martedì 29 gennaio 2013

io e il mio maestro di rilassamento emotivo (uno svasso che ha studiato filosofia analitica a oxford) siamo in riva al lago a bere del monte di colore (da cui il detto tiri il sasso e poi nascondi l’amaro. ci sarebbe anche il detto tiri lo svasso e nascondi la mano, ma temo che il mio maestro di rilassamento emotivo la possa prendere sul personale).
occorre anche dire che bere monte di colore non è una pratica ortodossa secondo le tecniche ufficiali di rilassamento emotivo, ma aiuta.
stiamo dibattendo su un annoso problema emotivo, ossia se dovrei liberarmi o meno di una confezione di camomilla scaduta nel 2010 (so quello che state pensando, ma è un’ottima annata per la camomilla) quando il comitato per l’accoglienza di ufi in missione di pace mi comunica telepaticamente (esistono mezzi di comunicazione migliori, sappiatelo) le coordinate per la prossima riunione operativa: lat 46.46262, long 9.19196.
quindi nel weekend mi metto in coda dietro a una hyundai atos che ha deciso di fare i tornanti a 5km/h (con tutta probabilità ha fatto un giuramento e sta aspettando la hyundai porthos e la hyundai aramis. ne approfitto per dirvi che non c’è niente di difficoltoso nel fare i tornanti, anche se devo ammettere che essere bruno conti potrebbe aiutare).
il giorno dopo ho una mobilità articolare che ricorda da molto vicino quella di un paracarro.
per ovviare al problema sono indeciso fra smirnoff e succo d’arancia o perskindol, ma alla fine mi decido per la vodka (lo svantaggio del perskindol è che dopo l’applicazione profumi di mentolo e c’è la possibilità che alcune vecchiette ti scambino per padre pio).
poi mi metto comodo sul divano ad aspettare l’influenza o, in alternativa, un’ecpirosi.

disclaimer: questo post può indurre all’uso inopinato di parentesi o di prodotti alcolici. nessuna parentesi è stata maltrattata durante la scrittura di questo post.

mercoledì 16 gennaio 2013

medicina internazionale
(per quelli che contano, 39. quest’anno è un numero magico)*


se vi capitasse di passare per roma sappiate che sarebbe facile per voi (dopo una gimcana da competizione per il parcheggio, ovviamente), recarvi nella zona dei colli albani a cercare un’erboristeria o una farmacia da asporto, un negozio di alimentari che serbi ancora una medicina tradizionale contro il mal di testa.
durante il tardo impero, infatti, gli antichi romani avevano già intuito quale male sia così infido e maligno da far impallidire anche i tiranni, arrivare a casa sudanti e in preda al timor estremo che non passi se non con un colpo ben assestato di daga.
la tradizione si è conservata nei negozi della capitale e, se non vogliamo vederci proporre un intruglio di acido acetilsalicilico, more e laudano, delle pastiglie di dubbia provenienza e di media cubatura, o tinture che ci ridurranno il capo verde e i vestiti da buttare (lungi da me voler infligger mania di persecuzione nei lettori, ma alcuni negozianti romani si sentono liberi al raggiro, questo va detto) la nostra pianta è sicuramente il ginepro.
lo troviamo già negli armadi angolari della farmacia di dubrovnik (la più antica farmacia europea conservata nel suo stato originale) e anche secondo alcuni testi apocrifi gitani, con questa pianta, detta anche erba del monaco (poiché veniva usata nei conventi) o erba di santa lucia (poiché si riteneva migliorasse la vista) si riabilita la funzione neurovegetativa e si rinsalda la connettività neuronale; come stendere una mano di malta sulla ossatura cerebrale.
testimonianze delle sue origini orientali si trovano sull’isola di samo, al largo delle coste turche (gli antichi non solo ne ingerivano germogli e bacche durante le fasi acute, ma lo intrecciavano a ghirlanda e lo indossavano come forma di prevenzione) ma ben presto l’uso si estese in tutti i domini cattolici e nel medioevo anche oltre oceano, tanto che la medicina moderna uruguagia ne contempla l’uso come blando antiinfiammatorio e ormai non c’è angolo del pianeta o landa desolata che ne misconosca le qualità.
e devo dire che è un’erba che funziona; io, nelle fredde sere invernali, ubriaco di grappa la usavo per ridurre il dolore alle tempie.
se siete amanti del fai da te, sappiate che occorre attendere i mini germogli di primavera, reciderne i gambi alla base e procedere indi a polverizzare il tutto per benino, prima di ingerire con acqua abbondante.
tu valuta se vale la pena acquistare la pianta, e sicuramente mi ringrazierai. nel caso volessi anche mandarmi dei soldi scrivimi che ti mando l’iban o alla peggio il numero della postepay.

* se siete qui per caso e non ci avete capito nulla, non avete di che preoccuparvi. questa è una cosa che faccio con i lettori affezionati di questo blog (due), e glielo dovevo. se poi avete capito di cosa si tratta e non avete niente di meglio da fare, la soluzione completa starà nei commenti, fra qualche giorno.