lunedì 17 ottobre 2005

esercizi di stile
studio # 227
musica per avverbi, porte automatiche e luci soffuse


sono le 20 e 14 di una domenica sera tipica di una stagione che volge lentamente all’autunno inoltrato, una di quelle giornate limpide in cui il clima è piuttosto indulgente con le persone che camminano veloci, in una milano che sta cominciando a diventare irrimediabilmente buia.
se vi trovaste per caso a passare dall’ingresso della metropolitana di porta genova, e precisamente dai gradini che da via casale si immergono nella stazione, potreste osservare una persona scendere piano le scale e avvicinarsi lentamente al distributore automatico di biglietti.
indossa un paio di jeans slavati, una felpa bianca e una giacca scozzese che assomiglia vagamente ad una camicia di un boscaiolo del quebèc.
se solo alzaste lo sguardo per qualche secondo, lo vedreste lasciar passare davanti a sé due ragazzi piuttosto di fretta (non tanto per gentilezza, sembra piuttosto che non abbia granchè fretta, e in tutta onestà, stia pensando ad altro).
potreste vederlo acquistare il biglietto, superare i tornelli e dirigersi verso la banchina in direzione cologno, mentre da sotto arriva il rumore di un treno che si ferma, apre le porte, poi riparte con una sequenza di gesti studiati che avrebbero pure un significato, se solo ci faceste caso.
la persona non accenna ad accelerare il passo, mentre dalle scale sale una piccola folla, una curiosa popolazione notturna che sciama verso le uscite e lo incrocia senza apparentemente accorgersi di lui. 
se aveste tempo da perdere, evitando di scontrarvi con le perone piuttosto distratte che risalgono le scale, lo seguireste al binario quasi deserto, mentre decide di camminare con metodo da un capo all’altro della banchina, con una lentezza quasi esasperante, calibrando il gesto con consapevolezza, sempre uguale a se stesso, trascinando leggermente la suola delle scarpe da ginnastica (quasi nuove, a dire la verità) contro il pavimento ruvido, gomma contro gomma, un rumore ritmico quasi impercettibile ma significativo per un orecchio attento.
il pannello luminoso adesso segna sette minuti di attesa, e potreste osservarlo fare due volte il percorso completo della banchina, apparentemente assorto nel gesto così ripetitivo del camminare, un passo dopo l’altro, semplicemente, nel tempo che lo separa dall’arrivo del treno.
poi, con un rumore improvviso, la vettura di testa sbuca dalla curva, trascinandosi dietro un suono che riempie tutta la stazione e si riverbera sui manifesti delle pubblicità e sui graffiti metropolitani
la persona si ferma, mentre le porte si aprono. dà un’ultima occhiata alla banchina, poi sale sul treno, con un passo deciso, prima che le porte si richiudano di scatto.
mi dispiace, ma voi restate fuori.


fuori fa freddo, e io resto sdraiato a guardare il soffitto nella penombra, mentre dalle casse dello stereo la voce di ani di franco si spalma sulle pareti.
qualsiasi beneficio cerchiate, il soffitto non vi aiuta granchè, ve lo dico per esperienza.
adesso scusate, vado a coibentarmi i centri emotivi

21 commenti:

b4tt1to ha detto...

Ani Di Franco la cantante folk dalle unghie di plastica lunghissime..la adoro!Complimenti per il blog..mi piace come e ciò che scrivi..sarò un altro visitatore che verrà qua da te...sciauz

junior ha detto...

tornelli.

anonimo ha detto...

Le perone piuttosto distratte sono il femminile dei peroni piuttosto distratti?


L

anonimo ha detto...

Bene, finito di leggere. Niente male! Mi hai messo addosso una nebbietta tiepida e cotonosa, vien voglia di tornare a dormire.


L

anonimo ha detto...

bacio


eka

e.l.e.n.a. ha detto...

attento all'amianto.

anonimo ha detto...

Sto tipo non lo vede nessuno,

sar mica un barbone?

anonimo ha detto...

dicevo, sarà mica un barbone?

(come cacchio ha fatto a venire

fuori un quadrato, poi?)

Climacus ha detto...

Non avevo mai preso in considerazione il potere avvilente dell'avverbio, evidentemente. Però cambierei il titolo in: musica per ipotetiche con finale bastardo.


Restare sdraiati a pancia in giù guardando il soffitto non porta benefici, lo dice la mia cervicale.

Cerca di riprenderti, Eddie :)

estate-indiana ha detto...

fantastico, l'hai scritto sotto l'influsso di Turné, vero? non c'entra niente ma me lo ricorda un po'.

baci

e.l.e.n.a. ha detto...

turnélli.

anonimo ha detto...

mi chiedo...

se pochi minuti dopo le 20 e 14 (di domenica) nella metro di milano s'incontra una "curiosa popolazione notturna" che vorrà dire?

anche a roma si può incontrare una "curiosa popolazione notturna" (talvolta parecchio curiosa) però più tardi, insomma a roma gli autobus notturni passano appunto la notte (dopo la mezzanotte, per essere precisi) e perciò può senz'altro capitare anche d'incontrare una "curiosa popolazione notturna" sulla metro o sull'autobus non ancora notturno, ma non pochi minuti dopo le 20 e 14.

per completezza d'informazione dirò che è molto facile incontrare una "curiosa popolazione notturna" sui primi autobus della mattina, e si distingue facilmente dalla (probabile) curiosa popolazione mattutina perché tornare a casa alle 5 dalla discoteca (dal pub o da qualunque altra cosa) non è mai come uscire da casa a quell'ora. cioé le facce non sono uguali, anche se (talvolta) il sonno le accomuna.

ora solo perché mi trovo con la tastiera sotto le ditadirò che (spesso) nella metro a roma c'è una luce soffusa, masolo perché non cambiano tento spesso le lampade guaste.

data ormai la confidenza ti dirò anche che uno dei miei sogni è scontrarmi appunto con delle perone distratte (anche senza salire le scale) però ho capito che non esistono perone distratte, ma persone distratte con le perone. e l'esser perone di una persona distratta (in ogni caso) non può fare di loro delle perone distratte.

però, ecco di quest'ultima cosa non sono certo... mi consiglieresti di alcolizzarmi un po' e seguire il tuo corso in giallo (che però, temo, possa mal abbinarsi col verde dei miei occhi)....

marcell_o

Ubikindred ha detto...

La etropolitana è come la metropolitana, ma con un sacco di disegnini colorati....

Ubikindred ha detto...

Il punto è che se una tale persona si trova alla tale ora, ad entrare in quella fermata della etropolitana, ci sono buone probabilità che sia stato in compagnia del sottoscritto, magari anche per un certo periodo di tempo...è sempre una scelta molto grave, questa ;-)

estate-indiana ha detto...

ma chissà quanto costa la etropolitana...io dopo questa giornata vado a prendere la tritopolitana!

eddiemac ha detto...

b4tt1to: grazie, davvero. ma se mandi dei soldi, preferisco
ju: ri-tornelli
elle: trattasi di refusenik, come dicono in israele
eka: bacio a te
elena1: ci sto attento, lo sai
p.d.: sicuramente sì
clim: beh, in principio fondamentalmente è un avverbio. (mi riprendo. ho già pronta la telecamera)
e-i: venga, che le faccio vedere il beccaccino
elena2: è una metafora, vero?
marcello: caro, la notte è uno stato mentale, dovresti saperlo
ubik: a murano invece c'è la vetropolitana (la tua compagnia è deleteria per chiunque, lo sai)

pista ha detto...

basta freddoooooooo!!!

junior ha detto...

tra l'altro ho saputo che le stazioni della vetropolitana di murano non hanno porte nè finestre

e.l.e.n.a. ha detto...

vero, l'ho letto anch'io. era scritto in calce.

Ubikindred ha detto...

Sì, ma quando scende la sera diventa tetropolitana....

anonimo ha detto...

sì, sono d'accordo che la notte può essere una categoria mentale, ma a me la menta non piace granché, anche se (probabilmente) il mio alito e i miei rapporti umani ne trarrebbero giovamento

qui c'è un sole che spacca e temo (anzi, so' contento) che il bel tempo non sia una categoria mentale (però qualche volta sì)

maarcell_o