Qual è la specie animale più intelligente del pianeta?
La risposta non è così scontata, e non è affatto detto che la domanda abbia senso. Ma noi filosofi siamo così, ci facciamo le domande più insensate, perché è sempre meglio che lavorare (io lo dico qui una volta sola, poi non ve lo dico più: “diffidate di un intellettuale che non abbia mai fatto l’operaio”).
Sembra chiaro che homo sapiens è attualmente la specie dominante sul pianeta (se escludiamo qualche virus e batterio particolarmente combattivo).
E se definiamo l’intelligenza la capacità di dominare il pianeta, è abbastanza ovvio che siamo la specie dominante, con buona pace dei virus. Ma non è affatto detto che dominare il pianeta sia sinonimo di intelligenza. Cioè, lo è, se intendi proclamarti la specie più intelligente del pianeta e quindi elimini tutte quelle che possano contraddirti. Non è così che definiamo l’intelligenza oggi (cioè, alcuni sì, in effetti, ma in genere non le persone che studiano queste cose).
Il problema di noi homo sapiens è che per millenni non siamo riusciti a trovare una definizione convincente di “intelligenza” (e questo già dovrebbe suggerirci qualcosa) e ormai si parla di diversi tipi di intelligenza (qualsiasi cosa questo voglia dire).
Tra l’altro ci siamo sforzati di non riconoscere agli altri animali alcun tipo di intelligenza (spesso nemmeno ad altri homo sapiens), perché sarebbe stato troppo frustrante ammettere che le specie che dominiamo sono più intelligenti di noi.
Storicamente quindi abbiamo misurato l’intelligenza con dei test che si riproponevano di replicare quello che facevamo noi homo sapiens e che gli altri animali non fanno spesso, tipo usare numeri, astrarre, associare forme, trovare simmetrie.
Che è un po’ come se i frigoriferi facessero dei test per vedere chi tiene meglio i cibi freddi e, sorpresa, vincessero i frigoriferi.
Per un po’ abbiamo creduto che la scala Wechsler o la Stanford–Binet potessero darci quella patina di superiorità rispetto agli altri animali, perché riuscivamo molto bene in quei test.
Poi però abbiamo inventato il computer, e ci siamo accorti che i computer fanno quei test molto meglio di noi, quindi abbiamo cambiato idea.
Oggi fra le definizioni possibili di intelligenza, le più comuni sono: la capacità di adattamento, la capacità di risolvere problemi, la capacità di imparare dall’esperienza.
Se definiamo l’intelligenza come adattamento, scopriamo che noi non ci siamo mai adattati al nostro ambiente, piuttosto lo abbiamo modificato.
Siamo adattivi, ma solo a patto di modificare le cose come stanno bene a noi (e non mi sembra una definizione ottima di adattamento).
Voglio dire (lo so che faccio sempre gli stessi esempi) i dinosauri hanno dominato il pianeta per 65 milioni di anni e poi con tutta probabilità li ha fregati il cambiamento climatico causato da un meteorite.
Noi dopo neanche duecentomila anni il cambiamento climatico ce lo stiamo fabbricando da soli. Se questo è adattarsi, parliamone.
Se definiamo l’intelligenza come risolvere problemi, scopriamo che ci sono specie animali che sono bravissime, anche a fare quello che facciamo noi.
Delfini, polpi, corvidi, hanno tutti dimostrato qualità sorprendenti nella risoluzione di problemi in laboratorio.
C’è un celebre esperimento in cui il ricercatore mette del cibo dentro un tubo trasparente in modo che il corvo non riesca a prenderlo, e lascia (in modo apparentemente causale) un piccolo bastoncino vicino al tubo.
Il corvo si fa due calcoli, poi prende con il becco il bastoncino e lo usa per spingere il cibo fuori dal tubo, finché non esce.
Poi, per una frazione di secondo guarda il ricercatore e pensa: “ma perché cazzo l’hai messo lì dentro, brutto imbecille?”, e si mangia il cibo.
Questo dimostra definitivamente che non siamo l’unica specie capace a risolvere problemi, ma siamo probabilmente l’unica specie capace a crearli.
Se definiamo l’intelligenza come capacità di imparare dall’esperienza, beh, anche qui abbiamo dei grossi problemi.
Perché per imparare impariamo, ma solo le cose che ci fanno comodo (esattamente come tutti gli altri animali). Tipo usare una forchetta (ci fa comodo, impariamo a usarla), non rompere i coglioni alla gente (non ci fa comodo, troppo difficile da imparare), costruire un aereo (ci fa comodo, impariamo), sterminare popolazioni più o meno inermi (niente, è complicato).
Una delle cose che mi ha sempre affascinato dell’intelligenza di homo sapiens, è che è esplorativa.
Siamo l’unica specie che ha trovato interessante provare a lasciare il pianeta, e questo è un fatto che mi riempie di meraviglia ed ammirazione (dico sul serio).
Ma non sono convinto sia un’idea particolarmente intelligente per alcuni motivi.
Il primo è che andare su un altro pianeta vuol dire che potresti pensare che il tuo non ti sia più utile, e non è mai una buona idea.
Il secondo è che devi arrivare su quel pianeta per primo, sennò sei il solito immigrato che ruba il lavoro agli altri, e può essere che ti trattino da schifo, anche se non hai fatto niente di male.
Il terzo è che farsi notare nell’universo, dove potenzialmente ci sono specie più intelligenti di noi (ma anche più bellicose) può non essere una buona idea sul lungo periodo.
È intellettualmente stimolante sapere che tu magari ti reputi molto importante, ma una specie più intelligente di te non è d’accordo su questo particolare.
Però c’è un’alta possibilità che sia uno stimolo intellettuale molto breve.