giovedì 18 ottobre 2018

i blog non muoiono mai, al massimo muore il server

alla fine tutto quello che so di me, in relazione al mondo che mi circonda, coscienza e autocoscienza (qualsiasi cosa esse siano), è una narrazione.
tutti i miei pensieri sono fatti di parole, anche le sensazioni, gli stati d’animo. se non posso descrivere (o descrivermi) cosa mi sta succedendo (anche solo dicendo “ehi, non ho idea di cosa mi stia succedendo”, a me capita spessissimo, a voi no?), con buona probabilità sono morto: impariamo a rendere conto di noi stessi tramite il linguaggio.
la mia identità è una narrazione: mi sto raccontando una storia, la storia della mia vita, quello che mi è successo durante tutta la mia vita per arrivare qui, a raccontarmi: l’invenzione di sé (l’interpretazione delle storie che narriamo) crea una separazione fra l’io che racconta e l’io del passato. non esiste identità senza autonarrazione.
l’autobiografia è una localizzazione nel tempo e nello spazio, e non è altro che un genere letterario.
il problema è che noi narratori parliamo per astrazioni , ed è il motivo per cui usiamo parole come anima, vita spirituale, divinità ma non c’è nessun dannato accordo che ci possa garantire cosa significano le parole che stiamo usando.
siamo dei narratori e questo, se uno vuole conoscere il mondo reale, oltre a sé, è probabilmente un grosso difetto.
ma effettivamente gli esseri umani sono pieni di difetti strutturali.
non possiamo vedere niente al di fuori del nostro spettro visibile, e i nostri occhi hanno degli angoli ciechi; non possiamo sentire la maggior parte delle frequenze sonore; siamo orientati (contrariamente all’universo, abbiamo un alto e un basso, un fronte e un retro) e abbiamo solo un punto di vista alla volta; pensiamo solo in due o tre dimensioni; non comprendiamo le lunghe distanze (è il motivo per cui le distanze astronomiche sono espresse in tempo); siamo irreversibili, diventiamo vecchi e alla fine moriamo; ma c’è di più, possiamo romperci piuttosto facilmente e morire giovani; come specie, recentemente abbiamo fatto scelte discutibili, tipo inventare i cappotti invece di migrare al sud in inverno (come altre specie evidentemente più intelligenti di homo sapiens fanno regolarmente), o fidarci ciecamente di astrazioni piuttosto arbitrarie tipo denaro, matrimonio, nazionalità.
e tutto questo, solo perché, qualche miliardo di anni fa, un organismo unicellulare ha fatto alcune scelte vincenti per sopravvivere e perpetuarsi su questo pianeta (non è stata una grande idea, nonno), e noi la chiamiamo evoluzione.
però occhei, se la narrazione è un difetto (e molto probabilmente lo è), è uno dei più divertenti.

7 commenti:

PuroNanoVergine ha detto...

A me il termine narrazione fa venire in mente Nichi Vendola che fra l'altro ha appena avuto un infarto.

annaba1 ha detto...

Mi hai fatto pensare molto con questo post. Avevo un blog da 12 anni e l'ho lasciato morire, ma morire proprio: niente backup, niente di niente. Svanito nell'etere. Ma ho continuato a scrivere e ora sono ripartita da zero. Forse prima avevo solo bisogno che mi raccontassero gli altri :D.
Grazie per la riflessione!

fracatz ha detto...

vedrai che narrando narrando prima o poi ti capiterà di cercarne la rima, quella giusta, che farà di te, come me, un poeta, un altro grande poeta della legge a disposizione dell'umanità più evoluta

catia ha detto...

non ci lasciare per favore.

eddiemac ha detto...

pnv: ognuno fa le associazioni che ritiene utili, tipo gli alpini
annaba1: in realtà questo blog è ancora vivo grazie a stefano, io l'avrei lasciato morire con splinder. ma forse aveva ragione lui
fracatz: l'umanità più evoluta sono i lemmings
catia: non credo di morire a breve, ma se hai notizie del mio medico, scrivimi, grazie

Sara ha detto...

È bello venire qui e trovarci sempre qualcosa di nuovo. È confortante come una coperta in inverno (ahr). E comunque sì, come te. Come.

eddiemac ha detto...

ciao sara