mercoledì 18 dicembre 2024

Qual è la specie animale più intelligente del pianeta?
La risposta non è così scontata, e non è affatto detto che la domanda abbia senso. Ma noi filosofi siamo così, ci facciamo le domande più insensate, perché è sempre meglio che lavorare (io lo dico qui una volta sola, poi non ve lo dico più: “diffidate di un intellettuale che non abbia mai fatto l’operaio”).
Sembra chiaro che homo sapiens è attualmente la specie dominante sul pianeta (se escludiamo qualche virus e batterio particolarmente combattivo).
E se definiamo l’intelligenza la capacità di dominare il pianeta, è abbastanza ovvio che siamo la specie dominante, con buona pace dei virus. Ma non è affatto detto che dominare il pianeta sia sinonimo di intelligenza. Cioè, lo è, se intendi proclamarti la specie più intelligente del pianeta e quindi elimini tutte quelle che possano contraddirti. Non è così che definiamo l’intelligenza oggi (cioè, alcuni sì, in effetti, ma in genere non le persone che studiano queste cose).
Il problema di noi homo sapiens è che per millenni non siamo riusciti a trovare una definizione convincente di “intelligenza” (e questo già dovrebbe suggerirci qualcosa) e ormai si parla di diversi tipi di intelligenza (qualsiasi cosa questo voglia dire).
Tra l’altro ci siamo sforzati di non riconoscere agli altri animali alcun tipo di intelligenza (spesso nemmeno ad altri homo sapiens), perché sarebbe stato troppo frustrante ammettere che le specie che dominiamo sono più intelligenti di noi.
Storicamente quindi abbiamo misurato l’intelligenza con dei test che si riproponevano di replicare quello che facevamo noi homo sapiens e che gli altri animali non fanno spesso, tipo usare numeri, astrarre, associare forme, trovare simmetrie.
Che è un po’ come se i frigoriferi facessero dei test per vedere chi tiene meglio i cibi freddi e, sorpresa, vincessero i frigoriferi.
Per un po’ abbiamo creduto che la scala Wechsler o la Stanford–Binet potessero darci quella patina di superiorità rispetto agli altri animali, perché riuscivamo molto bene in quei test.
Poi però abbiamo inventato il computer, e ci siamo accorti che i computer fanno quei test molto meglio di noi, quindi abbiamo cambiato idea.
Oggi fra le definizioni possibili di intelligenza, le più comuni sono: la capacità di adattamento, la capacità di risolvere problemi, la capacità di imparare dall’esperienza.

Se definiamo l’intelligenza come adattamento, scopriamo che noi non ci siamo mai adattati al nostro ambiente, piuttosto lo abbiamo modificato.
Siamo adattivi, ma solo a patto di modificare le cose come stanno bene a noi (e non mi sembra una definizione ottima di adattamento).
Voglio dire (lo so che faccio sempre gli stessi esempi) i dinosauri hanno dominato il pianeta per 65 milioni di anni e poi con tutta probabilità li ha fregati il cambiamento climatico causato da un meteorite.
Noi dopo neanche duecentomila anni il cambiamento climatico ce lo stiamo fabbricando da soli. Se questo è adattarsi, parliamone.

Se definiamo l’intelligenza come risolvere problemi, scopriamo che ci sono specie animali che sono bravissime, anche a fare quello che facciamo noi.
Delfini, polpi, corvidi, hanno tutti dimostrato qualità sorprendenti nella risoluzione di problemi in laboratorio.
C’è un celebre esperimento in cui il ricercatore mette del cibo dentro un tubo trasparente in modo che il corvo non riesca a prenderlo, e lascia (in modo apparentemente causale) un piccolo bastoncino vicino al tubo.
Il corvo si fa due calcoli, poi prende con il becco il bastoncino e lo usa per spingere il cibo fuori dal tubo, finché non esce.
Poi, per una frazione di secondo guarda il ricercatore e pensa: “ma perché cazzo l’hai messo lì dentro, brutto imbecille?”, e si mangia il cibo.
Questo dimostra definitivamente che non siamo l’unica specie capace a risolvere problemi, ma siamo probabilmente l’unica specie capace a crearli.

Se definiamo l’intelligenza come capacità di imparare dall’esperienza, beh, anche qui abbiamo dei grossi problemi.
Perché per imparare impariamo, ma solo le cose che ci fanno comodo (esattamente come tutti gli altri animali). Tipo usare una forchetta (ci fa comodo, impariamo a usarla), non rompere i coglioni alla gente (non ci fa comodo, troppo difficile da imparare), costruire un aereo (ci fa comodo, impariamo), sterminare popolazioni più o meno inermi (niente, è complicato).

Una delle cose che mi ha sempre affascinato dell’intelligenza di homo sapiens, è che è esplorativa.
Siamo l’unica specie che ha trovato interessante provare a lasciare il pianeta, e questo è un fatto che mi riempie di meraviglia ed ammirazione (dico sul serio).
Ma non sono convinto sia un’idea particolarmente intelligente per alcuni motivi.
Il primo è che andare su un altro pianeta vuol dire che potresti pensare che il tuo non ti sia più utile, e non è mai una buona idea.
Il secondo è che devi arrivare su quel pianeta per primo, sennò sei il solito immigrato che ruba il lavoro agli altri, e può essere che ti trattino da schifo, anche se non hai fatto niente di male.
Il terzo è che farsi notare nell’universo, dove potenzialmente ci sono specie più intelligenti di noi (ma anche più bellicose) può non essere una buona idea sul lungo periodo.
È intellettualmente stimolante sapere che tu magari ti reputi molto importante, ma una specie più intelligente di te non è d’accordo su questo particolare.
Però c’è un’alta possibilità che sia uno stimolo intellettuale molto breve.

mercoledì 13 novembre 2024

al ventesimo giorno di antibiotico (tre diversi, non uno solo che sarebbe monotono) il mio cervello realizza che forse abbiamo un problema.
forse dovremmo smettere di affidarci a un medico di base, e cercare invece un medico di altezza.
se facessi le analisi del sangue in questo momento, mi troverebbero sicuramente più medicinali che alcolici e questo è il sintomo dell'avvenuta catastrofe.
non è questione di età, (il dente del giudizio che sta uscendo ed è virtualmente intoglibile se non da un ospedale sta lì a ricordarmi che sono giovane) è semplicemente il mio fisico che si sta sgretolando, pezzo dopo pezzo, e questo può diventare un problema perché già il cervello non era un granché.
ad ogni modo, sono fermamente contrario a questa dicotomia fra fisico e cervello (è tutto fisico, honey, non darti tutta questa importanza), è solo per capirci.
diciamo che c'è un processo irreversibile (che noi chiamiamo vita) che sta facendo il suo corso, ed è straordinario già così.
incidentalmente, un grumo di neuroni e recettori vari si è aggregato dando l'illusione di essere una coscienza.
un'illusione forte, indomita, permanente che serve a renderci funzionali.
in effetti funziona.
anche se non sono sicuro sia stata una buona idea

mercoledì 16 ottobre 2024

mi hanno diagnosticato un disturbo dello spettro autistico.
gli spettri autsistici sono dei fantasmi che ti svegliano tutte le notti allo stesso orario (sono abitudinari e affezionati a comportamenti ripetitivi) ma non riescono a comunicare, conversare e riconoscere le loro emozioni; una volta che ti hanno svegliato ti evitano e non cercano di stabilire un contatto.
i disturbi da spettro autistico sono molto complessi da risolvere, perché non si riesce a stabilire una relazione con lo spettro, e difficilmente smetterà di svegliarti.
nel frattempo, piove.
piove da tempo immemore, piove da secoli, piove da eoni, piove come se tutte le acque dei bacini lacuali (quelle piccole effusioni che ci si scambia in riva al lago) dovessero conquistare il mondo, lentamente ma inesorabilmente, più del denaro, più delle merci, più degli avverbi.
le rare volte che smette di piovere, parlo con i caprioli.
li osservo dalla finestra, l’altro inverno erano due, ora sono in tre, sbucano all’improvviso, la mattina, al limitare del prato, quando sanno che non ci sono cani in giro, e io li saluto sempre, e a volte gli sussurro cose.
non che i caprioli rispondano, in genere sono molto riservati, ma occhei.
essere riservati è una qualità che mi disturba solo per i tavoli dei ristoranti.

mercoledì 15 maggio 2024

sta succedendo tutto nella tua testa.
e questo, lo ammetterai, ha dei risvolti particolarmente interessanti.

mercoledì 7 febbraio 2024

io e il mostro stavamo cercando di aggiustare una connessione di rete fino a quando il mostro non ha fatto cadere la tastiera del pc rompendo il tasto spazio.
io ero molto contrariato perché, al limite, avrei rotto il tasto tempo. ma alla fine non è che possa sempre star lì a lamentarmi.
per rilassarmi ho provato a praticare le figure più importanti del tai chi antico: la ragazza che striglia il giaguaro, il bue muschiato che mette la pentola sul fuoco, l'elettricista che spinge il sondino.
da un po' di tempo il mio cervello riceve solo informazioni frammentate, come se fossero lampi di pochi secondi, e tutto il resto fosse un lungo e irreversibile coma vigile urbano.
quindi tutto quello che posso fare è cercare di focalizzare le mie sensazioni corporee, che quelle almeno sembrano funzionare bene. il cervello è molto sopravvalutato.
cioè, non ho niente contro il cervello, ha degli innegabili vantaggi, ma fa sempre un sacco di grandi casini.
ad esempio, continua a sostenere cose contro ogni evidenza. tipo il fatto che noi siamo molto diversi dagli animali, il fatto che esista un io fisso e immutabile, il fatto che lui non sia corporeo (ehi, honey, se non sei corporeo, spiegami il mal di testa).
ma insomma, alla fine è una scelta evolutiva opinabile, ma con cui bisogna fare i conti. compagni che sbagliano.
fuori fa molto freddo ma, come tutte le cose, non durerà.
a volte è una fortuna.

lunedì 17 luglio 2023

di ciò di cui non si può dire, è meglio fare, baciare, lettera e testamento
(manifesto, punto 7)


in mezzo alla canicola si percepisce appena un miagolare pallido e assorto.
il che è contro intuitivo, perché per coerenza si dovrebbe percepire abbaiare, ma non facciamoci domande.
io sono sulla tolda con una krombacher da 66, degli ufi di passaggio hanno sullo stereo la sonata 43 di kaspersky (detta la global security), piccettino e il mostro sono sdraiati di fianco a me e scrutano l’orizzonte con un certo fastidio esistenziale.
mentre rifletto sull’ontologia dell’insalata di riso (e del perché esistono i piselli medi ma non piselli persiani), il mio cervello parte con la sigla dell’eurovisione e mi smaterializzo in una nuvola di fumo.
la sigla dell’eurovisione è, infatti, una delle sette tecniche segrete di smaterializzazione che mi hanno insegnato da piccolo, e a volte mi succede ancora di farlo senza accorgermene.
noi (intendo noi come homo sapiens, ma è un po’ una generalizzazione) in genere pensiamo che gli inizi siano sempre più belli delle fini.
non vale necessariamente per i romanzi, ma in generale è sempre vero.
questo perché culturalmente siamo portati a concepire gli inizi come portatori di novità ed entusiasmo, aspettative e rinascite, e invece non concepiamo gli inizi nell’unica maniera intelligente, ossia come cose che hanno già incorporata la fine.
ha i suoi lati positivi e i suoi lati negativi.
nel frattempo ha ripreso a piovere.
nel senso che gli dei del clima devono aver ricevuto le mie invocazioni tutte insieme e per due anni non ha praticamente mai piovuto. a parte qualche tempesta estemporanea che le divinità mandano per punire i miscredenti e i selezionatori del personale*, e se nel frattempo devono radere al suolo interi paesi abitati da brave persone, chissenefrega.
ora però ogni tanto si ripresenta la pioggia normale, quella che dici “ah, occhei piove” e non quella che dici “moriremo tutti. vabbè, ma anche chissenefrega”.
quando non piove, vado da solo nel bosco.
mi piace molto andare da solo nel bosco perché posso parlare con i miei amici immaginari e fargli un sacco di domande retoriche, a cui loro non rispondono, perché sono ottimi amici.
ogni tanto invece vado al lago, perché tanto, anche se piove, ti bagni lo stesso.

* le divinità del clima odiano i selezionatori del personale. nessuno ha mai capito perché, anche se io un paio di idee ce le avrei
** lo so che in questo post non si trovano da nessuna parte i due asterischi, ma volevo salutare alice e il suo gruppo di ascolto di cecina (li), e allora approfitto degli asterischi. ciao alice, ciao tutti.

domenica 11 dicembre 2022

- come va il lavoro?
- adesso molto bene. peggiora moltissimo solo quando ci vado

inaspettatamente, sono ancora vivo.
ma è una cosa temporanea.
forse dovrei dire: gli impulsi elettrici generati all’interno del cervello, interagendo con le differenti parti del corpo e con l’esterno, che creano la sensazione di avere una unità qui e ora (e quindi organizzata nello spazio e nel tempo, un modo più o meno funzionale in cui questi impulsi hanno deciso di organizzarsi assecondando la spinta evolutiva) così apparentemente vivida da chiamare autocoscienza, sono momentaneamente ancora attivi.
non so se sia un bene o un male.