sabato 25 ottobre 2003

protagora si era reso conto del potere della parola. se è l’uomo a dover giudicare del vero e del falso, la parola è lo strumento principe per arrivare ad una decisione. per questo protagora insegnava ai suoi allievi l’arte del parlare, del discutere, di sostenere l’argomentazione più debole contro quella più forte: come tutti i greci dell’epoca era un appassionato di dibattiti.


per i filosofi greci, la filosofia era una questione essenzialmente orale.


abbiamo già visto le differenze che contraddistinguono il pensiero orale da quello scritto (e il diverso approccio al mondo che queste 2 mentalità presuppongono).


quello che vorrei far notare ora, è che il mezzo che si usa per comunicare, (non solo la scelta retorica, ma anche la scelta della dimensione orale) condiziona inevitabilmente il contenuto del messaggio. il medium è il messaggio, direbbe l’amico marshall, che secondo me è la stessa cosa di dire che la forma è sostanza.


la parola scritta può essere letta più volte, analizzata, la dimensione orale, il dialogo, il dibattito, erano ciò con cui avevano a che fare i greci.


tutto ciò che viene comunicato dipende dal mezzo con cui viene comunicato: questo è un blog.


 


i greci non avevano i blog. parlavano, avevano un uditorio da convincere, ed è con loro che inizia, lentamente, il passaggio dalla mentalità orale a quella scritta, che si concretizza quasi 2000 anni dopo.


 


compito a casa:


osservate un oggetto e provate a descriverlo.


rassegnatevi: le parole sono parole, l’oggetto è un oggetto. 

24 commenti:

poisy ha detto...

tornerò a leggerti... c'è qualcuno che sta peggio di me ^__^

Ekatherine ha detto...

(anche in campo legale, infatti non esistendo ancora il RIS di cui la mia piccola città [cit.] si fregia e quindi non esistendo le prove scientifiche, l'importante era persuadere - e commuovere) (ignoro come si pronunci la parola persuadere, ma sarà sicuramente sdrucciola come me e i 6 nani)

Ekatherine ha detto...

(dimenticavo,ovviamente nel processo si parlava una volta sola e si votava subito, ma basta con le parentesi e il diritto attico, è sabato sera e sto per guardare un film deprimente!!!)

tulipani ha detto...

persuadere è piana come me

tulipani ha detto...

questo compito lo farò

Ekatherine ha detto...

tulipani, un po'ti invidio perchè sei piana...mi riferivo al mio "vero" nome, che ho scoperto oggi essere parola sdrucciola. Sono allibita ancora adesso...

anonimo ha detto...

Il mio frullatore.

Il mio frullatore è bianco.
Il mio frullatore ha tre velocità.
Il mio frullatore non ha pregiudizi su cosa gli si fa frullare, siano essi pezzi di frutta, verdura, oloturie, alveoli o frammenti di cervello, esso accetta tutto di buon grado, svolgendo il suo lavoro con sobrietà e compostezza.

Sono orgoglioso del mio frullatore.

eddiemac ha detto...

poisy: c'è sempre qualcuno che sta peggio. qualcuno sta anche a reggio, se è solo per questo.
eka, i nani erano molto più di 7. come dimenticare luppolo, solo per citarne uno, il nano della birra...
tulipani: attendo i risultati...
stewie, dovresti provare uno spremiagrumi a velocità variabile, volteresti le spalle al frullatore. per quanto le oloturie siano fastidiose da spremere...

Ekatherine ha detto...

e brufolo, il nano della nutella. (io avevo messo solo sei nani perchè dotto non è sdrucciolo, e perchè quando cerchi di farne un elenco razionale ne vengono sempre fuori sei)

tulipani ha detto...

Lo faccio in diretta.


L'uovo rotto portapenne

La forma è quella tipica dell'uovo rotto. Si tratta però di un uovo più grande di quello di una gallina che tutti hanno in questo momento visualizzato. (Rassegnatevi: le parole arrivano più lentamente degli oggetti, anche se appena più velocemente delle immagini che esse generano in chi legge). Questo uovo, diciamo d'aquila, è in ceramica smaltata nera, e poggia su tre piedini rococò (-ccodè, ma non è il caso di fare gli spiritosi, perché comunque s'è già detto che la gallina non c'entra nulla e quindi lasciate perdere il campo semantico del pollaio e mantenetevi aderenti ai dati, in modo genuino e acritico) smaltati in oro. L'uovo è rotto in punta. Manca la calotta superiore e il contorno spaccato è giustamente frastagliato come da iconografia pasquale. Il contorno spaccato è molto ben rifinito e si può toccare o leccare l'uovo senza tagliarsi il dito o la lingua. Una fantasia vagamente provenzale di campanule e roselline allieta il fondo nero ricordando i grembiuli di mia bisnonna. Dentro, l'uovo è bianco. Un mazzo di oggetti bislunghi di cancelleria sporge dal contorno frastagliato. Essi sono dentro l'uovo, e non semplicemente dietro l'uovo (ma nessuno questo l'aveva pensato). Essi non sono tutti penne o biro o matite, ma intravedo, per esempio, un tagliacarte africano con scimmia immobile che meriterebbe una descrizione a sé. A ben pensarci dovrei, per completezza, continuare e descrivere ogni oggetto contenuto nell'uovo, e addentrarmi via via nell'infinitamente piccolo producendo una descrizione infinitamente grande. E questa apparente mancanza di isomorfismo mi sta via via incupendo, e adesso sono convinta di non aver fatto proprio una bella scelta impegolandomi nel ginepraio di questo uovo mentre avevo qui davanti a me l'alternativa di un semplice computer.


Quasi quasi cancello tutto.

eddiemac ha detto...

voto 10 per la descrizione.
il problema è che noi adesso non abbiamo il portapenne, ma degli zero e uno a monitor (che vanno a formare il voto...)

Climacus ha detto...

STRATOSFERICA TULY. Concordo con Eddie e assegno un 10 tondo tondo. Sarebbe interessante, come approfondimento del rapporto tra oggetti e voci (nomina sunt consequentia rerum o viceversa), descrivere con dovizia di particolari un oggetto che non esiste. (credo che la non-esistenza non implichi il non-essere, visto che del nulla non posso dire niente se non in forma di tautologia mentre potrei rivestire di un'infinità di attributi il non-esistente)

eddiemac ha detto...

clim hai colto perfettamente il pensiero di gorgia (prox lezione) anche se lui non aveva in mente il problema degli universali (lo inventa platone) nè la differenza fra sostanza e attributo (la inventa aristotele)

reme ha detto...

Bellissima la foto in alto, vicino al titolo del blog.
Ho letto i post, a volte ho fatto fatica a comprenderne il contenuto ma mi sono piaciuti tantissimo. Complimenti.

eddiemac ha detto...

ad essere sincero a volte non li capisco nemmeno io. è il mio copywriter che adora fare il difficile. però adora i complimenti.

tulipani ha detto...

E l'esistenza non implica l'esistente. Mi sta venendo in mente che si potrebbe ragionare in termini di grandezze e di valori, di variabili e di istanze. Ho le idee un po' confuse, e forse queste cose me le sono già dette anni fa in modo più preciso. La formalizzazione minuziosa della conoscenza, da dare in pasto a una macchina, ci potrebbe avvicinare al senso dell'esistenza.

Climacus ha detto...

Volevo chiedere una cosa a Tuly, ma non voglio che questo spazio si trasformi in un forum...

eddiemac ha detto...

tulipani: essenza ed esistenza è argomento del proslogion et conseguenti. e sulla formalizzazione della conoscenza il mio amico wittgenstein alla fine era molto scettico. a mio parere quel che resta, è giocare secondo le regole...
clim: consideralo un blog di servizio. fa' come ti pare...

tulipani ha detto...

(Clim, vuoi mandarmi una mail?)

tulipani ha detto...

Non intendo la formalizzazione di basso livello del calcolo dei predicati, per esempio. Ma qualcosa di più sofisticato come la programmazione a oggetti, per esempio. La distinzione (che però non mi ricordo, e oggi non ho tempo di andare a ritrovare) tra classe, oggetto, proprietà, evento, eccetera. Tutto questo può fare molto ordine tra i pensieri. Che poi la vita sia un'altra cosa, che alla fine non ci resti che giocare a un gioco linguistico, è un altro discorso.

eddiemac ha detto...

oddio, forse è un po' criptico.
ma quale conoscenza non lo è?

eddiemac ha detto...

tulipani: mi sporprendi, la programmazione ad oggetti è platone allo stato puro (vedi questo post). ho programmato con openscript, ma non credo che la conoscenza funzioni così.
secondo me funziona tipo:
-il latte sta nel frigo
-ah, ok, vado in ripostiglio

tulipani ha detto...

Perché tu, caro eddie, hai una mente veloce e sintetica, e ragioni per immagini e associazioni. Io sono analitica e ho bisogno di livelli e stratificazioni e coordinate e caselle. I conti che tornano, l'incasellamento indolore, elegante e calzante, gli incroci obbligati, la ricerca di parole crociate, mi danno un piacere al quale, per pudore, evito adesso di associare attributi. Poi il latte non mi è mai piaciuto un granché, e ai ripostigli preferisco le credenze.


Ma tutto questo poi è vero solo in parte, perché alla fine non sono seria, e per impazienza prendo spesso la prima scorciatoia che trovo, cavalcando presupporti e sottintesi.

Climacus ha detto...

Bello il post su Platone. Il vero capolavoro, però, è quell'unico commento.