mercoledì 31 ottobre 2012

non è che sono sparito (cioè, ci ho provato, ma il corso di smaterializzazione ha subito un lieve ritardo perché non riusciamo più a trovare il maestro) è solo che mi si sono congelati i neuroni.
ieri io ed alcuni pinguini stavamo scrostando il ghiaccio dal parabrezza dalle nostre auto (alcuni i pinguini hanno la patente, sì. è una scelta razionale, quando si rendono conto di quanta fatica fanno a muoversi sulla terraferma) con grande scorno di alcuni gabbiani di passaggio che stavano provando alcune accelerazioni nella speranza di trovare un ingaggio nell’ambrì piotta.
ho ancora il cervello tarato sulla funzione paraflu quando all’improvviso un pakistano con lo zaino di poochie mi chiede se può lasciare dei dépliant nella cassetta della posta o, in alternativa, vendermi un’edizione del de trinitate di sant’agostino rilegato in brossura.
opto per i dépliant, poi metto il riscaldamento dell’auto sull’opzione harmattan e aspetto che vada in temperatura e in ufficio. invece niente, devo guidare io.
questo mi ricorda che invece alcune astronavi madri* delle flotte ufi hanno la rotta impostata in automatico (mentre gli ufi più evoluti usano il teletrasporto**) e la maggior parte delle rotte prevede di evitare la terra, per lo meno finché la specie homo sapiens è in giro per il pianeta (la specie homo sapiens non è abituata a pensare in termini di tempo su scala planetaria. noi ci immaginiamo che il pianeta sia a nostra disposizione e che lo occupiamo da sempre. in realtà, in termini generali, se paragoniamo l’età del pianeta ad una giornata di 24 ore, noi siamo qui da circa un trenta secondi. quindi una specie aliena che ha avuto tutto il tempo di visitare la terra e quando arriva la trova occupata da homo sapiens riassumerebbe la questione con un’unica parola: sfiga. tra l’altro ora c’è anche molto meno posto per parcheggiare l’astronave).
in serata, io, martina navratilova e andré agassi (che però vuole restare in incognito, e d’ora in poi lo troverete indicato come “piccettino”) proviamo a testare delle procedure per spostare dei bias cognitivi, peraltro con esisti nulli. il risultato è che nella notte vengo svegliato, a fasi alterne, da piccettino e dal fantasma di bluma zeigarnik.

* l’astronave madre è quella che ti ricorda di metterti la maglia di lana
** il senso del teletrasporto è stato per molto tempo frainteso. la maggior parte della gente qui intende il teletrasporto come uno strumento che ti porta nel posto in cui vuoi andare. inteso correttamente, il teletrasporto è esattamente l’opposto: porta da te il posto dove volevi andare.

3 commenti:

e.l.e.n.a. ha detto...

l'astronave madre è anche quella che lievita nell'alto dei cieli.

PuroNanoVergine ha detto...

Ai pinguini sconsiglierei l'auto.
Meglio la terra scorrevole.

marcell_o ha detto...

non bisogna preoccuparsi dell'astronave madre, ma delle astronavi figlie... qualche volta sono figlie di tr... a roma abbiamo un sacco di sinonimi per esprimere lo stesso concetto
esistono anche figli di tr... alcuni di essi sono in parlamento, altri fanno il sindaco di roma, ecc.
quindi se riuscissimo le astronavi madri delle figlie di tr... a non riprodursi il mondo potrebbe essere un posto migliore, almeno per i prossimi 30 secondi che durerà l'umanità