io e martina navratilova siamo appostati alla finestra a guatare i movimenti di secret squirrell (il che sarebbe perfetto se non fosse buio pesto. abbiamo provato anche con il buio ragù, ma non ha funzionato lo stesso; in ogni caso, non disperiamo) quando la voce di robert burns, proveniente da una dimensione spaziotemporale che si palesa a giorni alterni nel mio frigorifero, mi ricorda che a) è quasi ora di cena, b) è ora di organizzare un viaggio in scozia e c) salute.
(nessuno vi ha costretto a leggere, occhei?).
comincio a lavorare al computer per cercare un itinerario plausibile per girare le highlands e capire se è possibile trovare un biglietto a/r che non richieda di impegnare un rene in una clinica svizzera (la risposta pare sia no).
cinque minuti dopo si impalla mozilla.
esprimo la mia contrarietà manifestando alcune pacate rimostranze alla divinità del libero browser (godzilla) e comincio a preparare la cena.
cinque minuti dopo si impalla la cena.
deve essere la giornata nazionale della bestemmia e nessuno mi ha avvertito.
il mattino dopo arrivo in ufficio con la faccia da réclame della morte improvvisa e passo metà del mio tempo a disquisire di autenticità e riproducibilità con una fotocopiatrice.
io e il ficus benjamin sosteniamo che le nuove tecniche riproduttive non permettano di distinguere l’originale da una copia, lei si ostina a sostenere che le tecniche odierne sono un metodo fascista per assoggettare le masse e, per evitare che l’originale perda la sua aura*, la copia è chiaramente indicata dalle righe orizzontali che occupano l’intero foglio.
il dibattito si fa aspro ma ottengo valorosamente la vittoria quando minaccio di staccarle la corrente.
il resto della giornata lo passo a interrogarmi sull’etimologia dell’espressione “bau cetti” e a chiedermi se nel caso di gatti è filologicamente corretto parlare di “miao cetti”.
* questo rivaluta in chiave metafisica il testo della canzone “l’aura non c’è, è andata via, l’aura non è più cosa mia”
5 commenti:
a) quando si impalla la cena piovono polpette.
b) il buio pesto è la tipica apertura a poker del giocatore genovese.
(...) "lei si ostina a sostenere che le tecniche odierne sono un metodo fascista per assoggettare le masse e, per evitare perdere che l’originale perda la sua aura*, "
faccio fatica stavolta
c'è un "perdere" di troppo. il resto, chiedi al ficus
(c'era, ora l'ho levato)
Fra l'altro la canzone che di N'ek è probabile copia (ascolta le prime note) di una canzone di Gianni Bella
(Più ci penso)
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