martedì 18 settembre 2018

è un periodo un po’ così.
pieno di coordinate (x, y, z, con i calzini abbinati alla camicia) e paratassi (è un mestiere difficilissimo, anche con i guantoni, perché dopo essere presi a calci i tassi si arrabbiano moltissimo).
è notte fonda e io sto cercando di redigere un manuale di addestramento dal pretenzioso titolo “criceti per principianti” quando mi appare il vescovo engelberto con la spada alzata e mi costringe a mettere in atto il piano kalenji, che prevede di sostituire tutto il guardaroba nel tuo armadio con vestiario comprato da decathlon.
per recuperare un briciolo di equilibrio mentale passo le successive due ore a ritagliare triangoli di sierpiński con delle forbicine da unghie, ma tutto quello che riesco ad ottenere è che il mio cervello si rifiuta di dormire e trasmette a reti unificate il coro dell’antoniano che canta “vola mio minipony, vola” per trentasette minuti di fila.
l’unico risultato positivo è che al trentacinquesimo minuto ho un illuminazione e finalmente capisco perché la gente va a vedere le corse dei ciclisti: è perché chiudono tutte le strade per un giorno intero e non puoi andare da nessuna altra parte.

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