mercoledì 21 maggio 2008

ogni problema ha una risposta semplice, che di solito è sbagliata (f. cardini)


non sono morto (per lo meno, non credo. quantomeno sarebbe stupido che io continui ad alzarmi tutte le mattine per andare in ufficio. ma del resto, non è che io abbia mai fatto cose particolarmente intelligenti).

da qualche mese io, alcuni ufi non particolarmente crudeli e un paio di dolopi di passaggio di ritorno da alcune scorrerie* stiamo riflettendo sulla teoria della complessità e della sensibilità dei sistemi non lineari alle condizioni iniziali, per le quali, ad esempio, l’attuale politica estera italiana è intimamente legata alla penuria di spinacine negli scaffali dei supermercati (lo so, vi sembra incredibile. eppure se vi fermate a pensarci mi sembra sia evidente).

il problema è che occorre considerare le cose nel loro complesso; l’esempio classico è il problema dell’orologio di königsberg**:


si narra che immanuel kant uscisse di casa tutte le mattine alle cinque, e gli abitanti di königsberg regolassero l’ora sulle uscite del filosofo.

ora: questo è un tipico approccio semplicistico ad un problema complesso.

gli abitanti di königsberg non regolavano gli orologi sulla passeggiata di kant, ma erano parte attiva in un sistema complesso. questo perché gli abitanti di königsberg in origine non avevano orologi, così hanno dovuto costruire un sistema formato da strada, casa, carrozza a cavalli con filosofo incorporato perché segnasse il tempo.

il che significa che kant non era propriamente umano, bensì un ingranaggio dell'enorme orologio progettato da alois blumberg, borgomastro di königsberg affinché i suoi concittadini potessero sapere l'ora.

se ci fate caso, kant viene rottamato dopo la costruzione del campanile di königsberg, nel 1804.



la complessità dunque, significa un approccio sistemico ai problemi, tenendo conto di tutte le variabili e dei parametri implicati nel sistema, con particolare attenzione ai momenti di biforcazione (il sistema sceglie, in modo apparentemente casuale, uno stato piuttosto che un altro. la scelta, pure se non prevedibile, in realtà non è mai del tutto casuale, dipendendo da fattori comunque indagabili scientificamente. ad esempio, se in quello stato si sono appena tenute le elezioni, ecco che la scelta può apparire ovvia).

intorno alla teoria della complessità si sviluppano dispute accese fra coloro che sono a favore o contro il determinismo, e intorno alla natura continua della realtà.

nella dispensa “la realtà continua: nel prossimo capitolo” il professor sandor pamelo kraninsteen, docente di fisica applicata alla libera università di des moines (iowa), si domanda se la realtà debba essere considerata continua, come implicitamente considerato nella fisica classica e dal senso comune, oppure discreta, come sembra suggerire la meccanica quantistica e la teoria delle stringhe.

secondo le ricerche del professor kraninsteen, non solo la realtà non sarebbe affatto discreta, ma spesso meriterebbe una bella insufficienza.

sempre secondo kraninsteen, la teoria delle stringhe potrebbe essere presto superata da una teoria di campo unificata assai meno complicata, che viene studiata in molti laboratori di ricerca e che passerebbe sotto il nome di teoria del velcro.


* in realtà i dolopi non sono così interessati al problema, è che i treni per sciro sono piuttosto rari. anche quelli per ken, in realtà. quelli per le barbie, non saprei.

** se ci trovate un’assonanza con il problema dei ponti di königsberg, ci sarà un motivo (non ho idea di quale, ma insomma).

16 commenti:

anonimo ha detto...

oca gatto bene oca gatto bene oca gatto bene oca gatto bene oca gatto bene oca gatto bene..oca gatto.

Ubikindred ha detto...

Certe volte la realtà non è lineare né discreta. Ad esempio, oggi la realtà è fangosa.

Il problema dei sette ponti ancora mi produce istintive maledizioni nei confronti del bastardo che me lo propinò, come sai, in tenera età, dicendomi che c'era la soluzione (maledetto, ma prima o poi mi ricorderò chi cacchio eri!) :-D

La teoria del caos, in realtà, ha una semplice definizione. Essa è: "Se entri in casa mia prima o poi perderai le chiavi".

anonimo ha detto...

Il problema non ha soluzione.

Una delle due isole è collegata al mondo circostante solo da tre ponti, quindi, a meno di ammettere un passaggio dall'isola al resto del mondo nuotando, non è possibile ritornare al punto di partenza del percorso, qualsiasi esso sia, ammettendo uno e un solo passaggio per ogni ponte.

Esempio: mettiamo che tu parta dall'isola stessa, devi uscire per un ponte, entrare per un altro e poi uscire nuovamente, quindi non puoi tornare al punto di partenza. Se invece sei fuori dal'isola dovrai entrare per un ponte, uscire per un altro e tornare ad entrare, ma ora non hai più ponti per uscire, quindi non puoi tornare al punto di partenza.

Facile, no?


Saluti e baci,

a. nonimo

Ubikindred ha detto...

Amico a.nonimo, lo so che il problema non ha soluzioni. E' stato uno dei primi problemi topologici ad avere dimostrazione di impossibile soluzione via teoria dei grafi dispari.

Però lo so ORA, maledidiùn. Anni ed anni dell'adolescenza persi a cercare la soluzione.

Fu una raffinatissima crudeltà... ;-)

pep. ha detto...

(ecco io non ci ho capito molto)
(scrivo molto per usare un eufemismo)
(cioè, non ho capito manco che significaeufemismo, ma sunava bene e lo volevo usare)

pep. ha detto...

(la realtà non è tanto discreta, è una ficcanaso impicciona che non ti dico)

BiancoBi ha detto...

La soluzione per me sono i mocassini. O anche le ballerine.

anonimo ha detto...

mi hai aperto un mondo.

sai mica come si fa a chiuderlo?

penelope23 ha detto...

l'approccio sistemico,con sfumature semantiche circondate da ipertesti vulnerabili condivisi in parte da un approccio estetico, ecco... quella è la soluzione.

e.l.e.n.a. ha detto...

attento a scrivere così. secondo me è già partito calderoli per la sua prima opera di semplificazione. a questo punto ti augurerei che dirottassero il treno. gli ufi. (ma quelli crudelissimissimi).

anonimo ha detto...

senso pratico eddie=scarsino:

gli spinaci nei supermercati non sono affatto sugli scaffali, prova a dare un'occhiata!

cla

MrCaesar ha detto...

Da fisico ti posso assicurare che la realtà non è affatto discreta, e me ne sono accorto notando il rumore che fa tutte le volte che mi viene a spiare mentre sono in doccia.


Quanto alle teorie cosmologiche, cosmogoniche e cosmetiche, le stringhe sembrano superate da tempo. Di recente, qui all'Università di Pavia (Massachussets), il professor Karl Günther Otannembaum ha tenuto un seminario dal titolo: "Bottoni: meglio a due o a quattro fori?".

anonimo ha detto...

capacità di lettura cla=scarsina:

vabbè che sei ticinese e posso capire che l'italiano ti sia ostico, ma c'è scritto spinacine, non spinaci; prova a dare un'occhiata.


(eddie)

asfodelodivetro ha detto...

Discreta, la spiegazione.

Mio fratello è qualche anno che investiga l'unificazione. Adesso parla da solo. Io mi limito ad osservare che i modelli sono pur sempre modelli.

Io li prerisco biondi. Possibilmente senza stringhe, le scarpe.

anonimo ha detto...

Vorrei fare un commento intelligente ma c'e' questo maledetto derviscio roteante che mi disturba...

eddiemac ha detto...

asfodelo: non parla da solo. parla con cose maleducate che non rispondono (lo so perchè lo faccio anch'io)

alioetolio: a me i dervisci rotanti e i sufi non mi disturbano affatto. è proprio che non mi vengono commenti intelligenti (mi chiedo perchè) (ma tanto non mi so rispondere) (mi rimanderò a settembre)