dei tre porcellini blues e che si chiamano ‘gimmi, sam e lovin’) mi guarda perplessa, come se la pioggia dipendesse da me e non dal fatto che la divinità climatica addetta alla gestione territoriale della zona in questo periodo sta provando a battere il record di temporali quotidiani dal pleistocene ad oggi, con il solo scopo di vantarsi al bar con gli amici.

giovedì 3 luglio 2008

chiamatemi ismaele. ma anche eddie, va bene uguale.

un’equipe di esperti sta cercando di capire perché nella mia macchina c’è un tasso di umidità pari a quello del golfo del tonchino prima della stagione delle piogge.

dopo qualche ora di consulto arrivano alla conclusione che il microclima del golfo del tonchino ha semplicemente deciso di prendersi una vacanza da queste parti (adesso i microclimi sono molto più indipendenti di una volta, e disponendo di tempo libero girano amabilmente per il pianeta con dei pantaloni corti a righe e una macchina fotografica al collo).

per rendere meglio il concetto dopo qualche ora va in scena il diluvio universale parte seconda, con la sola differenza dal primo che, per questioni di bilancio, invece di una grande arca si è preferito organizzare dei corsi di nuoto.

io arrivo a casa, metto sullo stereo la sinfonia n. 5 di alexander morbinskij (detta la stocastica, perché non è altro che la messa in musica del test di kolmogorov-smirnov) nella partitura per archi, fionde e balestre, e mi ritiro nelle mie stanze a lucidare l’arpione.

il giorno dopo io e il gatto decidiamo che il pomeriggio va passato essenzialmente sotto il divano (sbaglierebbe chi vedesse in tutto ciò uno spirito di indolenza o inedia. il mio maestro spirituale sostiene che il contatto con la terra è essenziale per una vita equilibrata anche se, effettivamente, da sotto il divano è più difficile rispondere al telefono), oppure sul balcone a tirare graffette a chiunque parli in schwitzerdütch.

verso sera l’universo si assenta per qualche minuto, ma almeno ha la cortesia di lasciare un biglietto sulla scrivania per avvertire.

quando torna, mi infilo in una unità di misura della pressione e ci rimango fino a notte fonda.


mercoledì 25 giugno 2008

secondo una convenzione intergalattica sottoscritta dalla maggior parte delle specie aliene, gli ufi non possono invadere in massa un pianeta per non interferire con le specie di vita intelligenti che lo abitano.

quindi non capisco cosa stiano aspettando, ma probabilmente deve avere a che fare con i lemmings.

invece qualche giorno fa è iniziata la settimana internazionale del carboidrato: ho passato il mio tempo libero a monoalimentarmi con della pizza e a disegnare crop circle sul tappetino del bagno.

dopo l’ufficio invece uscivo di pattuglia sperando che gli ufi mi rapissero, ma visto che erano settimane che continuava a piovere come se ci fosse un domani ma fosse previsto cattivo tempo, non ho avuto molte speranze.

ho provato a contattare il call center clima ma rispondeva sempre la segreteria telefonica, in compenso al supermercato ho vinto un buono per calafatarmi i vestiti.

poi la stagione delle piogge ha subito una breve pausa, ma pare sia merito di un temporaneo allineamento planetario e del fatto che il dio della pioggia dovesse andare in bagno.

quindi domenica io e il mio maestro di riposizionamento strategico ci siamo trovati sui monti di legué per provare a ubriacarci di feldschlösschen (non funziona, lasciate perdere) pattugliare l’alto malcantone in elicottero (questo invece funziona, altrimenti è un casino) e a riflettere sull’opportunità di scrivere l’inno nazionale dell’abkhazia, o del nagorno karabakh, almeno fino a quando le divinità preposte al controllo del clima saranno distratte (ossia fino a quando non infilerò un costume per andare al lago).

la sera arrivo a casa, metto sullo stereo auferstanden aus ruinen nella partitura per grattugia inox e stendipanni, poi mi infilo nell’armadio.

la notte esco sul balcone e con la luce del telefono cellulare mando dei segnali luminosi agli ufi.


mercoledì 18 giugno 2008

odio quando sopprimono i treni.

ma forse lo fanno per non farli soffrire.


martedì 10 giugno 2008

scusate, ma ultimamente sono molto occupato con il comitato di salvaguardia contro gli ufi crudeli, visto che tocca uscire di pattuglia tutte le sere.

il fatto è che gli ufi approfittano delle partite di calcio per cercare di invadere i bar della zona, e allora dobbiamo essere molto attenti in modo da non correre rischi.

per chi non fosse molto esperto del gioco del calcio, noi del comitato abbiamo preparato un glossario pubblicato presso tutti i call center ufi e riportato qui, a cui vanno aggiunte le seguenti integrazioni, giusto per aiutarvi a capire cosa avviene durante le fasi di gioco.



prendere la traversa: metodo utilizzato da molti giocatori per evitare il traffico di centrocampo.

massima punizione: l’arbitro costringe i difensori ad ascoltare gigi d’alessio a tutto volume.

area di rigore: base di rigore per altezza di rigore

fuori gioco: la partita si sposta al di fuori del campo regolamentare

fuori gioco passivo: la partita si sposta al di fuori del campo regolamentare, ma i giocatori sono molto svogliati.

vertice dell’area: riunione dei più importanti giocatori delle due squadre.

cartellino: nelle varianti giallo e rosso, lemma derivato da ‘cardellino’ pennuto scelto come simbolo della lega internazionale arbitri.

uscita del portiere: il portiere viene espulso e va al bar a bere con gli amici.

uscita a vuoto del portiere: il portiere viene espulso e va al bar ma non trova nessuno.

intervallo: i calciatori smettono di giocare e vanno a studiare per 15 minuti.

respinta del portiere: ex fidanzata del portiere lasciata per una più giovane.

trattenuta: tassa sullo stipendio dei giocatori in caso di sconfitta.

libero: giocatore non fidanzato.

sfiorare la rete: dicesi di calciatori che hanno seguito lezioni di informatizzazione di base.

melina: piccolo frutto che i giocatori si passano ripetutamente.

parata spettacolare: sfilata dei giocatori vittoriosi dopo la partita.

tiro al volo: colpire la palla con un fucile di precisione.

tiro di esterno: la palla viene calciata da un giocatore di una terza squadra non in gioco.

palo: giocatore che avverte gli altri in caso di pericolo (da cui ‘colpire il ‘palo’ ossia metterlo in condizione di non nuocere).

cambiare fascia: in caso di infortunio, sostituire il bendaggio del giocatore sanguinante.

squadra allungata: attrezzo geometrico dagli angoli particolarmente acuti, utile per una diagonale più lunga.

mezz’ala: spuntino proteico da consumarsi durante l’intervallo.

cercare i tre punti: operazione indispensabile per trovare il cerchio di centrocampo.

tenere la difesa alta: eliminare i giocatori difensivi al di sotto dell’1 e 80.

recuperare il pallone: aiutare un giocatore famoso a perdere il peso in eccesso.

spazzare l’area: raccogliere le suppellettili che i tifosi buttano in campo durante la partita.

subire una rete: guardare passivamente italia uno.

colpo sotto: rapina a mano armata volta a violare un caveau (vedi anche: gol di rapina).

simulazione: partita giocata alla playstation.

vincere un contrasto: trovare una soluzione ottimale ai settaggi del monitor.

deviazione: distrarre gli avversari esponendo cartelli di lavori in corso davanti alla porta.

giocare in casa: vedere ‘simulazione’.

martedì 3 giugno 2008

da alcune indagini esperite presso un team di esperti in materia è appena emerso che per sistemare la schiena devo vendere un rene.

forse devo rivedere la mia strategia curativa.


lo zen e l’arte della manutenzione neuronale


desideroso di apprendere la natura del buddha, chen li (a causa di una differente traslitterazione dalla lingua originale, il nome si trova talvolta indicato come “cento lire”) si recò nella dimora di un grande saggio, maestro nella disciplina dell’inazione (wu wei) e nella derivata disciplina dell’azione entusiasta (orzo wei), famoso in tutta la nazione per i progressi spirituali dei suoi allievi.

il maestro lo fece meditare nel buio di casa sua per molte settimane, per stimolare la ricerca del buddha nello staccarsi dalle ingannevoli percezioni dei sensi.

non appena il maestro usò i soldi della retta per pagare le bollette arretrate dell’enel, chen li fu illuminato.


martedì 27 maggio 2008

italia, emergenza caldo. almeno è quello che sostengono alcuni giornalisti che hanno palesemente sbagliato pusher.

al di là del fatto che evidentemente ci deve essere un’anomalia gravissima se a fine maggio al sud fa discretamente caldo, vorrei anche far notare che questa mattina qui ci sono 16 gradi, piove da una settimana e i miei muscoli cervicali hanno deciso di prendersi una vacanza non retribuita su qualche isola del pacifico.

tutto questo tende a non agevolare la mia mobilità articolare, donandomi un’agilità pari ad una via di mezzo fra un cadavere mummificato e un bradipo con l’artrosi.

nel frattempo disquisisco con il gatto sul ruolo determinante di paulo isidoro in italia - brasile del mondiale 1982 e imposto un’esegesi sull’uso della parola ‘trasversale’ nelle telecronache di libano zanolari, cercando di raggiungere uno stato catatonico in cui muovo il collo il meno possibile (questa in effetti è la parte che mi viene meglio).

la sera, dopo aver constatato il fallimento del nimesulide come droga psicotropa, mi procuro copiose infiltrazioni di raìm del 2004 come miorilassante mentre prendo appuntamento con un ghiro pratico di massaggi on demand e furto aggravato che riceve al limitare del bosco qui di fianco (il concetto è che ti zampetta sulle scapole finché non riprendi a muovere il collo. oppure svieni, ma anche quella è una soluzione).


mercoledì 21 maggio 2008

ogni problema ha una risposta semplice, che di solito è sbagliata (f. cardini)


non sono morto (per lo meno, non credo. quantomeno sarebbe stupido che io continui ad alzarmi tutte le mattine per andare in ufficio. ma del resto, non è che io abbia mai fatto cose particolarmente intelligenti).

da qualche mese io, alcuni ufi non particolarmente crudeli e un paio di dolopi di passaggio di ritorno da alcune scorrerie* stiamo riflettendo sulla teoria della complessità e della sensibilità dei sistemi non lineari alle condizioni iniziali, per le quali, ad esempio, l’attuale politica estera italiana è intimamente legata alla penuria di spinacine negli scaffali dei supermercati (lo so, vi sembra incredibile. eppure se vi fermate a pensarci mi sembra sia evidente).

il problema è che occorre considerare le cose nel loro complesso; l’esempio classico è il problema dell’orologio di königsberg**:


si narra che immanuel kant uscisse di casa tutte le mattine alle cinque, e gli abitanti di königsberg regolassero l’ora sulle uscite del filosofo.

ora: questo è un tipico approccio semplicistico ad un problema complesso.

gli abitanti di königsberg non regolavano gli orologi sulla passeggiata di kant, ma erano parte attiva in un sistema complesso. questo perché gli abitanti di königsberg in origine non avevano orologi, così hanno dovuto costruire un sistema formato da strada, casa, carrozza a cavalli con filosofo incorporato perché segnasse il tempo.

il che significa che kant non era propriamente umano, bensì un ingranaggio dell'enorme orologio progettato da alois blumberg, borgomastro di königsberg affinché i suoi concittadini potessero sapere l'ora.

se ci fate caso, kant viene rottamato dopo la costruzione del campanile di königsberg, nel 1804.



la complessità dunque, significa un approccio sistemico ai problemi, tenendo conto di tutte le variabili e dei parametri implicati nel sistema, con particolare attenzione ai momenti di biforcazione (il sistema sceglie, in modo apparentemente casuale, uno stato piuttosto che un altro. la scelta, pure se non prevedibile, in realtà non è mai del tutto casuale, dipendendo da fattori comunque indagabili scientificamente. ad esempio, se in quello stato si sono appena tenute le elezioni, ecco che la scelta può apparire ovvia).

intorno alla teoria della complessità si sviluppano dispute accese fra coloro che sono a favore o contro il determinismo, e intorno alla natura continua della realtà.

nella dispensa “la realtà continua: nel prossimo capitolo” il professor sandor pamelo kraninsteen, docente di fisica applicata alla libera università di des moines (iowa), si domanda se la realtà debba essere considerata continua, come implicitamente considerato nella fisica classica e dal senso comune, oppure discreta, come sembra suggerire la meccanica quantistica e la teoria delle stringhe.

secondo le ricerche del professor kraninsteen, non solo la realtà non sarebbe affatto discreta, ma spesso meriterebbe una bella insufficienza.

sempre secondo kraninsteen, la teoria delle stringhe potrebbe essere presto superata da una teoria di campo unificata assai meno complicata, che viene studiata in molti laboratori di ricerca e che passerebbe sotto il nome di teoria del velcro.


* in realtà i dolopi non sono così interessati al problema, è che i treni per sciro sono piuttosto rari. anche quelli per ken, in realtà. quelli per le barbie, non saprei.

** se ci trovate un’assonanza con il problema dei ponti di königsberg, ci sarà un motivo (non ho idea di quale, ma insomma).

martedì 13 maggio 2008

la notte che bruciammo chrome, avevo altro da fare


ci hanno cresciuto spiegandoci che con molto impegno e tanti sacrifici avremmo potuto ottenere qualcosa nella vita. i nostri genitori erano fieri che con molti sforzi e partendo più o meno dal nulla, fossero riusciti a farci andare all’università.

adesso abbiamo superato i 30 anni, abbiamo le nostre lauree con lode, esperienze di lavoro da call center e siamo troppo vecchi o troppo qualificati perché ci possano assumere per qualsiasi lavoro remunerativo, tipo l’idraulico o il dentista; e non abbiamo nemmeno un padre notaio o industriale da cui ereditare l’attività.

siamo precari oppure abbiamo uno stipendio da fame, molto più spesso entrambe le cose: non riusciamo a mantenere noi stessi, figuriamoci un figlio.

le altre generazioni avevano delle speranze che noi, ad essere obiettivi, non possiamo neanche permetterci.

siamo la prima generazione a non avere neanche dei sogni da poterci distruggere da soli.
(op. cit)*



io e il gatto giochiamo a dsm-iv per far passare il tempo (il mio maestro di ikebana neuronale sostiene che l’unico metodo efficace per far passare il tempo sia spostarsi, ma questo richiederebbe un’esperienza nel campo delle smaterializzazioni che ancora mi manca) e ogni tanto lanciamo delle graffette sui turisti dal balcone del quinto piano, tranne che su quelli che portano la maglia di tranquillo barnetta (il mio maestro di ikeabana neuronale sostiene che ogni tanto è utile assecondare le proprie perversioni, tipo vedere il telegiornale in romancio, o ascoltare l’anthology di lyle lovett)**.

nel frattempo gioco a mischiare le disposizioni dei tavolati interni*** di un appartamento (niente di grave, è di un ingegnere informatico: con tutta probabilità il suo architetto di riferimento è von neumann).

uscito dall’ufficio, passo la serata a guardare il lago canticchiando piano tomorrow pinball in loop. a volte, invece, faccio cose senza senso.



* questa cosa sembra scritta dagli sceneggiatori di muccino, e invece no. si capisce che non l’hanno scritta gli sceneggiatori di muccino dal fatto che a) non ha inflessioni romanesche e b) tutto sommato ha un senso.

** attualmente il mio maestro di ikebana neuronale è un frullatore a cinque velocità, ma sostenere che questo infici le sue teorie mi sembra un’argomentazione troppo ad personam.

*** la domanda che potrebbe nascere in alcune menti ingenue è perché un epistemologo dovrebbe occuparsi di tavolati interni. beh, è ovvio. il fatto è che il gatto dopo un po’ si stufa, e qualcuno lo deve sostituire.


martedì 6 maggio 2008

affinità/divergenze fra il compagno fratel coniglietto e noi, dal conseguimento della maggiore età (o del non dare confidenza al primo approccio)


io: e così saresti un terapeuta

xx: una specie. in realtà qualcosa di più

io: petapeuta? exapeuta?

xx: …



nel frattempo ho litigato con alcune divinità a tempo determinato (la nuova legge prevede la precarizzazione di alcune divinità per favorire la ripresa dell’economia di asgaard) e mi hanno mandato l’invasione di formiche (per problemi di bilancio avevano finito le cavallette) e la tramutazione dell’acqua in corvo rosso (non avrai il mio scalpo).

poi ha smesso di piovere, e in fondo, è già qualcosa.


giovedì 24 aprile 2008

è un periodo che ho l’agilità mentale di un diplodoco in via d’estinzione*.

il mio maestro spirituale è in crisi mistica e tende a nascondersi verso il fondo della vetrina, quindi non mi resta che chiedere preziosi consigli alle pannocchie, che però tendono a non rispondere.

secondo un oracolo di mia fiducia che legge il futuro nei fondi neri di parmalat(ma non disdegna la letteratura contemporanea, comunque), pare che tutto questo sia dovuto ad alcune negative congiunzioni planetarie, oltre all’influenza di marte in prima casa (marte, se leggi qui, prendi almeno del paracetamolo che magari passa tutto) e di giove in ufficio.

io non so, per non sbagliare metto sullo stereo la sonata in sol minore (ossia tendente al nuvoloso) di kaspar bresinskij, nella partitura per viola, altri colori freddi a caso e tostapane elettrico, poi mi chiudo nell’armadio.


*occhei, occhei. è un periodo piuttosto lungo.



causa manutenzione neuronale, questo blog si trasferisce temporaneamente su un altro piano astrale (tipo il quinto, che ci hanno detto che dal terrazzo c’è una vista migliore)

ci troviamo dopo il ponte (nel bar all’angolo. io sono quello con la birra. un giro lo pagate voi, sia chiaro. ma anche una birra. se invece non volete entrare, almeno fate ciao con la manina).


lunedì 21 aprile 2008

il mio cervello stava cercando di addormentarsi con delle scuse implausibili, tipo un debito di sonno pari all’attuale prodotto interno lordo della cina, quando all’improvviso il mio universo collassa.

in una realtà a molteplici universi, nel caso in cui non si disponga di un buon defibrillatore per universi, è buona norma spostarsi in un universo più consono, o quanto meno un po’ più in salute.

il che significa che quando una visione del mondo collassa, il più delle volte si può semplicemente limitarsi ad ignorare il problema, o almeno così sostengono alcuni gnomi* che partecipano al corso di atarassia della domenica sera.

in realtà il mio attuale maestro di atarassia (una betulla che vive in un bosco qui vicino) sostiene che non sia una strategia intelligente dare ascolto agli gnomi. del resto io non ho idea di cosa sia una strategia intelligente (tra l’altro un’equipe di esperti ha dimostrato che non sono in grado di passare un test di turing, e di conseguenza mi viene anche negata la possibilità di iscrivermi al turing club italiano, che fornisce una tessera con sconti e agevolazioni su viaggi e alberghi in prossimità delle maggiori facoltà di cibernetica in tutta europa).

il mattino dopo piove in tutti gli universi possibili, e questa mi sembra una presa di posizione abbastanza precisa.

provo a chiamare il call center clima ma mi risponde un geometra delle svalbard, e allora lascio perdere e cerco di addormentarmi sulla scrivania.


*qualcuno in passato ha avanzato dei dubbi sull’esistenza degli gnomi. ora, la dimostrazione dell’esistenza degli gnomi è cosa ovvia, ma posso riportarla qui per brevità: gli gnomi hanno la caratteristica intrinseca di non farsi vedere dagli esseri umani. se ne deduce che se gli gnomi esistono, non si devono far vedere dagli umani. poiché nessun umano ha mai potuto dimostrare di aver visto uno gnomo, ne consegue che gli gnomi esistono necessariamente. tra le altre cose questo li differenzia dagli ufi che non solo si fanno vedere dagli esseri umani, ma a volte gli fregano anche la birra quando si distraggono.



a portrait of the artist as a young idiot

io: guarda che qui i gruppi che suonano nei locali li pagano una miseria

xx: lo so, noi siamo in sei e ci hanno proposto una serata a 250 euro. il nostro batterista è di crema, per venire qui ci mette quasi due ore, figurati se si muove per così poco.

io: perché non provate con uno di cioccolato, che magari ci mette meno?

xx: sei un cretino

mercoledì 16 aprile 2008

una volta qui era tutta campagna acquisti

(è bello perché i farmacisti non ti dicono ‘cretino’ (cioè, si limitano a pensarlo))


io - non ho la febbre, però ho la tosse, mi brucia la gola, mi fanno male le orecchie, insomma, un po’ tutto.

farmacista - probabilmente sei solo un po’ intasato, ti posso dare un fluidificante.

io - non ha un mediano di spinta o un terzino dai piedi buoni?

farmacista - …

io - vabbè, allora va bene il fluidificante.


giovedì 10 aprile 2008

stavo cercando di montare una scrivania porta computer con il cacciavite di barbie (esistono anche occupazioni peggiori, eh, tipo fondere del nescafe nel forno a microonde*) quando all’improvviso mi è apparso il coro dell’armata rossa che cantava the tide is high dei paragons, con alcuni imbarazzanti difetti di pronuncia**.

due giorni dopo il foreign office fa sapere che ci sono focolai di rivolta nella mia gola e l’unico modo per venirne a capo è ingurgitare un barile di paracetamolo in polvere, oppure boicottare le olimpiadi.

io credo che le due cose siano legate.

stamattina arrivo in ufficio e trovo un paio di inuit che probabilmente hanno corrotto il gatto con del pesce crudo e vorrebbero indicazioni per la penisola di seward (sostengono che visto il clima non può essere tanto lontana. almeno credo, non è che abbia tutta questa dimestichezza con il qawiaraq).

mi invento un paio di scuse lì per lì (lì quadro) e li lascio con il gatto mentre io ordino una confezione da due chili di borocillina e mi chiudo in un cassetto della scrivania.

no, dico, datemi una buona ragione per salvare l’universo.


* per quanto possa sembrare strano, io non l'ho mai fatto. ma solo perchè non ho mai avuto un microonde.

** ovviamente era un segno divino per dirmi di smettere immediatamente. la scrivania poi l'ha montata una persona seria. il che mi esclude a priori, credo.



ultim’ora

da alcune indiscrezioni provenienti da ambienti vicini alla federcalcio, pare che il successore designato al posto di roberto donadoni sulla panchina della nazionale italiana dopo gli europei sia l’ex allenatore dell’under 21 claudio gentile, oppure suo fratello ace.

mercoledì 2 aprile 2008

dopo aver questionato con delle forme di vita intelligenti provenienti dal mio frigorifero sull’opportunità di cucinare qualcosa di anche vagamente commestibile, martedì sera sono stato alla riunione del comitato di controllo per la salvaguardia dagli ufi.

la riunione di martedì era incentrata sul libro “come salvare il pianeta in quattro mosse” in cui aldiprando arnesson analizza in alcuni capitoli il problema degli ufi crudeli e i possibili rimedi da adottare (anche se il mio rimedio preferito rimangono sempre gli gnocchi al ragù fatti in casa). altri metodi come il feroce combattimento™, secondo noi andrebbero adottati a distanza, che so, tipo che versi 5 euri al mese a una onlus.

nel suo secondo libro “sì, ma esiste un motivo sensato per farlo?” aldiprando arnesson si concentra più sulle ragioni etiche a cui rimandano i rimedi adottati, anche se a dire la verità molti al comitato cominciano a convergere sulle posizioni che arnesson verrà ad assumere nel suo terzo e definitivo libro intitolato “no”.

ci sarebbe anche un quarto libro intitolato "anche perchè ho lasciato il gatto sulla pentola a pressione e la metropolitana in seconda fila", ma alcuni critici sostengono che in quest'ultima opera la prosa di arnesson sia meno rigorosa dal punto di vista scientifico.

poi siamo usciti di pattuglia per alcuni minuti, almeno finché non ci siamo chiusi in un bar a bere monte di colore (il comitato di controllo per la salvaguardia dagli ufi tiene molto alle forme di politically correctness) da cui ci hanno cacciato quando abbiamo cercato di pagare con la carta di credito di spennacchiotto.


ultim’ora

una catena di supermercati ha annunciato con una conferenza stampa il lancio di una nuova campagna pubblicitaria volta alla sensibilizzazione verso il ruolo della donna nella società contemporanea, che avrà come claim lo slogan no woman no crai


mercoledì 26 marzo 2008

è risotto come aveva detto, alleluia (mt 28,6) part iii


giro per il balcone dell’ufficio con in mano un’antenna portatile (cioè, lo è diventata dopo l’intervento di alcune raffiche di vento molto mirate) mentre, coperto da un lenzuolo, faccio il mio numero della statua della libertà cercando di impressionare il gatto. ad ogni modo, nonostante tutti i miei tentativi, non sono riuscito a prendere la tsi. però forse ho preso il raffreddore, non so se vale.

il mio maestro spirituale sostiene che uno dei segreti per una vita felice sia travestirsi ogni tanto da secret squirrell e mangiare più pannocchie possibili. occorre anche dire che il mio attuale maestro spirituale è un coniglio che vive in una vetrina del centro, quindi forse la cosa delle pannocchie va presa un po’ con le pinze.

la sera arrivo a casa, metto sullo stereo miles gloriosus davis, nella partitura per stendipanni preparato e tramontana, poi lancio una campagna di sensibilizzazione contro il piattume che invade l’universo, ma specialmente il mio lavandino.


alvar aalto gradimento

io: non capisco perché gli architetti si ostinano a progettare delle case con un vano accessorio. cioè, se è vano, perché ce lo metti?

xx: sei un cretino

giovedì 20 marzo 2008

ogni tanto qualcuno mi chiede consigli per i nomi da dare a gatti o animali in genere (io adoro dare i nomi agli animali, ma poi non mi ascolta mai nessuno. neanche gli animali, per dire).

quindi ecco una lista di alcuni nomi possibili per il vostro animale domestico, sennò smettetela di chiedere consigli a me, e cercatevi il nome sulle pagine gialle (io adotterò un animale domestico solo il giorno in cui lui avrà delle idee su come pagarsi il cibo e l’affitto).


socioaci

kamchakta

gregorio settimo milanese

horatio nelson

grande spirito

universo

seatibiza

bolivia (newton john)

allotropo

annunziato

gioitempest

papagiovanni xxiv

valdir peres

metrebus


(alcune possibili frasi da usare in eventi mondani o, a scelta, in rinomati centri di igiene mentale)

- sì, io sono socio aci, e anche il mio gatto

- sono molto religioso, papa giovanni mi appare sul letto tutte le notti

- se non torno a casa presto stasera la bolivia muore di fame

- odio quando l'universo mi sale sul divano

- le pulci hanno dichiarato guerra alla kamchakta

- devo portare seatibiza dal veterinario

- sono disperato, è morto horatio nelson

- gioitempest ha una voce orribile

- stamattina il grande spirito ha vomitato sul tappeto

- valdir peres non teneva una palla neanche per sbaglio

lunedì 17 marzo 2008

verso le cinque e trenta del mattino una pletora di animali cinguettanti fischiettano la melodia de il ponte sul fiume kwai (un film sull’insensatezza della guerra in cui dei militari giapponesi costringono dei prigionieri a costruire un ponte su di un impermeabile da tasca spacciandolo per un fiume).

visto che grazie a trenitalia, dopo aver passato il sabato sera a recitare poesie come la pioggia nel pigneto e a cercare stelle cadenti nella notte di san lorenzo, domenica ho esaurito il bonus di bestemmie per l’intero decennio*, decido di non infierire sui pennuti.

arrivo in ufficio e un controllore di trenitalia travestito da tecnico dell’ascensore mi informa che a causa di un problema tecnico dovrò farmi 5 piani di scale a piedi.

mi faccio aprire la porta dal gatto e vado in cerca del certificato di infermità mentale che tengo nel cassetto della scrivania, insieme al germano reale e al poster di bertoni e derticya.


* se qualcuno avesse notato un insolito sovraffollamento di santi e madonne sulla metro b** intorno alle 20 di domenica sera, ecco, non era una coda folcloristica della domenica delle palme. già che ci siamo: se qualcuno avesse un video di me che prendo a calci delle innocenti porte della metropolitana sotto lo sguardo attonito degli astanti, è pregato di distruggerlo.

** chiamata anche lineare b dagli studiosi per la sovrabbondanza di misteriosi cartelli atti a far percorrere all’utente il percorso più lungo possibile per arrivare all’uscita sbagliata.



ultim’ora

secondo alcuni recenti studi di johnathan materson, docente di psicologia applicata e strategie adattive alla libera università di des moines (iowa) nonché autore del libro “avere il mondo ai tuoi piedi ti invoglia a calpestarlo” pare che la risposta corretta per chi viene sottoposto al test di rorschach sia quella di chiedere uno smacchiatore.


lunedì 10 marzo 2008

il comitato centrale di sicurezza per la salvaguardia del pianeta e per il controllo delle attività degli ufi sta vagliando alcuni messaggi ricevuti da una civiltà aliena che conterrebbero il messaggio finale sul senso della vita sul nostro pianeta.

ovviamente si è subito scatenato un dibattito sull’autenticità del messaggio e sull’opportunità dei divulgarlo (secondo alcune teorie antropologiche, la specie homo sapiens preferisce ignorare alcune cose fondamentali per la sua esistenza, anche se queste cose potrebbero in un futuro portarla all’estinzione. sempre secondo le stesse teorie, non è detto che questa sia una politica sbagliata).

comunque alcuni detrattori sostengono che i messaggi ricevuti non riguardino il senso della vita sul pianeta terra, ma che si tratti in realtà delle istruzioni in svedese per montare un armadio a doppia anta.

pochi sono stati in grado di porsi la domanda corretta dal punto di vista olistico, ossia dove sta scritto che le due cose non possano coincidere.

io resto ore a guardare la pioggia che cade sui balconi e in pausa pranzo provo a catalogare nuove forme di grigio da rivendere alla pantone® in modo da diventare ricco entro il prossimo millennio. nel frattempo cerco di convincere alcune formiche a lasciare libero il soggiorno (non sono cattivo, però, dico, volete usare casa? possiamo parlarne, ma almeno pagate la vostra quota di affitto).

poi ho di nuovo uno stereo, e la sera ascolto sassofonisti in grado di esprimersi liberamente negli stili cool jazz, acid jazz e panta jazz.


martedì 4 marzo 2008

ultim’ora

wayne maloney, milionario del montana, ha annunciato che correrà da indipendente per le presidenziali statunitensi del 2008 con un programma basato interamente sulla drastica riduzione della settimana lavorativa.

i sondaggi lo danno in forte rimonta, soprattutto dopo la presentazione del claim della sua campagna elettorale che sarà: yes, weekend



traslochi

io - cosa c’è lì dietro?

xx - sacchi di juta

io - come sai che sono di juta? c’è il timbro di salt lake city?

xx - sei un cretino

giovedì 28 febbraio 2008

stavo scrivendo la sceneggiatura di un film intitolato ‘i ragazzi della via ntsc’ e contemporaneamente litigando con delle formiche per il possesso di una porzione di soggiorno (peraltro con scarsissimo successo e dimostrando, nel caso ce ne fosse bisogno, la superiorità del phylum arthropoda su quello chordata) quando dal comitato di controllo per le attività degli ufi sul pianeta mi chiedono se posso uscire di pattuglia.

dovrei sostituire un nano da giardino (è uno dei nostri migliori elementi) che a quanto pare si è rinchiuso in garage dopo un incontro ravvicinato con una volpe.

quindi la sera cammino sul lungolago (oltretutto lì si concentrano i bar della zona, ed è sempre possibile che gli ufi si infilino in un bar per non farsi riconoscere mescolandosi agli autoctoni. quello che gli ufi non sanno è che gli autoctoni qui non esistono) disquisendo con le papere sui massimi sistemi (i cavedani hanno altro da fare e l’unica altra forma di vita senziente in giro è un fanatico di jogging che sembra una via di mezzo fra sebastian coe e un malato di corea di huntington: secondo me non è pronto per una disquisizione sui massimi sistemi. ma neanche sui sistemi welters, o sui sistemi gallo).

poi sul tardi mi sistemo sul balcone e aspetto che una stella cadente o, a scelta, della lattoneria cadente mi arrivi in testa (per la legge dei grandi numeri pare sia più probabile la seconda, anche se con effetti leggermente differenti. ma non disperiamo).


disclaimer

ad un lettore attento potrebbe sembrare che qui si stia esagerando con le parentesi. io mi sto ancora chiedendo perché un lettore attento dovrebbe leggere questa roba, ma comunque.

questo scritto concorre al premio per il post con più parentesi inutili per l’anno 2008 (primo premio un soggiorno per due persone di 3 ore a magadino (ch)).

nessuna parentesi è stata maltrattata per scrivere questo post, e, nel caso, sono regolarmente seguite da periodi di debriefing con terapeuti autorizzati.


venerdì 22 febbraio 2008

il professor dieter angst, docente di storia della scienza alla libera università di watford (hertfordshire, uk) nel suo libro “popper è un epistemologo, non una droga sintetica” critica la teoria di hugh everett sugli universi paralleli: secondo il professor angst la teoria è incompleta perché non vengono contemplati gli universi perpendicolari.

dal punto di vista pratico, l’unica variazione che mi riguarda è che invece di un universo da salvare adesso ne ho infiniti.

voglio dire, se non mi vedete, avrò pure i miei motivi (oppure avete di nuovo dimenticato gli occhiali).


poi mercoledì c’è il sole, i parcheggi sono disponibili solo su ordinazione e un’armata di lanzichenecchi invade il paese, e da fonti non ufficiali che monitorizzano la situazione collezionando numeri di targa svizzeri sembra che siano presenti tutto il nidwaldo, l’obwaldo, e l’oswaldo (un pastore di engelberg).

nel frattempo, l’associazione sindacale dei numi tutelari ha indetto uno sciopero di una settimana a partire da oggi.

non che la cosa mi inquieti granché, il mio nume tutelare è in pausa caffè dal 1981, quindi non dovrei notare troppo la differenza (il problema dei numi tutelari è che essendo atemporali (ossia da loro non piove mai, insomma, si tutelano pure loro) hanno un rapporto con il tempo tarato sull’eternità: concettualmente il mio potrebbe stare in pausa caffè fino al 2831 senza che nessuno dica niente).


giovedì 14 febbraio 2008

natura morta con costante di feigenbaum (questo non è un medicinale, potete fare a meno di leggere le avvertenze e il foglietto illustrativo)


quando sei piccolo, nessuno si preoccupa di spiegarti cosa sta succedendo. come se a te non interessasse, come se fossi troppo piccolo per provare a capire. di norma un bambino è piccolo, ma mica è stupido.

invece quando anche i grandi non hanno idea di quello che sta succedendo, allora provano a mentire per spiegarti che è tutto a posto (d’accordo, è una strategia idiota, ma che altro ti aspetti da un adulto?).

io ci sono due cose che non mi piacciono per niente, i croccrodilli e i film di paura. i croccrodilli perché ti mangiano quando meno te lo aspetti, e mica è leale, cioè, almeno avverti. i film di paura perché fanno paura (quella dei film di paura si capiva, mica dovevo spiegarlo, però poi ho pensato che ci sono un sacco di persone che si fanno domande ovvie e allora era gentile rispondere).

poi però bisogna anche dire che le cose sono più complicate di così, tipo che bianca e bernie è un film di paura perché ci sono i croccrodilli (in generale quasi tutti sono film di paura, anche senza croccrodilli; io non so perché le persone guardano i film di paura, non gli basta la vita?)



il mercoledì in pausa pranzo io e un paio di carpe di allevamento ci troviamo a meditare sui testi del professor john krasnich, docente di dottrine zen alla libera università del maine, e autore del libro “se hai raggiunto l’atarassia vuol dire che non correva troppo veloce” (ed. marsilio).

per ora non è che stia ottenendo grossi risultati, ma sto familiarizzando con le carpe, e sono convinto che questo sia lo spirito giusto (come dicono i medium).

in questo periodo ho anche sviluppato una propensione a sdraiarmi sotto i tavoli per dormire e ad alzarmi di scatto nel tentativo di procurarmi una commozione cerebrale, però almeno non sento più le voci come giovanna d’arco e suo fratello donnie (che poi, sentire le voci non sarebbe neanche male, se solo avessero qualcosa di interessante da dire).

la sera invece esco nel freddo di qui, e ogni tanto vorrei che venissero gli ufi a prendermi.


mercoledì 6 febbraio 2008

io e il gatto disquisivamo di saggezza popolare applicata alla vita di tutti i giorni.

il problema nasce sull’ermeneutica dei proverbi che, come tutti possono quotidianamente constatare, lascia molto a desiderare. questo è dovuto al fatto che a volte l’interpretazione è effettivamente errata, oppure perché semplicemente è sbagliato il proverbio, che si è modificato nel tempo dal suo aspetto originario, fino ad assumere l’aspetto comune che noi conosciamo.

espressioni come “non c’è due senza tre” (dovrebbe significare che se ho due euro, ne ho anche tre? o che ontologicamente il due non esiste, ma esiste solo il 23?) oppure “tra moglie e marito non mettere il dito” (è un invito ad evitare pratiche sessuali promiscue? e in che modo?) o anche “mai piangere sul latte versato” (perché lo si allunga e perde la sua genuinità? oppure significa posso piangere solo se lo lascio nel pentolino?) sono ovviamente frasi senza senso alcuno.

ecco come dovrebbero essere alcuni proverbi nella loro forma originaria, con la corretta interpretazione.


1. mai piangere sul latte macchiato

se non lo volevi macchiato non dovevi mettere il caffè. se ce lo metti, poi non devi piangere. quindi prima di fare qualcosa, pensaci.

2. tra moglie e marito non mettere il mito

in un rapporto a due, mai mitizzare qualcuno o qualcosa di reale

3. tanto va la gatta al largo che ci lascia lo zerbino

se lasci andare una gatta al mare, mettendola su uno zerbino, lei cercherà di tornare a riva, ma eviterà di portarsi dietro lo zerbino. funziona anche con i gatti maschi.

4. chi non sa sentire, non sa regnare

il regnante deve ascoltare i sudditi, se vuole sopravvivere a lungo

5. non c'è bue senza re

un animale di allevamento ha sempre bisogno di qualcuno che lo governi

6. can che abbaia, non dorme

se fa tutto quel casino, è evidente che è sveglio

7. chi la fa, l’aspetti

non è che puoi stare in bagno meno di trenta secondi. se vuoi che le cose funzionino, devi prenderti il tuo tempo

8. chi non risika, non rosica

se giochi a risiko, abbi cura di preparare prima degli stuzzichini, in modo da non doverti alzare durante il gioco interrompendolo a più riprese e attirandoti l’odio degli altri partecipanti. se invece non giochi a risiko, puoi anche lasciar perdere.

9. non menare il can per l’aja

rispetta tutte le specie viventi, soprattutto in olanda visto che la protezione animali lì è molto efficiente.

10. chi dorme non piglia pesi

se rischi che qualcuno ti dia troppe cose da fare, resta a dormire, che è la cosa più intelligente da fare.


(questo post è stato scritto con il fondamentale apporto della simo (per almeno una riga, credo). nessuna simo è stata maltrattata per scrivere questo post, nonostante le simo, in genere, sostengano il contrario)


venerdì 1 febbraio 2008

io ed alcune alborelle della zona ci riuniamo il martedì sulle rive del lago per dei cicli di corsi di autocoscienza (il fatto è che le alborelle mi surclassano sempre sul piano dialettico, ma io non demordo).

il mio maestro di insabbiamento emotivo* sostiene che è importante l’autocontrollo come forma di atarassia durante le situazioni emotivamente difficili, tipo, che so, quando non trovi parcheggio, o quando ti finisce la sinalco®.

uno dei metodi migliori, a quanto sostiene lui, è recitare mantra presi in prestito dalla saggezza orientale, come ad esempio: “ci resto di stucco, è un barbatrucco”; (c’è anche da dire che il mio maestro di insabbiamento emotivo è un criceto siberiano, non credo abbia grossi problemi di parcheggio).

il resto della serata lo passo in missione di pattugliamento ufi (le missioni esterne durano poco perché di inverno gli ufi non volano volentieri, perché c’è freddo, e nebbia, e poi vanno a sbattere contro gli altri dischi volanti, e allora preferiscono stare nei bar, come sa chiunque abbia letto la fondamentale opera guida essenziale agli ufi e alle specie aliene di alexander pernenbrod).

poi finito il turno arrivo a casa, metto sullo stereo la sinfonia n. 12 (la chiarificatrice) di jas kowecinskij, nella partitura per cembalo ungherese e turbina brown boveri, e mi chiudo in un cassetto della scrivania.


* l’unico nobile scopo di eliminare le emozioni è poter concorrere al premio ‘macchina di turing 2008’. in palio ci sono

una fornitura di soprammobili polacchi degli anni ’70 e una confezione di bactrim scaduta (d’accordo, non saranno granché come premi, ma se uno elimina le emozioni, poi che gli frega?)

martedì 29 gennaio 2008

del perché trenitalia è il male e di come ho esaurito il bonus bestemmie per l’anno 2008 in una sola domenica di gennaio.


milano - casa eddie, con trenitalia, distano circa 90 km.

io arrivo in stazione a milano, in tempo per salire sul treno delle 11.30 per trista cittadina di provincia G., dove dovrei prendere la coincidenza per casa.

arrivato nella trista cittadina di provincia, scopro che il treno delle 12.13 che dovrei prendere è soppresso per sciopero.

in biglietteria, un individuo con una brillantezza espositiva simile a quella di un protozoo mi spiega che c’è sciopero, ma visto che è domenica non si dice che c’è sciopero. cioè, non c’è sciopero, però in effetti c’è.

sorvolo sulle implicazioni metafisiche della questione e chiedo informazioni sui treni successivi

ora: per arrivare a casa eddie, la domenica, c’è solo un treno ogni due ore. potrebbe sembrare che trenitalia ami creare disagi ai suoi clienti, ma in realtà la motivazione è più fondata e profonda: la religione di trenitalia non permette, nel giorno del signore, che un treno arrivi a destinazione in un orario rappresentato da un numero pari in quanto, essendo divisibili per due, i numeri pari sono il simbolo del demonio (non sto a ricordarvi che “diavolo” etimologicamente deriva da dia-ballein, ossia divisione); essendo la durata del viaggio di poco meno di un’ora, tutti i treni possono partire solo in ore pari, tranne il 19.13 che arriva sì alle 20.09, ma essendo il 19 un numero primo, annulla gli effetti della maledizione.

l’organismo unicellulare parlante che sta in biglietteria mi spiega che lo sciopero (che non esiste) finirà tassativamente alle 17.00 (pur non essendoci), quindi i treni delle 14.13 e delle 16.13 non sono affatto garantiti. cioè potrebbero partire. ma potrebbero anche non partire. oppure potrebbero trasformarsi in un vaso di fiori o in un dinosauro, per quello che ne sa lui e il resto dei dipendenti di trenitalia presenti.

dunque la prospettiva è rimanere dalle due alle sei ore in una ridente cittadina le cui massime attrattive sono comprare eroina a prezzo modici, fornire la possibilità suicidarsi senza dare troppo nell’occhio, e una stazione priva di sala d’attesa.

decido di tornare a milano, mentre sgrano una teoria di madonne da fare invidia alla sala del trecento senese del museo degli uffizi.

mi ripresento in stazione alle 17.30, mezz’ora dopo la fine dello sciopero (che non c’era).

ovviamente il treno delle 17.30 è soppresso per sciopero (me l’aspettavo: lo sciopero, non essendoci, può varcare la soglia spazio-temporale. è un concetto astratto molto difficile da capire per chi non viaggia spesso con trenitalia).

al posto del diretto delle 17.30 c’è un treno metropolitano (significa che per contratto non può fare più di 900 metri senza fermarsi per almeno cinque minuti) che mi porterà a trista cittadina di provincia G. per le 18.20, giusto in tempo per perdere il treno delle 18.13.

io arrivo in stazione alle 20.09, il che significa che ho impiegato otto ore e quaranta minuti per percorrere 90 km.

impostando l’equazione potete farvi un’idea di cosa intendono a trenitalia quando parlano di alta velocità.


mercoledì 23 gennaio 2008

outing

sono un lontano parente di agatha christie. ma appartengo al ramo meno nobile della famiglia, i poveri christie.


stavo cercando di suicidarmi con gli scacchi di vista™ cercando di barare il più possibile (se vinci acquisisci i punti di vista™ e una poster a colori di merleau-ponty) quando un gruppo vacanze di semidei che hanno deciso di svernare da queste parti (ciò la dice lunga sul loro quoziente intellettivo*) irrompe sul balcone cercando di coinvolgermi nell’arrangiamento di alcuni cori di montagna.

gli spiego che io sono solo il segretario del gatto, e che per ogni evenienza dovranno rivolgersi a lui (lo farei anche con quelli che telefonano, se solo il gatto riuscisse a tenere in mano (?) una cornetta). le divinità in vacanza sono sempre ingestibili, lo dico per esperienza.

nel pomeriggio cerco di narcotizzarmi con scarso successo riflettendo sul concetto di pizza ricorsiva, prima di spalmarmi definitivamente sul pavimento dell’ufficio.

la sera arrivo a casa, mi infilo in lavatrice e seleziono il programma per i delicati.


* contrariamente a quanto crede la maggior parte delle persone, non è necessario essere particolarmente intelligenti per diventare una divinità. questo tende ad essere un problema, in effetti, se lo si guarda da un punto di vista razionale


lunedì 21 gennaio 2008

un frequent flyer non è veramente soddisfatto fino a quando non sente una hostess dire al microfono “è vietato giocare a carte durante il decollo”

lunedì 14 gennaio 2008

mi chiedo come sia possibile che la convenzione di ginevra non abbia previsto degli articoli a proposito del lunedì.

ma anche degli avverbi sarebbero andati bene, eh. il lunedì andrebbe perlomeno inserito nell’elenco delle armi non convenzionali atte alla distruzione del pianeta.


io e il gatto disquisiamo sulle implicazioni di idealismo e realismo nell’approccio alla realtà fenomenica.

cioè, lui vorrebbe entrare per salire sulla scrivania.

io lo ignoro perché sostengo che lui non esiste, in quanto la realtà esterna non esiste in sé, ma solo all’interno della nostra coscienza (argomento idealista).

il gatto sostiene che se lui non esistesse, allora non dovrei preoccuparmi nel caso dovesse salire sulla scrivania, anch’essa inesistente (argomento realista o argomento del gatto).

io sostengo che la mia coscienza preferisce una non-esistenza in cui i fogli sulla scrivania non siano pieni di peli e impronte di zampe (argomento della soggettività della coscienza)

il gatto sostiene che se lui non esiste, allora dovrei concludere che lui è solo un’illusione della mia mente, quindi in realtà io sono il gatto, e sono io che dovrei chiudermi fuori dalla finestra (argomento zen).

io sostengo che se io fossi il gatto, allora sarei già fuori dalla finestra, quindi non capisco con chi stia parlando. e comunque l’argomento zen non ha molta presa se il suo sostenitore è privo di un pollice opponibile con cui reggere un oggetto contundente (argomento conclusivo)


io continuo a guardare fuori dalla finestra fissando un ipotetico punto all’orizzonte (ora: qualcuno potrebbe obiettare che non dovrei passare il mio tempo fissando un punto ipotetico all’orizzonte. a mio favore posso dire che a) i punti non si irritano granché ad essere fissati e b) se il punto è solo ipotetico, probabilmente non lo sto fissando veramente).

lunedì 7 gennaio 2008

ero su un divano a guardare criminal mais (un’avvincente puntata in cui un cereale serial killer minaccia la popolazione di boston) quando il comitato per la salvaguardia del pianeta dagli ufi crudeli mi ha chiamato per un’emergenza. cioè, c’erano dei fusti di birra da finire.

secondo alcune teorie elaborate dai nostri esperti, gli ufi crudeli sono attirati dalla birra, quindi è molto importante che le scorte di birra del pianeta non superino mai una certa soglia critica.

questo però ha anche innescato una disquisizione esistenziale sulle differenze fra noi e gli ufi crudeli, che ci tiene tuttora molto impegnati (secondo le teorie più avanzate, è necessario tenere conto dell’intenzionalità del gesto, cioè, noi lo si fa per spirito di sacrificio).

comunque sia, tutto si è svolto nella più assoluta normalità e pacatezza, alla fine ho anche invitato qualcuno a bere una minestra a casa mia (in fondo siamo persone posate, ma ci mancano i cucchiai).

il giorno dopo arrivo in ufficio con alcuni obiettivi ben chiari: chiamare più volte possibile il servizio ora esatta (ho bisogno di certezze nella vita, mica è un crimine) e rispondere a tutte le telefonate d’ufficio come se fossi violeta parra, millantando anche un vago accento cileno.

la sera arrivo a casa, mi metto sul balcone e ascolto i pearl jam nella partitura per zampogna, archi, travi e grattugia elettrica. poi mi verso del paraflu nelle orecchie e mi infilo a letto.

se c’è una cosa positiva nell’inverno, è che prima o poi finisce.