venerdì 30 settembre 2005

lo sapevo che non avrei dovuto lasciare la finestra aperta.

approfittando di una giornata di pallido sole arriva sul davanzale lasciando fastidiose impronte palmate.

la risposta corretta alla domanda “dove vanno i germani reali quando ghiaccia il lago” è: ma che cazzo ne so, da queste parti il lago non ghiaccia mai.

io se avessi le ali andrei ai caraibi, invece di rompere le palle alla gente per bene


-stai sprecando il tuo tempo

-quest’affermazione necessiterebbe di un’adeguata esplicitazione del concetto di tempo, oltre che di una immutabile scala di valori inerenti il concetto di spreco

-...

-vabbè, che prove hai?

-a parte l’evidenza?

-con evidenza intendi l’intenzionalità fenomenologica husserliana?

-stai sparando delle parole a caso per evitare di rispondere?*

-sì. non te l’ho mai detto ma sono un cugino di mallarmè

-...

-se non ti levi di qui ti infilo nella macchina per scrivere e dimostro che anche con le vecchie tecnologie è possibile scrivere su supporto volatile.


fuori il sole cerca di tramontare, o forse sta solo cercando asilo politico in svizzera.

io, invece, sto parlando di filosofia con una papera.



*la vera arte filosofica, nonostante quello che sostengano gli esperti del settore, è l’abilità di rispondere ad una domanda con un’altra domanda



ultim’ora

dopo che si è giunti alla conclusione di una lunga e accurata indagine della magistratura sulle stragi di stato in italia nel contesto della guerra fredda e della tesi della democrazia limitata, grazie alla piena collaborazione dei servizi segreti italiani e americani, pare sia finalmente dimostrato che la strategia della tensione non sia da imputarsi al malfunzionamento di alcune centrali enel.

mercoledì 28 settembre 2005

come sostiene il professor spalding nel suo saggio “forme e colori nello spettro cosmico: anatomia del fantasma dell’universo”, il grigio domina le galassie.

pochi sanno, invece, che il grigio ha prenotato un soggiorno a mezza pensione per otto mesi all’hotel ancora, con una splendida vista lago, a trecento metri da qui.

è arrivato ad agosto, spiega la signora stella che gestisce l’hotel con l’aiuto del marito, qui è un posto tranquillo dove a nessuno verrebbe in mente di cercare il dominatore dell’universo*. oltretutto facciamo sconti per soggiorni di lunga durata.

io mi sveglio in versione mostro di düsseldorf, o quanto meno con la stessa gioia di vivere.

la domanda per l’inserimento dell’italia in una fascia climatica sub tropicale si è arenata nei meandri della burocrazia degli dei del clima, e io sono ostaggio di una divinità minore a cui inavvertitamente ho rigato la macchina (vabbè, sono cose che succedono).

verso le nove mi chiama friederich murnau, impressionato dalle mie movenze, e mi chiede se voglio fare un provino da protagonista per il prossimo film. gli chiudo il telefono in faccia, che non ho tempo da perdere visto che mi aspetta un’estenuante seduta di free cell.

il mio maestro di ikebana per neuroni non è del tutto convinto che l’arte di disporre le carte su uno schermo, alla lunga, aiuti la pace interiore. però, chi può dirlo?

verso sera infilo il mio costume da betamax e vado in giro per le strade canticchiando auferstanden auf ruinen


*sarebbe lecito che voi vi domandaste che lavoro fa uno che è il dominatore dell’universo. secondo alcune teorie esoteriche, professate da numerosi astrologi, controlla che mercurio in prima casa paghi l’ici.



ultim’ora

l’associazione italiana arbitri, in collaborazione con il wwf, dopo un’attenta indagine di mercato sui brand usati da soggetti internazionali che operano nel mondo del calcio, e analizzate le tipologie di alcune specie animali minacciate di estinzione, ha deciso di adottare come simbolo della categoria un cardellino giallo.

giovedì 22 settembre 2005

sulle scale incontro una commissione della scuola di chartres che vuole estrocermi un’iscrizione.

per dissuaderli prendo fulberto in ostaggio e gli declamo una mia tesina sulla politica di re giorgio v e dei suoi successori, giorgio w, giorgio x, e giorgio y, poi mi infilo nell’ascensore.

appena arrivo in ufficio faccio entrare il gatto ed iniziamo le solite battaglie per il possesso della scrivania. cioè, lui vuole saltare sulla scrivania, io per distrarlo gli parlo delle motivazioni etiche per cui non dovrebbe farlo, ma stamattina tende ad essermi superiore nella dialettica.

continuiamo con le schermaglie recitando da tom e jerry (lui è tom, per via delle orecchie) fino a che a) lo ignoro e se ne va sdegnato b) lo attiro sul balcone millantando il possesso di un manoscritto di giovanni di salisbury rilegato in brossura, lui abbocca e io lo chiudo fuori.

più o meno queste sono le uniche attività che mi concedo durante la giornata, per il resto mi trascino in una atarassia conclamata che alcuni maligni scambiano per catatonia.

lo psicologo che frequento settimanalmente sostiene che dovrei fare un programma giornaliero che scandisca impegni e motivazioni, tenendo presente che il periodo più fecondo della giornata dovrebbe essere quello fubito dopo il primo.

il problema essenziale è che lo psicologo che frequento settimanalmente è una lavatrice a carica frontale (troppo comodo ricevere le cose dall’alto, bisogna guadagnarsele) che si è iscritta a psicologia perchè da bambina aveva difficoltà con la centrifuga e la chiamavano lavatroce. i bambini sanno essere crudeli.

comunque mi sforzo di tenere attivi i neuroni evitando che il mio cervello trasmetta in loop la pubblicità del rotowash: come sosteneva la setta dei pacifici marinai razionalisti (estintasi per cause tuttora misteriose ed inspiegabili nel xvi sec.) il sonno della ragione genera rostri, fra cui il temibile padre rostro, il rostro di loch ness e rostropovich.

verso sera esco dall’ufficio un po’ nervoso e rientro a casa maledicendo turisti dell’oberland bernese, augurando infiammazioni al genioglosso (lo spiritello che si nasconde nella bocca e ti spinge a dire cazzate) a tutta la specie homo sapiens.

che ci volete fare, è un periodo un po’ così.

martedì 20 settembre 2005

capisci di avere sonno quando nel parcheggio del supermercato cerchi con insistenza di infilare l’euro per il carrello nella serratura dell’auto

lunedì 19 settembre 2005

----- Original Message -----

From: eddie

To: xxx

Sent: Friday, September 14, 2005 10:48 AM

Subject: don’t cry for me insubria (del resto, non c’è pericolo)


la situazione è piuttosto liquida.

per il resto continuo la mia vita da disadattato. qui al lago sta cominciando la stagione delle piogge e la mattina è quasi buio, quindi tutto normale.

lavoro, passo mattine e pomeriggi interi a disegnare (una cosa che fondamentalmente odio) e giocare a free cell (una cosa che fondamentalmente mi annoia) quindi direi che la mia vita è sui binari giusti. però mi pagano poco, quindi direi che va bene così.

come procede il tuo lavoro? qualche ragazzino ha finalmente dato fuoco alla scuola dopo aver parlato con te? il chievo vincerà lo scudetto? toni si è messo con eleonora? in quale posizione diana dà il meglio? (questa sembra una domanda porno, e invece). perchè non potrebbero pagarmi duemila euro al mese, così, sulla fiducia? perchè la playstation portatile è uguale al game boy e sembra il maxischermo del grande puffo?

queste sono le vere domande fondamentali della vita, è inutile che stiamo lì a perdere tempo con le altre.

poi spero di vederti presto, magari mi organizzo per il mese prossimo così se sei libero passo a trovarti

bacio

giovedì 15 settembre 2005

 


il simposio sul dio enki si tiene in una taverna appena oltre confine, alla presenza di numerosi insigni luminari e scarse insegne luminose, come si conviene ad un convegno di tal fatta.
il risultato è che già trovare il posto è un successo esistenziale, e dentro il locale non si vede granchè.
ad ogni modo quelli come me sono lì essenzialmente per il buffet gratis. mica siamo gente sociale, è solo un modo intelligente per risparmiare due lire sulla cena (questo è uno dei due modi di dire che etimologicamente derivano dai menestrelli del medioevo; l’altro è “si lavora e si fatica per il pane, et cetra, et cetra”)*.
il fatto che siamo costretti a ricorrere ad intelligenti strategie orientate al risparmio causa inesistenti risorse economiche (nonchè a complesse strutture linguistiche per dire che non abbiamo soldi) non ci squalifica come filosofi: non per forza per essere filosofi si deve essere ricchi, o cretini. anche se mi rendo conto che in effetti aiuterebbe assai.
dopo un po’, com’è logico, si finisce a mangiare pesce d’acqua dolce e parlare di epistemologia (non essendo ancora abbastanza ubriachi, però, si evita la fisica quantistica).
le varie posizioni più o meno seguono tre scuole di pensiero:



  • scuola sincretica di neoplatonismo e taoismo, per un approccio olistico alla teoria scientifica, che riattualizza il tentativo di teoria unificata di einstein e il concetto di ologramma (“tutto è uno”, spega michael peugeott, il che indubitabilmente semplifica i calcoli matematici)

  • scuola pragmatica sulla scia tecnicista di enki, per cui il concetto di verità va mutuato con quello di coerenza e risoluzione dei problemi sul modello di perelman e laudan  (riassunti nell’affermazione di dieter angst “popper è un epistemologo, non una droga sintetica”)

  • scuola scettica (a cui sento intimamente di appartenere e che si esplicita nella frase “si può avere ancora della pizza?”)


segue dibattito sulla matematica


- gödel dimostra che, a dispetto di tutti gli sforzi possibili, qualsiasi sistema formale può produrre teoremi indecidibili (ovvero né veri, né falsi). l’uomo non è quindi in grado di produrre sistemi di rappresentazione, o modelli, “perfetti”.
- significa che la scienza non sarà mai in grado di comprendere e descrivere con certezza assoluta i fenomeni?
- la scienza in generale non ha certezze che non siano derivate da postulati tecnicamente indimostrabili, questo era già chiaro a tutti gli scienziati; la novità è che il teorema certifica definitivamente che qualsiasi sistema formale non è mai completamente dimostrabile dal suo interno. 
- quindi indubitabilmente la matematica è un’opinione
- esattamente. un enorme, logico, coerente, sistema di opinioni. di cui è ovviamente lecito discutere, cambiare regole, idee e prospettive.
- però sono i calcoli matematici che fanno sì che un ponte non crolli.
- ecco, questo è il punto. sono le opinioni che non fanno crollare i ponti



 



*(pochi sanno che anche buffet deriva etimologicamente dalla saggezza popolare. ecco il percorso psicologico che ha portato alla nascita del lemma: “nero di sera prepara bufera. no, forse non bufera così. e allora come bufè? vabbè, intanto mangio due stuzzichini che è quasi ora di cena.”)

lunedì 12 settembre 2005

marshall mcluhan non è un modello di amplificatore valvolare


sono da qualche parte in uno squallido bar nella ventisettesima dimensione quando la voce del nimesulide mi riporta in ufficio: se c’è una cosa che odio del villaggio globale dimensionale è che ormai non puoi stare tranquillo da nessuna parte. e soprattutto non mi spiego perchè dovrei sempre tornare in una dimensione pervasa da un’insana passione collettiva per inutili esercizi di matematica combinatoria che viene inspiegabilmente chiamata con un nome giapponese.

il mio maestro di yoga per neuroni (un orsetto lavatore che ha lasciato il suo primo lavoro per trasferirsi qui a insegnare yoga) mi spiega che il dolore alla schiena è un grande passo sulla via sulla consapevolezza, un modo come un altro per scoprire il proprio corpo evitando di prendere freddo. io avrei scelto altri modi per acquistare consapevolezza (non so, tipo la carta di credito) ma lui sostiene che il male alla schiena obbliga ad evitare la valuta corrente.

annuisco cercando di muovere il meno possibile la spina dorsale: so benissimo che ci sono cose che il denaro non può comprare, però il fatto che io paghi 55 euro all’ora per la lezione mi lascia alquanto perplesso. comunque non chiedo nulla, che gli orsetti lavatori sono abbastanza pericolosi quando si incazzano.

nel pomeriggio tento il suicidio giocando tre ore di fila a free cell, con scarsi risultati (le statistiche mi informano che in tre ore ho raggiunto solo il 72% di suicidio).

la sera, invece, ho in programma di partecipare a un simposio sul dio enki organizzato da un branco di alborelle.



ultim’ora

nessuna crisi per gli impieghi del settore informatico nel mercato del lavoro in italia.

un sistemista di milano si è notevolmente arricchito dopo aver finalmente sfruttato le sue capacità vincendo al totocalcio.

giovedì 8 settembre 2005

mi sveglio e da subito percepisco una certa affinità con una tavola da surf.

la tavola da surf ha una vita tutto sommato tranquilla, a parte quando qualcuno cerca insistentemente di piegarla o smuoverla dalla sua placida rigidità.

il problema principale credo sia il fatto che una tavola da surf ha una soglia del dolore molto più alta della mia (e infatti non ho mai sentito una tavola da surf urlare, ma questo potrebbe anche dipendere dal fatto che io e le tavole da surf non ci frequentiamo granchè).

in sintesi, non credo le tavole da surf provino tutto questo dolore. almeno non tutto quello che provo io. ma si sa che quando si prova dolore si tende a concentrarsi su se stessi e diventare molto egocentrici, quindi potrei sbagliarmi.

cioè, se venisse una tavola da surf a dirmi che soffre più di me potrei anche ricredermi.

questa cosa del dolore immagino dipenda dal fatto che tutte le articolazioni preposte al corretto fuzionamento di schiena e collo hanno dichiarato guerra al mio cervello, mandandogli segnali piuttosto espliciti. a mio parere si tratta a tutti gli effetti di un colpo di stato.

fonti non governative dichiarano che sono in atto alcuni tentativi di mediazione, che tuttavia sembrano restare infruttuosi a causa della scarsa disponibilità delle parti a un dignitoso compromesso, il che comporta una fastidiosa paralisi delle attività motorie. qui si attende con trepidazione un’iniziativa dell’onu per cercare di sbloccare la situazione.




appunti per il corso di misticismo trascendentale: applicare la logica all’essere è come cospargere di vaselina una cintura di castità. puoi spingere quanto vuoi ma non c’entra un cazzo.


martedì 6 settembre 2005

provo ad arrivare in ufficio senza tamponare una smart targata basel land che viaggia prudentemente per la mia stessa strada a 25 km/h.

il fatto che uno decida di venire qui da basilea in smart incrina ulteriormente (come se ce ne fosse ancora bisogno) la mia fiducia nella razionalità dell’universo.

e infatti l’universo oggi è in balia di un gruppo di divinità fotofobiche.

per protestare chiamo il call center preposto all’assegnazione del microclima in fasce temperate ma un semidio piuttosto scortese (vabbè, uno diventa semidio poi lo sbattono in un call center come stagista, è comprensibile) mi risponde che per ottenere davvero qualcosa dovrei prima cambiare umore (la solita storia della scuola idealista, linguaggio e intenzionalità creano il mondo: uno non diventa semidio mica per niente).

niente da fare: sulla via dell’illuminazione trascendentale, l’unica soluzione percorribile oggi è accendere la luce (soluzione di comodo, non fosse per la non trascurabile inevitabilità della bolletta).

il mio maestro di disorientamento gesaltico è occupato a sperimentare degli occhiali che mentre sei in bagno ti mostrano la cucina e viceversa (con alterni risultati, occorre dirlo), e sul sito www.ikebananeuronale.com il download del protocollo per il cambiamento di umore non funziona.

il mio nuovo psicoterapeuta di fiducia, invece, sostiene la necessità di facilitare inizialmente le opere di rimozione per portare il paziente a contatto con la crisi consigliando l’acquisto di un carro attrezzi.

abbiamo litigato su questa cosa, io non sono del tutto d’accordo. quantomeno speravo che la sua specializzazione nel trattamento di nevrosi e depressioni dei vigili urbani ed ausiliari del traffico restasse solo sullo sfondo.


ultim'ora

grande attesa per il prossimo film di george clooney di nuovo nei panni di regista: racconterà la storia di un barman che lascia due bottiglie di menta su uno scaffale sopra il bancone a prendere sole e polvere. quando, dopo anni, la menta torna di moda, intossica una ventina di persone e l’azione si sposta nell’ospedale cittadino.

il film si intitolerà “confessioni di due mente pericolose”.

domenica 4 settembre 2005